CAPITOLO
VI
IMPIANTO, COLTIVAZIONE E CONCIMAZIONE
I
giardinieri più esperti sono unanimemente d'accordo
che sia l'autunno il periodo migliore per la messa a dimora
delle peonie, e che i mesi più adatti siano settembre
e ottobre. Nel mio giardino si comincia a piantare solo a metà settembre,
per essere certi che le gemme si siano completamente formate.
Si può continuare con gl'impianti fintanto che le condizioni
del terreno lo consentano, ma le peonie messe a dimora nel
tardo autunno non avranno la possibilità di assestarsi
e di emettere nuove radici prima dell'arrivo delle gelate.
Se il terreno non si sarà ben consolidato, il gelo le
sospingerà in superficie. Sia in questo caso, come nel
caso di gemme non completamente formate, l'anno seguente la
fioritura ne risentirà per qualità e quantità.
La messa a dimora primaverile è stata sperimentata a
fondo da coltivatori provetti e quasi all'unanimità condannata
per il fatto che le radici, che hanno una ripresa vegetativa
precoce, ne vengono inevitabilmente disturbate. Ogni tanto
una voce si leva in suo favore, e qualche sporadico catalogo
propone peonie sia per messa a dimora autunnale che primaverile.
Immagino che queste voci isolate abbiano ragioni speciali o
personali dalla loro, e suppongo che anche i vivai che approvano
questa tecnica abbiano ragioni speciali. Ma le ragioni, quali
che siano, non includono il benessere della peonia. Certamente
nessuna legge vieta la messa a dimora primaverile. Ma a parer
mio e di molti altri appassionati, è un errore piantare
peonie in primavera. Il terreno destinato all'impianto dovrebbe,
se possibile, essere preparato con diversi mesi d'anticipo,
specialmente se la terra verrà smossa a una profondità maggiore
del solito; infatti le porzioni di rizomi e le piante appena
trapiantate sprofonderanno con l'assestarsi del suolo e il
risultato sarà lo stesso che se fossero state messe
a dimora troppo in profondità. In un terreno perfettamente
assestato e realmente pronto, le radici dovrebbero essere sistemate
in modo che le gemme superiori vengano a trovarsi tra
due e tre pollici al di sotto del livello del suolo. Questa
norma
vale per i terreni argillosi, in suoli leggeri si possono piantare
a una profondità di tre pollici o tre pollici e mezzo.
Un impianto non sufficientemente profondo ha diversi svantaggi.
L'azione del gelo sospingerà rapidamente in superficie
le radici, dalle quali la terra sarà più facilmente
dilavata in caso di forti piogge e, così esposte, esse
marciranno in breve tempo. E anche le corone basali probabilmente
verranno danneggiate dalle normali tecniche colturali. Inoltre,
poiché invecchiando la corona basale della peonia
tende naturalmente a risalire in superficie, col tempo una
vecchia radice verrà a trovarsi a livello del suolo
e dovrà essere ricoperta. Se fin dall'inizio le radici
saranno interrate troppo poco in profondità, questa
condizione ne sarà affrettata. D'altra parte, un impianto
troppo profondo della peonia è tra le cause di una sua
scarsa fioritura ed è quindi da evitarsi. La grande
attenzione richiesta per collocare le radici alla giusta profondità implica
che anche la qualità del terreno dovrà essere
necessariamente presa in considerazione. Le porzioni di rizoma
di piccole dimensioni non dovrebbero essere piantate alla stessa
profondità di rizomi di dimensioni tradizionali o di
radici di un anno. Una profondità di due pollici è più che
sufficiente. Invero, porzioni così minuscole dovrebbero
ricevere qualche attenzione in più giacché, oltre
a subire lo shock della divisione, peraltro inevitabile a prescindere
dalla misura, a causa delle loro ridotte dimensioni avranno
anche minori quantità di energia e di riserve di nutrimento
alle quali attingere fintantoché non si stabilizzeranno.
Se questi rizomi di minuscole proporzioni sono di varietà rare
e costose, come è molto probabile che siano, sarebbe
conveniente che per il primo e forse anche il secondo anno
di vita fossero messi in una serra fredda o in un posto ben
protetto e accuratamente drenato. Poiché le dimensioni
delle nuove radici commercializzate stanno diminuendo sempre
di più, l'abilità di chi le acquista dovrà di
pari passo aumentare, se vorrà salvaguardare il suo
tesoro. Molto importante inoltre è evitare di mettere
a dimora una peonia nello stesso posto occupato in precedenza
da un'altra. Il terreno ne risulta generalmente esaurito, e
questo sarà certo il caso se la precedente peonia vi
era piantata da diversi anni. A meno di non sostituire tutta
la terra con altra riccamente concimata, la nuova pianta, anche
se dovesse sopravvivere, il più spesso delle volte non
riuscirà a prosperare.
Ho già trattato questo
punto ne "Il libro delle peonie" diversi anni fa
e l'ho sempre messo in rilievo in occasione di letture e incontri.
Sono felice di constatare che molti vivaisti, nei loro cataloghi,
mettono ora in particolare evidenza la questione. Si tratta
di un piccolo dettaglio che può fare la differenza tra
successo e fallimento. Quando si debbano piantare un certo
numero di peonie a radice nuda, la distanza tra loro non dovrebbe
essere inferiore a due piedi e mezzo o tre; se lo spazio non
fa difetto o se al giardino sono destinati solo alcuni esemplari,
una distanza superiore sarà più vantaggiosa.
