Facili
e colorate, sono perfette per che vive il giardino
come un gioco
Le
perenni hanno questo di meraviglioso: dimensioni e costo
permettono di considerarle quasi delle piante giocattolo
per
giardinieri dilettanti che dispongano solo di un terrazzo o
di un piccolo pezzetto di terra.
Meno impegnative degli alberi, ancorché perenni, non
sono eterne. Quasi tutte, passato qualche anno, vanno sostituite,
dandoci l'occasione di rimediare agli errori. Insomma, sono
alla portata di tutti. E questo spiega perché, popolari
da sempre nel cottage garden, nei giardini delle
nonne o dei
curati di campagna, siano state trascurate dai paesaggisti,
specie da noi dove per secoli tutto si è risolto in
architettura di volumi verdi capaci di badare a se stessi,
salvo la sforbiciata annuale. Finché non si sono levate
alcune voci fuori dal coro. Prima fra tutte, a metà Ottocento,
la pittrice Gertrude Jekyll.
Impariamo
dagli inglesi
Riconosciuto
quanto aveva imparato dal cottage garden «che
contribuisce a rendere i margini delle strade inglesi i
più graziosi
dell'intero mondo temperato», Gertrude Jekyll
ha cominciato a servirsi delle perenni, ancora più volentieri
che dei tubetti di colore, per mettere in pratica la lezione
della grande
pittura impressionista. Con tale successo che non si può
non fermarsi davanti
a una bordura mista senza pronunciarne il nome. Alla sua
scuola hanno imparato un po' tutti, da Vita Sackville-West
a Penelope
Hobhouse. Quanto a me, restai folgorata dalle perenni davanti
a una composizione di Didier Berruyer:
ciuffi biondi di stipa smossi appena dal vento, ariose
gaure, rosate achillee... Un incanto che ho subito desiderato
emulare.
Avevo cominciato da poco il grande, appassionante gioco
del giardino, e queste piantine generose e maneggevoli
sembravano
il punto di partenza ideale per fare pratica senza scoraggiarsi.
Una
vita per le vivaci |
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Didier
Berruyer, vivaista, posa dietro a un suo allestimento
di perenni, che coltiva a Santa Margherita (Lucca) |
Le
specie più resistenti
Didier è d'accordo
con questo approccio alle perenni, al punto di dare
molto peso alla valutazione della resistenza: il
piacere di coltivare scema assai se una pianta fa la
difficile. «Le
voglio facili, da battaglia. Per questo, approdato
in Toscana dalla Savoia, ho modificato in parte il
catalogo per adattarlo al centro Italia. Ho dovuto
rinunciare a due piante che amavo moltissimo, i lupini
e i Delphinium, perché davano troppe
delusioni. Mi sentivo sempre chiedere: perché non
riesco ad avere dei Delphinium? Perché i
lupini mi vengono tanto male? Un continuo! Io rispondevo:
abitate vicino al mare e avete estati torride? Allora,
o traslocate, o rinunciate a coltivarli, perché Delphinium
e lupini hanno bisogno di un'atmosfera fresca, di
un terreno ricco, leggermente acido e ben drenato».
Tutto il contrario della prediletta Gaura: «È una
pianta superba, di grande eleganza, va assolutamente
provata: è una fontana di fiori di grande
generosità e
leggerezza, e poi fiorisce per mesi e mesi di seguito.
Un posto in giardino lo si trova sempre. Resiste
alla
siccità, anche se con un po' d'acqua darà fioriture
più abbondanti».
Chi non si lascia
trascinare dai fiori! Dimenticando quanto sia avventato
impostare
un giardino a partire da loro. Didier
consiglia di procedere così: vicino a casa
porremo molti più sempreverdi
come il bosso, il pittosporo, certi rosmarini, fra cui collocheremo poche perenni
dalla fioritura e dal fogliame interessante. E' questo a decidere nel lungo
periodo la personalità di una pianta, il suo ruolo
nell'equilibrio di una bordura mista. |
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I
consigli per gli accostamenti
Didier
trova magnifico il gioco di certi grigi-argento: le
foglie cesellate dell'artemisia che in una sola stagione
formano un enorme cuscino, i cespugli delle santoline,
il
fogliame verde-bruno delle bergenie, i ciuffi della
stipa «raffinatissima
in primavera con la finezza del fogliame e l'esplosione
dell'infiorescenza: impossibile resistere alla tentazione
di accarezzarla quando
ondeggia al minimo alito di vento».
Anche
Leymus arenarius è bello, con quel fogliame
blu-argento, attenzione però: il suo vigore eccessivo
ci sarà più amico
per stabilizzare il terreno di una scarpata che non in una
bordura mista, dove soffocherebbe altre piante. E se volessimo
importare nel nostro Mediterraneo l'eleganza della bordura
mista inglese? Didier trova interessante la composizione incentrata
su Foeniculum vulgare 'Purpureum',
varietà a foglia
bronzea del resistentissimo finocchio selvatico. A maggio,
quando saranno spuntate le prime foglie tutte arricciate,
trarrà vantaggio
dal trovarsi dietro Melica ciliata, con infiorescenze
simili a trina, e davanti a Knautia macedonica, che
fiorisce di porpora man mano che il finocchio cresce sempre
più alto e leggero. «E' un accostamento semplice,
di bell'effetto anche a fine estate, quando il finocchio arriva
alla sua massima altezza».
