In
autunno, un'enorme quantità di materiale vegetale
si accumula in parchi e giardini: il lavoro non manca... Ecco
come capire e gestire il fenomeno e trasformarlo in un vantaggio.
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Qualche
volta l'autunno arriva lentamente: i colori delle
chiome si trasformano dal verde al giallo, gradualmente,
e le foglie cominciano a cadere. Altre volte, un repentino
cambio meteorologico provoca una sorta di shock agli alberi,
che in pochi giorni si infiammano e, in una giornata di vento,
si liberano la chioma preparandosi all'inverno. Comunque vada,
c'è un momento in cui osservando lo spazio esterno vi
renderete conto che non si può più rimandare:
le foglie devono essere raccolte.
Un'enorme quantità di materiale vegetale scende
a terra dalle chiome di alberi e arbusti ogni anno. E'
la caratteristica propria delle caducifoglie, ossia di
tutte quelle specie che nei nostri climi entrano in riposo
invernale, liberandosi dell'apparato fogliare. Il meccanismo
naturale che governa questo fenomeno è legato al
fatto che, in determinate situazioni climatiche, caratterizzate
da uno scarso numero di ore di luce e una temperatura
bassa, l'albero non è più in grado di nutrirsi
attraverso la funzione clorofilliana, e cioè la creazione
di zuccheri complessi a partire da elementi base: acqua,
minerali, sole, anidride carbonica.
Così come certi animali vanno in letargo per ridurre
al minimo il consumo di energie, allo stesso modo molte
specie vegetali nel corso dell'evoluzione si sono adattate
all'altalena climatica propria delle zone temperate del pianeta,
ed entrano in una stasi che perdura finché il sole
più tiepido e le giornate che si allungano non
provvedono a riattivare la fase vegetativa.
In verità, esistono anche specie che sono caducifoglie...
al contrario: in climi caldi e asciutti perdono l'apparato
fogliare quando le temperature sono così alte, e così poca è l'umidità,
da consigliare il letargo vegetativo.
Ciò avviene prevalentemente in zone subdesertiche: un
periodo piovoso provvederà a risvegliare la pianta.
Liberandosi delle foglie, gli alberi e gli arbusti provvedono
anche a smaltire le sostanze inutili o tossiche e i parassiti
che si sono accumulati nella chioma, dirottando nel frattempo
agli organi permanenti (fusto, rami, radici) quelle che
vanno a formare le importanti riserve invernali (amidi, sostanze
minerali). Ci sono poi altre ragioni che hanno favorito
la stabilizzazione di questo fenomeno dal più lontano
passato, quando le specie arboree attuali hanno cominciato
a diffondersi nel pianeta. Gli alberi privi di foglie offrono
minore ostacolo all'azione del vento, riducendo quindi
le possibilità di sradicamento, e quelli secchi o malati
vengono spezzati e portati via dalle tempeste invernali, generando
così un fenomeno di 'potatura' indispensabile negli
ambienti naturali.
...ma
quante foglie ci sono su un albero? |
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Un
esemplare arboreo adulto e di grandi dimensioni ha
una chioma composta da decine di migliaia di foglie;
questo numero varia in funzione del tipo di foglia.
Un albero sano può tranquillamente
superare le 200.000 foglie. Circa il 70% di queste foglie può essere
riciclato dal suolo, in condizioni naturali (boschi e foreste). Risulta quindi
evidente l'enorme spreco che avviene in città, dove le foglie vengono
spesso mandate al macero insieme ai rifiuti generici anziché utilizzate
per la produzione di compost.
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Il fenomeno dei colori
La
metamorfosi delle piante è accompagnata da
un aspetto eclatante: il cambiamento dei colori delle
lamine fogliari. I cromatismi autunnali sono provocati da particolari
processi metabolici attivati dalla combinazione dell'abbassamento
della temperatura con quello della riduzione del numero di
ore di luce. Con le prime notti fredde la clorofilla sparisce,
non essendo più prodotta durante il giorno. Scomparendo
dalla lamina il colore verde, prevalente in estate, diventano
evidenti gli altri pigmenti, che erano comunque presenti. Si
tratta di sostanze dette antociani, responsabili essenzialmente
dei toni freddi e bluastri, e delle xantofille, che generano
le sfumature gialle, arancioni e rosse.