In una messa a dimora permanente, quattro o anche cinque piedi
tra pianta e pianta non saranno eccessivi, tenendo conto della
crescita e dello sviluppo finali. Il primo inverno dopo il
trapianto di peonie a radice nuda o di rizomi di normali dimensioni,
si dovrebbe provvedere alla loro pacciamatura allo scopo d'impedire
che vengano sospinti in superficie dall'azione meccanica di
gelo e disgelo. L'inverno successivo la protezione non sarà più necessaria;
nel caso invece di rizomi di minuscole proporzioni o di giovani
piantine sarà opportuno dar loro una protezione invernale
ancora per due o tre anni. Fieno di spartina, paglia, steli
di granoturco e foglie (non di peonie) vanno tutti bene come
pacciame. Qualunque sia la scelta, la pacciamatura dovrà aver
luogo dopo la prima severa gelata del terreno. Il letame è esiziale
per le peonie come pacciame. Viene a questo scopo ancora consigliato
e impiegato da alcuni giardinieri, ma credo che il loro numero
diminuisca con l'aumentare della loro esperienza. E' pù che
possibile usare il letame generosamente e in apparente sicurezza
per diversi anni. Poi, un bel giorno, è più che
probabile che l'incurante giardiniere trovi le sue peonie preda
di avvizzimento, marciume e botrite! Questi tormenti dovranno
poi essere combattuti per un periodo più o meno lungo,
fino a che tutte le piccole e festaiole spore fungine, con
tanta ospitalità nutrite dal letame, non siano state
sconfitte. Letame in forma solida non ha mai sfiorato le mie
peonie. Esse vengono protette e nutrite altrimenti. Il letame è certo
uno dei luoghi di elezione per la crescita e lo sviluppo dei
funghi, però non è il solo. Le foglie morte e
gli steli delle peonie stesse, se lasciati a decomporsi e marcire
per terra ogni inverno, sono una ricca fonte di guai. Per questa
ragione ogni autunno, a mano a mano che nel mio giardino il
fogliame della peonia giunge a maturazione, esso viene tagliato
e inesorabilmente bruciato. Compito anch'esso arduo, giacché i
gambi non sono ancora secchi a sufficienza per una buona combustione.
Nondimeno devono bruciare; e così aggiungiamo materiali
di scarto, vecchi pezzi di legno, e qualsiasi cosa che arda
facilmente. Per finire una spruzzatina di cherosene e comincia
l'auto-da-fé.
All'inizio della primavera vanno controllate
le peonie piantate e pacciamate l'autunno precedente. La protezione
invernale va tolta per tempo. Per quanto innocui normalmente
siano gli steli di granturco e il fieno di spartina, sotto
i raggi del caldo sole primaverile anch'essi possono provocare
guai se lasciati troppo a lungo sul terreno. Pertanto, nel
momento in cui le peonie mostreranno i loro "cari rosei
musetti", come la mia amica, Miss Jekyll, li chiama, la
pacciamatura dev'essere prontamente e accuratamente eliminata.
Non appena il terreno sarà asciutto a sufficienza, l'aiuola
delle peonie dovrà essere lavorata minuziosamente. Una
lavorazione costante e scrupolosa per tutta la stagione ricompenserà generosamente.
Così facendo si conserverà l'umidità del
suolo, le erbacce non potranno sottrarre nutrimento ai fiori,
il concime verrà completamente incorporato nella terra,
i nidi delle formiche saranno distrutti e le cetonie dorate
non avranno nessuna possibilità di tirar sù i
loro piccoli! Causa non ultima dell'urgente necessità di
procedere molto per tempo alla lavorazione del terreno attorno
alle peonie è la possibile presenza del maggiolino (Melolontha
vulgaris). Questi grandi e voraci coleotteri svernano nel terreno
e diventano attivi con i primi stimoli primaverili. Affamati
dopo il digiuno invernale, sono in grado di arrecare gravi
danni alle radici delle peonie e anche di altre piante. Laddove
la lavorazione del terreno è stata di troppo rimandata
so che hanno rosicchiato tutt'in giro e completamente distrutto
vaste zone della corona basale della peonia.
Per tutte le piante
l'uso di fertilizzanti allo scopo di favorire il numero e la
grandezza dei fiori è oggetto costante di test. Ma attualmente
sembra proprio che per la concimazione della peonia ci sia
un'assoluta frenesia di sperimentazione. Tre elementi sono
necessari per la crescita di ogni pianta: l'azoto, che nutre
le foglie, il fosforo, che nutre gli steli, e il potassio,
che è la principale fonte di nutrimento per fiori
e frutti. Il sistema più semplice per provvedere il
giardino di questi elementi è d'interrare, vangando,
piante da sovescio (detto anche concimazione verde) per l'azoto,
farina
d'ossa per il fosforo, e cenere di legna per il potassio. Così facendo
non si fa altro che seguire lo stesso metodo adottato dalla
natura, solo affrettandolo un po'. Infatti, la concimazione
verde è assimilabile alla decomposizione d'erbe e foglie
d'alberi, la farina d'ossa non è che un rapido ritorno
alla terra della vita animale che su di essa si svolge, e la
cenere di legna se non un'applicazione concentrata di sali
alcalini peraltro presenti nella terra stessa.
