ovvero
quello che avreste voluto sapere e non avete mai
osato
chiedere
meno di un paio di volte all'anno sul letame (nota
della redazione)
Quando il
letame o lo stallatico è ridotto, tramite
processo di maturazione, ad una massa scura, grassa e spugnosa,
puro humus, non è presente il benché minimo seme
di infestante al suo interno. La differenza sostanziale col
pellettato, a parte quella evidente dei costi, non è tanto
nel potere fertilizzante, quanto in quello ammendante
e di promozione della flora batterica/microbiologica del terreno.
Per la preparazione delle buche d'impianto, ad esempio, non
esiste confronto possibile tra i due prodotti: per ottenere
col pellettato risultati simili a quelli del letame maturo, è necessario
incorporare in quantità altri materiali organici che
ne bilancino la capacità di ammendamento (modifica strutturale)
del terreno.
E' ovvio che non sempre è possibile ricorrere al letame
vero, è che è altrettanto difficile trovarlo
ben maturo (perché farlo maturare costa tempo, spazio,
e lavoro), per cui il pellettato è un validissimo sostituto.
Ma non ci si racconti la storiella che è la stessa cosa,
o addirittura meglio... nondum matura est...
Partiamo
da presupposto che parliamo di letame perfettamente maturo,
di stalla, non di stallatico pellettato che è ancora
un'altra storia, anche se facilmente riconducibile a quella
che stiamo per raccontare.
Dunque, il letame è preziosissimo nelle fasi
di impianto per moltissimi motivi
universalmente noti: oltre alle ovvie doti di apporto nutritivo
in sé e per sé, ce
ne sono altre, che riguardano da un lato la modificazione
diretta della struttura del terreno, dall'altro ci sono ripercussioni
sulla flora batterica e sulla presenza di microorganismi
benefici... tutto questo conduce ad un aumento generale della
fertilità del
terreno. Ora cerchiamo di vedere perché mescolare
il letame serve e metterlo SOLO sul fondo no.
Se
consideriamo nello specifico l'impianto di una nuova rosa
(ma vale per qualsiasi altra pianta) sia in vaso che - a maggior
ragione - a radice nuda, consideriamo che, oltre a nutrirla,
bisogna innanzitutto favorirne una rapida, sana e ramificata
radicazione. Questo si ottiene con un composto quanto più soffice
poroso e ricco di materia organica possibile, che stimola la
capillarizzazione delle radici (cioè la crescita di
radicine fibrose e sottili che sono quelle che assorbono i
nutrienti), che trovano "da mangiare" abbondante
ed immediato, nelle prime fasi dello sviluppo, che sono le
più importanti.
E'
evidente che a tal fine, il letame
(e così qualsiasi
alto materiale organico, torba, compost, ecc. ecc.) non
dovrebbe essere semplicemente gettato sul fondo, ma incorporato
al terreno del fondo, scassandolo
(rompendolo con una forca o la vanga): questo serve ad "ammorbidire" il
fondo stesso, rendendolo permeabile all'ingresso delle radici.
Viceversa si potrebbe creare una superficie netta di separazione
tra la terra sul fondo e gli strati superiori.
Creare
un "letto di letame" sul fondo, dunque, è del
tutto inutile sotto questo punto di vista, se rappresenta l'unico
accorgimento all'impianto. Se poi lo stallatico non dovesse
essere perfettamente maturo ci potrebbero essere problemi legati
a marciumi e/o fermentazioni indesiderate. Il letame maturo
non brucia, nemmeno se usato in dosi ospedaliere come faccio
io (a volte 1/2 terra e 1/2 letame nelle aiuole
nuove!). Ovviamente va accuratamente mescolato col terreno,
per alleggerirlo e migliorarne la struttura immediatamente
ed omogeneamente,
creando un substrato ideale per le radici e per così dire "preparandole" ad
affrontare poi il terreno circostante la buca, ancora allo
stadio originale. Tanto meglio se le buche sono preparate
con un certo anticipo sulla piantagione.
Lasciando
perdere le sottigliezze sulle differenze di carica microbica,
ecc. ecc., è facilmente intuibile
che ai fini della modificazione del terreno nel modo sopra
descritto, la differenza tra pellettato e letame maturo
c'è e
anche notevole.
Lo stallatico in pellets è disidratato e "concentrato",
rilascia i suoi nutrienti reidratandosi e disgregandosi lentamente,
con efficacia pari a quella del letame sfarinato maturo, anche
se con minore prontezza.
Rispetto
a quest'ultimo, nelle fasi di impianto però manca
della capacità immediata di modifica del susbrato che
dicevo prima. Facciamo un esempio. Ipotizziamo di avere una
buca in terreno normale.A parità di potere nutritivo,
potremmo mettere un secchio abbondante di letame sfarinato
o una palata di stallatico in pellets. Ma il volume del letame
sfarinato, con tutta la sua materia organica non pressata né concentrata,
crea le condizioni di cui prima (sofficità, porosità,
ecc. ecc..), i cilindretti secchi del pellettato no.
Quindi va bene usare il pellettato per la componente nutrizionale
(sempre mescolandolo accuratamente e cercando per quanto possibile
di rompere i cilindretti), ma bisogna per così dire "pareggiare" la
capacità di modifica strutturale immediata, aggiungendo
dell'altro materiale organico anche scarsamente nutritivo,
ma capace di farci ottenere lo scopo prefissato. Della torba
o del terriccio di foglie, ad esempio.