Va detto che l'intensità dei colori è legata
a vari fattori: non solo il tipo di specie e varietà,
ma anche la natura del suolo e il clima. Giorni soleggiati
e freschi, notti fredde, poco vento: questa la combinazione
ideale per poter ammirare le piante vestite a festa dall'autunno.
Molte piante che presentano fogliame
autunnale spettacolare, come aceri e liquidambar, non amano
i terreni calcarei e offrono la loro veste più affascinante
nei substrati freschi, leggermente acidi e mai asciutti. Ci
sono invece piante, come i maestosi Ginkgo biloba (sconsigliabili
nei piccoli spazi), le robinie, l'amelanchier e l'amamelide,
che si colorano di giallo intenso anche in terreno calcareo.
Chi ha un giardino piccolo o un terrazzo potrebbe accontentarsi
di Euonymus alata, arbusto cinese dai magnifici cromatismi
autunnali, poco sensibile alla natura del suolo.
Un elemento che influisce sensibilmente sulla colorazione autunnale è la
buona salute generale delle piante. Platani e ippocastani,
compagni d'autunno di chi vive in città, assumono colori
più intensi se durante l'estate hanno avuto una sufficiente
disponibilità idrica e se vengono tenuti sotto controllo
i problemi fitopatologici che affliggono queste specie soprattutto
in ambiente urbano.
Come raccogliere le foglie
Lo
spettacolo autunnale è spesso assolutamente
affascinante, ma ciò non toglie che in qualche
modo le foglie vadano raccolte e smaltite, sia per mantenere
pulito e ordinato lo spazio in inverno, sia per ragioni legate
alla salute dei vegetali: le foglie marcescenti possono
favorire la formazione di malattie, e in esse si annidano
forme quiescenti di parassiti.
Ci sono vari sistemi per provvedere a questo lavoro. Scope
e rastrelli di varia foggia sono gli utensili più economici
e versatili. Le scope classiche in saggina o materiale sintetico
vanno bene per una raccolta sommaria su aree pavimentate, ma
non riescono a eliminare i detriti che si accumulano nelle
zone più difficilmente accessibili, e sono scomode
nei piccoli spazi.
I rastrelli migliori sono quelli a forma
di ventaglio, con denti robusti e flessibili, in grado
di raccogliere il materiale scivolando sul prato o sul terreno
nudo. Esistono anche dei rastrelli autopulenti: una barra oscillante
provvede ad espellere automaticamente, per caduta, i residui
vegetali che restano attaccati ai denti, evitando così l'intervento
manuale. Ci sono anche rastrelli speciali con un sistema che
permettere di chiudere le due ali per raccogliere e sollevare
le foglie, spostandole ove si desidera. A questo proposito,
un telo da giardino in plastica è l'ideale per spingervi
sopra il fogliame e raccoglierlo con pochi gesti.
Il sistema
più rapido per raccogliere le foglie è quello
motorizzato.
Il soffiatore-aspiratore consente di spingere e accumulare
le foglie in pochi minuti. Esistono modelli elettrici, ma il
problema del cavo da tirarsi dietro non è cosa da poco.
Occorre inoltre valutare la scelta fra un modello manuale,
da sostenere con le due braccia, o un tipo con motore a spalla
(a zaino), indicato per ampie metrature. Alcune case mettono
a disposizione modelli dotati di fermo acceleratore, per
dosare la portata d'aria in base al tipo di lavoro da
svolgere.
La velocità del getto d'aria è legata alla potenza
del motore: se un soffiatore domestico da 1,2 HP produce
un soffio che viaggia a 74 metri al secondo, con una macchina
professionale arrivate a raddoppiare. Assicuratevi che
il modello scelto sia silenzioso e abbia un efficiente sistema
antivibrazioni.
Gli aspirafoglie più comodi sono quelli a spinta, dotati
di tre ruote e semoventi. Sono macchine più costose,
ma hanno prestazioni tali da renderle consigliabili per
le grandi superfici; il sacco arriva ad avere una capacità di
oltre 200 litri, contro i 35-40 di un piccolo aspiratore
manuale.
