Agroforestazione: i vantaggi

(The Garden, novembre 2007)

Articolo di Jean Vernon
scrittrice specializzata in giardinaggio e giardinieri
Fotografie di Tim Sandall
Traduzione di Mariangela Barbiero

È opinione comune che un 'agroboschetto' dovrebbe amalgamarsi bene
col paesaggio ed essere al contempo produttivo, bello e facile da mantenere.
Jean Vernon è andata nel south Devon per visitarne un superbo esempio
e incontrare l'uomo che lo ha creato.


Uno dei migliori agroboschetti del Regno Unito è il parco dell'Agroforestry Research Trust vicino a Totnes, nel Devon, creato più di dieci anni fa. Ispirati alla natura, questi giardini sono arazzi di luce e ombra, che ospitano un'intera gamma di piante ognuna utile a modo suo, vuoi per i frutti, le proprietà tintorie o farmacologiche, vuoi perché aumentano la fertilità del terreno a beneficio delle altre piante. Imitano gli ecosistemi delle foreste temperate, ma sono interamente e solo costituiti da piante utili.

Coltivare da sé frutta e verdura è diventato un passatempo estremamente popolare in tutto il Paese, ma mentre ciò che si vuole ottenere (il raccolto) è più o meno variato nel corso del tempo, i metodi di coltivazione in orti privati e sociali sono mutati assai poco negli anni. Molti sono rimasti relativamente ad alta manutenzione ed esigenti in fatto di concimazione e irrigazione. In anni recenti ha iniziato a diffondersi un approccio alternativo, nel quale alcuni giardinieri pionieristici adattano i metodi di produzione al fine di creare mini ecosistemi che siano allo stesso tempo sostenibili e produttivi, ma che richiedano minor manutenzione. È un sistema di coltivazione estensivo e non intensivo.
Questo tipo di coltivazione è andato diffondendosi ed è definito agroforestazione sulla scorta di un libro di Roberto Hart, precursore di quest'approccio, pubblicato nel 1991. Il sistema prevede che tutte le piante siano utili: legna da ardere, bacche, frutti, fibre, erbe aromatiche/medicinali/tintorie, ecc. ecc. Coltivate insieme, formeranno un agroboschetto che sfrutterà lo spazio al massimo e a ogni livello. Queste tecniche si possono applicare a terreni sia piccoli che grandi, perfino ai giardini suburbani: fondamentale è la diversità. In linea di massima, più specie vegetali sono incluse, più successo ha il progetto.


Selezione naturale
Gli agroboschetti trovano la loro guida nella natura, utilizzando i sette strati che tipicamente si riscontrano nelle foreste tradizionali - in altre parole, facendo crescere le piante nello stesso modo in cui crescerebbero nel loro habitat (ve lo spieghiamo più avanti).
"Gli agroboschetti esistono da migliaia di anni nei tropici e nelle zone temperate della Cina, ma non ne sappiamo molto su quelli occidentali" dice Martin Crawford, direttore dell'Agroforestry Research Trust del Devon, un'organizzazione no profit che sperimenta piante e metodi di coltivazione più validi. "Gli agroboschetti tropicali sono principalmente veri orti domestici, dove si coltiva ciò che verrà consumato dalla famiglia".
Gli agroboschetti hanno bisogno di essere pianificati attentamente, ma una volta avviati richiedono in buona sostanza meno modifiche al programma da parte del giardiniere rispetto alla coltivazione secondo metodi tradizionali. La posizione di ogni singola pianta è accuratamente studiata in base alle molte variabili, dal momento che ogni pianta ha differenti necessità di luce, umidità, nutrienti minerali, riparo, impollinazione e protezione contro i parassiti.
Ai giardinieri si richiede quindi una diversa forma mentis grazie all'aspetto inconsueto di questi orti se comparati a quelli tradizionali, che possono comunque essere anche attraenti.

 

Tutte le piante dunque devono avere un utilizzo: i germogli di molti bambù sono commestibili; le lunghe foglie fibrose del Phormium creano ottimi legacci per le piante; i semi della finocchiella (Myrrhis odorata), parente selvatica del cerfoglio, sono dolci e aromatici; raschiando la corteccia di steli e radici del Berberis vulgaris si ottiene una tintura gialla che si può usare per gli indumenti.