Il concime organico,
che è ricco soprattutto di azoto, è particolarmente
apprezzato giacché stimola i batteri benèfici
del terreno. E dato che l'uso diretto del letame allo stato
solido, per quanto riguarda le peonie, è generalmente
pericoloso, essendo un ospite troppo cordiale con le indesiderabili
spore, il giardiniere aggira l'ostacolo usando concime organico
in forma liquida. Nella coltura della peonia ho usato, e ogni
tanto uso ancora, fertilizzanti di commercio - acido fosforico,
cloruro di potassio, nitrato di sodio, solfato di ferro, e
altri prodotti chimici; ma sono convinta che di questo tipo
di concimazione se ne faccia facilmente un uso eccessivo e
che i prodotti chimici concentrati, così come il letame,
dovrebbero essere impiegati molto limitatamente. Quantunque
produttori e vivaisti nei loro cataloghi e nelle istruzioni
per l'impianto raramente ne facciano cenno, rimane il fatto
- come ho già avuto modo di sottolineare - che il terreno
può presto diventare troppo ricco per la peonia. Sovescio,
farina d'ossa e cenere di legna sono più lenti della
maggior parte dei fertilizzanti commerciali nel dare risultati,
ma sono molto più sicuri e perciò a lungo andare
più consigliabili. Anche questi concimi "naturali" devono
essere impiegati con attenzione. Sia la farina d'ossa che la
cenere di legna brucerebbero le radici se dovessero venirne
a contatto diretto. La cenere di legna è particolarmente
preziosa per le peonie, dato che l'effetto caustico del potassio
e della calce che essa contiene tende a mantenere il terreno
non acido e a contrastare lo sviluppo di funghi; tuttavia essa
dovrà essere incorporata o mescolata al terreno solo
dopo che le radici saranno state protette da uno strato di
terra.
Ogni qualtanto ricevo lettere o leggo articoli in cui
si protesta contro la cimatura delle peonie. Cimatura è il
termine tecnico che si applica alla rimozione dei boccioli
laterali di uno stelo di peonia. Con questa operazione il fiore
della gemma apicale rimasta sarà più grande.
Talune varietà sono innegabilmente più decorative
se si lascia che producano bouquets di fiori di minori dimensioni
piuttosto che un unico grande fiore per stelo. Le peonie che
esibiscono molti stami, 'La Rosière' per esempio, sono
particolarmente affascinanti se coltivate in questo modo. Lo
stesso dicasi per le varietà a fiore semplice. In linea
generale, però, la maggior parte degli amanti delle
peonie preferiscono avere fiori grandi. Non c'è alcun
dubbio che la grandezza sia una caratteristica che colpisce
nell'aspetto generale della peonia. Per questa ragione le gemme
laterali possono essere rimosse finché sono ancora molto
piccole, per dirottarne l'energia verso l'estremità o
gemma apicale. Qualora si desiderino fiori da esibizione, si
può ottenere ancor più energia, e quindi maggiori
dimensioni, tagliando o rimuovendo in primavera alcuni dei
getti più deboli che crescono al piede della pianta,
quando la loro lunghezza non sia ancora superiore a qualche
pollice.
Probabilmente succede di rado che due o tre appassionati
di peonie, trovandosi insieme, non comincino a parlare delle
cetonie - della loro ubiquità, dei loro peccati, e della
loro eventuale eliminazione. Ci sono diversi rimedi in vendita,
ma di nessuno di essi ho ancora udito parlare con entusiasmo,
salvo che da parte di chi li vende. Una collega giardiniera
del Connecticut ha risolto il problema delle cetonie con sua
piena soddisfazione. Trova che un'oncia di solfato di ferro
in polvere per ogni metro quadro di superficie, incorporato
una volta al mese mediante una buona lavorazione del terreno,
dopo una bella pioggia o dopo aver ben annaffiato con il tubo
di gomma, riduce immediatamente il numero delle cetonie. Se
questo trattamento viene ripetuto per tre stagioni di fila,
trova che le cetonie scompaiono. Io sono propensa a credere
che il valore del rimedio stia nel fatto che la terra viene
smossa regolarmente e a fondo. La cetonia, allo stato di pupa,
si trova non proprio ma quasi in superficie. In questo stadio
di sviluppo il minimo disturbo la uccide. Sia come sia, il
trattamento raccomandato ha due vantaggi certi, oltre a quello
dato dalla frequente lavorazione del terreno: uno è che
nessun malefico spruzzo andrà a toccare i fiori, e l'altro è che
il solfato di ferro è uno stimolante dell'apparato radicale
della peonia e un agente di non poca efficacia nell'aumentare
l'intensità del colore dei fiori.
In giardino un altro
problema sono le formiche, e quantunque il danno procurato
sia così indiretto che non sempre viene portato a loro
carico, è nondimeno reale, e spesso serio. Le spore
fungine vengono trasportate dalle formiche da una pianta all'altra.
Questo fatto è stato oggetto di accurati esperimenti
e di incontestabili dimostrazioni. Grandi quantità di
formiche, in cerca di quella sostanza mielosa che si trova
nei bocci delle peonie, sono in grado di combinare incalcolabili
guai. E mentre esse in larga misura scompaiono dopo che i boccioli
si sono aperti e che il "miele" non c'è più,
se c'è una malattia nelle strette vicinanze, molto probabilmente
ne avranno provocato la diffusione prima di andarsene. Il rigogolo
dei frutteti (Icterus spurius) distrugge molte formiche.
