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CLEMATIDI,
GRAZIA E VIGORE
di Luisa Ferrari (Giardinaggio,
giugno 2009)
l'inconsueto
rosa albicocca della neozelandese
Clematis 'Ai Nor' e
il blu di C. 'Parisienne', entrambe mostrano una crescita
moderata e compatta che le rende adatte anche al contenitore
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Quando
sono in fiore
tutta l’attenzione è per loro.
Scopriamo come coltivare con successo queste rampicanti
splendide, versatili e vigorose.
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Il
genere Clematis,
appartenente alla famiglia delle Ranuncolaceae,
comprende oltre 250 specie, non soltanto rampicanti ma anche
erbacee, diffuse in tutte le zone temperate della terra, che
hanno dato vita, in varie combinazioni, agli splendidi incroci
dai grandi fiori colorati oggi tanto ambiti nei giardini.
La gioia del viandante
La
presenza più comune allo stato spontaneo in
Europa è C. vitalba,
che raggiunge anche 12 m arrampicandosi come una liana su alberi,
cespugli e rovi nelle zone boschive
o incolte. In Inghilterra viene chiamata 'traveller's joy'
('gioia del viandante'), proprio perché adorna comunemente
strade e viottoli di campagna sottolineando l'alternarsi
delle stagioni.
Il nome Clematis deriva
dal greco 'klema', viticcio, perché gli
antichi la considerarono inizialmente un tipo di vite,
supposizione rafforzata dalla denominazione propria della
specie, vitalba, cioè vite bianca, dovuta sia ai fiorellini bianco avorio, individualmente
poco vistosi ma riuniti in pannocchie e dolcemente profumati,
sia alle caratteristiche barbe argentee autunnali che contengono
i semi e permangono tutto l'inverno.
I romani crescevano la Clematis sui muri delle abitazioni per
la sua fragranza e per la presunta capacità di proteggerle
dai temporali. I suoi tralci flessibili ma resistenti venivano
inoltre impiegati dai contadini fino a tempi relativamente
recenti per fabbricare cesti e per legare le viti o le fascine
di legna. Nei paesi nordici esisteva anche l'abitudine di prelevare
sezioni di fusto legnoso e secco delle dimensioni di una sigaretta
e fumarle: questo valse alla pianta la nomea di 'delizia dei
pastori'. Altri suoi soprannomi sono 'barba grigia' in Italia, "barba
di vecchio', 'baffi del nonno' o 'neve sul raccolto' in Inghilterra.
Il succo urticante delle sue foglie provoca ulcerazioni
della pelle ed era per i mendicanti un pratico espediente per
impietosire i passanti: proprio per questo venne a simboleggiare
nel linguaggio dei fiori l'artificio e la finzione. Il suo
carattere vigoroso la rende senz'altro invadente nella
maggior parte delle situazioni ma costituisce tuttora una buona
risorsa per coprire grandi recinzioni poco estetiche (ad esempio
intorno ai campi da tennis), soprattutto quelle in rete metallica
che offrono un buon appiglio per i vilucchi con cui si arrampica.
C. vitalba viene
utilizzata come il principale porta innesto per molti ibridi
moderni ed è considerata più resistente
rispetto a C. viticella, impiegata in precedenza per lo stesso
scopo ma più soggetta a malattie fungine o virali.
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Tre
clematidi rustiche e vigorose
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Qui in alto, tre clematidi di facile coltivazione. Clematis
armandii è una specie robusta molto ramificata, che raggiunge
anche i 10 m, con fiori bianchi di media grandezza in aprile; C. integrifolia 'Pangbourne
Pink' è una clematide erbacea, alta solo fino a 80 cm, dai piccoli
e graziosissimi
fiori campanulati in estate;barbe
autunnali piumose di C. vitalba, specie vigorosa e invadente, che va tenuta sotto
controllo con energiche potature.
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Una storia inglese
L'utilizzo
ornamentale delle clematidi nei giardini ebbe inizio, come
per molti altri tipi di piante, in Inghilterra, dove
verso la fine del 1500 si coltivavano nella corte reale almeno
due varietà di C. viticella, sarmentosa di dimensioni
contenute (circa 4 m) originaria dell'Europa meridionale
e diffusa anche in molte regioni italiane, dal Veneto alla
Puglia. I fiori singoli, del diametro di circa 4 cm, variano
dal blu al porpora e hanno dato vita a varietà interessanti,
quali C. v. kermesina (rosso rosato), 'Purpurea
Piena Elegans'
(rosa), 'Little Nell'
(azzurro chiaro) e 'Royal
Velours'
(porpora).