Ottimo esempio
Fiancheggiato da boschi e lande, l'agroboschetto dell'Agroforestry Research Trust nel Devon meridionale racchiude più di 500 specie; creato più di dieci anni fa da Crawford, copre circa 10mila mq e ha un triplice scopo: boschetto dimostrativo che illustra i principi dell'agroforestazione, terreno di sperimentazione per piante adatte al clima temperato e non ultimo scuola per studenti avidi di conoscenza. All'apparenza a metà tra un giardino curato e un bosco, esso unisce la magia dei due, creando uno spazio che trasmette tranquillità pur essendo pieno di vita, non solo di piante ma anche di insetti e animaletti selvatici.

Il ciclo dei nutrienti
Molte specie vengono coltivate appositamente per migliorare la fertilità del terreno, anche perché Crawford non aggiunge concimi: tutta la fertilità è fornita dalle piante stesse.
Tra le piante azotofissatrici ci sono ontani (Alnus cordata), ginestre (Cytisus scoparius), lupini arboricoli (Lupinus arboreus) e Elaeagnus umbellata. Proprio l'eleagno è il favorito di Crawford, perché oltre a essere una pianta azotofissatrice, è una grande calamita per le api e con i suoi frutti si fa una gustosa marmellata.
Nell'agroboschetto ci sono anche alleati inattesi: romice, tarassaco, consolida maggiore, farfara e acetosella agiscono tutti da "accumulatore dinamico": queste piante a radice profonda succhiano nutrienti dal terreno e quando la pianta muore queste sostanze restano sul terreno e vengono quindi utilizzate da altre piante.
"Una delle teorie alla base dell'agroforestazione è che, dopo un po' di tempo, il ciclo dei nutrienti si rafforza e aumenta davvero la fertilità dell'intero sistema" afferma Crawford. "Questo è avvenuto considerevolmente anche qui, sei anni dopo la piantumazione. Ci sono stati repentini miglioramenti di crescita, vigore e salute dell'agroboschetto, che ha iniziato ad assumere le caratteristiche di un bosco maturo".

Alberi come l'ontano e arbusti come la ginestra vengono scelti in virtù dei batteri fissatori dell'azoto contenuti nei loro apparati radicali, che aiutano a migliorare la fertilità del suolo. Il Sorbus aucuparia var. edulis dai fiori bianchi è un sorbo del nord Europa che produce frutti commestibili abbastanza grandi, al meglio quando assai maturi, perfino un poco "fatti," al pari di quelli del nespolo.


Scegli il tuo
Mentre passeggia in questa area densamente piantata, Crawford raccoglie germogli, mangia i frutti e ne sputa i semi. La varietà di piante insolite offre una coinvolgente gamma di aromi. Alcune sono familiari come aspetto, ma sconosciute come alimento: le grosse bacche del biancospino assomigliano a piccole mele rosse, dolci e succose; Crawford ne coltiva diverse varietà, tra cui Crataegus ellwangeriana, di cui mangia i frutti direttamente dall'albero, e C. pinnatifida var. major 'Big Golden Star', i cui frutti invece preferisce cotti.
Il bosco ceduo è un'ulteriore risorsa: il legno raccolto in inverno può essere bruciato, usato per farne pali o iniettato con spore di vari funghi per produrne di commestibili. Secondo Crawford, più il legno è denso, meglio è: i tronchi di quercia possono dare funghi anche per dodici anni, i tigli probabilmente per sette o otto anni.
Uno dei suoi alberi preferiti a chioma larga è il gelso, Morus 'Illinois Everbearing'; "è davvero generoso" secondo Crawford "con bellissime foglie auree e inizia a fruttificare dopo appena due anni, per una lunga stagione: da metà luglio a metà settembre". Un altro è il Sambuca nigra supsp. canadensis, che ha un periodo di fioritura ancora più lungo del nostro autoctono, S. nigra, cioè da luglio a metà ottobre.
Sorprendentemente, l'insalata più usata nell'agroboschetto di Crawford è proprio un albero: un tiglio a foglia piccola, le cui giovani foglie sono disponibili per tutta la stagione.
I bamboo hanno molte funzioni, sono coltivati per i loro germogli commestibili e per le loro canne. "Molti germogli di bambù sono leggermente amari appena colti, perciò è meglio cuocerli al vapore per dieci minuti. Poi diventano come zucchine. È il diametro a essere importante: di tutto ciò che misura meno di 2 cm non vale la pena di preoccuparsi" dice Crawford. Lui ne coltiva due: Phyllostachys viridiglaucescens e P. violascens. Raccoglierne i germogli permette di controllarne l'espansione, ma entrambe le specie sono troppo vigorose per gli spazi piccoli.
L'albero del pepe giapponese (Zanthoxylum piperitum), rustico e non imparentato con l'albero del pepe nero, produce abbastanza grani da poter riempire molti macinapepe; della stessa famiglia, Z. armatum è piccante e speziato mentre Z. schinifolium è più agrumato. Un'altra star è Montia sibirica (sin. Claytonia) più o meno sempreverde, produttiva anche in ombra profonda, le cui foglie al gusto di barbabietola sono ottime in insalata. Tra queste prelibatezze culinarie e le meraviglie botaniche, nelle radure dove la luce è buona, Crawford coltiva anche verdure classiche e annuali come fagioli, mais dolce e zucchine.

