IL PRATO IN PRIMAVERA

di Lorena Lombroso (Giardinaggio, marzo 2009)

Chi vuole un tappeto erboso invidiabile non ha

che una scelta: mettersi al lavoro adesso per

la manutenzione stagionale o per la creazione

di un nuovo prato, cogliendo l'occasione per

un restyling dello spazio verde.

Verde, folto, morbido, fresco: quattro aggettivi che rischiano di non essere sempre applicabili al sostantivo 'prato'. Rischio che, nella maggior parte dei casi, dipende da incuria nel periodo chiave, che va dall'inizio alla fine della primavera. In questi mesi, infatti, il manto erboso appare magari comunque piacevole, perché il clima fresco e umido consente in ogni caso un certo vigore alle graminacee; ma un tappeto erboso trascurato nelle fasi del risveglio e dello sviluppo sarà più sensibile ai danni provocati dal caldo estivo e dalle avversità come parassiti o malattie.
Conviene dunque dedicare un po' di tempo alla manutenzione, scegliendo le soluzioni che meglio consentono di prevenire i problemi e di ottenere un aspetto e una qualità dell'erba in linea con le aspettative di utilizzo.

Dichondra repens
Trifolium repens
La buona idea: il prato che non si taglia

Tosare il prato è un'operazione piacevole ma anche faticosa e impegnativa, soprattutto tra la primavera e l'inizio dell'estate quando il ritmo di crescita è elevato. Una buona alternativa è costituita da specie vegetali che non siano Graminacee: in pratica non producono fili d'erba ma foglioline fitte, con stelo corto, che formano una superficie compatta, esente da tagli!
II vantaggio è chiaro, ma c'è da tener conto che si tratta di prati poco calpestabili, non adatti al gioco né al passaggio frequente. La soluzione si addice ad aree poco frequentate, dove queste specie risultano durevoli e resistenti.
Tra le specie più adatte c'è Dichondra repens, della famiglia delle Convolvulacee: con le sue foglioline tonde forma un folto tappeto, a bassa manutenzione. In posizione soleggiata non serve nemmeno il taglio, che è necessario all'ombra solo una volta al mese in primavera-estate, con raccolta del residuo. Non tollera la siccità e resiste al caldo solo se ben irrigata. Ottima sotto grandi alberi.
Anche il trifoglio nano (Trifolium repens, delle Leguminose) non richiede tagli ed è resistente se non soffre l'aridità estiva; richiede poche cure, poco calpestabile ma di aspetto molto piacevole e morbido.
Ci sono poi molte specie tappezzanti che possono coprire il terreno in aree non calpestate: per citarne solo alcune, edera, vinca, timo, lamium, margheritine...
Quanto al prato 'normale' va detto che le agrostidi (Agrostis stolonifera e A. tenuis) sono molto veloci (richiedono un taglio ogni 5 giorni in primavera); Lolium e Poa sono di velocità intermedia (un taglio ogni settimana); e le specie di Festuca sono tutte lente (un taglio ogni 10 giorni, con intervalli maggiori in piena estate quando con il caldo lo sviluppo rallenta molto).



Parola chiave: programmare

Un fattore da evitare è quello della casualità: gli interventi di cura, se compiuti con regolarità, diventano meno faticosi per il giardiniere e provocano minore stress alle graminacee che compongono il manto erboso. L'ideale è redigere un programma con un'agenda da rispettare, cambiandolo il meno possibile. I lavori iniziano ai primi tepori: in marzo al Nord, a metà febbraio nei climi più caldi e costieri. Pulizia, rullatura, interventi periodici come arieggiatura o carotatura sono da prevedere per i prati più pregiati; i tappeti erbosi rustici e in buona salute possono richiedere solo la pulizia con una paziente rastrellatura per liberare il terreno intorno ai fili d'erba e favorire la respirazione. Per tutti i tipi di prati occorre invece prevedere la concimazione: meglio impiegare un prodotto a lenta cessione, perché i preparati a pronto effetto provocano la rapida formazione di nuovi germogli che possono essere danneggiati facilmente dalle prevedibili brinate mattutine di marzo.