Sempre di antica data nei giardini inglesi C.
flammula (4 m), così chiamata perché la rottura
delle foglie verde mela emette un odore di tale intensità da
causare 'un bruciore simile a una fiamma' se annusato
sotto il sole estivo. Poco utilizzata in Italia, dove è spontanea
dal lago di Como alle isole toscane e sarde, nel secolo scorso
veniva venduta in vaso nei mercati parigini per l'intensa
fragranza dei fiorellini bianchi, raccolti in pannocchie di
35-40 cm e prodotti a inizio estate, che ricordano il profumo
del biancospino e a cui fanno seguito i tipici semi piumosi
e argentei di lunga durata.
C. alpina (3 m), con fioritura ornamentale e diffusa allo stato
selvatico dall'Europa all'Asia settentrionale e in Italia nelle
Alpi e sugli Appennini, comincia invece ad apparire nei giardini
verso il 1700, principalmente per i graziosi fiori penduli
e solitari composti da quattro sepali di una insolita tonalità di
azzurro, prodotti sugli steli dell'anno precedente.
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Tre
clematidi di grande impatto |
A
sinistra, Clematis 'Multi
Blue' è un ibrido rustico e compatto, che
si fa notare per la bellezza dei fiori grandi, semidoppi,
di un blu navy elegantissimo
che sfuma al violetto; sbocciano sia sul legno nuovo che vecchio vivacizzando
da maggio ad agosto tralicci, muri e pergolati. Adatta anche ai piccoli giardini
e ai contenitori su terrazze e balconi.
A destra, Clematis 'The
President',
ibrido di C. patens, produce da giugno
a settembre tanti fiori a sei petali di un bellissimo blu viola intenso.
In centro, di origine americana, Clematis crispa è una
clematide molto particolare: dalla primavera alla tarda estate produce fiori
a campanella, profumati,
di
un colore variabile dal porpora orlato di bianco all'azzurro e al lavanda; molto
interessante anche per lo sviluppo ridotto (1-2 m) e compatto. |
Fioriture spettacolari
L'introduzione
di specie non europee, che determinano una maggiore diversificazione
degli esemplari ornamentali, inizia nel 1726 con C.
crispa (America settentrionale
e orientale), interessante per lo sviluppo ridotto (1-2 m)
e i fiori profumati composti da sepali azzurro porpora ondulati
ai margini; prosegue nel 1776 con la prima specie asiatica,
C. florida, di origine cinese ma coltivata in Giappone sin
dal 17° secolo, a cui fanno seguito C. patens,
C. lanuginosa e C. montana (8-12 m). Quest'ultima è tuttora comunemente
utilizzata sia nella versione originale a fiori bianchi che
appaiono da aprile a maggio su ramificazioni dell'anno precedente
e ricoprono interamente la pianta, sia nelle sue varietà (C.
m. rubens, 'Tetrarose', 'Elisabeth' e 'Grandiflora') con colorazioni
rosee o purpuree, splendide anche associate tra loro.
Altre specie di dimensioni medio grandi, come C. cirrhosa,
C. balearica e C. tangutica (5-7 m) a fioritura precoce e provenienti
dalle regioni mediterranee, erano già note a partire
dal 1600, tendono però a richiedere spazi non sempre
compatibili con il giardino moderno, soprattutto per lo sviluppo
scomposto e la difficoltà di riordino. Inoltre la dimensione
e il posizionamento dei fiori, solitamente piccoli, penduli
e portati alla sommità della chioma, le rendono in genere
di più difficile apprezzamento.
Nonostante l'estensione
(circa 10 m), C. armandii è invece
uno splendido rampicante di aspetto decorativo e ordinato anche
quando non è fiorita.
Di provenienza cinese e importata nel 1900, questa clematide
sempreverde è rustica in quasi tutte le regioni eccetto
le più fredde e si distingue per il bel fogliame a tre
lobi lanceolati, lucido e verde scuro, insolito nel genere,
ornato
tra marzo e aprile da fiori bianchi profumati, riuniti in gruppi
di tre e sviluppati sulla vegetazione dell'anno precedente.
La varietà C. a. 'Appleblossom' porta infiorescenze
rosa corallo mentre quelle di 'Snowdrift' sono bianco puro
e più grandi.