Martin Crawford ha creato il suo agroboschetto nel Devon meridionale più di dieci anni fa. Ora vi crescono più di 500 specie di piante, tra cui la Phytolacca americana, le cui bacche sono tossiche ma possono venir usate per produrre inchiostro (la Dichiarazione d'Indipendenza degli Stati Uniti d'America fu scritta col succo fermentato di queste bacche) e anche una tintura porpora. Le sue radici erano usate dai nativi americani come medicamento per un'ampia gamma di malanni.


Usi non gastronomici
Tra le piante utili c'è il Phormium tenax (detto anche lino neozelandese) non molto rustico, dalle cui foglie pelate si ottengono fibre per fare stringhe, nonché una vasta gamma di piante tintorie. 'Le foglie del sommaco sono ottime per tingere, e la corteccia e le radici del Berberis danno un bel giallo per colorare i tessuti". Utile è anche l'albero della cera (Myrica cerifera): abitualmente i suoi frutti cerosi sono raccolti e bolliti in acqua. "La cera risale e viene scolata con la schiumarola per farne poi candele aromatiche" racconta Crawford. In un posto così anche le piante medicinali fanno la loro parte. Crawford stesso usa l'Eucalyptus johnstonii:"Se avete un raffreddore, raccogliete i germogli e metteteli in una ciotola con acqua bollente e respiratene i vapori, o di notte mettetene alcuni vicino al cuscino. L'Eucalyptus è ottimo anche come legna da ardere".

Bassa manutenzione
Il fatto che l'agroboschetto non abbia avuto bisogno di irrigazione supplementare durante la calda e secca estate del 2006 è una prova del suo successo. Lo spesso strato di pacciamatura alla base delle piante mantiene la giusta umidità a terra e l'impianto a strati e la totale copertura proteggono il terreno. Una potatura occasionale è necessaria per evitare che alcune specie possano sopraffare le altre; Crawford spesso pota i rami più bassi degli ontani ma ne conserva corti moncherini dove legare i rampicanti come il luppolo e l'Apios americana.
L'agroboschetto deve essere liberato dalle erbacce o ben presto tornerà a essere un bosco, dove poche specie vigorose come rovi ed edera domineranno la flora di superficie. Crawford diserba una volta al mese da aprile ad agosto. "Sono abbastanza selettivo su cosa diserbare; ogni primavera tiro via i rovi, le plantule di albero e le ortiche, mentre con le cesoie taglio le erbacce più alte". Anche il diserbo può essere proficuo, tuttavia: gli azotofissatori a radice profonda come romice e consolida maggiore vengono sminuzzati e le loro foglie lasciate a decomporsi sul terreno, la cosiddetta tecnica del sovescio.
L'Agroforestry Trust offre una lista di piante e cultivar valide da ordinare online per creare un agroboschetto, in base agli esperimenti e alle ricerche condotte nel Devon; Crawford fornisce continuamente nuove piante da sperimentare. Tiene inoltre corsi e giornate a porte aperte per dimostrarne principi e tecniche.
Sebbene questo tipo di coltivazione non potrà mai competere coi livelli di produzione di un appezzamento o di un orto ad alta intensità, avrà bisogno di un quantitativo decisamente inferiore di tempo, energia e fertilizzanti, a paragone di qualsiasi altro sistema per produrre la stessa quantità di cibo, anche in un'area più vasta.
Le tecniche sono adattabili a ogni clima e condizione meteorologica, enormemente favorevoli e invitanti per la fauna selvatica. È senza dubbio un uso del terreno efficiente e sostenibile; e come tale, questi agroboschetti potrebbero essere la chiave per una coltivazione redditizia e amica dell'ambiente, adesso e in futuro. Possono essere applicate su qualunque scala a ogni appezzamento grande abbastanza da ospitare una manciata di alberi. Non sarebbe bello che si espandessero come un incendio boschivo in tutto il Paese?


