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L'altra orchidea: il Cymbidium
I Cymbidium non sono così diffusi come le Phalaenopsis, ma non per questo sono meno belli.
Anzi, sono altrettanto facili da coltivare, a patto di curarli con regolarità e nel modo corretto.
(Giardinaggio, novembre 2009)
Le qualità più apprezzate dei Cymbidium sono la semplicità di coltivazione, la bellezza e la durata dei fiori.
In commercio si trovano due grandi gruppi di Cymbidium: quelli detti "giganti" e i "miniatura". Questi ultimi sono di più facile coltivazione e le dimensioni li rendono adatti alla coltivazione in casa. Le piante che si trovano in commercio derivano da incroci tra esemplari dei climi più caldi e soggetti dei climi più freddi: per questo motivo sono tipiche piante da serra fredda e in appartamento non creano particolari problemi per la coltivazione, anzi, talvolta il caldo presente in casa è eccessivo, soprattutto durante i mesi invernali e primaverili. Il luogo ideale per la coltivazione è una veranda non riscaldata, prestando attenzione però a che la temperatura notturna nei mesi invernali non scenda sotto i 10 °C.
Il substrato su cui vanno coltivati i Cymbidium è assai variabile: in ogni caso, una composta di corteccia di pino (bark), sfagno e materiale inerte, come polistirolo e spugna, è ottimale. Tale substrato consente un buono scambio d'aria a livello radicale e le radici carnose riescono a svilupparsi con estrema facilità. Essendo però il terreno di coltivazione poco ricco in elementi nutritivi, è consigliabile somministrare concimi ogni 15 giorni durante la fase vegetativa e una volta al mese durante il riposo.
Per quanto riguarda le temperature, nei nostri climi durante il periodo estivo le piante vanno portate all'aperto, possibilmente all'ombra, e bagnate almeno una volta al giorno. Verso la fine di settembre bisogna ricoverarle nuovamente in una serra fredda diradando le somministrazioni d'acqua.
Sono piante che per fiorire necessitano di notti fresche, quindi tutti gli accorgimenti per rinfrescare le serate estive sono ben
graditi, come bagnare l'esterno dei vasi e i pianali su cui sono appoggiati. Se gli esemplari sono costituiti da almeno cinque pseudobulbi, fioriranno in un intervallo che va da Natale a fine giugno, a seconda dell'ibrido posseduto.
I fiori sono molto duraturi, tanto che, recisi, possono durare anche più di quaranta giorni. I
colori variano dal verde pallido al fucsia intenso passando attraverso tutte le sfumature del giallo e del rosa, e non è raro trovare esemplari con più colori mescolati assieme in un unico fiore.
Per esempio, il Cymbidium Caringia 'Tetra Canary', che è uno degli esemplari più belli, produce steli fiorali con più di 10 fiori di circa 10 cm di diametro, i cui petali esterni sono di un bel giallo canarino, mentre il labello interno è bianco orlato di rosso bordeaux.
Il rinvaso va eseguito subito dopo la fioritura, ma deve essere fatto solo quando le piante hanno riempito completamente il contenitore, oppure quando il substrato si è deteriorato.
Si procede estraendo le piante, e talvolta è necessario rompere
il vaso per non danneggiare le radici carnose e delicate. Quindi si rinvasa in un contenitore più grande che possa consentire lo sviluppo della pianta per circa un paio d'anni.
Bisogna fare attenzione alla profondità di rinvaso, perché gli pseudobulbi non devono venire
coperti e la loro base deve essere posizionata circa un centimetro più in alto del bordo del vaso, al fine di evitare ristagni d'acqua e per facilitare l'emissione di nuovi germogli.
Se per qualche motivo non si riuscisse a rinvasare le piante al momento giusto, i nuovi
pseudobulbi riusciranno a svilupparsi anche fuori dal vaso, procedendo verso l'alto, senza essere schiacciati contro le pareti.
Durante l'operazione di rinvaso si approfitta per ispezionare l'apparato radicale, asportando le radici morte e cercando di togliere la maggior parte del vecchio terriccio con l'aiuto di un bastoncino dalla punta arrotondata, in modo da non danneggiare le radici. Nel caso di soggetti particolarmente grandi, si possono dividere le piante per ottenere nuovi esemplari, ma molto probabilmente gli esemplari così ricavati non fioriranno l'anno successivo.
La moltiplicazione si ottiene per divisione dei cespi, come spiegato sopra, oppure staccando i vecchi pseudobulbi che non hanno più foglie insieme con un pezzetto di rizoma e, dopo averli puliti dai resti delle foglie, ponendoli in un sacchetto di plastica contenente sabbia e segatura umida. Se mantenuti al caldo e alla luce, in breve tempo dalle gemme latenti presenti alla base si svilupperanno nuovi germogli e, quando appariranno le prime radici, potranno essere invasati e trattati come gli esemplari adulti. Per la moltiplicazione su larga scala si ricorre invece alla propagazione per meristemi, utilizzando l'apice meristematico dei germogli, ma si tratta di operazioni assai delicate che richiedono attrezzature particolari.
Pochi sono i nemici |
• Le orchidee del genere Cymbidium sono abbastanza resistenti agli attacchi dei parassiti, per cui non manifestano particolari problemi, soprattutto se coltivate in serra. Sulle piante che si portano all'esterno durante la buona stagione, si possono verificare attacchi di cocciniglia, ragnetto rosso e afidi, ma sono comunque facilmente eliminabili con prodotti specifici.
• Le lumache, talvolta, possono attaccare i nuovi germogli e quindi, quando si trasferiscono le piante all'esterno, è bene cospargere i vasi con delle esche
avvelenate.
• Tra le malattie più subdole troviamo le virosi, generalmente trasmesse da insetti. I sintomi possono essere di difficile individuazione e, nel dubbio, è sempre meglio allontanare i soggetti sospetti da quelli sani. Se poi si dovesse acquisire la certezza che le piante sono ammalate, è consigliata la distruzione. I sintomi con cui si manifestano le virosi sono la presenza di macchioline necrotiche sulle foglie, ma la prova inconfutabile è la non uniformità dei fiori, e soprattutto la presenza di zone pigmentate (piccole macchioline) di colore più intenso rispetto a quello originario.
• L'unica crittogama che può provocare qualche danno è la muffa grigia (botrytis) che attacca i fiori quando sono ancora in boccio, compromettendo seriamente la fioritura. Per ovviare a questo problema è sufficiente evitare ristagni d'umidità nell'aria, e ciò si ottiene aprendo le finestre o le prese d'aria della serra almeno un paio di volte al giorno.
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