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Due deliziose varietà a fiore piccolo. A sinistra,
sbocciano da marzo a maggio e sono azzurro-violetti,
a forma di coppa, i fiorellini di C.
alpina, bella
rampicante
dal portamento compatto e dalla crescita lenta. A destra, sono rosa pallido
i fiorellini di C. montana 'Elisabeth',
che sbocciano a maggio-giugno sulla pianta, facilissima e vigorosa. |
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Ibridi a fiori grandi
La
disponibilità sempre maggiore di specie e varietà a
partire dagli inizi del 19° secolo (comprese alcune erbacee
come C. durandii), diede enorme impulso alla produzione
di incroci, che catturarono subito l'interesse del pubblico
per le dimensioni e la generosità dei fiori. Gli ibridi
più spettacolari furono sviluppati inizialmente
da un vivaista inglese, George Jackman, che nel 1862 introdusse
Clematis jackmanii, dalle grandi infiorescenze blu prodotte
lungo tutto lo stelo, ancor oggi una delle più amate.
Dieci anni dopo, Jackman pubblicò una monografia che
ne descriveva già oltre 200, sempre più apprezzate
nei giardini non solo come rampicanti di piccole dimensioni
su spalliere, pergolati e appositi supporti triangolari a forma
di obelisco ma anche in libertà tra gli arbusti, che
forniscono il sostegno necessario. La produzione di nuove
forme, singole o doppie, in molte sfumature di blu, azzurro,
rosso, porpora, rosa e bianco, ottenute ibridando specie
di tutte le provenienze, è ormai inarrestabile e se
ne contano almeno 400, ma le specie tradizionali si rivelano
ancor oggi le più adatte, sia nelle bordure che in contenitore.
Coltivazione:
le regole fondamentali
Le clematidi, soprattutto ibride, sono di facile coltivazione
a patto di rispettare
alcune regole.
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Esigono terreni fertili, di buon impasto, anche calcarei ma ricchi di
humus o terriccio di foglie, alleggeriti da sabbia di fiume se pesanti e argillosi.
Un buon drenaggio è essenziale: evitate però aree del giardino
troppo asciutte e anche quelle che trattengono molta umidità durante
l'inverno, che favoriscono marciumi e funghi. Se intendete posizionarle in
prossimità di
muri piantatele a circa 30 cm di distanza e guidatele a destinazione con bacchette
di bambù. Lo stesso vale nell'associazione ad arbusti sempreverdi o
caduchi già esistenti, evitando di situarle troppo vicine alla base
che ne impedirebbe lo sviluppo.
Tutte le clematidi (e gli ibridi in particolare) richiedono radici all'ombra
e chioma al sole. Un ombreggiamento della base si può ottenere con uno
strato spesso di pacciamatura, oppure con pietre disposte intorno alla base
(che proteggono inoltre i delicati steli emergenti).
II trapianto degli
esemplari in vaso si può effettuare in ogni
stagione, badando di non danneggiare le radici e preparando una buca di almeno
60 x 60 cm. Alla terra di riempimento si dovrebbe aggiungere torba, almeno
intorno al pane radicale, per facilitare l'attecchimento che può altrimenti
risultare difficoltoso.
La coltivazione in contenitore, sufficientemente ampio (almeno 60-70
cm di diametro e profondità) presenta spesso la soluzione ideale se il
terreno delle bordure è poco ospitale.
Per limitare i danni di
malattie fungine, tuttora non ben identificate, che possono provocare l'afflosciamento
degli steli e la morte dell'esemplare entro
pochi giorni, è utile piantarle circa 15 cm sotto il livello dello stelo
in vaso, questo generalmente permette la ripresa vegetativa della pianta dopo
qualche mese.
È inoltre importante
prevedere un supporto adeguato subito dopo l'impianto per permettere ai teneri
virgulti, molto fragili e con tendenza
a spezzarsi se maneggiati con poca delicatezza o in presenza di forti venti,
di
aggrapparsi saldamente avvolgendo le giovani foglie intorno al sostegno.
Molto utili le concimazioni con fertilizzante liquido, da eseguire settimanalmente
prima della fioritura (e non quando è in corso perché ne riducono
la durata) e le annaffiature regolari nei climi con estati calde. In autunno è inoltre
vantaggiosa una pacciamatura con letame maturo.
Attenzione alle lumache, che possono decimare esemplari giovani nel giro
di una notte.