Alcune case produttrici mettono a disposizione, per queste
macchine, dei sacchi raccolta adatti a particolari materiali:
ad esempio per foglie umide (in nylon microforato, per favorire
il ricircolo d'aria e ottimizzare l'aspirazione) oppure
per foglie molto secche e polverose (il sacco è in
panno pesante che agisce in parte come filtro antipolvere).
Ci sono anche dei kit che migliorano il lavoro della macchina
su cortili non asfaltati, ghiaiosi, in pendenza o con piccoli
scalini.
Come
scegliere l’aspirafoglie
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Valutate
qual è la quantità di materiale vegetale
che avete da raccogliere ogni anno, e considerate che
un buon soffiatore, soprattutto se a scoppio (senza
il fastidio del cavo elettrico) è utile anche
per la pulizia degli spazi esterni in qualsiasi stagione.
La funzione soffiatore-aspiratore deve essere comoda:
l'ideale è poter passare da un sistema all'altro
senza interrompere il lavoro. Una macchina di buona
qualità provvede a compattare il materiale raccolto
nel sacco, riducendolo fino al 10% del volume originale
se dotata di turbina/trituratore (che è comunque
adatta solo a materiali leggeri e friabili: per le
ramature occorre il biotrituratore vero e proprio).
Le macchine semoventi hanno una forza aspirante notevole
e alcuni modelli trovano impiego anche per la pulizia
di strade e piazze, in quanto sono in grado di aspirare
cartacce, lattine di alluminio e piccoli rifiuti. Dotando
l'attrezzo di un tubo d'aspirazione alternativo alla
bocca frontale, si possono raggiungere punti difficili
sottochioma, gradini, sottoscala, ecc.
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...e poi, che farne?
Quale che sia il sistema adottato per raccogliere il fogliame,
dovrete scegliere come eliminarlo. Potete utilizzare i bidoni
appositi messi a disposizione dal Comune per foglie e materiali
bio. In alcune città esiste un sistema di raccolta
periodica a domicilio dei resti vegetali:
un buon esempio è dato dal Comune di Reggio Emilia,
che effettua questo servizio in varie zone della città in
base a un calendario mensile. Caldamente sconsigliato
bruciarle: è quasi ovunque vietato, sia per ragioni
di sicurezza che per motivi ambientali.
La combustione delle foglie, spesso non del tutto secche, è imperfetta
e si emettono nell'atmosfera fuliggine e altri combusti
inquinanti. Il sistema più raccomandabile è quello
della trasformazione in concime attraverso il compostaggio: è il
modo più corretto ed ecologico per copiare ciò che
avviene ogni anno, da sempre, nei boschi e nelle foreste, grazie
a un meccanismo naturale perfetto e meraviglioso.
Il compostaggio delle foglie: semplice, ecologico,
economico
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II
ciclo della vita |
Anche
in giardino possiamo riprodurre il prezioso fenomeno
naturale del riciclaggio di foglie e resti vegetali
in terriccio fertile. Un biotrituratore e un bidone
da compostaggio
agevolano l'operazione e la rendono più rapida.
Illustrazione e foto dalla documentazione dei biotrituratori
Viking, www.stihl.it. |
Il processo di biotrasformazione dei resti vegetali in
terriccio ricco di valori nutritivi è un fenomeno
noto fin dall'antichità ed è considerato
la base dell'approccio biologico all'agricoltura e al giardinaggio.
Da sempre praticato in campagna, oggi trova applicazione
anche nei giardini urbani grazie alla disponibilità di
attrezzature pensate per facilitare questo lavoro e renderlo
privo di effetti collaterali indesiderabili, quali l'emissione
di cattivi odori o la presenza di insetti o animali.
Un buon sistema di compostaggio rende del tutto inesistenti
queste problematiche. Il fenomeno di decomposizione avviene
in modo del tutto naturale nei boschi e nelle foreste: le foglie
e i resti caduti a terra formano uno strato che si decompone
gradualmente, rilasciando nell'aria un buon 'odore di terra'.
Responsabili di questo incessante lavorio sono i microrganismi
che 'digeriscono' lentamente ma inesorabilmente i resti delle
piante, e li trasformano in un substrato leggero, ricco di
sostanze nutritive.
