IL
CALENDARIO DEL GIARDINIERE
(da
Il Giardino Fiorito, luglio/agosto 2004)
L'ESTATE
DEL GIARDINIERE
di
Karel Capek
Le
leggi immutabili dei giardinieri stabiliscono che in luglio
si innestano le rose. Generalmente si procede così: ci
si procura dei rosai selvatici (R. indica major o R. canina)
sui quali si dovranno fare gli innesti, una buona quantità
di raffia e finalmente un coltello da innestino. Quando è
tutto pronto, il giardiniere prova la lama sul polpastrello
del pollice e se la lama è ben affilata si fa un bel
taglio che sanguina abbondantemente. Si fascia con diversi metri
di garza il pollice ferito e così facendo vede sviluppare
sul suo dito un bel bocciuolo grosso e gonfio. Questo si chiama
"innestare una rosa". Se poi il ramo per l'innesto
non è a portata di mano si può raggiungere lo
stesso risultato nei confronti del dito in altre occasioni,
per esempio
mentre si fanno delle talee, o quando si potano gli arbusti
e si tagliano fiori appassiti, quando si tosano i sempreverdi,
ecc. ecc. Dopo aver finito d'innestare le rose, il giardiniere
pensa che dovrebbe sarchiare un po' la terra delle aiuole cotta
e indurita dal sole. Compie questa operazione sei o sette volte
l'anno e ogni volta invariabilmente tira fuori dal terreno una
incredibile quantità di vetri e di cocci. Pare quasi
che le pietre nascano da qualche specie di seme o di uovo, o
che si sollevino continuamente dalle misteriose profondità
della terra; o forse, chissà, è proprio la terra
stessa che le trasuda. La terra da giardino o terra coltivata,
chiamata anche humus o terriccio, è composta di ingredienti
speciali, come terra, letame, terricio di foglie, torba,
pietre, frammenti di vetro o di coccio, piatti rotti, unghie,
pezzi di fil di ferro, ossa, frecce barbariche, carta stagnola
da cioccolata, mattoni, vecchie monete, vecchie pipe, vecchie
etichette, pezzettini di specchio, barattoli di latta, spaghi,
bottoni, vecchie suole, escrementi canini, carbone, manichi
di pentole, rottami di catinelle, canovacci, bottiglie, pantofole,
barattoli vuoti, fibbie, ferri di cavallo, scatole da marmellata,
materiale isolante, pezzi di giornale e altri innumerevoli elementi
che l'attonito giardiniere scava non appena zappetta un
poco il terreno delle aiuole. Forse un giorno o l'altro scoprirà
che sotto i suoi tulipani c'è un fornello da cucina americano
o la tomba di Attila o i Libri Sibillini. In un giardino si
può trovare qualsiasi cosa.
Naturalmente
la maggior preoccupazione del mese di luglio è l'annaffiatura
del giardino. Se il giardiniere adopera l'annaffiatoio conta
il numero dei secchi d'acqua che distribuisce, come l'automobilista
conta i chilometri. "Oh!", annuncia con l'orgoglio
di colui che ha battuto un record, "oggi ne ho dati quarantacinque
secchi". Sapeste che delizia quando l'acqua fredda sibila
e si spande sul terreno arido, quando alla sera scintilla sui
fiori e sulle foglie pesanti di provvida rugiada, quando tutto
il giardino tira un sospiro di sollievo, fresco e soddisfatto
come il viandante cui finalmente è concesso di bere.
"Oh!",
dice il viandante, asciugandosi i baffi bagnati, "avevo
una sete infernale. Un altro bicchiere, padrone!"
E il giardiniere corre a prendere un altro secchio d'acqua per
questo luglio assetato.
Si capisce che con una sistola e un idrante si annaffia molto
più in fretta, all'ingrosso, per così dire. In
un periodo relativamente breve si annaffiano non solo le aiuole,
ma anche il prato, i vicini che stanno prendendo il tè,
i passanti, l'interno della casa, tutti i membri della famiglia
e soprattuto se stessi. Il getto di un idrante è di una
potenza incredibile, paragonabile a quella di una mitragliatrice;
in un batter d'occhio si può scavare una trincea, falciare
le perenni e strappare le chiome agli alberi. Se tenete il getto
d'acqua contro il vento vi rinfresca in modo meraviglioso, v'inzuppa
fino al midollo ed è quasi come fare una cura termale.