Per le potature, le regole
base sono semplici. Gli esemplari che fioriscono su legno giovane (in genere
tutti gli ibridi a fiore grande) sono da potare a
fine inverno per stimolare la produzione di nuovi getti e fioritura generosa
a partire dalla base. Le specie che fioriscono su steli prodotti l'anno precedente
vanno potate dopo la fioritura, limitandosi all'eliminazione di rami secchi
e a un leggero diradamento: sono di contenimento più difficile perché non
accettano tagli troppo severi e sono più indicate nei grandi spazi (ad
esempio C. montana, cirrhosa, tangutica,
armandii).
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Scegliere le specie e le varietà migliori
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Specie
e varietà ( p=profumata) |
C.
alpina (sin. Atragene alpina)
C. a. 'Pink Flamingo'
C. armandii (sempreverde)
C. a. 'Appleblossom'
C. a. 'Snowdrift
C. balearica (semi sempreverde)
C. crispa
C.flammula
C. macropetala
C. montana
C. m. 'Mayleen'
C. m. rubens
C. m. 'Tetrarose'
C. m. 'Grandiflora'
C. macropetala
C. m. 'Lincolnshire Lady'
C. orientalis 'Bill Mc Kenzie'
C. paniculata
C. tangutica
C. texensis
C. t. 'Gravetye Beauty'
C. vitalba
C. viticella
C. v. kermesina
C. v. 'Purpurea Plena Elegans'
C. v. 'Little Nell'
C. v. 'Royal Velour'
C. v. rubra
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blu,
3 m
rosa, 3 m
bianco rosato, 10 m, p
rosato, 10 m, p
bianchi, 10 m, p
giallo chiaro, 5 m
porpora, margine bianco, 1-2 m, p
bianchi, 4 m, p
da azzurro chiaro a bianchi, 3-4 m
bianchi, 8-12 m, p
rosa pallido, 8-12 m
rosa, 8-12 m, p
rosa scuro, 8-12 m, p
bianchi, 8-12 m, p
blu viola, 3 m
blu, 2-3 m
gialli, 5-8 m
bianchi 10 m, p
gialli, 5-7 m
rosa, 4 m
rubino, 2-3 m
bianchi, 10-12 m
da blu a porpora, 4 m
rosa rosso, 4 m
rosa, doppia, 4 m
bianco venato di azzurro chiaro, 4 m
porpora scuro, 4 m
cremisi, 4 m |
ibridi
a fiore grande (np
= potature non essenziali) |
C.
'Arctic Queen'
C.'Belle of Woking'
C. 'Blue Light'
C. 'Daniel Deronda'
C. 'Dortmund'
C. 'Duchess of Edimburgh'
C. 'Ernest Markman'
C. florida sieboldii
C. 'Gravetye Beauty'
C. 'Gipsy Queen'
C. 'Henry'
C. x jackmanii
C. 'Josephine'
C.'Marie Boisselot'
(sin 'Madame Le Coultre')
C. 'Markman's Pink'
C. 'Miss Bateman'
C. 'Mrs George Jackman'
C. 'Multi-Blue'
C. 'Nelly Moser'
C. 'Niobe'
C. 'Perle d'Azur'
C. 'Rouge Cardinal'
C. 'The President'
C. 'Victor Hugo'
C. 'Ville de Lyon'
C. 'Vino'
C. 'Vyvyan Pennell'
C. 'Warszawska Nike'
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bianchi,
doppi, 2-3 m, np
malva, strisce carminio,4 m np
azzurri, 4 m
porpora, semidoppi, 4 m, np
cremisi, 3 m
bianchi, semidoppi, 4 m, np
rossa sfumati porpora, 4 m, np
bianchi, violetti al centro, 4 m
rosso rubino, 4 m
rubino, 3 m
bianchi, 4-5 m
blu viola, 3-5 m
rosa a centro doppio, 2.5 m
bianchi, 3-4 m
rosa, semidoppi, 2-3 m
bianchi, 3 m .
bianca, 4 m
blu, semidoppi, 2-3 m
malva, strisce porpora, 4 m, np
rubino, 3-4 m
azzurro chiaro, 2-3
m rosso carminio, 3 m
blu, 3-4 m
viola scuro, quasi nero, 3 m
rosso carminio, 2-3 m
rosso scarlatto, 2.5-3 m
violetti, doppi, 2-3 m
porpora, 4 m
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La signora in rosso
C. 'Ernest
Markham' si
fa notare per i suoi fiori grandi, rosso vivo. Fa parte del gruppo viticella,
ibridi vigorosi, che producono da luglio a settembre
fiori con generosità.
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