I vecchi meli vicini alla nostra casa sono tra i posti preferiti
da questi deliziosi uccelli per nidificare. Molto spesso vedo
un rigogolo oscillare su un grande stelo di peonia mentre si
pappa con gusto le formiche. Ma gli uccelli non possono uccidere
tutti quersti innumerevoli insetti. Anche noi dobbiamo dare
una mano. Molti anni fa il dott. Huey, il famoso rosaista,
mi disse di versare acqua bollente sui nidi delle formiche
ogni qualvolta ne trovassi uno. E così faccio ogni anno
nel mio giardino. Non è un rimedio definitivo, ma decima
notevolmente le orde di queste malfattrici. Ogni tanto vedo
uno dei giardinieri correre con aria trionfante lungo un sentiero,
tenendo in mano una teiera fumante. Poi, facendo un giretto
sul retro della casa, si vede sul vano della porta una cuoca
arrabbiata che borbotta imprecazioni! A volte questo ratto
della teiera quasi scatena lotte intestine. Infatti la cuoca
pensa al giardino solo come a un luogo piacevole in cui la
padrona di casa soddisfa un bizzarro gusto per il lavoro pesante,
mentre il giardiniere considera la casa una mera appendice
del giardino - un posto in cui ripararsi durante i temporali,
e un rifugio temporaneo per la notte, nell'attesa di tornare
a dedicarsi il mattino dopo a quello che è il vero scopo
della vita - il giardinaggio. Uno dei due ha assolutamente
ragione - ma non dirò chi. Potrebbe essere poco saggio;
perché, dopo tutto, per la mia felicità ho bisogno
sia della casa che del giardino.
CAPITOLO
IX
PEONIE
ARBOREE: COLTIVAZIONE, MOLTIPLICAZIONE E MIGLIORI VARIETA'
TERRENO E COLLOCAZIONE
La
posizione e il terreno sono importanti nella coltivazione
delle peonie arboree. Esse dovrebbero sempre essere piantate
a una certa distanza da alberi o arbusti ed essere riparate
dai venti di tramontana e di levante. Terreno da giardino,
ricco e friabile, è quel che più ci vuole tanto
per le peonie erbacee come per quelle arboree. Un terreno povero
dovrà essere emendato con l'aggiunta di letame ben maturo
o di composta... Il giardiniere dotato di spirito di osservazione
avrà notato che un terreno ricco di ferro è particolarmente
propizio alla coltivazione delle peonie. Dove ci fosse carenza
di ferro, l'aggiunta di piccole quantità - preferibilmente
sotto forma di solfato - contribuisce validamente a dare vigore
alla pianta e a intensificare il colore dei fiori. Oltre a
una giusta collocazione e a buon terreno, è indispensabile
il drenaggio: un eccesso di umidità favorirebbe lo sviluppo
del fungo bianco, al quale la peonia arborea è sensibile.
MESSA A DIMORA
Il periodo migliore va da fine settembre ai
primi di ottobre. Le radici dovranno sempre essere sottoposte
a un esame scrupoloso per accertare l'eventuale presenza del
fungo bianco. Tutti i marciumi, se ve ne sono, dovranno essere
tagliati via e le radici dovranno essere poi immerse in una
soluzione di formalina al 5%. Se il fungo non sarà del
tutto eliminato, esso si diffonderà e finirà per
provocare la morte della pianta. Durante la messa a dimora
si dovrà badare a che le radici non s'incrocino l'una
con l'altra, e che il colletto venga a trovarsi alla stessa
profondità in cui si trovava in vivaio. Le peonie arboree,
a differenza di quelle erbacee, non si dovrebbero mai raccorciare.
Salvo che per qualche occasionale taglio di abbellimento e
per la rimozione di quelle parti di rami seccatisi in punta,
la potatura non è necessaria. Nel primo inverno dopo
il trapianto, il terreno dovrebbe essere pacciamato con una
copertura leggera, in modo che le radici non vengano sospinte
in fuori dall'azione del gelo. Ogni autunno, per impedire che
il peso della neve spezzi i rami e per proteggere le piante
dagli appetiti di conigli affamati e senza scrupoli, avvolgo
le mie peonie con la paglia, similmente a come in genere si
procede per la protezione invernale delle rose. Dopo che le
prime calde giornate di primavera hanno fatto rifluire la vita
nelle gemme della P. moutan, gelate tardive spesso
arrecano gravi danni. Per questa ragione non tolgo mai la paglia
all'inizio
della primavera. Vengono solo tagliati i legacci e la paglia
viene fatta intrecciare liberamente tra i rami o tirata su
a mo' di tenda e legata a un palo abbastanza alto, così da
costituire una barriera contro i venti freddi e impetuosi di
aprile e le improvvise gelate. Nel malaugurato caso che i bocci
fossero colpiti dal gelo, essi dovranno essere immediatamente
riparati dai raggi del sole in modo che il loro disgelo sia
graduale. Una tale sfortuna non si è mai abbattuta sul
mio giardino: l'impiego della paglia di fra mezzo ai rami si è sempre
dimostrato efficace. Contrariamente a quanto si ci potrebbe
aspettare, la copertura di paglia non accelera la ripresa vegetativa
primaverile delle peonie e quindi non è in alcun modo
pregiudizievole. Una piccola intelaiatura coperta di mussola
o di tela è un altro metodo semplice e pratico proposto
per la protezione contro le gelate tardive. La peonia arborea,
in condizioni favorevoli, vivrà per moltissimi anni.
Si sa di peonie di circa novant'anni. Una volta perfettamente
insediate, dovrebbero essere lasciate indisturbate praticamente
per sempre.
CONCIMAZIONE
La
peonia arborea può essere concimata allo stesso
modo di quella erbacea. In quantità moderate, letame
diluito in acqua, cenere di legna e farina d'ossa, possono
tutti essere usati senza pericolo. I giapponesi usano con successo
una speciale miscela così costituita:
-
Composta: una libbra e mezzo, una libbra e tre quarti
- Perfosfato di calce: mezza oncia
- Cenere di paglia: due o tre once
- Panetto di semi oleosi: mezza libbra
- Salnitro: mezza oncia
Questa formula mi è stata data di recente da un grosso
produttore giapponese di peonie arboree, e poiché la
coltivazione di questa pianta è oggetto di particolari
cure in quel paese, si dovrebbe trattare di un'informazione
preziosa. Come nel caso di tutti gli altri fertilizzanti, la
miscela dovrebbe essere impiegata con estrema prudenza. I fertilizzanti
posssono essere impiegati con il massimo risultato in una qualsiasi
di queste epoche: un mese dopo che la fioritura è terminata,
in autunno dopo la caduta delle foglie, in primavera prima
che escano le gemme o proprio prima che i fiori si schiudano.
