Da un tipo di margherita si ricava un potente insetticida
che,
seppur naturale,
va impiegato con una certa cautela
Si
estrae da una margherita africana, Tanacetum
cinerariifolium: è
il piretro, sostanza insetticida ad ampio spettro ammessa
in agricoltura biologica. Sebbene sia naturale, non è innocuo,
nel senso che risulta tossico anche per gli insetti utili
(cioè non è selettivo) e per i pesci: non va
distribuito nei pressi di corsi d'acqua o laghetti "abitati",
né si impiega in fioritura, quando colpirebbe le api
impollinatrici. Il tempo di carenza è di 2
giorni, che devono trascorrere prima del consumo di ortaggi
o frutti;
sono invece 3 i giorni da attendere prima di effettuare lanci
di insetti utili.
E'
attivo contro numerosi insetti, quali afidi, coleotteri,
cicaline,
mosca bianca, larve di lepidotteri, altica, tripidi
e miridi; non agisce su acari, insetti terricoli (oziorrinco),
insetti frutticoli (vermi della frutta), né all'interno
di foglie accartocciate (larve di
mosca degli ortaggi, afidi delle cucurbitacee). Va comunque
considerato un rimedio d'emergenza,
vista la discreta tossicità, da impiegare soprattutto
sui focolai d'infestazione, per ridurli e dare modo agli
insetti utili presenti nei distretti non trattati di completare
l'opera di eliminazione della popolazione infestante residua.
Trattamenti frequenti, inoltre, creano fenomeni di resistenza
da parte degli insetti nocivi, soprattutto nel caso degli
afidi.
Agisce
per contatto: è
necessario bagnare bene la vegetazione, sopra e sotto le
foglie, per irrorare le popolazioni di insetti nocivi; non
penetra invece all'interno del vegetale, né di insetti "corazzati" (dorifora
e cimici adulte). Può quindi essere utilizzato con
tranquillità sulle piante da orto e da frutto, poiché non
lascia residui. L'irrorazione va eseguita nel tardo pomeriggio,
soprattutto durante le giornate più calde, poiché l'efficacia
diminuisce oltre i 25 °C. Dopo il trattamento, viene
degradato dalla luce solare in 2-3 giorni. Il prodotto non
utilizzato va conservato al buio e al fresco, per un massimo
di 2 anni.
I
prodotti commerciali sono in due formulazioni: liquida,
già pronta per l'uso, spesso con erogatore a spruzzino
(trigger), oppure in polvere, da diluire in acqua secondo
le istruzioni e le dosi riportate in etichetta e da distribuire
con una pompa o un vaporizzatore. L'acqua deve possedere
un pH inferiore a 7: in caso di acqua "dura",
va acidificata con qualche goccia di aceto o succo di limone,
verificando con una cartina tornasole (o un pH-metro,
ambedue reperibili nei consorzi agrari) il pH raggiunto
(non deve
scendere sotto pH 4). Non miscelate il piretro con il rame
(basico).
I prodotti a base di solo piretro sono poco nocivi per l'ambiente, ma anche nei confronti degli
insetti dannosi: in questo caso è di fondamentale
importanza il rispetto delle norme di trattamento, in termini
di dosi, momento dell'anno e della giornata, bagnatura,
stadio dell'insetto (è preferibile si tratti di
forme giovanili, più sensibili).
I
prodotti in cui il piretro è abbinato al piperonilbutossido
(PPBO) sono più efficaci, perché quest'ultimo
migliora la persistenza e il potere insetticida del piretro.
Per i trattamenti su orticole e fruttiferi è preferibile
scegliere questi prodotti nella classe tossicologica "non
classificato". Sinonimo di piretro è anche la
dicitura "piretrine naturali", mentre i piretroidi
sono prodotti chimici di sintesi (non ammessi in agricoltura
biologica), con una lunga persistenza sulla coltura e nell'ambiente.