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L'ORTO
MADE IN ITALY
di Simona
Pareschi (Giardinaggio,
aprile 2009)
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Riscopriamo
le varietà tipicamente italiane,
per
portare in
tavola sapori tradizionali,
genuini
ed ecologicamente
corretti. |
Quello
bolognese è cicciottello mentre quello romanesco è lungo
e stretto, quello di Faenza è piccolo e gustoso mentre
quello di Albenga può allungarsi fino a 1 metro;
poi ci sono il bianco di Trieste e il nero di Milano, il tondo
di Piacenza e il lungo fiorentino, il verde d'Italia e lo striato
di Napoli, l'ottimo sarzanese e il classico genovese:
sono solo alcune delle tantissime varietà di zucchini
'made in Italy'. E se sotto il riflettore mettiamo i pomodori
o le insalate, i peperoni o le melanzane troveremo ugualmente
una varietà sorprendente.
Quando riempiamo il carrello
di verdure fresche raramente andiamo così per il sottile,
anche perché l'offerta, specialmente nei supermercati, è abbastanza
omologata. Ma se riuscissimo a trovare il tempo di dedicare
più attenzione alla spesa o ancor meglio se decidessimo
di coltivare noi stessi il nostro orto, potremmo migliorare
la qualità della nostra cucina e diversificare
il ventaglio dei sapori, contribuendo nel contempo alla salvaguardia
della biodiversità e al rispetto della tipicità e
della tradizione del nostro paese.
Sua
maestà il
pomodoro
Re degli
ortaggi di casa nostra è senz'altro
il pomodoro. Originario del Sud America, arrivato in Europa
nel 1500, considerato inizialmente una specie puramente
ornamentale, diventò poi gradualmente un ingrediente
irrinunciabile della cucina mediterranea. Dalla pizza
napoletana alla pappa al pomodoro toscana, dalla panzanella
alla classica pasta con il sugo, questo ortaggio succoso è il
vero protagonista delle tavole italiane da secoli e secoli.
Oggi il nostro paese vanta una produzione estremamente ampia
(che lo fa leader in Europa) e diversiflcata, che conta innumerevoli
selezioni locali: dai rinomati Cuore di bue ai saporitissimi
pomodorini del Vesuvio, dal succoso pomodoro rosa di Sorrento
al giallo di Castelfiorentino, che sembra un peperone quadrato
ed è ottimo da cucinare ripieno. E ancora le varietà Fiascone e Fiaschella coltivate da secoli in Campania, il Belmonte,
profumatissimo dono della Calabria, i pomodori a frutto grosso
e costoluto come il Genovese, il Fiorentino, il Riccio
di Parma e il Riccio Romagnolo. Molti si fregiano di marchi
di qualità, come
il San Marzano, diffuso in una zona ben delimitata della Campania
e riconosciuto come DOP; il pomodoro Pachino,
coltivato in un ristretto lembo sud orientale della Sicilia,
che ha ottenuto l'IGP;
o ancora la selezione ligure del Cuore di bue, detta pomodoro
di Albenga o Pera ligure e protetta dal marchio "Liguria
di qualità" garantito dal "Consorzio di valorizzazione
dei prodotti tipici della Liguria".
Le condizioni ottimali di cui può godere questo ortaggio
nei paesi mediterranei, scaldati dal sole, nutriti da un terreno
fertile e cullati dall'influsso del mare, spiegano la particolare
intensità di sapore e profumo delle varietà nostrane.
E' tale il valore di questa biodiversità, che si sta
lavorando addirittura a una mappatura genetica dei pomodori
italiani:
presso l'Istituto di genetica vegetale del CNR (Consiglio nazionale
delle ricerche) di Portici stanno nascendo delle banche per
conservare sapori e odori tipici delle varietà autoctone,
immagazzinandone le sequenze genomiche.
Una scelta ecologica
La scelta di varietà locali aiuta anche notevolmente
a proteggere l'ambiente e il clima: va infatti nella direzione
indicata dalla Coldiretti con il progetto "chilometro
zero", che invita a privilegiare i prodotti del territorio,
che non devono percorrere lunghe distanze prima di giungere
in tavola, limitando le emissioni di gas a effetto serra provocate
dal trasporto dei cibi. Secondo un recente studio della Coldiretti
consumando prodotti locali e di stagione, una famiglia può risparmiare
fino a 1000 kg di anidride carbonica l'anno. E dunque benvenuta
la recente comparsa nelle nostre città dei "farmers
market", mercati alimentari gestiti direttamente da contadini e agricoltori del posto, già presenti
da anni in diversi paesi europei e ora in via di diffusione
anche in Italia.
Presidi e ortaggi protetti
Se amate i peperoni, anziché limitarvi a scegliere un
tipo rosso piuttosto che giallo, potete accertarvi che si tratti
anche di una varietà locale: come il "Cuneo
giallo", a forma di trottola, il "Quadrato di Asti",
giallo o rosso, carnoso e dolce, il "Friggitello campano",
che da verde intenso vira al rosso brillante, di forma simile
a un peperoncino, ma a polpa dolce, ottimo saltato in padella.
