I
FIORI BLU
di
Annamaria Mitri
Cara
Mariangela, ti sono molto grata per il tuo invito a parlare
dei fiori blu.
Comincio
con una premessa un po' lunga per richiamare un ricordo della
mia infanzia.
Dai primi anni '30 fino al 1957 ho abitato con la mia famiglia
a Trieste in via Carpaccio (vicino al Seminario ). Occupavamo
un appartamento in affitto nella tenuta dei Glazmann - Bazzoni
. Questi strani padroni io non li ho mai visti. Si diceva che
vivessero all'estero e comunque quando venivano a Trieste si
sistemavano nella parte dove si trovava la villa Bazzoni (in
via Bazzoni appunto, recentemente acquistata dall'Osservatorio
Astronomico). Tutta la tenuta, che all'epoca correva lungo le
vie Bazzoni, Carpaccio e Navali , era circondata da un alto
muro con cancelli che si aprivano in più punti in corrispondenza
degli edifici, una volta stalle, scuderie o abitazioni per la
servitù ed ora (negli anni '30 ) trasformati in appartamenti
da affittare.
Riesci
ad immaginare in che posto meraviglioso abitavo? Era tutto un
grande parco, in cui si poteva scorrazzare come si voleva -
al di fuori della villa Bazzoni che a sua volta aveva un altro
muro intorno - tra sentieri, montagnole, pozzi, uno stagno naturale,
radure, zone boscose ed anche un pezzo tenuto a campagna. Noi
ragazzi avevamo il miglior posto del mondo per giocare. In particolare
la nostra famiglia occupava un appartamento nelle ex-scuderie,
grande, luminoso e con molti comfort per l'epoca. Ma la cosa
importante era il giardino: formato da scalette, spazi ghiaiosi,
grandi alberi (ippocastani, carpini, olmi, ornielli, alberi
di Giuda, aceri campestri, alberi da frutto) e naturalmente
tante aiuole fiorite. Mia madre lo aveva costruito poco per
volta, trasformando lo spazio incolto attorno alla casa in un
luogo bellissimo dove,credo, io ho ricevuto un imprinting che
"ancor non m'abbandona". Avrei tante cose da raccontare
su quel giardino, indissolubilmente legato alla mia infanzia
e adolescenza. Ma sarebbe lungo parlarne, anche perché
di esso non rimane che qualche piccola traccia (ad esempio i
due imponenti ippocastani che stavano dietro la casa ora demolita):
è scomparso mangiato poco per volta nel dopoguerra dalla
vendita dei terreni sui quali sono stati costruiti brutti condomini
e strade asfaltate. Rimane solo il parco della villa Bazzon,
che dicono sarà aperto al pubblico quando l'Osservatorio
avrà terminato i lavori di ristrutturazione . Non esiste
più il luogo in cui mia madre, mentre contemplavamo insieme
il ruscellare dal bordo di un'aiuola all'altra dell'azzurro
delle campanule (portenschlagiana), rispose ad una mia osservazione
: "Hai ragione: questo è uno spettacolo raro, perché
ci sono pochi fiori blu e perciò si rimane incantati
quando se ne vedono tanti e tutti insieme". Quindi per
me i fiori blu sono sempre stati degli ospiti di riguardo. Quando
ho avuto finalmente di nuovo un giardino subito ho cercato di
metterli dappertutto.
Ho cominciato con i delphinium.Un
libro della Edagricole di Oelker "Giardinaggio per un anno",
che è stato il mio primo e imprescindibile libro sull'argomento,
ne tratta diffusamente: dalla semina alla cura per l'inverno,
ma ahimè non ne ho ricavato le promesse soddisfazioni.
Da seme sono venuti su stentarelli, da pianta perenne presa
nei vivai hanno fiorito, ma l'anno dopo non sono rispuntati.
