PROFUMO DI LAVANDA

di Silvia Radice (Giardinaggio, giugno 2009)

distese di "oro blu" a Demonte

D’estate le coltivazioni di lavanda disegnano paesaggi
mozzafiato in diverse regioni d’Italia

 

Lavanda: basta il nome per evocare i refoli di quella fragranza pulita, fresca, aromatica che ci assalgono quando la pianta è in fioritura. In luglio, colline e vallate dell'Alta Provenza si dipingono di blu e la Route de la Lavande conduce a borghi antichi dove si celebrano i doni di questo piccolo, generoso e profumato fiore.
La fascinosa strada provenzale ha strette connessioni con l'industria dei profumi della poco distante Grasse, cui nei decenni passati confluivano anche raccolti di lavanda italiani, precisamente dalle alture del Piemonte, dove una microeconomia è vissuta e vive ancora grazie a questa tenace labiata.

Il piccolo fiore blu cresce vigorosamente in diverse aree d'Italia. Oggi lo si festeggia nell'entroterra ligure dove, fino a pochi decenni fa, costituiva una cospicua fonte di reddito per gli abitanti dell'Alta Valle Arroscia, mentre da oltre trent'anni, a Casola Valsenio in territorio romagnolo, si celebra l'inizio del raccolto dello spigo. Nell'alto Friuli, terreno e microclima favoriscono la coltivazione della lavanda di Venzone che vede coinvolti oltre duecento piccoli agricoltori.


Lavanda in fiore nel Giardino delle Erbe,
a Casola Valsenio sulle colline romagnole



Un fiore di casa


Prima di andare alla scoperta di queste realtà italiane, in cui si mescolano storie e destini di uomini intrecciati a passioni, fatiche, interessi, occorre fare delle premesse sulla Lavandula angustifolia vera, la protagonista delle feste di casa nostra.
Appartiene alla famiglia delle Lamiaceae (Labiatae). E' rustica, spartana, di poche esigenze, allo stato spontaneo, prospera su terreni calcarei miscelati a sassi e che offrono poco nutrimento. Sopporta basse temperature e per questo la troviamo ad altitudini elevate, fino ai 1500-1800 metri. Ha due necessità: il terreno ben drenato e il sole. I suoi semi sono duri, germinano in tempi lunghi e, quando sono maturi, se non trovano l'habitat ideale, possono essere soffocati da erbe, rovi, vitalbe a più rapida crescita o da flora arborea come i noccioli che, creando ambienti umidi, ne impediscono lo sviluppo determinando la scomparsa della specie. Ben vengano, allora, gli erbivori che brucano l'erba intorno, risparmiando la piantina di cui non amano il profumo, che non è altro che un'arma di difesa che il fiore usa per continuare a moltiplicarsi.


In Emilia Romagna

È singolare che gli itinerari italiani sulle vie della lavanda prendano avvio proprio da Casola Valsenio vicino a Brisighella, oggi patria dell'autoctono carciofo "Moretto" e dell'olio extravergine dop ma dove nell'800, riposanti filari multicolori di lavandasecondo comprovate documentazioni storico-scientifiche, erano state identificate colonie di lavanda angustifolia spontanea che, tuttavia, non hanno retto alla competizione con specie aggressive.

A Casola Valsenio molte attività legate al territorio sono riconducibili all'impegno del Professor Augusto Rinaldi Ceroni. Tra queste, la festa della lavanda, un tempo chiamata la festa dello spigo, che si concludeva, ieri come oggi, con la benedizione in chiesa, perché il raccolto fosse abbondante e redditizio. Casola deve tantissimo a questo personaggio, figura di riferimento per l'impulso dato alle scienze erboristiche, grazie ai suoi studi e alle sperimentazioni sulle piante officinali che crescevano spontanee nel luogo. Per amore della sua terra e per salvaguardare l'economia dell'Appennino, il professore non si è risparmiato nell'insegnamento nella sua Scuola per l'Avviamento Professionale all'Agricoltura e ha scritto diversi libri sulla flora spontanea e sulla coltivazione della lavanda, avviando inoltre innovative coltivazioni di questa specie sui terreni scoscesi della valle e dimostrando le opportunità che ne potevano scaturire, con sbocchi nel settore erboristico, cosmetico, nella produzione di liquori e per l'aromatizzazione dei cibi. Con metodi rigorosamente scientifici, negli anni '50, ha selezionato una cultivar, Lavandino RC ad alta resa e la Lavanda Officinale Selezionata, povera nel nome ma forte di contenuti, perché è particolarmente adatta al suolo appenninico e ricercata dagli agricoltori per il suo utilizzo come taglio tisana e la successiva trasformazione in estratti alcolici e macerati idroglicerici.

