DE LAETAMINE
di Maurizio Usai

ovvero quello che avreste voluto sapere e non avete mai
osato chiedere meno di un paio di volte all'anno sul letame (nota della redazione)


Quando il letame o lo stallatico è ridotto, tramite processo di maturazione, ad una massa scura, grassa e spugnosa, puro humus, non è presente il benché minimo seme di infestante al suo interno. La differenza sostanziale col pellettato, a parte quella evidente dei costi, non è tanto nel potere fertilizzante, quanto in quello ammendante e di promozione della flora batterica/microbiologica del terreno.

Per la preparazione delle buche d'impianto, ad esempio, non esiste confronto possibile tra i due prodotti: per ottenere col pellettato risultati simili a quelli del letame maturo, è necessario incorporare in quantità altri materiali organici che ne bilancino la capacità di ammendamento (modifica strutturale) del terreno.

E' ovvio che non sempre è possibile ricorrere al letame vero, è che è altrettanto difficile trovarlo ben maturo (perché farlo maturare costa tempo, spazio, e lavoro), per cui il pellettato è un validissimo sostituto. Ma non ci si racconti la storiella che è la stessa cosa, o addirittura meglio... nondum matura est...

Partiamo da presupposto che parliamo di letame perfettamente maturo, di stalla, non di stallatico pellettato che è ancora un'altra storia, anche se facilmente riconducibile a quella che stiamo per raccontare.
Dunque, il letame è preziosissimo nelle fasi di impianto per moltissimi motivi universalmente noti: oltre alle ovvie doti di apporto nutritivo in sé e per sé, ce ne sono altre, che riguardano da un lato la modificazione diretta della struttura del terreno, dall'altro ci sono ripercussioni sulla flora batterica e sulla presenza di microorganismi benefici... tutto questo conduce ad un aumento generale della fertilità del terreno. Ora cerchiamo di vedere perché mescolare il letame serve e metterlo SOLO sul fondo no.

Se consideriamo nello specifico l'impianto di una nuova rosa (ma vale per qualsiasi altra pianta) sia in vaso che - a maggior ragione - a radice nuda, consideriamo che, oltre a nutrirla, bisogna innanzitutto favorirne una rapida, sana e ramificata radicazione. Questo si ottiene con un composto quanto più soffice poroso e ricco di materia organica possibile, che stimola la capillarizzazione delle radici (cioè la crescita di radicine fibrose e sottili che sono quelle che assorbono i nutrienti), che trovano "da mangiare" abbondante ed immediato, nelle prime fasi dello sviluppo, che sono le più importanti.

E' evidente che a tal fine, il letame (e così qualsiasi alto materiale organico, torba, compost, ecc. ecc.) non dovrebbe essere semplicemente gettato sul fondo, ma incorporato al terreno del fondo, scassandolo (rompendolo con una forca o la vanga): questo serve ad "ammorbidire" il fondo stesso, rendendolo permeabile all'ingresso delle radici. Viceversa si potrebbe creare una superficie netta di separazione tra la terra sul fondo e gli strati superiori.

Creare un "letto di letame" sul fondo, dunque, è del tutto inutile sotto questo punto di vista, se rappresenta l'unico accorgimento all'impianto. Se poi lo stallatico non dovesse essere perfettamente maturo ci potrebbero essere problemi legati a marciumi e/o fermentazioni indesiderate. Il letame maturo non brucia, nemmeno se usato in dosi ospedaliere come faccio io (a volte 1/2 terra e 1/2 letame nelle aiuole nuove!). Ovviamente va accuratamente mescolato col terreno, per alleggerirlo e migliorarne la struttura immediatamente ed omogeneamente, creando un substrato ideale per le radici e per così dire "preparandole" ad affrontare poi il terreno circostante la buca, ancora allo stadio originale. Tanto meglio se le buche sono preparate con un certo anticipo sulla piantagione.

Lasciando perdere le sottigliezze sulle differenze di carica microbica, ecc. ecc., è facilmente intuibile che ai fini della modificazione del terreno nel modo sopra descritto, la differenza tra pellettato e letame maturo c'è e anche notevole.
Lo stallatico in pellets è disidratato e "concentrato", rilascia i suoi nutrienti reidratandosi e disgregandosi lentamente, con efficacia pari a quella del letame sfarinato maturo, anche se con minore prontezza.

Rispetto a quest'ultimo, nelle fasi di impianto però manca della capacità immediata di modifica del susbrato che dicevo prima. Facciamo un esempio. Ipotizziamo di avere una buca in terreno normale.A parità di potere nutritivo, potremmo mettere un secchio abbondante di letame sfarinato o una palata di stallatico in pellets. Ma il volume del letame sfarinato, con tutta la sua materia organica non pressata né concentrata, crea le condizioni di cui prima (sofficità, porosità, ecc. ecc..), i cilindretti secchi del pellettato no.
Quindi va bene usare il pellettato per la componente nutrizionale (sempre mescolandolo accuratamente e cercando per quanto possibile di rompere i cilindretti), ma bisogna per così dire "pareggiare" la capacità di modifica strutturale immediata, aggiungendo dell'altro materiale organico anche scarsamente nutritivo, ma capace di farci ottenere lo scopo prefissato. Della torba o del terriccio di foglie, ad esempio.