Dopo cinque anni di attenzione posso dire questo:
- per avere un certo effetto bisogna metterne molti vicini ,
perché alla fine non sono assai fioriferi
- abbisognano di terra torbosa, molto sciolta. La mia terra
compatta e argillosa gli sta antipatica
- abbisognano di concimazioni frequenti
- non gli dispiace stare vicino ad altre piante, piuttosto all'ombra,
non capisco se per il desiderio di frescura o di protezione.
- attenzione alle lumache! i primi anni non mi rispuntavano
a primavera perchè venivano divorati dalle lumache al
primo timido apparire
- ho la sensazione che amino il clima di zone umide e fresche
e che dei tepori del mio clima vicino al mare non gliene importi
niente
- insomma sono piante che vanno assai curate Non sono di quelle
piante che te le trovi rigogliosamente sviluppate tutto d'un
tratto; sono di quelle da covare e da scegliere come specialità
e accontentarsi di quello che ti danno.
Di
tutt'altra qualità è l'aconito (aconitum
napellus). Lo vidi per la prima volta sui prati intorno
a Piancavallo, anche abbastanza in alto (1600 metri) e rimasi
incantata dalla sua bluità oltre che dalla forma e dal
portamento dei suoi fiori. Non tentai di strappare una piantina,
perché constatai subito che era fortemente ancorata.
Ne comprai una in primavera, nel vivaio di Susie e la misi al
sole, nella mia terra argillosa. Ci misi parecchio letame, dato
che le avevo viste crescere lungo le strade delle mucche. E
lei fece tutto il resto. Si è sviluppata quel primo anno
su un solo stelo, ma preparando molti polloni. Il fiore fu alto,
glorioso, abbastanza duraturo (15 giorni). Ha un bellissimo
fogliame. L'anno seguente ha fatto 6 steli fioriferi, ha preparato
altri polloni, è molto vigorosa. Gradisce acqua, molto
letame e concimi liquidi, ma ha tutta l'aria di arrangiarsi
con poco. E' vicina a un'invadente margheritona, ma si fanno
buona compagnia. Spiace solo che la margherita fiorisce a luglio
e l'aconito a fine agosto così che i loro colori non
possono accompagnarsi. Ecco: l'unico inconveniente è
l'epoca della fioritura: il primo anno ai primi di agosto, l'anno
dopo alla fine di agosto e quest'anno a settembre avanzato.
Il suo periodo dovrebbe essere tra luglio e agosto, ma probabilmente
è molto sensibile agli sbalzi meteorologici per cui non
so dare tempi sicuri. In montagna le ho viste in fiore a luglio.
Ha un altro difetto: assume facilmente un aspetto selvatico
e probabilmente non riesce gradevole in un giardino ordinato.
Inoltre è velenosa in ogni sua parte, ma di questo a
me non importa niente: le piante del mio giardino non sono da
mangiare (per quello c'è l'orto) e non permetto ai bambini
di tagliare, spezzare, giocare con esse. E gli animali, dal
canto loro, sanno bene cosa evitare. Probabilmente alla sua
velenosità è dovuto il fatto che non le occorrono
né insetticidi né altri trattamenti. Verso febbraio
conto di dividere il cespo e moltiplicarla.
Un'altra
blu decisa è l'agapanto: bella come foglie, resiste
ai geli (basta scegliere la varietà), le si mette un
po' di concime in pellets a primavera e più avanti, quando
ci si ricorda, le si dà concime liquido: lei ti ricambia
con ombrelle azzurre splendide. Vuole però sole, perché
altrimenti non fiorisce . Io infatti ne ho quattro all'ombra
di una siepe di alloro. Le prime due, che riescono a prendere
sole dalle 11 alle 17, fioriscono, le altre due no. Le ho viste
in Spagna nei giardini dell'Alhambra, messe nei dintorni delle
rose. Che spettacolo, ragazzi! Certo che non stavano molto strette
né tra loro né con le rose, si prendevano quasi
un metro quadro ciascuna.
Anche in vaso vengono bene. Le ho tenute per un paio di anni
con il vantaggio di poter correre dietro al sole, ma dopo ho
dovuto rompere il vaso e dividerle, regalandone buona parte
alle amiche: hanno delle radici tuberizzate vigorosissime.