Sarebbe interessante conoscere i metodi usati dai giardinieri
cinesi nella coltivazione delle famose peonie arboree nei giardini
dei Mandarini, dove le piante spesso raggiungono grandi dimensioni
e producono fino a tre o quattrocento fiori ogni anno. C'è poco
materiale disponibile sui giardini e il giardinaggio in Cina,
e gli stessi cinesi non sembrano disposti a illuminarci. Non
ci sono vivai cinesi che esportino e le difficoltà per
ottenere peonie o informazioni sulla loro coltivazione sono
quasi insormontabili.
CAPITOLO
XI
PERCHE' TALUNE PEONIE NON FIORISCONO
Con
le peonie, come con le persone, la fioritura è sintomo
di salute e benessere. Se le vostre peonie non hanno fiori,
qualcosa va storto. E forse le condizioni che concorrono a
questo fallimento sono diverse. Herbert Spencer veramente disse
che non esiste una cosa come causa ed effetto: esistono "cause
ed effetti".
Qui di seguito sono riportate le principali ragioni per le
quali alcune peonie non fioriscono.
1. Le radici arrivano alla fine di un'utile esistenza... Ho
parlato della lunghezza di vita della P. albiflora. Il numero
di anni differisce a seconda della varietà, ma nessuna
delle varietà raggiunge la considerevole età né della
P. officinalis né della P. Moutan. Il giardiniere deve
prenderne atto e essere preparato, quando giunge l'ora, a sostituire
le vecchie piante con delle nuove.
2. Trapianto di grandi radici senza divisione. Le peonie che
sono vissute in un posto per oltre tre anni spesso rifiutano
di fiorire se vengono spostate senza essere state divise. Una
radice di uno, due o tre anni continuerà allegramente
a fiorire, ma radici più vecchie di tre anni possono
facilmente rifiutarsi di tornare a fiorire bene per un bel
po' di tempo dopo il trapianto. A volte anche una radice di
tre anni farà la ritrosa. E' buona norma non trapiantare
mai una peonia senza prima dividerla, sempreché alla
divisione sia adatta. Radici comperate presso vivaisti produtttori
sono di solito state divise a sufficienza - o anche più!
- e non dovrebbero essere ulteriormente divise.
3. Recente trapianto. Molte peonie non fioriranno per una o
due stagioni dopo il trapianto. Queste radici chiedono tempo
per adeguarsi al compito della vita nella loro nuova dimora.
Di solito questo avviene con quelle varietà che per
loro natura non fioriscono a profusione.
4. Divisioni di radici troppo vecchie. Alcune delle ragioni
all'origine di questo fallimento sono già state esaminate...
Sarà sufficiente qui ripetere che un impianto radicale
non ben bilanciato, qual è necessariamente quello che
risulta dalla divisione di vecchie peonie, spesso non riesce
a fornire nutrimento e umidità alla pianta che cresce.
Le radici di nuova emissione si trovano a dover combattere
per la sopravvivenza. Non rimane loro energia sufficiente alla
fioritura.
5. Divisioni da rizomi deboli o esausti. Di regola, le porzioni
di rizomi di nuove e rare varietà sono troppo deboli
per fiorire prima di diversi anni, a meno che la divisione
non sia stata fatta nel proprio giardino usando molto giudizio
e molta attenzione. Di certo le piccole porzioni così spesso
vendute dai riproduttori vivaisti devono affrontare una lunga
lotta prima di acquisire energia sufficiente a fiorire. Non
solo le porzioni di rizoma sono minuscole, ma spesso provengono
da rizomi divisi con troppa frequenza. La lettera di un collezionista,
ricevuta proprio quando sto scrivendo queste righe, ne dà triste
testimonianza. Nel 1918 in società con un altro appassionato
comperò una porzione di rizoma di una varietà rara
e costosa. Era piccola quando la comperarono e ciononostante,
sconsideratamente, procedettero a ridividerla di modo che a
ciascuno potesse restare un pezzo da tenere e trapiantare.
Quattro anni sono lentamente passati e fiori non se ne sono
visti ancora. Egli "spera" che fiorirà quest'anno,
ma ammette che la speranza è molto piccola. E' già abbastanza
brutto ricevere rizomi che sono il frutto di divisioni ripetute
a intervalli troppo ravvicinati, ma dividerseli da sé,
deliberatamente, è veramente andarseli a cercare, i
guai.
6. Impianto troppo profondo. Questo può essere fatto
intenzionalmente o accidentalmente. I luoghi destinati ad accogliere
le radici delle peonie raramente vengono preparati con un sufficiente
anticipo, tale cioè da permettere al terreno di assestarsi
a dovere. E' sorprendente quanto ci voglia perché un
terreno scavato e rivoltato in profondità si assesti
e si consolidi. E ancor maggiore sarà il tempo necessario
all'assestamento quando si sostituisca una parte della terra
rimossa per la preparazione con composta, dato che questa,
per sua natura, è molto più sciolta e leggera!
Se le radici vengono piantate prima che questo processo di
assestamento si sia completato, esse verranno necessariamente
trascinate in giù con la terra, e anche se collocate
in un primo tempo alla giusta profondità, non vi resterebbero
a lungo. La brutta depressione che questo sprofondamento causa
nel terreno verrà allora colmata dal giardiniere, che,
senza rendersene conto, imprigionerà così le
povere radici a cinque o sei pollici forse sotto la superficie.
