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I segreti della fertilità
di Lorena Lombroso (Giardinaggio, gennaio-febbraio 2010)
In questo periodo dell'anno molte piante da orto e da fiore vengono fatte germogliare in ambiente riparato, come una serra o anche un angolo della casa.
In queste condizioni 'artificiali' avvengono comunque quei processi fisiologici straordinari che trasformano un seme in una pianticella: ancora delicata, ma capace in certi casi di crescere con sorprendente rapidità. Diversi semi, come quelli di molte leguminose, danno vita a germogli in pochi giorni (alcuni in qualche ora). Altri, come quelli del prezzemolo, richiedono più tempo (fino a 40 giorni), ma per tutti occorre un requisito di base: la combinazione fra luce, umidità, temperatura e sostanze nutritive presenti nel substrato. |
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In un pugno di terra sono racchiusi i segreti della vita: ecco come le piante si procurano il nutrimento e i modi migliori per non farlo mai mancare in vaso, in giardino e nell'orto.
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Ancora l'inverno avvolge ogni cosa; la terra scura, gelida e fradicia sembra cosa morta. Ma le radici delle piante, seppur impercettibilmente, cominciano a riattivarsi; i bulbi lanciano verso il cielo i primi germogli; gelsomini invernali, mahonie e calicanti fioriscono. Il miracolo della vita si ripete e si rinnova, ma solo se esiste un requisito di base: la fertilità del suolo. Già nel più remoto passato questo fattore era noto ai primi popoli
che, abbandonando la caccia, si dedicavano all'agricoltura e apprendevano i metodi per evitare di impoverire il suolo: rotazione delle colture, apporti di sostanza organica (letame del bestiame, alghe macerate...), coltivazione di specie leguminose, come la fava per la pratica del sovescio che rigenera nel terreno l'azoto atmosferico.
E poi riti, spesso legati alle fasi lunari e alla fertilità femminile. Nel corso dei secoli, le conoscenze scientifiche sono aumentate in maniera esponenziale: è stata accertata la presenza dei microorganismi nel suolo e la loro interazione con la fertilità; e sono stati creati concimi a base chimica che gradualmente hanno sostituito quelli biologici e organici nell'agricoltura industriale, spesso però con conseguenze gravi per l'ambiente. Un caso tipico è quello olandese. La coltivazione dei bulbi nella sabbiosa terra di queste zone sub-costiere è cresciuta enormemente, e per ottenere produzioni di bulbose perfettamente omologate sono state immesse nel suolo, anno dopo anno, immense quantità di sostanze chimiche fertilizzanti e antiparassitarie, che sono filtrate nelle falde,
inquinandole. La stessa cosa è avvenuta un po' ovunque, dai campi di grani ai frutteti, dai vigneti alle coltivazioni ortive. La fertilità naturale è andata quasi a perdersi. Ma in che cosa consiste questa fertilità e come proteggerla?
Cavalli, mucche e alghe per la vita delle nostre piante |
In una paletta di concime in pellet (sopra in centro) ci sono sostanze nutritive che, se di origine organica, possono derivare dal letame equino (il migliore in assoluto) o bovino. Anche le alghe, soprattutto quelle dei mari freddi, contengono una percentuale di sostanze nutritive molto elevata; da tempo impiegate per la produzione di concimi agricoli, oggi trovano largo uso anche per la preparazione di fertilizzanti a uso hobbistico. |
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Fertilità, un insieme di fattori |
Nel terreno la fertilità nasce da una combinazione di fattori: presenza di nutritivi (azoto, fosforo, potassio, metalli come ferro e zinco e altre sostanze chimiche); attività microbica legata al processo di decomposizione della sostanza organica e sua successiva umificazione e mineralizzazione; tessitura e caratteristiche fisiche che, nel tempo, provvedono a mantenere e rigenerare il livello di fertilità.