Gli strati di un agroboschetto
La sua struttura è il segreto del suo successo: bisogna imitare il modo in cui le piante crescono in natura, dentro e ai bordi dei boschi.


I sette strati
Ottenere lo strato più alto, la canopia (1), è senz'altro essenziale. "A causa della nostra latitudine, non possiamo ammassare gli alberi come faremmo ai tropici. Dovete permettere alla luce di arrivare alle piante più basse" sostiene Crawford. "Ho piantato gli alberi in modo tale che, a maturità, lo spazio tra loro sarà pari a circa la metà del diametro delle loro chiome".

Il sesto d'impianto si ottiene così:
bisogna calcolare tre volte il raggio della chioma del primo albero, sommarlo a tre volte il raggio del secondo, e quindi dividere per due:

Albero 1 con chioma ø 14 = 14:2 = 7x3 = 21

Albero 2 con chioma ø 20 = 20:2 = 10x3 = 30

La somma (21+30=51) va divisa per 2 (51:2=25,5)

Il secondo albero va piantato a 25,5 metri dal primo


Tra le specie adatte ci sono gli alberi da frutto, tra cui gelsi (Morus), peri (Pyrus), biancospini (Crataegus), meli (Malus) e castagni (Castanea sativa).
Sotto e in mezzo alla canopia ci sono gli alberi bassi (2), strato formato da alberi piccoli o alti ma innestati su portainnesti nani, e dai grandi arbusti come sambuchi (Sambucus), susini e ciliegi. Questi vengono piantati in mezzo agli alberi, dove ci sia un ragionevole livello di luce. Alcuni, come faggi e tigli, vengono tagliati in inverno, sia per controllarne la crescita sia per legna da ardere.
Il terzo strato, lo strato arbustivo (3), è formato da arbusti più piccoli che tollerano l'ombra come frutti di bosco (Ribes e Rubus), aronia nera (Aronia melanocarpa), berberis, cornioli (Cornus kousa var. chinensis) e Phormium.


Lo strato erbaceo

In mezzo e sotto allo strato arbustivo ci sono lo strato erbaceo (4) e lo strato di copertura (5), cosìcche non esiste o c'è pochissimo suolo nudo. Tra le specie adatte troviamo le perenni come lo spinacio selvatico (Chenopodium bonus--henricus) e la cassella (Bunias orientalis), nonché altre perenni di valore indiretto, come la menta (che attrae insetti utili), la consolida maggiore e la salvia.
Il livello successivo (6), strato verticale, è costituito da rampicanti come viti (Vitis), kiwi (Actinidia) e luppoli (Humulus lupulus), fatti salire sul lato sud di alberi e grandi arbusti.
Il settimo strato è nel sottosuolo, nascosto alla vista: la rizosfera (7) o zona di radicazione gioca un ruolo fondamentale sulla salute dell'intero agroboschetto. Tra i tuberi commestibili che tollerano l'ombra troviamo il prezzemolo riccio (Petroselinum crispum var. tuberosum), il cren (Armoracia rusticana) e la liquirizia (Glycyrrhiza specie) per insaporire, e le specie del Berberis, le cui radici hanno sia funzioni medicinali che tintorie. In questo strato, una tecnica che dà ottimi risultati è
la zaffardatura, che consiste nell'immergere le radici in un bagno di micorrize, subito prima di piantarle.


Esempi di piante adatte ai vari strati


1:Zanthoxylum

2:Crataegus

2:Decaisnea fargesii

3:Myrica cerifera

3:Cornus kousa

5 e 6:
Mentha
e Montia


Rappresentazione schematica di un agroboschetto
(Per maggior chiarezza, gli strati che lo compongono sono stati esageratamente distanziati).
1. Canopia: alberi da frutto, noccioli (Corylus) e castagni (Castanea sativa);
2. Alberi bassi: alberi più piccoli, grandi arbusti e alberi tenuti piccoli dalla potatura;
3. Strato arbustivo: frutti di bosco;
4. Strato erbaceo: ortaggi perenni, aromatiche e acculumatori dinamici a radicazione profonda;
5. Strato di copertura: aromatiche e piante che attirano gli insetti;
6. Strato verticale: rampicanti da frutto come viti e luppoli;
7. Rizosfera: radici commestibili, fissatori di azoto e accumulatori dinamici.
8. Aree pulite e spaziose possono essere piantate con annuali classiche come mais dolce e fagioli.