FOSSILE A CHI ?
di Renato Ronco (Giardinaggio, settembre 2006)

Viene spesso definito "fossile vivente", ma il ginkgo è talmente vitale
da essere oggi una specie "di moda" in giardini e città.

 

Dicono che questa pianta abbia straordinarie qualità. E come potrebbe essere altrimenti, visto che si autotrasmette geneticamente i ricordi di 250 milioni di anni? Il Ginkgo biloba deve per forza contenere la voglia di vivere, la caparbietà, la saggezza, la lungimiranza accumulate durante tutte le generazioni passate, avendo visto l'evoluzione della Terra a partire da milioni di anni prima dei dinosauri fino ai nostri giorni. Per molto tempo si ritenne che il ginkgo fosse scomparso: lo si conosceva soltanto attraverso i fossili, che si ritrovavano in un'area molto estesa, praticamente in tutto l'emisfero Nord. E' in realtà il più antico albero deciduo che sia sopravvissuto fino ai giorni nostri.

Nessun'altro vegetale è come lui

Tutto è singolare, nel Ginkgo biloba (sinonimo Salisburia adiantifolia). E' una gimnosperma (la sottodivisione botanica superiore più antica, in cui gli organi riproduttivi non sono manifesti), ma anche in questo gruppo è anomalo. Alle Gimnosperme appartengono le conifere, che non sembrano avere nulla in comune con il ginkgo, che non ha foglie aghiformi, non è sempreverde, non ha canali resiniferi e produce un frutto carnoso, non uno strobilo (la "pigna"). L'accomuna a queste piante solo il tipo di "fiore", non racchiuso in un ovario.
Engelbert Kaempfer (1651-1716), un chirurgo tedesco al servizio della botanica, fu il primo occidentale a vedere, tre secoli fa in Giappone, questa pianta così speciale. Il nome "ginkgo" è attribuito a lui, pare derivi dalla parola cinese che significa "piedi di papera", con riferimento alla singolare forma delle foglie. Linneo (1707-1778), il padre della botanica sistematica, sempre per le caratteristiche della foglia, completò poi lo specifico con il termine "biloba", avente il medesimo riferimento.
Appartiene alla famiglia delle Ginkgoacee, unica di quel genere. Non si trova più allo stato spontaneo ma è stato salvato nei giardini dei templi religiosi in Cina, Giappone e Corea, dove è molto frequente; ora è abbastanza comune anche da noi. L'albero più grande e forse il più vecchio si trova in Giappone, nel giardino del tempio buddista di Zempukuji: la circonferenza del tronco è di 9 m per 20 m di altezza e un cartello afferma che risale al 1232.

Attenzione alle piante femmina

Le foglie sono appunto bilobate con nervature a ventaglio che si dipartono dal picciolo (non esistono altri vegetali con tale disposizione nervale), con inserimento alterno sui rami: in autunno assumono uno splendido colore giallo oro. E' una pianta dioica, vi sono cioè piante con fiori solo maschili e piante che portano solo fiori femminili, e qui nasce il problema: i fiori femminili producono un frutto simile a una grossa ciliegia, di colore giallo, di aspetto cereo, che emana un odore fetido quando viene calpestato. Per questo motivo si preferiscono le piante maschili, ma il sesso femminile è in netta maggioranza: fino a quando, di solito verso il ventesimo anno di età, non vengono prodotti "fiori", non è possibile distinguere la pianta maschile dalla femminile.
Si tende a ovviare all'inconveniente ricorrendo all'innesto, che però può indebolire per vari motivi la pianta; bisogna ricorrervi solo quando è indispensabile: se la destinazione della pianta è un parco privato, il problema del cattivo odore dei frutti non è poi così limitante.
Il seme è grosso, protetto da un tegumento legnoso poco resistente; in Cina lo mangiano: è molto amaro, ma i cinesi amano questo sapore.

 

L'albero della longevità

La prima pianta in Europa fu introdotta nel Giardino botanico di Utrecht attorno al 1750; in Italia compare poco più tardi nell'Orto botanico di Padova ed è tuttora viva. L'Orto botanico di Parma, per la sua unicità e in ricordo del primo esemplare introdotto nel 1791, ha adottato il Ginkgo biloba come proprio simbolo.
E', come avrete capito, un albero molto longevo e di forte vigore anche in età matura, ma è lento a crescere nei primi anni di vita. Sarebbe l'unico albero sopravvissuto alla bomba atomica di Hiroshima: a soli 800 m dall'epicentro dello scoppio, nella primavera successiva, da un albero apparentemente carbonizzato sono spuntati nuovi germogli. Quell'albero ancora oggi è ammirato e amato!
E' in effetti una pianta resistentissima: al caldo, al freddo, all'inquinamento e allo smog, e anche alle malattie; nelle città degli Stati Uniti viene ampiamente utilizzata per queste sue qualità. In Cina dicono i saggi che camminare sotto il ginkgo allunga la vita: io passo continuamente sotto i miei ginkgo, ma senza convinzione... Penso però che passeggiare tranquillamente, se possibile con pensieri sereni, sotto qualsiasi albero possa allungare la vita. Una pianta con queste prerogative non poteva non essere utilizzata nella medicina, dalla più antica (si sono trovate citazioni nel 2800 a.C. in testi cinesi) fìno a quella attuale: migliora l'afflusso di sangue al cervello, la memoria a tutte le età e lo stato di coscienza nell'anziano, la circolazione del sangue in generale, inoltre rallenta la progressione della malattia di Alzheimer e possiede spiccate proprietà antiossidanti.