I buongustai non devono perdersi il peperone "Corno di
Bue di Carmagnola", presidio Slow Food (e già IGP),
di forma conica allungata, giallo o rosso, che, essendo
ottimo come verdura da tavola e in padella, ha ridato nobiltà a
un tipo di peperone svilito dall'abitudine di destinarlo
solo alla conservazione.
Tra le melanzane, l'unica varietà che si fregia del
marchio DOP è la melanzana Rossa di Rotonda, coltivata
esclusivamente nella provincia di Potenza, recuperata
dopo aver rischiato l'estinzione: piccola e tondeggiante, inizialmente è arancio
vivo e poi rossastra, tanto da somigliare a un pomodoro (il
suo nome dialettale infatti è "merlingiana a pummadora").
Merita
attenzione anche la Violetta tonda di Firenze,
che dà frutti enormi e tondeggianti, di un bel viola che sfuma
al celeste e dall'ottima polpa compatta.
Tra gli ortaggi da foglia, è la lattuga la regina a
livello nazionale, sia per area coltivata che per consumo
pro capite. Originaria del Medio Oriente, ha trovato
nella nostra penisola un habitat ideale per sviluppare
la miriade di varietà che oggi apprezziamo; la lattuga
romana, in particolare, pare sia italiana di nome e di fatto.
Tra le varietà tipiche si può sperimentare la "Regina
di maggio", dalle foglie bionde sfumate di rosso; la "Cavolo
di Napoli" con foglie verdi che abbracciano un cappuccio
bianco e tenero; la croccantissima "Rossa di Trento" (o "Ubriacona")
e la quasi sconosciuta "Rossina di Pescia", vecchia
e robusta cultivar toscana dal fogliame rossastro.
Nell'orto italiano non può mancare il solare melone,
che si declina in innumerevoli varietà nazionali.
Il Rugoso di Cosenza giallo produce frutti di oltre 2 kg, allungati,
dalla buccia gialla e rugosa e dalla polpa bianca e dolce,
da gustare fino a dicembre. Hanno polpa bianca e zuccherina
e ottima conservabilità anche il Napoletano giallo e il Napoletano verde (a buccia verde scuro), che diventano sempre più dolci man mano
che maturano.
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L'azienda
dei Fratelli Ingegnoli, si distingue per una tradizione
più che
centenaria nella conservazione di antiche varietà locali italiane. Qui
si producono le sementi di ortaggi di una volta, introvabili al supermercato.
Tra i pomodori, per esempio, si segnalano il "Gigante liscio" che risale
al lontano 1920, il "Costoluto genovese" dalla polpa dolce, carnosa
e profumata (nella foto a sinistra), il "Principe Borghese", piccolo
pomodoro tondo pugliese,
ideale per l'essiccazione. E ancora il San Marzano vero, che si coltiva ancora
come una volta. Tra le melanzane la deliziosa "Violetta di Firenze" tra
le insalate la "Lattuga cavolo di Napoli" e tra i peperoni, il "Cuneo giallo", con polpa di spessore
eccezionale e assai apprezzata dai buongustai, e il "Friggitello" ottimo
da conservare e da saltare in padella.
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Seedsavers contro l'estinzione
Nonostante la globalizzazione imperante, quindi, gli ortaggi
tipici sono ancora presenti in alcune varietà regionali,
anche se una grande quantità è andata perduta.
Delle oltre trecento varietà di pomodoro commercializzate
in Italia, per esempio, quelle autoctone sono solo una ventina
e lo stesso discorso vale per i peperoni (su oltre cento varietà,
solo 17 sono locali) e per melanzane, lattughe, meloni e
altri ancora.
Quelle che ancora sopravvivono, o che sono state ritrovate,
devono molto ad alcune ditte sementiere che, in controtendenza
rispetto alle logiche prevalenti sul mercato, stanno investendo
nel recupero e nel rilancio di antiche varietà;
ma soprattutto al lavoro instancabile dei Seedsavers,
i "salvasemi",
che coltivano nei loro orti personali le varietà minacciate
e poi ne distribuiscono i semi a chi ne faccia richiesta.
Grazie alle loro associazioni e reti di scambio, i Seedsavers hanno
già salvato numerose specie a rischio, spesso a partire
da qualche esemplare reperito presso l'orto privato di qualche
anziano agricoltore. Per fare un esempio, è grazie
ai Seedsavers che è stato riportato in vita un antico
cocomero italiano, il "Moscatello a pasta arancione" rintracciato
in un vecchio orto toscano: si tratta dell'unica anguria sopravvissuta
delle 27 varietà locali presenti in Italia (e testimoniate
dai cataloghi delle ditte di sementi) fino agli anni '50.
In
clima mite il calendario si allunga
di
Elena Tibiletti
Rispetto
ai paesi nordici, ma anche rispetto al Nord Italia, nei paesi
mediterranei la coltivazione dell'orto viene avvantaggiata
dal clima più mite durante l'inverno, che consente
non solo un anticipo delle semine, ma anche un posticipo
nella raccolta dei diversi ortaggi.
Ecco. mese per mese,
cosa seminare e cosa raccogliere nelle zone costiere
e di pianura.