Provenienti da giardini di appassionati - progrediti fino alla
perfezione nella coltivazione di altri fiori - mi sono state
portate delle peonie a radice nuda, e tutte esibivano due distinte
corone basali, una al di sopra dell'altra. Le corone superiori
non erano se non il risultato di anni di sforzi da parte delle
piante per tentare di emergere dalle loro tombe. Le peonie
indicavano chiaramente che le corone basali originarie erano
venute a trovarsi otto pollici al di sotto della superficie.
Qualunque fosse stata la causa della loro sepoltura, che fosse
stato cioè un impianto già da sùbito troppo
profondo, oppure invece un susseguirsi di riempimenti intesi
a livellare le depressioni del terreno, non sorprende certo
che al giardino non sia arrisa la fortuna di una fioritura.
7. Collocazione inadeguata. Se la peonia viene piantata nel
posto sbagliato, avrà difficoltà a produrre fiori.
In un terreno troppo asciutto, la fioritura sarà un
fiasco. In un terreno troppo umido o con un drenaggio insufficiente,
le radici marciranno e non si formeranno i boccioli. Un'ombra
costante ed eccessiva scoraggerà anche la peonia più fiorifera.
E' sbalorditivo il numero di persone che, così almeno
sembra, amano piantare le peonie sotto grandi alberi, in terreni
asciutti e molto in ombra. E questo si vede spesso nei giardini
suburbani, dove lo spazio è prezioso. I proprietari
di questi "impianti" non fanno che chiedere addolorati
perché mai le loro peonie non fioriscano. E quando viene
fatta loro notare la criminale vicinanza degli alberi, l'invariabile
risposta è, "Oh... ma sa, non posso spostare gli
alberi!"
8. Terreno esaurito o infetto. Coltivando una peonia in un
medesimo sito per diversi anni, il terreno ne risulterà esaurito.
Se dopo aver tolto una vecchia peonia, ve se ne installa un'altra,
non vi sono molte garanzie di successo. La nuova pianta non
potrà trovare nutrimento sufficiente in un suolo affamato.
E se sta già soffrendo per lo shock della divisione
- come di solito accade - lo sforzo per attecchire è doppiamente
difficile. Non solo molte peonie non se la cavano bene in queste
condizioni, ma talune addirittura soccombono. Naturalmente
la quantità di tempo in cui il terreno è stato
in precedenza occupato influisce sul suo grado di esaurimento.
Ma sempre più si riconosce l'importanza di piantare
peonie in terra nuova - terra che sia ricca e ben lavorata,
fertile e non acida. Un'altra ragione per piantare sempre peonie
in terra nuova è il pericolo d'infezione da parte di
piante malate. Una pianta affetta da marciume nero radicale
può lasciare nel terreno frammenti infetti o spore fungine.
Se per disavventura il precedente occupante era affetto da
galla della radice, allora la presenza nel terreno di nematodi
degeneri è quasi certa. Esporre un nuovo rizoma sano
a simili condizioni ed aspettarsi che sopravviva e fiorisca
freneticamente è chiedere troppo. Se però il
progetto del giardino prevede la presenza di una peonia proprio
là dove già prima ne era vissuta un'altra, quel
che si può fare affinché la nuova pianta possa
beneficiare di una corretta partenza è eliminare tutta
la terra fino a una profondità di due piedi, sostituendola
con della nuova.
9. Gelate tardive. Non accade spesso che nella zona di New
York il gelo sia causa di danni alle gemme delle peonie. Tuttavia
l'anno scorso (1922) una forte gelata tardiva provocò gravi
danni non solo qui ma anche in molte altre parti del paese.
Non dimenticherò tanto presto il gelo che, in una sola
notte, tramutò splendide magnolie da masse di rosea
leggiadria in strazianti frustrazioni marronastre. Anche i
lillà ebbero qualche gemma bruciata dal gelo, e se le
mie peonie arboree non fossero state protette da paglia, se
ne sarebbero andate tutte. Le peonie erbacee, invece, che erano
piantate tra i peschi ne uscirono praticamente indenni, mentre
altre variamente ubicate persero delle gemme apicali, che comunque
in molti casi furono poi rimpiazzate da quelle laterali. La
produzione in generale fu così scadente che i coltivatori
di peonie per il mercato dei fiori recisi subirono grosse perdite
e certo più di un piccolo giardino non poté godersi
per quell'anno lo show della loro fioritura. Noi siamo temprati
all'evenienza di gelate tardive a danno dei nostri peschi,
ma la perdita delle fioriture delle peonie è uno shock
tutto recente. Le forti gelate, per quanto dannose, non sono
fortunatamente frequenti. E quelle più leggere non hanno
mai recato danni alle peonie del mio giardino.
10. Piante malate. I fusti di peonie colpiti da "bruciatura
delle gemme", uno dei sintomi della botrite, non fioriranno.
L'avvizzimento degli steli e le gemme che marciscono sono altri
effetti ancora della stessa malattia. Le peonie che sono afflitte
da galla della radice hanno una fioritura incerta quando non
del tutto assente. Maggiori informazioni a proposito di queste
due malattie vengono date nel capitolo seguente.
CAPITOLO
XII
MALATTIE DELLE PEONIE
Le
ragioni esposte nel capitolo precedente per la mancata fioritura
delle peonie possono essere definite cause esterne
o circostanze, e ad esse si può facilmente rimediare
apportando qualche semplice cambiamento al metodo di coltivazione.