A
livello domestico, difficilmente è possibile lasciare
le foglie accumulate in un angolo e aspettare per mesi e mesi
che si trasformino. L'uso di un biotrituratore semplifica il
lavoro: i resti vegetali finemente sminuzzati sono soggetti
ad una decomposizione rapida e corretta, che può avvenire
in un apposito contenitore, il bidone da compostaggio. Un buon
sistema per ottenere una miscela adatta al rapido compostaggio è quello
di sminuzzare insieme le foglie e la tosatura del prato. Ciò provoca
la formazione di un tritume arieggiato e ben miscelato, importante
soprattutto se le foglie raccolte provengono da alberi quali
quercia, pioppo, platano, che sono coriacee e contengono sostanze
che rallentano la decomposizione. Tutte le foglie leggere e
ben secche si decompongono rapidamente e danno luogo a un prodotto
finale di buona qualità se integrato da altri resti
vegetali di origine diversa, per ottenere un humus equilibrato
e ricco di minerali utili.
L'ideale è ottenere una composizione mista di parti
verdi (foglie o resti del prato) che contengono molto azoto,
e parti marroni (foglie secche o ramaglia tritata) che provvedono
a fornire una quota di carbonio. Una conseguenza diretta del
compostaggio è il fatto che le foglie vengono smaltite
a casa propria, senza il fastidio di doverle accumulare in
sacchi e portarle alla discarica. L'altra conseguenza positiva è che
il compost ricavato, oltre che molto utile e del tutto naturale, è anche
a costo zero ed elimina o riduce la necessità di acquistare
concimi.
L'importanza di un buon composter
Per il perfetto smaltimento e trasformazione dei rifiuti vegetali
in terriccio fertile è utile dotarsi di un contenitore
apposito. Un buon bidone da compostaggio ha il pavimento
grigliato, fondamentale per consentire l'accesso di aria
dal basso. Il cono di aerazione centrale favorisce il flusso
dell'aria e la convoglia adeguatamente: questo fattore è alla
base di un processo di biodegradazione senza emissione di
odori sgradevoli e senza rischio di marcescenza del materiale.
Si possono scegliere anche modelli più semplici o
accumulare i resti in un cestone di rete o di legno, ma sono
sistemi consigliabili quando è possibile collocare
il compost a una certa distanza dall'abitazione e in zone
dove il clima è arieggiato e non troppo umido. Una
certa umidità è comunque necessaria: in estate
occorre periodicamente innaffiare e, quando necessario, integrare
il materiale con un acceleratore di compost. Si tratta di
prodotti granulari a base di guano (deiezioni di uccelli
marini), urea, calcio e sostanze attivate con microrganismi
specifici grazie ai quali il processo diventa più rapido
ed efficiente.
Cambia
il clima, l'autunno sparisce?
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Lo
scorso anno, l'allarme è stato lanciato
fondamentalmente per motivi economici. La stagione
arida e calda ha provocato un autunno 'sbiadito'
nei boschi del Vermont, lo stato USA celebre
per le sue immense foreste colorate da quella
che viene chiamata 'estate indiana' e che costituisce
un momento di punta per il mercato alberghiero
locale. Il calo vertiginoso di turisti dello
scorso anno fu dovuto al fatto che mancavano
quei colori così accesi e suggestivi,
che normalmente sono attivati dal succedersi
di giornate terse, fredde, molto luminose. Al
di là delle prosaiche lamentele per il
flop turistico, la tendenza al riscaldamento
globale genera fenomeni gravi e irreversibili
nel patrimonio forestale a livello mondiale.
Anche nei nostri climi, l'autunno 2006 è stato
insolitamente estivo; il caldo e la siccità si
sono protratti fino a dicembre e non sono stati
equilibrati da un successivo periodo sufficientemente
piovoso. Non ci sono più le stagioni,
recita il più banale dei modi di dire.
Purtroppo è la verità: ne parleremo
prossimamente su 'Giardinaggio' con Luca Lombroso,
meteorologo, volto noto agli spettatori della
trasmissione su Rai3 'Che tempo che fa'.
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