Gennaio: semina
a dimora di pisello, fava, lattuga, scarola, spinaci, basilico,
prezzemolo, tuberi
di patata; semina in semenzaio di pomodoro, peperone, melanzana,
zucchine, cetriolo; raccolta di bietola, carciofo, cavolfiore,
cavolo verza, porro, ravanelli, spinacio.
Febbraio: impianto
a dimora di bulbilli d'aglio, bulbi di cipolla, tuberi di
patata; semina a dimora di lattughe,
valerianella, spinaci, prezzemolo, fave, scalogni, piselli,
carote precoci, biete da costa, ravanelli, cavoli rapa; semina
in semenzaio di pomodoro, peperone, melanzana, zucchine, cetriolo,
melone, anguria; trapianto a dimora di pomodori, peperoni,
melanzane, cetriolo, zucchine; raccolta di bietola, carciofo,
carota, cavolfiore, cavolo verza, porro, ravanelli, spinacio.
Marzo: semina a dimora di agretti, basilico, bietola, broccolo,
carote, cicoria, cipolla, finocchio, lattuga, prezzemolo;
trapianto a dimora di porro, cetriolo, melanzane, melone,
peperoni, pomodori; raccolta di basilico, broccolo, carciofo,
carota, fragola, lattuga, pisello, ravanello, spinacio,
zucchine.
Aprile: semina
a dimora di bietola, carote, ceci, fagiolini,
mais dolce, zucca, zucchine; raccolta di broccoli, carciofi, carote, cetrioli, cicoria,
cipolla, fagiolini, fave, finocchi, fragole, lattuga,
piselli, prezzemolo, ravanelli, zucchine.
Maggio: semina
a dimora di bietola, carote, fagiolini, fagioli, zucchine; raccolta
di asparagi, carciofi, cavoli, carote, fragole, ortaggi a foglia,
ravanelli, prezzemolo, porri, patate novelle, spinaci.
Giugno: semina a dimora di fagioli, insalate, zucchine;
semina in semenzaio di cavolo, radicchi a palla precoci, indivie;
trapianto a dimora di lattuga, porro; raccolta di cetrioli,
fagiolini, melanzane, melone, patate novelle, peperone, pomodoro,
sedano, zucchine.
Luglio: semina a dimora di barbabietola, carota,
cavolo cinese, cavolo rapa, cicoria, fagiolini, lattuga, prezzemolo,
zucchine;
impianto di carducci, carciofi, tuberi di patate; trapianto
a dimora di pomodoro;
raccolta di aglio, pomodoro di Pachino, ceci, cetrioli, fagiolini,
fagioli, insalate, melanzane, patate, peperone, pomodoro, zucchine.
Agosto: raccolta di cetrioli, fagioli, melanzane, melone,
peperone, pomodoro, zucchine.
Settembre: raccolta
di cetrioli, fagioli, melanzane, peperone, pomodoro, zucchine.
Ottobre: semina
a dimora di fave, lattuga, pisello, spinaci; trapianto a dimora
di cipolla, lattuga; raccolta di carciofi,
cavolfiore, cavolo cappuccio, fagiolini, finocchio, insalata,
melanzana, peperone, pomodoro, zucchine.
Novembre: semina a dimora di cavolfiore, cavolo cappuccio,
piselli, ravanelli, spinaci; trapianto a dimora di cavolfiore,
cavolo cappuccio, carciofi, cipolle, fave, lattuga: raccolta
di carciofi, cavolfiore, cavolo cappuccio, finocchio, insalata,
pomodoro, zucchine.
Dicembre: semina a dimora di spinaci, ravanelli; impianto
di zampe di asparagi, bulbi di cipolle: trapianto
a dimora di maggiorana, erba cipollina, timo, menta e origano;
raccolta di cavoli, carote, spinaci.
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A sinistra il peperone quadrato giallo di Asti, varietà piemontese
dal frutto grosso e squisito.
A destra il melone napoletano
verde, precoce e zuccherino
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Pomodoro:
(l'Italia lo fa nero) |
Non è una
varietà antica, ma è assolutamente 'made
in Italy': si chiama "Sun Black" ed è un
pomodoro nero. Quando matura la sua buccia diventa
di un viola profondo, grazie alla presenza degli antociani,
pigmenti propri dei vegetali viola, come l'uva nera
e i mirtilli, che agiscono come potenti antiossidanti,
combattendo la formazione dei radicali liberi e, quindi,
i processi d'invecchiamento cellulare. Sotto il profilo
del sapore, "Sun Black" è un pomodoro
classico, cosi come nella polpa, di un bei colore rosso.
Nato a Pisa nell'ambito del progetto interuniversitario Tom-Anto finanziato
dal Ministero dell'Università e della Ricerca Scientifica, "Sun
Black" non deriva da tecnologie OGM, ma è stato ottenuto incrociando
varietà di pomodoro con caratteristiche contrastanti, che producono
rispettivamente piccole quantità di antociani nella buccia e nelle foglie
(non è semplice trovare in natura pomodori che presentino antociani).
Lo scopo era quello di creare un superalimento, altamente salutare.
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