Se
durante questo mese, passeggiando in giardino o sul terrazzo,
vi cade
l'occhio su un cespuglio di salvia secco per metà oppure
notate che le foglie delle rose cadono, dopo aver assunto
insolite colorazioni, probabilmente siete in presenza di
ospiti temibili e indesiderati: le muffe. Per la precisione
le si definisce malattie crittogamiche perché sono
provocate da crittogame o microrganismi fungini,
favoriti dalle condizioni di caldo-umide tipiche di questi
mesi tardo-primaverili.
«Le
più diffuse», ci dice Carlo Pagani, «e
per fortuna anche le meno pericolose sono quelle che colpiscono
le foglie giovani e tenere e i germogli apicali». Tra
queste c'è, per esempio, la ticchiolatura (frequente
su rosa, maggiociondolo ed edera) che si manifesta con macchie
marroni delimitate da un alone giallo; il mal bianco
od oidio,
una muffa bianco-grigiastra feltrosa o polverosa che deforma
gli organi di rose, perenni e annuali come zinnie e coreopsis
e in seguito ne provoca il disseccamento; la ruggine, che
si manifesta con piccole pustole giallo-bruno, per esempio
su garofani e gerani. «Se alla comparsa dei primi sintomi
si interviene subito», spiega Carlo Pagani, «la
pianta ha buone probabilità di salvarsi». Le
crittogame che attaccano il colletto e
la radice delle piante, come per esempio quelle appartenenti
ai generi
Armillaria e Phytophthora, sono invece
più diffìcili
da debellare. Si presentano all'improvviso, provocando inspiegabili
seccumi di una parte dei rami e sono frequenti su lavanda,
santolina, salvia e rosmarino.
Prevenire è meglio
che curare |
«Prima di tutto si devono evitare i ristagni idrici
e le innaffiature eccessive», spiega Carlo Pagani, «poiché l'umidità ne
favorisce diffusione e trasmissione. Poi è importante
trattare le piante prima che si ammalino,
cioè preventivamente; tra aprile
e maggio, scegliendo una giornata di sole ed evitando sia
la mattina presto sia le ore più calde, le foglie
ancora tenere e i germogli apicali andrebbero spruzzati con
ossicloruro di rame». Meglio conosciuto come
verderame, questo liquido bluastro, in commercio da molti
anni, agisce
formando una patina protettiva che rende il tessuto fogliare
inattaccabile.
Il rame inoltre, prezioso minerale fondamentale
per la crescita dei vegetali, penetra nella foglia e nutre
la pianta, rendendola più forte e resistente. «Non
dimentichiamo, infine, che il rame ha un bassissimo
impatto ambientale», conclude Pagani, «tanto che la Comunità Economica
Europea ne autorizza l'utilizzo nei disciplinari per la coltivazione
biologica». Oltre che sotto forma di ossicloruro, il
rame si trova in vendita anche come solfato di rame, molecola
che aderisce meglio alla superficie fogliare ma viene dilavata
più rapidamente. La poltiglia bordolese, infine, è un
miscuglio di ossicloruro di rame e calce che ha il vantaggio
di non provocare secchezza fogliare.
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Carlo
Pagani
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