Uno dei suoi capolavori, il Giardino_delle_Erbe inaugurato come Orto Botanico nel 1975 e a lui intitolato, il 20 giugno apre le porte perché il pubblico possa ammirare, durante le visite guidate da Sauro Biffi, direttore del Giardino, lo spettacolo dei lavandeti in fiore su gradoni affacciati sulla valle, nella più armoniosa declinazione dei blu, viola, rosa, bianco con il contorno di salvie, camomille e altre piante officinali in boccio.
Si potrà cogliere la differenza di portamento, altezza, colore e tempo di fioritura tra le venti piante di lavanda coltivate nel giardino. Tra queste, la Nonable piccola e bassa, la Hidcote blu o bianca, la Boston blu, la Munstead di taglia piccola con spighette azzurro pallido, o la Lavanda Officinale Selezionata. Nel programma della giornata sono previsti un convegno didattico, dimostrazioni pratiche in laboratorio dell'estrazione dell'olio essenziale e un concerto in piazza dopo la cerimonia della benedizione dello spigo. Al di fuori del Giardino delle Erbe, si leggono i segni dell'eredità del professore nella Strada_della Lavanda, a cui aderiscono ristoranti e agriturismi della zona con menù improntati a una cucina salutare e creativa, basata sull'abbondante presenza di aromatiche stagionali, ma anche negli appezzamenti di piccole coltivazioni che tinteggiano di violetto la vallata del Senio e quelle circostanti. Qui gira una microeconomia favorita dal crescente interesse per le pratiche "verdi" e dal rapporto diretto tra produttore e pubblico, che impara a conoscere la filiera produttiva e a dare maggior valore al prodotto.

In Liguria

Nel nome della lavanda, con sfilate di carri stracolmi di fiori e omaggi di profumati mazzolini si celebrano feste nelle stesse giornate di luglio in due diverse località italiane. Domenica 19 luglio sul Colle di Nava, che "fragrImmagine d'antan del marchio Lavanda Coldinavaante ci manda odor di lavanda" come recitava uno slogan pubblicitario radiofonico in voga negli anni '50, il Gruppo Amici del Col di Nava mantiene in vita il ricordo della fiorente attività di un'impresa italiana, la Niggi, che aveva fatto conoscere in Italia e nel mondo la Lavanda Coldinava ottenuta dalle piantine di Lavandula angustifolia vera che crescevano spontanee sulle alture circostanti. La qualità superiore della lavanda di montagna, profumatissima, era contesa dalle distillerie locali, ma anche e soprattutto da quelle di Grasse in continua espansione. Per difendersi dalla concorrenza e garantirsi i raccolti per la crescente domanda del mercato, la Niggi aveva deciso di stipendiare i raccoglitori anche in tempi di stasi di lavoro e integrare con coltivazioni nei prati del colle.
Il colle doveva essere un incanto quando l'azienda era in piena attività con i rilievi e i prati tinti di viola, l'aria impregnata di profumi, i valligiani operosi con i carichi di raccolto o impegnati nella distilleria per l'estrazione dell'olio essenziale. Negli anni '80 l'azienda è passata ad altri proprietari che ne hanno rinnovato i successi. Oggi incontriamo ancora la lavanda durante le passeggiate in quota o nei campi di piccoli produttori che la vendono nei mercatini locali, come quelli del 19 luglio, riunita in mazzetti o in rocchette, ottenute ripiegando i peduncoli per racchiudere all'interno le spighe che liberano a poco a poco il profumo per deodorare gli armadi e allontanare le tarme.

In Friuli Venezia Giulia

Storia di tempi moderni è invece la festa della lavanda di Venzone che, per il suo carattere itinerante nella regione Friuli Venezia Giulia, quest'anno si svolge a Lignano Sabbiadoro, dal 18 al 19 luglio, con sfilate di carri di lavanda per il centro città e festosi mercatini degli innumerevoli prodotti ottenuti dalla generosissima pianta. L'evento è anche l'occasione di incontri sul tema molto sentito della sopravvivenza delle api e della relazione con questo fiore. Intorno alla Lavanda di Venzone (L. angustifolia qualità extra), che è stata oggetto di studi e ricerche dell'Università di Udine, facoltà di Agraria, si raggruppa un numero crescente di agricoltori che traggono vantaggi dalla coltivazione anche su piccoli appezzamenti.
Il raccolto è destinato a essere trasformato per molteplici usi, da quello cosmetico all'enogastronomico ai profumi per l'ambiente. Nell'impresa, ideata e condotta da Paola Toso, partecipano anche piccole cooperative locali, che realizzano oggettistica con la lavanda o ispirate al fiore, come le famose "scarpett" friulane, rigorosamente color lavanda, che sono in vendita nel mercatino a Lignano Sabbiadoro assieme a cosmetici, potpourri, candele, liquori, dolciumi e molto altro ancora.