Si sente invece parlare sempre di più delle malefatte
di botrite, avvizzimento, muffa grigia, seccume dei germogli.
Può darsi che queste avversità non colpiscano
la peonia con maggiore frequenza di anni fa, ma poiché un
maggior numero di realizzatori di giardini adottano questo
fiore come elemento di speciale interesse, aumenta di pari
passo il dibattito tanto sui suoi guai come sui suoi fascini.
E' certo comunque che queste malattie crittogamiche, diventate
ora oggetto di attenti studi scientifici, infastidiscono la
peonia già da molti anni. La luce del sole e la circolazione
dell'aria sono fatali alla botrite. Nelle peonie coltivate
in campo - in grandi spazi lontanissimi da fonti d'infezione
- raramente la botrite si manifesta con qualcuno dei suoi sintomi,
mentre è invece tristemente vero che le peonie nei giardini
ne sono spesso affette. Condizioni favorevoli allo sviluppo
di questo fungo offrono i vecchi giardini, dove le piante sono
così vicine le une alle altre che il suolo ne risulta
molto ombreggiato, e dove lo strato superiore del terreno contiene
in buona misura stallatico e materiale vegetale. Le riviste
di orticultura attualmente ospitano molte lettere e articoli
su questo avvizzimento della peonia, come viene chiamato, e
di recente non sono mancate forti raccomandazioni di eseguire
trattamenti a spruzzo sia sulle peonie che sul terreno.
Già nel
1911 Mr A. H. Fewkes di Newton Highlands, Massachusetts, suggeriva
di controllare questo fungo mediante trattamenti a spruzzo.
Da parte sua egli ha sperimentato in epoche diverse i seguenti
trattamenti: calce spenta, poltiglia bordolese in polvere,
sulfonaftolo, e "Sulco V.B." (composto da zolfo,
acido fenico e olio di pesce). Mr Fewkes confessa che quest'ultimo
preparato ha un odore nauseabondo - cosa non difficile a credersi
- ma che sembra stia funzionando. Quando una pianta mostra
segni di malattia, egli gratta via la parte di radice colpita,
applica il fungicida e poi ricopre il tutto con terra nuova.
Nel mio giardino ho fatto affidamento sulla prevenzione piuttosto
che sulla cura. In primo luogo le mie peonie vengono coltivate
lontane da altre piante. Ciò è di per sé già una
protezione. In secondo luogo ogni autunno le foglie vengono
scrupolosamente tagliate via e immediatamente bruciate (vedi
Capitolo 6). In terzo luogo le piante vengono osservate quotidianamente
con attenzione. Tutti i fiori che non devono essere conservati
per i semi vengono eliminati e bruciati non appena iniziano
ad appassire. I boccioli che occasionalmente si seccano o non
si sviluppano vengono subito eliminati e bruciati. Trovo raramente
fusti avvizziti o spezzati. Ciò si verifica se la stagione è eccessivamente
umida, ma il loro numero è senza dubbio tenuto sotto
controllo grazie alle ispezioni costanti e sollecite. Quando
viene individuato un fusto colpito, esso viene tagliato raso
terra, la terra tutt'intorno viene rimossa e l'ispezione del
fusto ammalato prosegue fino alla sua radice, che viene esaminata
quindi con attenzione badando a non disturbarla più del
necessario. La terra rimossa dalle radici viene sostituita
con terra nuova o sabbia. A rischio di essere giudicata pignola
fino all'esasperazione, confesso che brucio la terra vecchia
prima di portarla via - per maggiore sicurezza! Nella rimozione
di tutte queste parti - bocci, steli e fiori appassiti - è importante
procedere con delicatezza, poiché un maneggiamento sbadato
o approssimativo contribuisce molto a diffondere le spore.
Finora non ho ancora mai dovuto ricorrere ai trattamenti a
spruzzo per le mie peonie. Una leggera applicazione di calce
spenta alle aiuole ogni due o tre anni mantiene il terreno
neutro e scoraggia lo sviluppo di funghi. Non potrò mai
sottolineare abbastanza l'importanza di evitare l'uso di concime
solido poiché, se è vero che favorisce una forte
crescita delle piante, è vero altresì che col
tempo rende il terreno propizio alla crescita delle spore fungine.
Un altro punto cruciale è la scrupolosa bruciatura sia
delle foglie malate che di quelle autunnali. Una costante attenzione
a questi dettagli è stata finora bastevole a impedire
che le mie peonie cadessero vittime della temuta botrite. Un'altra
malattia che talvolta affligge la peonia è nota come
galla della radice. Le peonie colpite da questa malattia presentano
molti fusti deboli, limitati nello sviluppo e che non fioriscono.
Le radici sono corte e tozze, con gonfiori e protuberanze.
Le punte delle radici appaiono marcescenti. Sulle radici più sottili
sono presenti molti piccoli ingrossamenti o protuberanze. La
galla della radice si manifesta più spesso al sud e
in suoli leggeri che non al nord e in suoli pesanti. In suoli
pesanti il problema non è di solito grave, per quanto
singole radici possano essere incurabili. Una radice gravemente
infettata meglio sarebbe bruciarla, tuttavia una radice preziosa,
e affetta solo leggermente, può essere divisa e ripiantata
in terreno nuovo. Questo sistema spesso ha la meglio su di
una leggera infezione. Un continuo reimpianto di radici nello
stesso suolo è una delle cause del diffondersi di questa
malattia.