 

 

Un ginkgo in giardino

E' una pianta facile da coltivare, il Ginkgo biloba, caso mai bisogna riservargli qualche piccola attenzione nei primi anni. Io non ho mai avuto bisogno di seminarlo: le piantine nascono spontaneamente nel terreno circostante gli alberi anche se, per limitare lo sgradevole odore, cerco sempre di asportare tutti i frutti quando sono caduti. Ho potuto però osservare che la germinabilità - senza, devo dire, prestare molte attenzioni - non è molto alta e questo malgrado i semi siano tutti ben "pieni".

Nel primo anno normalmente raggiungono i 20 cm di altezza e l'anno successivo, prima che riprendano a vegetare, bisogna spostarle, e qui la prima sorpresa: hanno un fittone non solo lunghissimo, ma anche molto grosso, molto più del diametro del tronchetto che si sviluppa fuori terra. Non abbiate paura ad accorciarlo, operazione necessaria specialmente se intendete invasare la piantina: si offenderà un po' ma non morirà.
Negli anni successivi, se si renderà necessario spostare ulteriormente la piantina, scoprirete che, privata del fittone, avrà sviluppato un ricco apparato radicale, atto a formare una buona zolla.

La crescita è lenta, specie nei primi anni (anche 20), e la pianta è un po' indisciplinata nell'accrescimento: qualcuna può sviluppare pochi rami che si protendono orizzontalmente, altre possono avere diversi rami dominanti decisamente verticali. Per avere in seguito una pianta ben formata occorrerà intervenire con potature in entrambi i casi, accorciando i rami orizzontali e eliminando quelli verticali lasciando solo il principale. Queste operazioni è bene effettuarle quando i rami sono ancora piccoli: il ginkgo non ama potature pesanti.
Quando la pianta è affrancata non soffre la siccità, le sue radici ben sviluppate riescono a trovare quanto le basta. Come già detto, resiste a tutti i possibili fattori ambientali avversi, a differenza di molte altre specie "più giovani"; inoltre si adatta a tutti i terreni: escluderei solo quelli paludosi o comunque troppo umidi.
Fondamentale, al momento dell'impianto, darle tutto lo spazio necessario, anche in prospettiva negli anni, con l'accrescimento: può raggiungere i 40 m d'altezza e i 10 m di diametro. Come in quasi tutte le piante che suscitano qualche interesse, negli anni sono state selezionate diverse varietà, così è successo anche al ginkgo: si possono trovare nei vivai, anche se non facilmente, forme a portamento orizzontale, fastigiate, con foglie diversamente lobate e anche variegate.

 


Per la circolazione e il benessere

 

Sapevate che il ginkgo è prezioso per le proprietà fìtoterapiche? Favorisce la circolazione sanguigna, mantenendo liberi i vasi e rinforzandone le pareti, ma pare che molti altri siano i suoi effetti benefici. Per saperne di più, vi consigliamo due interessanti libri. Il primo "Ginkgo biloba, uno prodigiosa pianta millenaria" di Rosemary Gray, Ed. Hermes, 10,50 euro, ne esamina le virtù, le modalità d'impiego dei preparati commerciali e le possibilità delle tisane fai-da-te. Il secondo "Ginkgo, il ventaglio della lunga vita" di Bruno Brigo, Ed. Tecniche Nuove, 3,60 euro, sinteticamente ma scientificamente spiega come agisce, come e quando si usa, quali precauzioni vanno adottate.
La sacralità del ginkgo è espressa nell'opera della pittrice e illustratrice americana PennyLea, che ha creato un mandàla utilizzando le foglie dell'albero, simbolo di saggezza, disposte intorno a un cerchio centrale che rappresenta la dualità maschio-femmina e la ricerca della conoscenza interiore. Il mandàla è una forma di espressione artistica orientale: chi lo realizza desidera donare armonia, benessere e gioia di vivere a chi si ferma ad ammirarlo. Potete visitare la galleria di opere di PennyLea su www.sacredimagespublishing.com

 

 

 

Info

Andrea Ronco Vivai - Torino, tel. 011/2730498
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