In Piemonte

Dal momento che senza memoria non c'è futuro, dopo aver dato vita al Circolo Culturale Tabas di Andonno dove sono riuniti oggetti di vita quotidiana del tempo andato, un manipolo di donne lavanda spontanea sul monte Ray-Valle Gesso

dell'occitana Val Gesso (Cuneo) nel Parco Naturale Alpi Marittime al confine con la Francia, ha anche intrapreso un'interessante ricerca sulla lavanda spontanea, la angustifolia che, lasciata a se stessa, si estingue.
Lo studio, revisionato da uno storico del luogo, sarà presentato l'1 e il 2 agosto alla Festa della Lavanda o, per dirla in occitano, "Ai temp d'l'izòp". Da esso emerge che la raccolta della lavanda risale, qui, alla metà dell'800, quando i farmacisti locali mandavano i raccoglitori fino ai 1500-1800 metri, dove cresce la qualità più pregiata per l'estrazione dell'olio essenziale. La raccolta costituiva una cospicua fonte di reddito per i valligiani: i guadagni dei raccoglitori venivano consegnati al capofamiglia e accantonati per i figli, le nozze, il corredo, le spese urgenti e c'è stato chi, in tempi più recenti è riuscito a comperare una 500. Ad Andonno, e in tutta la Val Gesso, l'ultimo raccolto risale al 1965, in seguito ai bassissimi costi di questa labiata dei paesi dell'Est e della Cina, cui neppure Grasse, la patria dei profumi francesi, ha saputo resistere. Ad agosto, durante la festa dedicata a questa pianta, saranno organizzate anche visite alle coltivazioni sperimentali di lavandeti voluti dal Parco naturale Alpi Marittime sulle alture di Andonno, oltre a escursioni guidate alla scoperta della lavanda in fiore.

Menù alla lavanda

Se oltre a inebriarvi con i suoi profumi, volete anche gustarlo, ricordate che il fiore di lavanda,se deve essere cucinato, non va preso a fioritura piena, bensì quando la spiga è formata ma il fiore ancora chiuso, altrimenti sprigiona uno sgradevole sapore canforato. E importantissimo: i fiori vanno raccolti in campi o giardini non trattati e non vanno mai utilizzati quelli in vendita dai fiorai.

 




Prendersi cura di lei

 

La lavanda è una pianta rustica e di poche esigenze e infatti cresce bene anche sui terreni argillosi come quelli umbri, dove Lorena Fastellini del Lavandeto di Assisi (via dei Laghetti 15 - 06088 Castenuovo di Assisi tel. 075/8043207 - www.illavandeto.com) ne colleziona 50 varietà.

"Per la crescita della lavanda - spiega Lorena - sono importanti il sole e il drenaggio. Se non vengono rispettate le sue esigenze, la pianta va incontro al cambio di colore e se c'è ristagno d'acqua si indebolisce fino a marcire. Per il resto, è di poche esigenze. Nella messa a dimora in terra si procede secondo le regole classiche: buca di due o tre volte più grande del panetto, ghiaia per il drenaggio e buon terriccio avendo l'accortezza di eseguire l'operazione tra ottobre e marzo, perché la pianta si adatti al terreno, possa estendere le radici e ripartire in primavera forte e poco bisognosa di cure.
Sono richieste maggiori attenzioni se l'impianto avviene a primavera. In questo caso le annaffiature saranno frequenti per favorire l'attecchimento delle radici. Tra una pianta e l'altra, va lasciato uno spazio di circa 60 cm perché gli steli non si intreccino e non si formino ristagni di umidità. A questo proposito è buona regola tenere i cespugli di lavanda lontani dall'impianto di irrigazione
".

Quali sono i suggerimenti per le lavande coltivate in vaso? "In questo caso, bisogna aspettare la fine della fioritura per il travaso in un contenitore proporzionato all'altezza definitiva della pianta. La lavanda officinale, per esempio, vuole un contenitore largo e profondo di circa 36 cm, altrimenti muore. Bisogna poi aggiungere un buon terriccio torboso e una manciata di pomice o argilla espansa per il drenaggio. Al momento dell'acquisto è bene, comunque, consultarsi con il vivaista".