Nel Capitolo 6 richiamavo l'attenzione sull' importanza
di usare sempre nuova terra. Ciò si applica a tutte
le peonie, sia ammalate che in buona salute. E se il giardiniere
sta tentando di curare una radice infetta mediante ripetuta
divisione e reimpianto in nuova terra, come suggerito, tale
impianto, se possibile, dovrebbe aver luogo in una zona rigorosamente
appartata, fuori dal giardino. Su queste malattie sono stati
scritti due importanti ed istruttivi opuscoli. Nel 1911 il
Dipartimento di Agricoltura degli Stati Uniti, tramite il Bureau
of Plant Industry, stampò il Bollettino n° 217,
dal titolo "Galla della radice e suo controllo" scritto
dal prof. Ernst A. Bessey. E' preziosissimo e dovrebbe trovarsi
nella libreria di ogni serio gardiniere. Nel 1915 il prof.
H.H. Whetzel di Itaca, New York, tenne una conferenza presso
la Massachusetts Horticultural Society sul tema "Malattie
della peonia". Questa conferenza fu più tardi stampata
in forma di opuscolo. Botrite e galla della radice vi sono
trattate esaurientemente e illustrazioni delle molte manifestazioni
di entrambe le malattie vanno ad aggiungersi alle chiare spiegazioni
del testo. Questa è un'altra pubblicazione d'immensa
utilità, che ogni buon giardiniere dovrebbe possedere.
Venendo qui presi in considerazione i vari problemi e le varie
avversità della peonia, vorrei levare formale protesta
contro la definizione "malattia di Lemoine", applicata
da qualche vivaista del settore di questo paese alla galla
della radice. Non solo è estremamente scortese verso
qualcuno che ha rifornito il mondo di peonie in modo tuttora
ineguagliato, ma è anche così slealmente scorretto
nella sua implicazione da essere ridicolo. Le prime osservazioni
di questa malattia furono fatte da Berkeley nel 1855 in Inghilterra.
Fu in seguito rilevata da Greef in Germania nel 1864. Da allora è stata
riscontrata in Italia, Austria, Olanda, Francia, Svezia e Russia.
Non è confinata all'Europa ma prospera anche in Africa,
Asia, India, Cina e Giappone. Neanche l'Australia ne è esente.
La malattia è abbastanza equamente distribuita in tutti
gli Stati Uniti. E' massimamente diffusa negli Stati del sud,
e all'ovest arriva fino alla California. Questo morbo affligge
molte piante. Si è trovato che almeno 235 tra specie
e sottospecie possono esserne colpite, sebbene non tutti gli
individui di una data specie, ne diventino necessariamente
vittime. La maggior parte delle piante da giardino e molte
piante d'interesse agricolo ne vanno soggette (cfr. "galla
della radice e suo controllo" di Bessey). Né M.
Lemoine, né la Francia, né la stessa peonia possono
essere ritenuti all'origine di questa malattia o suoi unici
diffusori. Con ogni probabilità l'espressione nasce
dall'ignoranza e dalla superficialità, come accade a
molti errori. Ma questo non la rende tuttavia meno assurda.
Sarebbe altrettanto corretto chiamare il marciume radicale "malattia
di ------------" o "malattia di ------------" riempendo
lo spazio in bianco con i nomi dei vari vivai da cui aveste
ricevuto una radice marcescente. Di tanto in tanto ho importato
rizomi dalla ditta di Lemoine. Li ho sempre trovati del tutto
sani e privi di difetti. Non posso dire lo stesso di rizomi
che ho ricevuto da alcuni vivai di questo paese. Viste le informazioni
ora accessibili agli orticolture che realmente le vogliano,
sembrerebbe ora essere arrivato il momento di lasciar cadere
in un profondo oblio tale denominazione (e l'errato concetto
che ne sta all'origine). Non c'è alcun dubbio che tanto
la botrite che la galla della radice nelle loro varie forme
stiano mietendo molte vittime tra le peonie dei nostri giardini.
Credo però che se i giardinieri daranno alle loro peonie
un quarto dell'attenzione e delle cure che profondono su altri
fiori, si potranno individuare i problemi con precisione, e
con successo debellarli. Gli amanti della rosa dedicano infinite
ore allo studio e alla cura delle sue malattie, perchè è francamente
riconosciuto che - pur con tutta la perfezione della sua bellezza
- la rosa qualche malattia ce l'ha. La peonia al momento ha
una cattiva reputazione in fatto di rusticità. Si è tentati
di trascurare un fiore così allegro e longevo. Nel piccolo
giardino con impianti misti, aiuole affollate e suolo superconcimato
la peonia cade più facilmente vittima dei suoi nemici.
Deve essere sorvegliata: anche Achille aveva il suo tallone!
"Le
peonie nel piccolo giardino": mentre sto leggendo
ancora una volta il titolo di questo libro prima di posare
la penna, ho una visione. Vedo una ragazzina che si piega verso
il fondo ricamato di un vecchio seggiolone. Con dita carezzevoli
essa segue i contorni di fiori un po' antiquati riprodotti
in sontusosa profusione. Maestosi gigli bianchi e rose centifoglia,
imponenti fritillarie imperiali e lillà porpora e malva,
iris blu e abbaglianti papaveri, tutti ricevono la sua assorta
attenzione. Mentre il suo sguardo cade su una rosea peonia
stradoppia, la ragazzina trattiene il respiro. "Un giorno,
quando sarò grande," essa promette a sé stessa, "avrò un
piccolo giardino pieno di tutti questi fiori. Sarà un
paradiso." La ragazzina è ora adulta. Viaggi, cambiamenti,
gioie e vicissitudini hanno fatto parte della sua vita. Ma
fedele alla sua decisione infantile, essa ha un giardino "pieno
di tutti questi fiori." E non ne è delusa, perché è un
paradiso.