"Se volessi verdure coltivate con la chimica, andrei al supermercato"

(da The Garden, dicembre 2006)

Intervista di Nigel Colborn
Fotografie di Tim Sandall
Traduzione di Mariangela Barbiero

Queste le parole della giornalista Lila Das Gupta.
In questa lunga intervista, lei e l'orticoltore Steve Bradley si confrontano su uso della chimica, prodotti ritirati e giardinaggio biologico


Prima che parole come "biologico" e "sostenibile" fossero sulla bocca di tutti, i giardinieri erano uniti nella guerra contro parassiti e malattie. Molti erano ben contenti di impiegare qualsiasi rimedio disponibile e nei giardini anteguerra venivano tranquillamente usate sostanze tossiche come piombo e arsenico. Persino negli anni Ottanta uno dei metodi più efficaci per eliminare i parassiti nelle serre era di usare un concentrato di fumo di nicotina: il trucco consisteva nell'accendere pezzi di carta impregnati della sostanza chimica e darsela a gambe prima di essere beccati dal fumo. Oggigiorno queste sostanze sono proibite, e probabilmente è giusto così; ma nel decennio scorso un gran numero di efficaci pesticidi sono stati vietati o ritirati dal mercato dai produttori. L'arsenale di aiuti chimici a disposizione dei giardinieri si è perciò ridotto considerevolemente e gli alti costi dei brevetti, nonché la crescente ingerenza dei governi, fa pensare che le possibilità in futuro saranno ancora più scarse.
Al contempo, la maggior parte della comunità giardinicola è divisa tra coloro che preferiscono non usare pesticidi chimici e che quindi non ne sentiranno la mancanza, e coloro che invece mal ne tollerano l'esclusione dalla lista dei prodotti consentiti. Lila Das Gupta appartiene al primo gruppo; lei tiene una rubrica quindicinale sugli orti sociali per il "Daily Telegraph" e afferma che la maggior parte dei suoi affezionati lettori coltiva l'orto col sistema biologico, proprio come fa lei in due orti sociali. Sebbene l'amore e quanto sa di giardinaggio risalgano già all'infanzia, il suo ambito professionale è il giornalismo piuttosto che l'orticoltura.
Steve ('Brad') Bradley, invece, è un orticoltore e autore professionista con più di dieci anni di esperienza che lavora con Peter Seabrook al quotidiano "The Sun". Cresciuto in un vivaio, ha insegnato orticoltura in vari college e ha un approccio più convenzionale al benessere delle piante e non disprezza un uso responsabile della chimica.

Lila Das Goupta è nata in Inghilterra nel 1962. Sua madre, un'insegnante di chimica della Galizia, regione nordoccidentale della Spagna, era una capace giardiniera, la cui passione è stata contagiosa. L'ispirazione letteraria invece l'ha ereditata dal padre, originario di Calcutta, proprietario di una libreria antiquaria.
Dopo aver studiato scienze politiche all'Università di Londra, Lila iniziò la sua carriera giornalistica come reporter di una radio USA. Al suo rientro nel Regno Unito lavorò come editor all'ufficio esteri al The Daily Telegraph, prima di unirsi alla BBC World Service, dove lavorò nel settore notizie e attualità per quindici anni. Recentemente è ritornata al Telegraph, dove scrive prevalentemente di giardinaggio.
Mentre era in America completava il corso di Master Gardener all'University of the District of Columbia, lavorando part-time nei giardini dell'ambasciata britannica di Washington. Oltre a occuparsi del suo piccolo giardino urbano, aveva affittato due lotti di orti sociali dove coltivava frutta, fiori e ortaggi. Il momento più felice nella sua vita di giardiniera è quando vede spuntare le nuove piantine a inizio primavera, pronte per essere ripicchettate. Il suo miglior consiglio per gli aspiranti giardinieri è di fare il compostaggio.