Un terreno troppo sabbioso e drenato, ad esempio, viene rapidamente dilavato e impoverito dalle acque (pioggia e irrigazione), mentre un substrato con una componente argillosa, se non eccessiva, mantiene meglio il contenuto nutritivo. Quando la terra ha una granulometria corretta, la sua porosità consente la giusta aerazione del suolo (indispensabile per la vita microbica). Anche il livello del pH influisce in modo significativo. Nei terreni coltivati dall'uomo, la fertilità è poi influenzata dai metodi di trattamento: concimazione, irrigazione, pacciamatura e lavorazioni del terreno devono essere attività ben collegate tra di loro e correttamente eseguite e ritmate nel corso del tempo, per fare sì che i fattori nutritivi biologici e quelli artificialmente forniti con i fertilizzanti rimangano stabili al livello desiderato.
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Azoto, fosforo e potassio: tre elementi in perfetto equilibrio |
In maniera semplificata si può dire che i tre fattori fondamentali per la fertilità del terreno sono azoto, fosforo e potassio, che gli specialisti riconoscono grazie alle sigle chimiche (rispettivamente N, P, K).
Il primo è fondamentale per lo sviluppo del fogliame; il fosforo contribuisce alla vita e all'accrescimento dell'apparato radicale; il potassio è responsabile della fioritura e fruttificazione. In realtà questa schematizzazione non corrisponde del tutto alla complessità dell'interazione fra questi elementi chimici, ai quali si affiancano altre sostanze presenti in misura minore e per questo dette microelementi, come magnesio (Mg), zinco (Zn), ferro (Fe) e altri. Anche se in percentuale modestissima sono anch'essi indispensabili. |
I concimi naturali e industriali |
È vero che ci sono piante che vivono di nulla, ma la maggior parte delle specie ornamentali richiede nutrimento, e certamente lo esigono le verdure e le piante da frutto. Fin dall'antichità è nota l'efficacia non solo del letame, ma anche del terriccio proveniente dalla naturale decomposizione di sostanze vegetali e no. Il letame animale è la miglior fonte di sostanza organica per il terreno e viene impiegato sia per nutrirlo che per migliorarne le condizioni. Il più consigliabile è quello equino, ben maturo (allo stato fresco può "bruciare" le piante). Di natura animale sono anche il sangue di bue, utilizzato in molti fertilizzanti, e il guano, ottenuto dalle deiezioni di immense colonie di uccelli marini, mentre di origine vegetale è quello che si ricava dalla decomposizione e lavorazione delle alghe, soprattutto di alcune specie che vivono in mari freddi. In giardino e per le piante in vaso spesso, per praticità ed efficacia, si preferiscono i fertilizzanti industriali, che possono comunque essere anch'essi da matrice biologica; oggi alcune grandi aziende producono anche terriccio biologico, ottenuto da torbe naturali estratte da terreni non trattati con pesticidi.
Nei fertilizzanti di produzione industriale sono contenuti acidi nutritivi (aminoacidi),
che funzionano come attivatori di produzione della clorofilla e regolatori dei processi di fotosintesi e hanno un effetto molto rapido sullo sviluppo delle piante.
I prodotti nutritivi reperibili in commercio possono essere liquidi, in polvere o in granuli (pellet). La formulazione ha un effetto significativo sulla fertilità del terreno: i prodotti in pellet e granuli allungano la disponibilità di elementi nutritivi perché il loro assorbimento è più lento rispetto ai formulati liquidi e in polvere.
Un altro aspetto da conoscere per governare la fertilità è relativo al tipo di prodotti immessi nel terreno: i concimi arricchiscono il terreno in uno o più elementi nutritivi, gli ammendanti migliorano le proprietà fisiche del terreno modificandone la struttura e/o la tessitura o migliorando la risposta biologica, i correttivi modificano la reazione dei terreni anomali spostando il pH verso la neutralità.
Da quando, nell'ormai lontano 1842, fu brevettato il primo fertilizzante chimico, il settore ha fatto passi da gigante e oggi per le piante esistono molte formulazioni specifiche, da quelli per le rose ai concimi per orchidee, azalee, cactus e via dicendo. Ma c'è una regola base che il giardiniere non dovrà dimenticare: la fertilità del suolo deve essere tale da rispondere correttamente al tipo di pianta coltivata. E se alcune piante, come le rose e le fioriture stagionali in balcone, hanno bisogni molti elevati, altre non vanno concimate eccessivamente sia perché potrebbero rispondere in modo indesiderato (ad esempio produrre troppo fogliame e pochi fiori), sia perché possono essere più
sensibili all'eccesso di concime. La fertilità è dunque, da proteggere e rispettare, preferendo ove possibile gli apporti di sostanza organica biologica e sotto una coltre di pacciamatura. Insomma, lavorando insieme alla natura, senza sostituirsi a essa.