Un'altra
pianta alta adatta a fare da struttura portante in una composizione
è Miscanthus sinensis. Nella cultivar 'Silberspinne'
il suo giallo ocra si sposa ai colori dell'autunno sottolineandone
l'atmosfera. C'è poi un'associazione spettacolare, quasi
una natura morta: azalee dal fogliame rossiccio insieme a semplici
nandine domestiche, sedum, boltonie, phormium, ophiopogon. «Sono
solo esempi, aggiunge Didier, sarebbe un peccato copiarli
meccanicamente rinunciando al piacere di comporre
in piena
consapevolezza con colori e tessiture».
Interessantissimo poi lavorare con i contrasti di volume:
si tratta non solo di tenere conto delle rispettive altezze
delle piante, lasciando sullo sfondo quelle più alte
in modo da non cancellare le più basse, ma anche di
lavorare con le diverse qualità di altezza: ce ne
sono di leggere e vaporose, di dritte e di forti, di ripide
oppure rotondeggianti.
Alte
e forti o leggere e rotondeggianti?
«Sono
infiniti i modi di utilizzare i volumi. Le altezze leggere
e rotondeggianti risultano in contrasti dolci
e graduali. Per ottenere contrasti forti mi pace usare altezze
rigide o irte:
sorprendono con giochi di prospettive. Vale
la pena di considerare anche la fluidità nel portamento
delle piante: da questo punto di vista le graminacee sono preziose.
Ma è soggettivo,
ognuno deve sperimentare quello che più gli piace.»
I
volumi rimandano all'architettura, mentre i colori ci riportano
alle arti figurative: «Una volta, per un giardino
di Firenze, mi sono ispirato al ciclo di arazzi della Dama
dell'Unicorno» ricorda
Didier. «Ne è venuto fuori un mosaico di colori
interessantissimo». Tessiture e intrecci di colori
richiedono una certa esperienza non alla portata di tutti,
anche se Didier
non manca di dare dritte nel suo II Giardino vivace (vivaces è il
francese per perenni) che più che un normale
catalogo sembra la dispensa di un corso a puntate di orticoltura. Un
anno presentava gialli e aranci estivi, un altro azzurri e
blu della tarda estate e dell'autunno, stupendi, specie se
esposti a sud-ovest, in modo da valorizzare il magico incontro
degli
azzurri con la luce del tramonto. «Una cosa
sono i pigmenti, un'altra la loro reazione alla luce del sole,
che cambia di ora in ora».
Tanta
sensibilità cromatica esige una dichiarazione
di poetica: «La mia è una chiave estetica. C'è chi
ha la mania della collezione botanica, dell'ordine oppure dell'esotismo:
in queste persone predomina la passione del controllo. Mentre
per me è cruciale il criterio estetico, inteso non solo
come bellezza del quadro, ma proprio nel senso primario del
termine estetica, che è sensazione, il piacere trasmesso,
ma anche provato nel coltivare certe piante. Piacere potenziato
talvolta dal ricordo. Succede con certe piante che abbiamo
sempre visto, ma che proprio per questo quasi mai guardiamo.
Accompagnano atmosfere e ricordi, come le bergenie, coprisuolo
tradizionale nelle aiuole ombreggiate.»
Un'altra
tappezzante cara a Didier è la Cotula hispida,
la cui riuscita non è però garantita a lungo termine:
meglio utilizzarla in vaso, per ottenere, con quell'elegante
cuscino di muschio argentato, uno «specchio di dolcezza».
Non si incontrano spesso vivaisti capaci di parlare di piante,
condividere una passione e trasmetterla. Didier è tra
i pochi, e per questo alle mostre orticole su e giù per
l'Italia il suo stand è affollato da clienti affezionati
che vengono a chiedergli lumi.
A
me viene da considerarlo un maestro di strada con allievi
sparsi un
po' ovunque.«Attraverso le piante riconosco la
natura delle persone, e questo mi commuove sempre. Certi
scelgono magari solo tre piantine, ma è già una
composizione. Molto si capisce anche dalle domande che fanno.
Quella più odiosa
sulle piante è: "Sporcano?".
Va al di là della
mia comprensione.
Alcuni mi chiedono: "E se cadono
le foglie?". Be',
si prende la paletta, dico io! Provo invece un grande piacere
quando chi ha provato qualcosa l'anno prima torna entusiasta.
Questo lo chiamo seminare: aprire la porta sul piacere, sulla
fiducia. Mi viene una gran paura quando qualcuno arriva e inizia
dicendo: l'anno scorso ho preso... Non so mai se sta per dirmi
che la pianta gli è morta o gli dà gioia. Penso
spesso al destino delle mie piante: alcune, più fortunate,
finiscono in bei giardini, in buone mani, altre, chissà...»
Il
vivaista Didier Berruyer consiglia le sue piante
del cuore
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Spighe
di fiori
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Profumata
d'assenzio
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Leggera
e delicata
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Gaura
lindheimeri
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Artemisia x
'Powis Castle'
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Briza
maxima
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Ha
spighe di fiori bianco-rosati da maggio a ottobre su
un cespuglio di foglie verdi maculate di ruggine. |
Un
profumo d'assenzio sopra un meraviglioso fogliame finemente
intagliato di colore grigio-argento. |
Tutti
quei cuoricini che si agitano al minimo alito di vento
sono davvero commoventi e fanno di questa pianta un elemento
indispensabile per una scena delicata e leggera. |
Nostalgica |
Bergenia
cordifolia
Fiori rosa lilla sbocciano in marzo-aprile su una pianta dalle foglie
verde-bruno, coriacee e di forma rotonda.
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SCAFFALE |
- Michel
Tournier et Georges Herscher, Jardins
de curé, Actes Sud
- Philippe Ferret, Jardins de curé.
L'art et la manière,
La Maison Rustique-Flammarion
- Penelope Hobhouse, Il colore nel vostro giardino, Centro
Botanico Milano
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