Steve Bradley o semplicemente "Brad", come lui è conosciuto, è nato negli anni Cinquanta ed è cresciuto nei vivai della Coulson Brothers Rivermead, alla periferia di Lincoln. Ha studiato orticoltura al Writtle College nell'Essex, poi nei college di Cannington e di Pershore. Oltre all'MA, Bradley ha conseguito un RHS Master of Horticulture e una borsa di studio Nuffield per la ricerca in Canada e negli States.
Da molti anni insegnacato orticoltura sia a livelo amatoriale sia professionale e attualmente sta conducendo le giornate specialistiche dell'English Gardening School presso il Chelsea Physic Garden.
Per la televisione lavora sia davanti sia dietro la macchina da presa, come ricercatore, presentatore e consulente per la BBC e per emittenti private. Ha iniziato a collaborare col The Sun nel 2002 e scrive anche per il Gardeners' World, per il Gardens Monthly e per altre pubblicazioni.
Bradley ha pubblicato più di 40 libri tra cui il Propagation Basics, che ha vinto il Practical Book of the Year 2002 conferito dalla Garden Writers' Guild. Questa sua grande passione trasmette conoscenza e il suo più caldo consiglio ai giardinieri è di essere attenti osservatori. "Riconosci il malanno al primo accenno" raccomanda "e curalo prima che diventi un problema".

 

Che regole avete quando lavorate in giardino?
Steve Bradley (SB): Se funziona, lo userò! Non ho pretese biologiche perché se le mie rose hanno bisogno di essere trattate, spruzzerò qualsiasi cosa sia disponibile. Ma sono sempre pronto a tentare strade biologiche. Il mio lavoro consiste nel far sapere alle persone cosa c'è a disposizione e permettere loro decidere quale rimedio scegliere, biologico o non biologico. Non guardo più i programmi di giardinaggio alla tv perché la maggior parte cerca di fare il lavaggio del cervello agli spettatori con il biologico, e io ho obiezioni in proposito. Dovrebbero mostrare entrambe le opzioni e lasciare che siano i telespettatori a decidere.
Lila Das Gupta (LDG): Non sono d'accordo col "lavaggio del cervello": i programmi televisivi dovrebbero mostrare un più ampio spettro di tecniche possibili, ma penso che abbiano colto lo Zeitgeist di molti giardinieri di oggi. Quando ascolto Peter Seabrook, lui fa parte di quel sistema di giardinaggio tradizionale che alcune persone ancora vogliono - petunie e prati sensazionali che puoi avere solo nutrendoli con tanta chimica. Ma ci sono anche persone che non vogliono questo!
Ho anche studiato ciò che dice l'RHS. È una fonte affidabile e rispettata, ma non sta dando abbastanza direttive per far conoscere ai giardinieri strade alternative ai pesticidi. La Società non presta sufficiente attenzione al lato biologico del giardinaggio, mentre la maggioranza delle persone che si occupano di orti sociali vuole oggi farlo in modo biologico.

È una questione morale? È da irresponsabili usare prodotti chimici quando così tante persone nella società civile fanno pressione per evitarli?
SB: Io non mi sento assolutamente colpevole. I giardinieri odierni sono per lo più persone di buon senso e i prodotti chimici oggi disponibili sono probabilmente più sicuri di quanto non lo siano mai stati. Sono ormai lontani i giorni in cui si usavano prodotti derivati da cose come il gas nervino. Pratico ciò che viene definita "lotta integrata ai parassiti", un concetto sviluppato dai coltivatori professionali per un uso responsabile dei pesticidi. Se esiste un rimedio biologico o tradizionale, io lo userò, ma se questo fallisce, vincerò la battaglia usando un pesticida. Inoltre non ho esitazioni a usare il lumachicida, e ciò nonostante nel mio giardino vivono tritoni, rane, una famiglia di ricci e una biscia di terra (Natrix helvetica).
LDG: Essere biologici non è una religione. Se hai delle rose e senti di aver la necessità di trattarle, prosegui, ma la mia opinione è ch'è meglio essere filosofici e vivere con qualche afide piuttosto che tentare di sopprimerli tutti. Alla fin fine, la Natura è più potente di noi. A me non piace usare prodotti chimici dal momento che sono dannosi per l'ambiente e, per quanto riguarda quello che mangio, non voglio che il mio cibo ne contenga. Se volessi verdure coltivate con l'uso della chimica, andrei al supermercato.