Tre livelli di esigenze:
la fame non è uguale per tutti
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Non è corretto dare indistintamente a tutte le piante la stessa quantità di concime. Se le rose, soprattutto quelle rifiorenti moderne, sono particolarmente bisognose di nutrimento, perché la fioritura costante assorbe continuamente fattori nutritivi dal terreno, piante come la bignonia, pur essendo ugualmente generose di fiori, hanno esigenze minori; un'unica concimazione annuale con prodotto a base di sostanza organica è quasi sempre sufficiente. Per le bulbose esistono concimi specifici ma, di fatto, sono piante dotate di una buona dose di autosufficienza e se il terreno è discretamente fertile non hanno bisogno di apporti nutritivi.
PH, una sigla misteriosa che influisce sulla fertilità del terreno |
• Il parametro noto come pH si riferisce all'acidità o alcalinità di una sostanza che
può essere un preparato chimico, un farmaco, l'acqua (anche quella potabile dell'acquedotto domestico), un cibo o un terreno. In quest'ultimo caso, dal pH dipende la salute delle piante: le caratteristiche acide o alcaline di un terreno sono determinanti per la scelta e la coltivazione delle specie ornamentali, degli ortaggi e dei frutti.
•La misurazione del pH di un terreno fornisce al giardiniere un'informazione importante: chiarisce se si tratta di un suolo acido, alcalino (basico) o neutro. Il parametro pH si articola su una scala da I a 14: se è inferiore a 7, indica una componente acida; intorno a 7 il terreno è neutro; mentre al di sopra si delineano condizioni di alcalinità.
•Se vi affidate a un laboratorio, l'analisi verrà eseguita da attrezzature che danno un risultato molto preciso e dettagliato. Poiché si tratta di un esame piuttosto costoso, conviene approfittarne per farsi fare un'analisi completa di tutte le componenti fisiche e chimiche del terreno.
• Più semplicemente potete misurare voi stessi l'acidità o alcalinità di terreno e acqua, mediante un kit reperibile presso i garden center e i consorzi agrari e su internet (esiste anche quello per laghetti); i risultati prodotti da un reagente chimico vengono confrontati con una scala cromatica. Il dato ottenuto non è preciso come quello ricavato in laboratorio ma costituisce un indicatore in genere sufficiente per l'uso a livello amatoriale. Il terriccio va sciolto in un reagente chimico che indica il pH tramite il colore che assume la soluzione. Se diventa gialla o arancione, segnala acidità; intorno al verde si tratta di un terreno neutro. Se il liquido assume toni blu o azzurri c'è una prevalenza alcalina. Ripetete l'analisi su campioni presi in punti diversi del giardino.
• La disponibilità di elementi nutritivi varia in ragione del pH. Ad esempio, sostanze utili come il ferro e il manganese sono spesso assenti o carenti in suolo alcalino (basico) e ciò può causare sintomi di crescita stentata e foglie sbiadite. Oppure questi elementi sono presenti, ma in ogni caso le radici non riescono ad assorbirle e a nulla servirà aggiungere concime se non si riesce a modificare la natura del pH rendendolo neutro (intorno al valore di 7). Inoltre, se il pH è molto acido o molto alcalino, i microrganismi utili per le piante non
riescono a vivere e a riprodursi. • I sistemi per modificare il pH del suolo consistono nell'incorporare argilla e calce (se il terreno è troppo acido). Quando è eccessivamente alcalino, si possono incorporare ammendanti (terriccio da compost), torba e
fertilizzanti a base di solfato di ammonio o specifici per piante acidofile, o usare additivi speciali a base di solfati per la diminuzione dell'alcalinità. |
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Casi speciali: quando il concime è su misura |
• Le esigenze nutritive possono essere soddisfatte con un unico tipo di sostanza (ad esempio il letame perfettamente maturo in polvere o pellet o il concime liquido universale) oppure con preparati che rispondono in modo più diretto alle richieste di specifici gruppi di piante.