Quale concime adottare? "Non esiste un concime specifico per le lavande. Le piante in terra non hanno bisogno di essere concimate, per quelle in vaso consiglio un buon concime organico o minerale a lunga cessione, distribuito con parsimonia a primavera, soprattutto se si desiderano utilizzare le spighette per insaporire i cibi".
E per quanto riguarda la potatura? "Se si tagliano le spighe alla prima fioritura tra giugno e luglio ci si garantisce una seconda fioritura a settembre, che è in ogni caso più scarsa.
L'ideale è che queste operazioni siano accompagnate da una leggera spuntatura ai rametti per procedere invece alla potatura, drastica, a settembre, grazie alla quale la pianta manterrà un bel cuscinetto tondo anche in inverno. In questo modo la pianta è meglio preparata ad affrontare il freddo e potrà ripartire, in primavera, con maggiore vigore e più rapidamente. Con i rametti semilegnosi potati in estate si faranno poi talee di future piante".

Come e quanto vanno bagnate le lavande? "Per sua natura è una pianta con poche necessità idriche, soprattutto
quando è in terra. La lavanda in vaso in estate va bagnata almeno due volte la settimana, nelle prime ore del mattino. Meglio evitare di bagnare alla sera perché è una pianta che teme l'umidità e inoltre va incontro a malattie fungine. A questo proposito è importante di non lasciare acqua nel sottovaso che potrebbe causare il marciume radicale".
Quali sono le lavande più apprezzate? "Nei vialetti o per chi ha poco spazio in terra suggerisco la Hidcote blu o bianca, la Cedar blu, nane o intermedie, tutte dalle bellissime fioriture. La Arabian Night viola scuro e la Julien con spighe lunghe e sottili sono apprezzate per le intense colorazioni e per il portamento. Se si vogliono scenografiche masse di colori, la Grosso è la varietà giusta, per l'abbondanza delle spighe affusolate blu-viola e molto profumate. In cassette da 15x30 cm per i balconi o nei giardini rocciosi, suggerisco invece la lavanda molto nana Lady con spighe rotonde, blu scuro, dalla lunga fioritura. La lavanda bianca è invece molto amata dagli sposi per addobbare la chiesa o farne mazzolini agli invitati".

 

La distilleria tra i monti
Piemonte. Valle Stura. Demonte. In questo paese, sulla strada per il colle della Maddalena che porta in Francia, abita un uomo "nelle cui vene scorre la lavanda e non il sangue", così dicono, sorridendo, gli amici. Marco Rocchia, con il padre Luciano, conduce l'impresa che porta il loro nome. "Aveva cominciato il mio bisnonno con piccoli appezzamenti da cui traeva materia prima per le distillazioni, racconta Rocchia. "Agli inizi del '900 nonno Giuseppe era emigrato a Grasse, la patria dei profumi, dove aveva sviluppato l'idea di alambicchi per l'estrazione dell'essenza veramente innovativi e ad alta resa. Purtroppo non ha brevettato la scoperta e i francesi l'hanno copiata commercializzandola come 'idee d'un distillateur italien'!". L'attività viene incrementata con Luciano, che amplia le coltivazioni a varie altitudini e introduce apparecchiature a tecnologia avanzata che ottimizzano i risultati. "Oggi la nostra azienda si mantiene su piccole dimensioni, il che ci porta ad avere una molteplicità di competenze - dice Rocchia - da quelle più propriamente gestionali agli interventi sul campo". Come si ottiene quel caratteristico, sottile e penetrante profumo di lavanda? "Sono segreti del mestiere! Per quanto ci riguarda, Demonte gode di condizioni climatiche favorevoli alla salute delle piante. Inoltre la biodiversità ci aiuta, perché le nostre coltivazioni non intensive sono fòrti e sane. Destiniamo una parte del raccolto ai nostri cosmetici, per i bambini, per gli adulti e per la casa, reperibili a Demonte. Il resto della produzione è per la vendita all'ingrosso".


Di tutto un po'
La lavanda è molto apprezzata per le sue azioni polivalenti:
antisettiche, sedative, riequilibranti, lenitive e cicatrizzanti. Agisce contro il mal di testa; frizionata sul cuoio capelluto migliora la circolazione superficiale e normalizza i capelli grassi; purifica la pelle grassa e acneica; è un efficace tarmicida e insetticida.
René Maurice Gattefossé, il chimico francese che negli anni '20 studiò per primo gli oli essenziali, scoprì casualmente le proprietà cicatrizzanti e lenitive della lavanda quando immerse la mano ustionata nell'olio essenziale con strabilianti risultati.
Per il suo aroma piuttosto amaro, la lavanda è diffìcilmente usata per tisane. Potrebbe tuttavia essere accostata ad altre erbe più morbide che ne migliorano il sapore, Per una tisana rilassante usare tiglio (40 g), melissa (20 g), camomilla (20 g) e lavanda (20 g).
Quali sono le differenze di aroma tra lavanda e lavandino? Quello della lavanda officinale è intenso, sottile e per niente canforato perché contiene poca canfora e una maggiore quantità di linalolo. Il lavandino invece espande un profumo più forte e canforato.