Usate una lavastoviglie?
LDG: Sì. E non usavo pannolini riciclabili, perciò devo dire che sono causa di molti rifiuti avendo avuto tre bambini. Ma c'è sempre una contraddizione. Non sarai mai capace di vivere come un monaco, in maniera integralista, ma devi essere consapevole che potresti fare le cose in un modo più ecosostenibile. Proprio perché non puoi fare tutto ciò che potresti per l'ambiente non significa che non puoi cercare di fare almeno qualcosa. Ciò che io sto cercando però, come molti giardinieri, è più informazione.

Al di là dell'informazione, non pensi che molti giardinieri vogliano avere accesso anche ai rimedi chimici?
LDG: Le persone che mi scrivono sono quasi totalmente dalla parte del biologico. Penso che nessuno mi abbia mai chiesto di raccomandargli qualche prodotto chimico. Non è questo che gli interessa. Ma, ovvio, ciò riguarda solo le piante commestibili piuttosto che quelle ornamentali, e questa è una distinzione importante. Non posso parlare a nome di tutto il pubblico di giardinieri che ci legge.
SB: Questa è la differenza tra di noi. Io cerco di rivolgermi a una platea più ampia e coinvolgere tutti i tipi di giardinieri. Noi rispondiamo a 2.500 lettere all'anno e la maggior parte di chi ci scrive vuole sapere cosa usare al posto dei prodotti banditi. Mi irrita che i prodotti chimici vengano ritirati quasi in modo arbitrario. Per esempio, non è disponibile niente, adesso, per trattare la botrite - uno delle più comuni e note malattie fungine. E anche se vedo la ragione di vietare un prodotto chimico perché dannoso per l'ambiente, è sbagliato rendere l'orticoltura vulnerabile a una malattia così largamente diffusa. E ancora, sono stati banditi insetticidi specifici per gli afidi ma innocui per le coccinelle, laddove il derris (prodotto organico) - che uccide qualsiasi cosa cammini, voli o si muova - è ancora disponibile. Non esiste un criterio logico e coordinato.
LDG: Mah, mi sembra che alle persone non venga insegnato abbastanza per sapere come muoversi. Si possono evitare un sacco di problemi se si ha un buon terreno, una buona ventilazione e la pianta giusta nel posto giusto, così che non si stressi. Invece si parla troppo poco dell'abc pratico dell'orticoltura, ma è questo che più m'interessa perché è questo che mi fa essere una migliore giardiniera.

In vista di una scelta ridotta di prodotti chimici, la gente sta ricevendo sufficienti linee guida su come giardinare senza farne uso?
LDG: La maggior parte dei consigli sono affidabili (sono una grande fan di Bob Flowerdew), ma alcuni rasentano il folclore. E poi ci sono cose che non sono ancora scientificamente provate, ma che potrebbero essere vere. Sono appena stata in una proprietà in Cornovaglia dove non solo praticano il biologico, ma si regolano anche in base alle fasi lunari. Alcune persone potrebbero pensare che sia da pazzi, ma in alcuni Paesi come la Spagna o l'Italia, i contadini comprano calendari fatti appositamente per questo scopo.
SB: Io penso che sia sbagliato per qualcuno andare in televisione a dire, ad esempio, "noi non coltiviamo piante non rustiche perché siamo per il biologico". Non lo vedo come pertinente. Laddove l'RHS cerca di dare una visione equa, alcuni programmi TV suggeriscono che se non fai biologico, c'è qualcosa di sbagliato in te. Questo è ciò che intendo quando parlo di "lavaggio del cervello".

Come si possono confrontare idee folcloristiche con assunti che sono stati testati e hanno passato il vaglio di istituzioni scientifiche?
SB: Per prove e tentativi. I giardinieri sono grandi sperimentatori e se qualcuno dice "ho usato questo e questo per il mal bianco", allora lo proverò anch'io; se funziona meglio del trattamento che già sto usando, allora cambierò sistema. Inoltre, molto di ciò che apprendiamo in orticoltura deriva da quell'agricoltura dove i pesticidi in passato erano disponibili. Il mercato orticolturale è relativamente piccolo per cui per l'uso in giardinaggio sono stati adattati rimedi provati e testati per le coltivazioni agricole.