Sono
di un blu molto scuro e deciso la Clematide jackmanii Superba
e le petunie. E' un blu poco luminoso che ricava il suo
effetto o dall'essere presente con una ricca fioritura ricoprente
(come appunto questa varietà di clematide) o dal contrasto
con altri colori (come nel caso della petunia). Da un'iniziale
passione per questi effetti sono passata ad una certa indifferenza.
Probabilmente è una questione di gusti, di preferenza
per i colori tenui e sfumati che risaltano sul verde. Questo
blu sul momento non lo si nota, perché non assale l'occhio,
come altri colori, ma finisce con l'apparire troppo smaccato.
Non è come l'azzurro che anche lui, sul momento, non
assale l'occhio, ma dopo lo attira, lo avvince e arriva a un
insieme di armonia e quiete che danno tono all'insieme. Naturalmente
non ho strappato la clematide e finisce che almeno una piantina
blu di petunia me la compro sempre. La clematide è vigorosissima
e sta assalendo due brave nandine. Conto di ottenere
una vicinanza tra le bacche rosse della nandina che durano tutta
l'estate e il blu della clematide, ma la cosa non è facile.
A mio parere le piante rampicanti, anche se leggere come la
clematide, non permettono alle piante sostegno di fare bella
mostra di sé. Ho visto questo con la clematide armandi
arrampicata sulla magnolia soulangeana: sotto il
fogliame dell'armandi la magnolia non è fiorita. Forse
perché fioriscono contemporaneamente. Non saprei: infondo
il giardino verticale è per me una cosa tutta da scoprire!
Il
primato dell'azzurro e del blu luminoso lo detiene comunque
la campanula nelle sue numerose varietà, insieme
al platycodon che viene spesso confuso con le campanule.
E' che gli assomiglia tanto! Ne ho provato molte e sempre mi
hanno meravigliato per la semplicità della loro coltivazione
(un po' d'acqua, un po' di concime, abbastanza sole, non si
danno fastidio tra loro né provano fastidio per altre
vicine). Poi alcune vengono su facilmente da seme: la campanula
medium e il platycodon, altre si dividono perché
vanno dappertutto, basta che l'operazione si faccia in primavera,
quando non è né troppo caldo né troppo
freddo. In autunno patiscono un po' (persicifolia, latifolia,
portenschlagiana), ma poi rispuntano, magari un po' più
in là: si vede che la radice rimane viva. Di solito tra
tante azzurre e blu viene fuori anche qualche rosa e qualche
bianca, ma non è il loro colore: spariscono presto (
un anno c'è stato un platycodon rosa, che non
ho più visto). Hanno un'anima selvatica: la medium assume
facilmente un aspetto arruffato, la persicifolia corre qua e
là, un anno in un angolo mi è spuntato un raperonzolo,
ma poi è sparita anche se, dicono, abbia una radice appunto
da rapa, molto ingrossata. La carpatica e la garganica scappano
dall'aiuola e crescono tra gli scalini. Non sono riuscita a
trapiantare la cochlearia rubata un po' in giro a Piancavallo:
è fiorita un anno, ma non si è disseminata e non
c'è più. E poi pensate alla pyramidalis e alla
trachelium. Più selvatiche di loro! Non importa: le semino,
le trapianto, le compro, sono proprio il tipo di piante che
mi piace: ricche di personalità, evitano di essere il
centro dell'attenzione e stanno bene dappertutto e con tutto,
ma soprattutto dove e con chi pare a loro.
E con le campanule mi vengono in mente le nigelle (nigella
damascena) Vengono volgarmente chiamate "fanciullaccia"
o "damigella scapigliata" e mai come per questa pianta
il nome è stato così indovinato. Hanno un temperamento
assai simile a quello delle campanule: riesci a controllarle,
ma non ledomini. Ad esempio il loro blu. Non ricordo se le avevo
seminate o prese in vivaio; so che il primo anno nemmeno mi
ricordavo più di loro, perché erano sparite subito
dopo una stentata fioritura. Il secondo anno, in primavera sono
comparse un po' dappertutto, sono fiorite entro aprile, ma ahimè
il colore blu era in minoranza rispetto al bianco e al rosa.
