IL BELLO DELL'ARGILLA
di Margherita Lombardi (Gardenia, gennaio 2007)

Dura e diffìcile, può essere resa molto fertile. Ma innanzitutto scopriamone le caratteristiche, perchè conoscere il suolo è fondamentale per la buona riuscita di un giardino

Sotto il cocente sole estivo, crepe irregolari e profonde li squarciano, come saette scagliate da un iroso dio Giove. Con le piogge invernali, si impastano, si fanno pesanti e si appiccicano a scarpe e attrezzi. Sono i terreni argillosi, croce e delizia di agricoltori e giardinieri: per quanto presentino innegabili difficoltà, sono infatti capaci di diventare tra i più fertili che si possano sognare, come insegnano tanti pregiati vigneti. Dalle Langhe alle colline liguri e senesi, dalle terre carsiche del Friuli ai calanchi del Piacentino, fino al Sud, in Puglia, Campania e Sicilia, rappresentano la maggior parte del suolo italiano. Facile, dunque, se si possiede un giardino, averci a che fare: tanto vale imparare a riconoscerli e affrontarli.


Vischiosi se bagnati, duri e crostosi se asciutti, poveri di humus, lenti a scaldarsi, faticosi da lavorare e, nei peggiori dei casi, mal drenati e asfittici: questi i loro principali difetti
. Contengono, infatti, una percentuale più o meno elevata di argilla, cioè di particelle molto piccole e ravvicinate, che tendono ad aderire tenacemente le une alle altre. «Tanto maggiore è il loro numero, tanto minore è lo spazio disponibile per la circolazione dell'aria e dell'acqua», spiega il professor Pierluigi Genevini, della Facoltà di scienze agrarie di Milano. Come conseguenza l'acqua stenta a penetrare e tende a ruscellare sulla superficie, che si indurisce, diventando quasi impermeabile; una volta assorbita, poi, viene trattenuta e rilasciata molto lentamente, impedendo all'aria di circolare. Le radici, con poco ossigeno a disposizione, si espandono a fatica e le piante crescono poco e male.
Un altro problema riguarda la capacità nutritiva: “In virtù delle piccole dimensioni, le particelle argillose offrono un'elevata superficie di contatto e, quindi, un'alta capacità di ritenzione di acqua e sostanze nutritive”, prosegue il professor Genevini. “Tuttavia i terreni argillosi italiani tendono a essere anche alcalini e calcarei: due condizioni che provocano l'insolubilizzazione o la precipitazione dei sali minerali, con conseguente impoverimento del suolo. Il calcare, per esempio, rende insolubile il ferro, la cui carenza provoca il deperimento della vegetazione”.
Tuttavia, a questi terreni difficili non mancano pregi e vantaggi, soprattutto se si interviene con opportune correzioni.«Per esempio, si conservano freschi in profondità, anche nelle giornate calde», interviene il vivaista pistoiese Francesco Mati, «e facilitano l'attecchimento dopo il trapianto, perché aderiscono molto alle radici, evitandone la disidratazione».

 

Innanzitutto, riconosciamoli

Che si realizzi un giardino da zero o ci si limiti ad arricchirlo con nuove piantagioni, per evitare errori e insuccessi è indispensabile, come prima cosa, conoscere il proprio terreno. Buone indicazioni si ottengono anche con metodi empirici, ma solo l'analisi granulometrica di un campione di terra, da far effettuare in un apposito laboratorio, potrà dare una risposta sicura e completa.
Lo stesso colore tipico dei suoli ricchi d'argilla, variabile da rosso a bianco, a grigio-celeste a seconda delle origini geologiche e dei processi di trasformazione subiti, non è per esempio di per sé indicativo.

 

Terreni argillosi: lo sono se...

• quando sono bagnati, aderiscono alle scarpe e agli attrezzi di lavoro;
• quando sono umidi, imprimendovi le dita, vi rimangono le impronte;
• quando sono umidi, facendone una palla (sopra), si apre facilmente a metà;
• schiacciando un campione bagnato tra l'indice e il pollice, la superfìcie appare lucida e scivola via subito dalle dita;
• quando sono umidi, modellandone un bastoncino e cercando poi di avvicinarne le estremità, conserva la forma e non si spezza.


Individuate le caratteristiche, si può decidere come intervenire: «Soprattutto, non improvvisare», raccomanda Francesco Mati. «Un conto infatti sono i terreni poco argillosi o sabbioso-argillosi, quali quelli del Pistoiese, nei quali sono sufficienti lavorazioni leggere, concimazioni e apporto di sostanza organica e sabbia di fiume. E un conto quelli argillosi veri e propri, tra l'altro i più diffusi in Italia, o, peggio ancora, molto argillosi, quali sono quelli del Senese, che richiedono lavorazioni ripetute, sistemazioni di pendenze, la regimentazione e il drenaggio delle acque superficiali, nonché un'accurata programmazione anche per gli anni successivi. In questi casi la guida di un tecnico esperto è d'obbligo: guai, per esempio, a lavorare un suolo argilloso quando è bagnato».