Che dire degli articoli scientifici? Pensate che soffrano di un giornalismo povero o irresponsabile?
SB: I media sono un problema. La competizione sembra non voler scoprire la validità di un particolare caso, ma come poter arrivare per primi al grado morale più alto. Se sei un giornalista, la gente non dovrebbe conoscere le tue opinioni. A me piace pensare che al The Sun nessuno sappia se io sono favorevole o contrario al biologico.
LDG: Lo saprebbero in fretta, tuttavia, non credi? Io non parlo assolutamente mai di prodotti chimici.
SB: Ma vedi, nemmeno io rientro in quella categoria. Per un'infestazione parassitaria probabilmente raccomanderei tanto il Confidor quanto un rimedio biologico. Il mio compito consiste semplicemente nel risolvere i loro problemi, se possibile, basandomi sulla mia personale esperienza o su quanto riesco a trovare nella letteratura tecnica. Non credo che la gente debba conoscere le mie opinioni.
LDG: C'è anche tanto di quello che io chiamo "giornalismo della domenica": storie sensazionali scritte da chi non conosce la materia o da chi vuole presentare tutto come "o bianco o nero". Ma bisogna anche chiedersi perché le persone ne sono attratte - penso che si sia insinuato come un senso di impotenza. Le persone vanno al supermercato perché è più conveniente, ma non sono necessariamente felici di ciò che mangiano o del modo in cui il cibo viene prodotto. Alcuni di questi "militanti biologici" forse accolgono un tale giornalismo distorto invece di pensare e sentire di testa propria.
SB: C'è inoltre la cultura delle celebrità e il potere della televisione. Se hai lavorato in TV, all'improvviso sei dieci volte più istruito di prima. Devi chiedere a te stesso "Le persone possono essere imbrogliate così facilmente?" e temo che qualche volta la risposta sia "sì".

Con così tanti prodotti ritirati, la gente sarà tentata di conservare e usare illegalmente quelli banditi?
LDG: So di un negozio dove puoi comprare molti dei prodotti ritirati. Se tu vieti qualcosa, la gente vorrà proprio quello - potrebbero persino volerli ancor di più perché considerano un loro diritto averli.
SB: Ho sentito voci di un mercato nero di fitofarmaci. Ho anche sentito di qualcuno che usa tuttora il Malation ma non come insetticida: era in difficoltà a causa dei cervi, finché non ha scoperto che questi non frequentano zone in cui le piante siano state spruzzate con il Malation, che ha un odore a loro tanto sgradito.

Con alcuni prodotti ritirati ed altri ancora disponibili, sembra esserci confusione tra i giardinieri. Come si può rimediare a questo?
SB: C'è certamente confusione, e non è sorprendente. La gente non ha abbastanza scelta e i cambiamenti sono stati fin troppo rapidi. I giardinieri ritengono sia un loro diritto usare ciò che vogliono, sia per colture ornamentali che per quelle alimentari, e quando i loro beniamini chimici vengono ritirati se la prendono con l'Europa. Ma la maggior parte dei prodotti chimici sono stati banditi per ragioni economiche, piuttosto che per la loro tossicità, a causa del'alto costo della registrazione.
LDG: Ciò dimostra che c'è una riduzione della domanda. È chiaro che la gente non vuole mangiare verdura a cui sia stato aggiunto qualcosa. Questo, sicuramente, è la calamita che ha portato molta gente a coltivare da sé.
SB: Molte delle informazioni hanno bisogno di essere supportate dai fatti, ma in maniera più comprensibile. Ciò che c'è di sbagliato nel fronte 'biologico' è che molti si credono novelli Messia. Io la definisco retorica contro ricerca. Se puoi provare che qualcosa funziona, e le prove che funzioni sono evidenti, è più probabile che i giardinieri seri ne facciano uso. Ma se qualcuno ti spinge a essere biologico perché altrimenti tutto ciò che mangi sarà stracolmo di porcherie chimiche, questo è più difficile da digerire.
LDG: Credo sia un po' sprezzante chiamarla "retorica". Non spetta alle persone che usano il biologico avere le risposte e chiarire l'uso della chimica.