• Un caso tipico è quello delle piante da fiore stagionali, come petunia, geranio, fucsia: si tratta di specie che hanno un consumo energetico costantemente elevato. Nei prodotti per piante da fiore c'è una percentuale elevata di azoto, fosforo e potassio, ma anche biointegratori e microelementi come il magnesio.
• Nei concimi per azalee, rododendri, camelie e piante acidofile è contenuta una significativa percentuale di ferro e sono concepiti in modo da mantenere inalterato il livello di acidità del terreno.
• Le orchidee hanno bisogno di preparati a bassa salinità, bilanciati per piante sensibili e ricchi di sostanza organica.
• Per limoni e piante mediterranee occorre un'alta percentuale di potassio (per i frutti), boro (per il processo di fioritura) e zinco e altri microelementi (contro il rischio di ingiallimenti fogliari)
.• Alle succulente e cactus sono dedicati prodotti nutritivi ad alto tenore di potassio per rafforzare la struttura dei fusti e migliorare così la resistenza alle avversità.
• Le piante verdi da interno, ma anche quelle da esterno come la Hosta, gradiscono i preparati per piante verdi nei quali la preponderanza di azoto è utile per promuovere la produzione di clorofilla e prevenire la clorosi, manifestata da ingiallimenti che pongono in evidenza le nervature e debilitano seriamente la pianta.
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Ma cosa c'è nella terra?
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• Spesso si è portati a pensare che il terriccio sia qualcosa di inerte, e in molti casi purtroppo è così: l'eccessiva lavorazione e manipolazione del terreno, che accade in agricoltura intensiva, rende il terriccio praticamente privo di energie e tutta la componente nutritiva deve quindi essere fornita artificialmente attraverso fertilizzanti chimici.
• In realtà un terriccio sano e fertile ha una enorme quantità di vita al suo interno. I microrganismi utili sono forme viventi con dimensioni tali da non poter essere viste a occhio nudo (minori di 0,1 mm), e solo con l'avvento del microscopio, nato in Olanda alla fine del XVI secolo, fu accertata la loro esistenza. Essi hanno un ruolo importante negli ecosistemi, come decompositori: trasformano la sostanza organica morta in fattori nutritivi per le radici delle piante e per molti altri organismi superiori (insetti, lombrichi).
• Nel terriccio esistono poi tre parti componenti: quella vegetale (foglie, residui vegetali) la sostanza argillosa, più o meno compatta (argilla, limo) e una parte inerte strutturante e drenante (sabbia, ghiaia, ciottoli).
• Nel terreno superficiale, la componente biologica viva è fondamentale per ottenere piante sane ma è altrettanto importante, oltre alla struttura chimica, anche quella fisica, ovvero la tessitura (pesante o sabbiosa) e la presenza di materiali particolari (ad esempio sabbia marina con componente salmastra, oppure materiali vulcanici come il lapillo, e sostanze apportate dall'uomo, come la cenere e, nei terricci in sacchi, il polistirolo).
• La componente organica nutritiva può essere presente in forma naturale (ed è un caso tipico dei terreni boschivi non lavorati
dall'uomo), oppure può essere fornita aggiungendo il terriccio da compost, ottenuto dalla trasformazione (a opera appunto dei microrganismi) di vegetali, ortaggi, resti di piante.
• Dal punto di vista chimico il terreno può presentare tracce più o meno significative di minerali, come zeoliti (che hanno capacità di trattenere gli elementi nutritivi e cederli gradualmente) e metalli; i terricci che si acquistano in sacchi sono resi più fertili grazie all'impiego di torbe (tra le migliori ci sono quelle bionde del Baltico e quella nera irlandese).
• Per ottenere un buon substrato fertile occorre quindi avere una miscela equilibrata e corretta di fattori organici nutritivi, humus naturale ricco di microrganismi e materiale inerte in proporzione non eccessiva (serve per il drenaggio delle acque). Nel caso di piante che richiedono un terriccio molto poroso sarà bene aggiungere una parte di sabbia, generalmente un 10-20%.
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