Correggere questi terreni è dunque possibile, ma sarà tanto più costoso quanto maggiore è la loro estensione e la quantità di argilla presente. Contenere la spesa è però possibile: basta ridurre e/o limitare ad alcune zone le operazioni necessarie. Come? Utilizzando le piante adatte, quelle dall'apparato radicale robusto, poco suddiviso in fragili capillari, e capace, se necessario, di assorbire il ferro anche in presenza di calcare.

Le specie che fanno al caso nostro sono molte, alcune indicate per i suoli argillosi e asciutti, altre per quelli argillosi e umidi: «Perciò la soluzione migliore, per ottenere un giardino riRosa caninagoglioso, contenendo fatica e spese, è osservare e piantare quanto già cresce bene nei dintorni», assicura Francesco Mati. «L'olivo, il frassino, l'acero campestre, il bosso, il biancospino, la ginestra, la buddleia, per esempio, vivono a meraviglia in terreni anche molto argillosi e calcarei. Attenzione, invece, alle rose: si legge spesso, soprattutto nei libri e cataloghi inglesi, che siano adatte a questo tipo di suoli, ma in realtà ciò è vero solo per le arbustive innestate su Rosa canina, che in natura vi crescono bene. Quelle che sono proprio da evitare sono le Rugose, che non li tollerano. Il fatto è che in Inghilterra di argilla ce n'è poca, perciò un terreno che lì viene definito "argilloso" da noi è considerato "di medio impasto", cioè con un contenuto di argilla inferiore».

 

Syringa vulgaris
Buxus sempervirens
Aster novi-belgii

 

Nei suoli più o meno argillosi crescono bene anche i viburni, i lillà, i filadelfi, le spiree; e la forsizia, i Chaenomeles, i meli e peri da frutto e da fiore, come pure, nei climi mediterranei, il corbezzolo, la fillirea e il laurotino (Viburnum tinus): «In quelli più compatti e tenaci, basterà conferire al terreno o a parte di esso "baulature", cioè curvature, curare il drenaggio e bagnare di più in estate», garantisce la vivaista piemontese Fiorella Gilli, che sull'argomento la sa lunga, vista la natura argillosa della zona in cui sorge il suo vivaio. «Nei piccoli giardini, tuttavia, se si è disposti ad accettare possibili fallimenti e un maggiore impegno, secondo me si può anche azzardare un po', sperimentando specie magari non del tutto resistenti». Decisamente da evitare, invece, le cosiddette "acidofìle", ovvero gardenie, camelie, azalee e rododendri, le cui radici delicate non tollerano argilla e calcare, a meno che non le si coltivi in vaso o in vasche apposite.

 

Buddleja davidii
Achillea sibirica
Chaenomeles speciosa

 

LEGENDA

1. Chaenomeles 'Yoki Cotin'
2. Echinacea purpurea 'Rubinglow'
3. Hemerocallis fulva 'Gentle Shephard'
4. Rosa 'The Fairy'
5. Abelia x grandiflora 'Francis Mason'
6. Buxus sempervirens 'Rococò'
7. Coreopsis verticillata 'Moonbeam'
8. Phlox paniculata 'Blue Paradise'
9. Rosa x odorata 'Sanguinea'
10. Miscanthus sinensis 'Morning Light'
11. Achillea sibirica camtschatica 'Love Paradise'
12. Hemerocallis fulva 'Grape Velvet'
13. Weigela praecox 'Ruby Queen'
14. Aster x frikartii 'Mönch'.

La paesaggista lombarda Antonella Coccetti ha ideato per noi una bordura adatta a terreni mediamente argillosi, in un luogo soleggiato e in clima temperato, mescolando arbusti ed erbacee perenni resistenti. Tra i primi, ha utilizzato il bosso (Buxus sempervirens), sempreverde; una varietà compatta di Weigela, la 'Ruby Queen', che ha foglie color bronzo e fiori rosa in tarda primavera-inizio estate; Abelia 'Francis Mason', con foglie sempreverdi, gialle, ma bronzo in inverno, e fiori bianco rosati, leggermente profumati, da giugno a dicembre; le rose 'The Fairy' e Rosa x odorata 'Sanguinea', e Chaenomeles 'Yoki Cotin', a fioritura bianca, precoce. Tra le erbacee perenni sono state scelte la graminacea Miscanthus 'Morning Light', sempreverde dalle foglie variegate di bianco; varietà particolari di achillee, emerocallidi, Phlox, Aster, echinacee e Coreopsis, in fiore tutta estate.

Carpinus betulus
Coreopsis verticillata
Arbutus unedo
Prunus cerasifera " Nigra"
ciliegio ornamentale adatto a suolo più o meno argilloso
Wisteria sinensis
Echinacea purpurea
Galega x hartlandii