Ero curioso di sapere come la confusione potrebbe essere chiarita. Le etichette alimentari, per esempio, permettono all'acquirente di compiere una scelta informata, ma in una giardineria ciò potrebbe creare perplessità.
SB: Io tenderei a raggruppare i prodotti chimici in base a cosa fanno, piuttosto che di chi sono. E non separerei la sezione biologica da quella tradizionale. Quindi, se vuoi una soluzione rapida, sarebbe più facile scegliere un prodotto chimico; se invece vuoi qualcosa di più ecologico e sei preparato ad accettare che una completa eliminazione sia improbabile, usa un controllo biologico.
LDG: Sono d'accordo. Devi permettere alla gente di scegliere, al momento dell'acquisto, ciò che preferiscono.

In assenza di tanti prodotti chimici utili, quali accorgimenti dovrebbe prendere chi lavora in giardino?
SB: Beh, penso che continueremo a trattare, ma ci saranno assai meno sostanze basate su sottoprodotti dell'industria petrolchimica. È già disponibile un insetticida a base di olio di pesce che soffoca i parassiti, dal momento che questi respirano attraverso la pelle. Di recente mi sto anche interessando a un prodotto naturale che cresce in una fabbrica di birra dismessa a Puerto Rico, una muffa mucillaginosa causata dal fungo Plasmodiophora brassicae, di cui viene usato un estratto. Se prodotti naturali come questo possono rimpiazzare prodotti derivati dalla petrolchimica, bene; ma, per quanto mi riguarda, devono funzionare.
LDG: Non c'è motivo di raccomandare qualcosa che non funziona. Ma mi sento speranzosa su dove stia andando il giardinaggio. La gente presta più attenzione alla vita naturale in giardino e non buttano pesticidi su ogni cosa che cresca o si muova e ciò ne fa degli ambientalisti e quando iniziano a fare il compostaggio potrebbero anche pensare "Cribbio, forse non dovrei buttare via tanta roba o consumare così tanto". Perciò potrebbe innestarsi una reazione a catena molto positiva.
SB: Il giardinaggio sta per dover diventare più olistico, non è così?
LDG: Sì. Ma molti produttori televisivi non sono giardinieri ed è perciò ovvio che quando si viene al dunque, la coltivazione pratica, si annoiano. Pertanto l'intera questione non viene affrontata adeguatamente. Una volta che le persone si innamorano di belle piante, vogliono imparare a coltivarle e a mantenerle negli anni. Non dev'essere noioso o simile ad una conferenza universitaria: la gente vuole informazioni tuttavia non le viene mostrato a dovere come si può in realtà giardinare. Non puoi avere fretta e non puoi certo imparare tutto da un libro, devi vedere come si fa.

Sembra che siate d'accordo nel dire che ciò che conta è una buona gestione, piuttosto che rimedi tratti o da un flacone o da una bustina?
Entrambi: Sì.
LDG: Non importa se usi prodotti chimici di tanto in tanto; non importa se preferisci il macerato di ortiche; e non sempre dev'essere una faccenda scientifica; il giardinaggio dopotutto dev'essere un piacere.


LE OPINIONI DEI NOSTRI SOCI

Carissime,
grazie dell'articolo, interessantissimo; io sono per il biologico, ma non a tutti costi, quando ce vo', ce vo'.... anche il chimico.
Ciao, buone vacanze. Tiziana C.

Buongiorno e buona estate,
per la frutta e verdura ho la fortuna di avere in paese un ragazzo che coltiva prodotti. Non so se sono biologici, ma almeno sono di stagione e non hanno girato mille magazzini per arrivare al supermercato.
In giardino per due anni ho picchiettato la ghiaia per togliere le erbacce, quest'anno ho ceduto al diserbante.
In giardino raccolgo manualmente limacce e lumache, ma nell'orto poi le uccido in massa con le palline blu. Non uso niente, prima perché non avevo tempo, poi perché durante una visita al roseto della signora Garland, anni fa, lei mi ha detto "Anche noi abbiamo a volte un raffreddore e non per questo ci riempiamo di antibiotici". Cosi le mie rose hanno tutte qualche problema ma poi passa.
Devo dire che non ho grandi malattie o per lo meno non me ne accorgo.
Quest'anno forse mangerò i primi fichi e le prime susine del mio frutteto dove ho messo solo delle bottiglie con ammoniaca e delle strisce luccicanti. Per fortuna quest'anno non ci sono le cimici.
Penso che facciamo le nostre scelte anche in base al tempo che abbiamo a disposizione per imparare e poi mettere in pratica.
Baci, Nadia L.