A marzo al Nord è ancora troppo presto per fare trattamenti contro le infestanti, da prevedere invece in Meridione, utilizzando i prodotti per le specie a foglia larga, molto tenaci: agendo adesso, le radici di queste nemiche del prato non riusciranno ad espandersi in profondità. Sia al Nord che al Sud, invece, è tempo di combattere il muschio. Questa formazione vegetale è infatti tipica della primavera e, per contrastarla, alcuni concimi a base di solfato ferroso contengono anche il principio attivo antimuschio. Non basta però l'azione del preparato: occorre prevedere tagli regolari con asporto totale del residuo tagliato, arieggiare e controllare il terreno per ridurre al minimo i ristagni di umidità superficiale che aiutano il muschio a installarsi e diffondersi.
Un altro aspetto da non trascurare nelle fasi di risveglio è quello dell'irrigazione, a cui si bada poco a inizio primavera, in quanto la sensazione che abbiamo, passeggiando in giardino, è sempre quella di una buona umidità. In realtà occorre sapere com'è stata la seconda parte dell'inverno: se il clima si è mantenuto asciutto e in marzo il sole si presenta già caldo, magari combinato al vento, è probabile che i primi strati del terreno si asciughino rapidamente. Irrigare eccessivamente tra marzo e aprile è senz'altro sbagliato, ma l'aridità primaverile è molto dannosa: paradossalmente è più dannosa di quella estiva, quando le pianticelle d'erba entrano in una fase di stasi, con minori consumi energetici. Il giardiniere attento potrà dedicare inoltre con un po' di anticipo, del tempo alla preparazione e manutenzione delle attrezzature (in particolare le lame del tosaerba e del trimmer) e alla verifica del funzionamento della centralina di irrigazione automatica: da metà aprile al Nord, e almeno un mese prima al Sud, sarà il momento di dedicarsi al taglio (non troppo basso in questo periodo) e alla regolare gestione dell'irrigazione commisurata all'andamento meteorologico.

 


Scegliere lo stile di taglio

È in primavera che si effettua una scelta importante, quella dell'effetto che la superficie del prato dovrà avere, compatibilmente con la tipologia di graminacee impiegate. Qui a lato, la striscia erbosa segna le 'righe' dovute a un tosaerba rotativo che passa su un tappeto di erba particolarmente fine. L'effetto, molto amato soprattutto nel Nord Europa, comporta però una scelta di scarsa frequentazione sul manto erboso, che non sopporta il calpestio frequente sia per le graminacee impiegate sia per non danneggiare l'effetto creato dal tosaerba.




Letame: utile, ma attenzione...


II letame è la miglior fonte di sostanza organica per il terreno. Fornisce alle radici un'ottima riserva di sostanze nutritive di base (azoto soprattutto, ma anche fosforo e potassio). Inoltre, riduce la tendenza al compattamento della terra argillosa e migliora la ritenzione idrica dei suoli acidi, torbosi o sabbiosi; fornisce aminoacidi, vitamine, acidi umici e fulvici, che intervengono sulla capacità di accrescimento radicale e di assorbimento dei nutrienti.
Quello bovino ben maturo è però sconsigliabile sul tappeto erboso, perché potrebbe ancora contenere semi vitali di piante infestanti, che cosi si potrebbero insediare tra l'erba. È meglio lo stallatico secco, di produzione industriale, sottoposto a trattamento termico di inattivazione dei semi e prezioso per il nutrimento primaverile del manto erboso.


Terreno irregolare: attenzione ai ristagni
Dove il suolo presenta leggeri declivi e irregolarità, come nella foto in alto, maggiore è il rischio di ristagni idrici: le pozzanghere dovute alle piogge primaverili non creano danno se in breve tempo spariscono, assorbite dal suolo. Se invece si nota che l'acqua permane in superficie o che il terreno prativo non si asciuga a distanza di tempo dal termine delle piogge, nonostante sia esposto al sole, allora significa che il drenaggio non è sufficiente. Si può provvedere con un'arieggiatura profonda o, meglio, una carotatura, grazie alla quale si rivitalizza il suolo e si favorisce lo smaltimento delle acque.


E se il prato è da rifare?

Non c'è periodo migliore per effettuare interventi importanti come la rigenerazione o la semina di un prato nuovo. Nel primo caso si tratta in sostanza di un ringiovanimento della superficie, con l'apporto di sementi particolari che le aziende produttrici preparano con miscugli di specie diverse dotate di requisiti speciali: pronta radicazione, capacità di adattamento, sviluppo rapido. La gestione della rigenerazione va fatta con una trasemina preceduta da approfondita pulizia e da una buona concimazione e irrigazione. Questa soluzione è adatta se circa il 30% del prato si presenta impoverito. Se invece il manto verde è più danneggiato, meglio rifarlo completamente, da seme o da zolle e rotoli.
L'operazione è un po' distruttiva per il giardino e comporta, per un certo periodo, l'impossibilità di calpestare il prato e di usarlo normalmente. Per questo conviene provvedere a marzo, quando ancora lo spazio esterno viene poco utilizzato. La semina va fatta su un substrato ben diserbato, arricchito e preparato, con un miscuglio di sementi adatto all'uso e al clima e con un attento programma di cure: un prato che attecchisce bene nel primo anno sarà, quasi certamente, un prato longevo e soddisfacente.