Una sistola ha inoltre un'attitudine speciale a bucarsi verso
il centro, proprio dove meno ve l'aspettate. E allora ve ne
state là come un Dio dell'acqua, al centro di spruzzi
scintillanti, con un lungo serpente arrotolato ai vostri piedi.
Quando poi siete da strizzare tanto siete bagnati, dichiarate
contento che il giardino ne ha avuta abbastanza, e andate ad
asciugarvi. Nel frattempo il giardino ha detto "ouf",
s'è succhiata l'acqua senza batter ciglio ed è
già arido e assetato come prima.
I filosofi tedeschi asseriscono che la cruda realtà è
semplicemente quella che è, mentre l'ordine superiore
e morale è das Sein Sollende, ossia quello che
dovrebbe essere. Ora, specialmente in luglio, il giardiniere
lo ammette questo. Ordine Superiore, perché sa benissimo
quale dovrebbe essere. "Ci vorrebbe una acquata" dice
il giardiniere in quel suo caratteristico modo di esprimersi.
Ed ecco ciò che generalmente accade: quando i cosiddetti
raggi vivificatori del sole portano la temperatura verso i quaranta
gradi, quando l'erba ingiallisce, le foglie appassiscono e i
rametti cadono uccisi dalla siccità, quando la terra
si spacca e si cuoce fino a diventar pietra o si sbriciola fino
a diventar polvere, allora accade sempre che:
1) la sistola si fora, di modo che il giardiniere non può
annaffiare;
2) capita qualcosa alla pompa dell'acqua, l'acqua non
viene e ci si trova, per così dire, in un forno, un forno
bollente e incandescente.
In
momenti come questi il giardiniere annaffia la terra col suo
sudore, ma invano: immaginate quanto sudore ci vorrebbe perché
bastasse ad annaffiare un pratino anche piccolo. Ma è
inutile inquietarci, imprecare,bestemmiare e sputare. Non servirà
a nulla anche se per sputare correte in giardino (ogni goccia
d'acqua è buona!).
Allora il giardiniere si rivolge a quel famoso Ordine Superiore
e comincia a dire fatalisticamente: "Ci vorrebbe un'acquata".
"Dove andrete quest'anno a passare le vacanze?" "Non
m'importa niente dove andrò, bisognerebbe che piovesse".
"Che cosa ne pensate delle dimissioni del Ministro Tal
dei Tali?" "Penso che bisognerebbe che piovesse ".
"Santo Dio, pensate a una bella giornata di novembre: per
quattro, cinque, sei giorni i gelidi fili d'acqua cadono mormorando,
l'atmosfera è grigia e fredda e il gelo penetra nelle
ossa". Come ripeto, bisognerebbe che piovesse.
Grazie a Dio però, considerata la stagione, rose, phlox,
helenium, coreopsis, hemerocallis, gladioli, campanule, aconiti,
inule, dracocephalum e margherite fioriscono abbastanza bene.
C'è sempre qualcosa che fiorisce e qualcosa che sfiorisce;
c'è sempre qualche stelo da tagliare mormorando al fiore
(non a se stessi) "Anche per tefinita".
Guardate questi fiori; sono proprio come le donne, cosi belli
e freschi che potete guardarli a lungo riempiendovi gli occhi
di gioia, senza mai vedere completamente la loro bellezza; c'è
sempre qualcosa che vi sfugge quando la bellezza è tale
è tanta. Quando poi cominciano ad appassire appena, tanto
che io quasi non me ne accorgo, non si ha più nessuna
cura (parlo dei fiori) e a voler essere brutalmente sinceri
bisognerebbe dire che sembrano stracci. Che peccato, mia dolce
bellezza (parlo dei fiori), che peccato che il tempo voli; la
bellezza finisce e soltanto il giardiniere rimane. L'autunno
del giardiniere comincia in marzo, con l'appassire dei primi
bucaneve.