In particolare nell'aiuola delle rose sono apparse solo fanciullacce
bianche. Di qua e di là per il giardino ce n'erano di
blu. Nell'aiuola dove l'anno prima avevo messo i girasoli,
in attesa di rimetterli nuovamente, avevo buttato un po' di
semi di nigella: una meraviglia, tutta una sinfonia di
bianchi, azzurri e rosa! Quest'anno ho raccolto i semi delle
piante blu e li seminerò a parte: voglio vedere da che
dipende il colore .
Ha un aspetto fragile, di pianta di poche pretese. Sarà
vero perchè si dissemina e cresce dappertutto, ma secondo
me è molto avida. Mangia tutto quello che trova e impoverisce
il terreno. Infatti quest'anno i girasoli sistemati al
loro posto (le avevo strappate prima che andassero a seme) non
si sono sviluppati molto e hanno fiorito poco. Questo può
essere dipeso dall'annata povera di sole, ma io pensavo continuamente,
mentre li guardavo soffrire, ai fittoni delle nigelle
che avevo buttato in compost: sono annuali, fioriscono per quindici
giorni al massimo, se durano di più il fiore diviene
via via più piccolo
però con quel fittone!
E poi continuano a spuntare qua e là con temperatura
fino a 10° sopra zero e a fare qualche fioretto. Se non
fossero così belle, così simpatiche, le chiamerei
infestanti.
Poi
ricordo il Caryopteris: io l'ho seppellito tra
rose e belle di notte (a proposito che prepotenti
le mirabilis!), ha abbastanza sole, è lì
ormai da cinque anni. Fiorisce ogni anno verso settembre, lo
poto secondo regola a marzo, non ha malattie: è proprio
bravo. Vorrei metterlo più in vista, perché se
lo merita con l'azzurro dei suoi fiori e il grigio di fusti
e foglie, ma tendo a dimenticarlo e forse anche lui sta bene
così. Fa il suo e non chiede altro.
Oltre
all'agapanto tra le bulbacee me ne vengono in mente due:
la camassia quamash e l'allium azureum.
Dellaprima
ho messo alcuni anni fa cinque bulbi in un terreno povero e
ben drenato. Si sono moltiplicati (naturalizzati, come si dice)
abbastanza, il fiore è ogni anno meno appariscente, escono
in primavera (entro marzo) e scompaiono, foglie e fiori, dopo
quindici giorni. Sul Libro (L'enciclopedia pratica di Selezione)
dicono di lasciarli indisturbati per qualche anno e poi utilizzare
i bulbilli. Tra l'altro i bulbi sono commestibili e gli Indiani
d'America se ne nutrono. Quest'anno frugherò sotto terra
per vedere che è successo, tirerò via un po' di
erbacce che tendono a invadere il posto, risistemerò
i bulbi e vedremo se torneranno ad essere imponenti: infatti
il primo anno erano alti e gonfi, solo dopo si sono rinsecchiti.
Dell'Allium
azureum parlo solo per protestare: non è mai
spuntato e ho deciso di non comprarlo più. Con l'allium
c'è poco da fare: è vero che non vuole terreno
umifero, è vero che non vuole cure, è vero che
l'allium sphaerocephalon cresce spontaneo in Carso, ma
da me cresce solo l'anno in cui ho messo in terra il bulbo e
non si trasforma in perenne. L'azureum poi nemmeno spunta!
E nemmeno voglio parlare del meconopsis: è il
peggio del peggio .
Mi curo invece delle veroniche, delle valeriane,
dei nontiscordardimè, del mazus reptans,
di quello speciale phlox che ho comprato da Susie e che
aspetto al varco questa primavera
Sogno la plumbago, ma non ho ancora osato metterla
non
so dove. Ma verrà anche per questa il suo momento.