 

Due gesti indispensabili

Con l'arrivo della bella stagione ci sono due cose di cui il manto erboso non può fare a meno: una regolare fornitura idrica e il nutrimento necessario all'erba per crescere forte, robusta e folta. Spesso si tende a trascurare l'irrigazione primaverile a favore di quella estiva, ma se i mesi di marzo e aprile sono soleggiati e poco piovosi è proprio questo il momento critico. Il prato appare comunque verde, ma con l'arrivo del caldo i danni si farebbero notare con chiazze impoverite e forte concorrenza di infestanti. Anche l'assenza di concimazione primaverile potrebbe provocare seri danni alla bellezza e salute del prato.



Taglio primaverile: attenzione ai guai


Non bisogna falciare quando il terreno è secco e asciutto, ma nemmeno quando il prato è bagnato. Nel primo caso, l'erba non troverà disponibili le risorse nutritive necessarie per riprendersi dopo il taglio, mentre nel secondo si facilita la diffusione di spore fungine, portate dal tosaerba attraverso il velo d'acqua. Inoltre, l'erba bagnata e tagliata si impasta sulle lame, accumulandosi e danneggiando il tosaerba.
II momento ideale per il taglio in primavera è il pomeriggio di una giornata senza pioggia. In piena estate meglio tagliare verso sera quando il sole non è più bollente.
Le lame devono essere sempre perfettamente affilate, soprattutto se si lavora con lame orizzontali (rotative), che impediscono un taglio superpreciso, garantito invece dalle lame elicoidali. Il taglio imperfetto imbrunisce l'erba e favorisce l'ingresso di virus e spore fungine.
Rispetto all'ultimo intervento effettuato, è buona norma cambiare la direzione di tosatura, se possibile con un andamento perpendicolare alla precedente. In questo modo la superficie erbosa si mantiene più compatta. Eseguendo la tosatura con una falciatrice a lame elicoidali, e procedendo in senso "andata e ritorno", si ottiene l'effetto a strisce in "chiaro-scuro".

Osservare il prato è importante...

 


Il prato in zolle

II prato in zolle nasce da miscugli di sementi, diverse a seconda dell'uso, ma tutte altamente selezionate. Consente di ottenere un prato a pronto effetto, che però andrà curato molto nel primo anno perché più sensibile all'aridità e ai problemi, ma in seguito diventerà del tutto simile ai prati seminati.
L'ordine all'azienda che fornisce le zolle o i rotoli si fa con alcuni giorni di anticipo rispetto alla consegna. Poiché ogni zolla pesa 15-20 kg, lo scarico a destinazione va fatto nel punto più vicino a quello di posa. La resistenza delle zolle arrotolate è di sole 24 ore.
Appena scaricate, le zolle vanno subito posate, avendo l'accortezza di tenere all'ombra e inumidite quelle in attesa. E importante posarle accostandole il più possibile tra loro, perché tendono a restringersi. Entro mezz'ora dalla posa, ogni zolla va inumidita e le fessure che si creano si colmano con un po' di sabbia e torba.
Finita la posa, si rulla leggermente per unire le zolle al terreno sottostante; poi si innaffia in modo uniforme e abbondante (almeno 30 mm). Per le due successive settimane, ogni giorno il prato va irrigato in abbondanza, per consentire alle radici di colonizzare il terreno di base.
Nelle prime settimane bisogna evitare un calpestio intenso, specie dopo l'irrigazione. Mentre il primo taglio, che non deve essere troppo basso, può avvenire dopo una settimana, per mantenere densa l'erba.
Dopo due settimane, le zolle non si sollevano più, perché le radici si spingono nel terreno per almeno 3-5 cm.
Dopo la terza-quarta settimana scompaiono le righe, e il manto diviene esattamente identico a un prato normale, con le stesse esigenze di manutenzione riguardo a irrigazione, concimazioni ecc.
Se il miscuglio è stato scelto con accortezza, il tappeto erboso si autorigenera negli anni, mantenendo la stessa durata (dieci anni circa) di un prato seminato in loco.


Un sistema efficiente per piccoli prati subito pronti

Zolle e rotoli non presentano particolari differenze di gestione; i rotoli sono simili a un tappeto, che si srotola e si stende rapidamente. Nulla vieta di utilizzare le zolle anche per ampi spazi, ma in genere il sistema viene consigliato per prati medio-piccoli, dove risulta meno costoso e dove la posa e il controllo sono più facili, sia nelle prime settimane che nel primo anno. Anche le fasi di trasporto e impianto vanno seguite con cura per evitare la disidratazione del tappeto erboso, rapida nei giorni caldi e soleggiati.