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Senza esito un summit ministeriale
continuano le morie delle
api
anche il provincia calo produzione del 30%
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Trieste.
L'incontro tra gli esperti del settore apistico nazionale
e i Ministri
della Salute, dell' Agricoltura e dell'Ambiente
ha portato alla decisione di non sospendere cautelativamente
l'utilizzo dei neonicotinoidi, i pesticidi imputati
di essere una delle principali cause delle morie delle api,
che si sono ripetute anche in tempi recenti nel territorio
provinciale triestino. Le morie sono state registrate
in varie zone del Triestino.
Alla riunione ha partecipato anche Livio Dorigo, vice
presidente del Consorzio apistico della provincia di Trieste. «Si
è parlato della situazione di emergenza del settore,
commenta Dorigo, delle malattie che colpiscono le api e della multifattorialità che
sta alla base dell'epidemia.
Vi è la
necessita d'indagare approfonditamente tutti gli elementi a disposizione,
compresa la questione
degli ecotipi. Con troppa disinvoltura è stata
fatta una selezione degli animali più produttivi
senza tenere conto della biodiversità e della maggiore
capacità di resistenza di alcuni insetti,
con il risultato di un impoverimento genetico delle specie».
Dorigo sottolinea inoltre la necessità di una collaborazione
transfrontaliera con la vicina Slovenia, considerando il
fatto che mentre le api di casa nostra vengono monitorate,
quelle slovene non sono garantite. Come ben si può immaginare,
gli insetti non conoscono limitazioni ai propri "pellegrinaggi".
«
La
situazione di emergenza è generale, non colpisce solo
l'Italia ma l'Europa e il mondo intero, continua Dorigo, da
oltre 30 anni viene fatto uso di medicine per contrastare le
malattie delle api. Adesso è giunto il momento di ricercare delle soluzioni
alternative».
Per quanto riguarda il Friuli Venezia Giulia,
sono ancora in fase d'individuazione le sedi dove
il Laboratorio apistico regionale andrà a monitorare
i piccoli insetti cercando di studiarne le dinamiche per comprendere
il fenomeno che ne causa la moria.
Oltre all' impatto dei neonicotinoidi,
la cui responsabilità nella scomparsa degli alveari
in Italia non è certa per il Ministero dell ambiente
mentre lo è secondo studi realizzati dall'Università di
Bologna e dall'Istituto sperimentale zooprofilattico delle
Venezie, sono da considerare come possibili cause anche alcune
malattie, i parassitii provenienti dall'Oriente
come il «Nosema varroe", i cambiamenti climatici
e le onde elettromagnetiche.
La
produzione 2008 di miele italiano è preoccupante:
nullo il raccolto di miele di agrumi in Sicilia, scarsissimo
in Calabria, Basilicata e Puglia. Al Nord e in Toscana,
a causa delle piogge d'inizio estate, se ne è raccolto
pochissimo. Il miele di tarassaco in particolare non è stato
praticamente prodotto a causa dello spopolamento degli
alveari e dell'impressionante esodo forzato di alveari
dalle zone contaminate da insetticidi tossici dispersi
nelle operazioni di semina del mais.
Pessima anche la
situazione dei millefiori primaverili, che registrano
ovunque un raccolto catastrofico. Tranne rare eccezioni,
si registra al momento sul territorio nazionale un calo
medio produttivo di miele del 30 per cento, un dato che
potrebbe riguardare anche il territorio provinciale triestino.