Agostino
Paravicini Bagliani Ma
dove si trova il Paradiso terrestre? Una domanda antichissima
e sempre attuale.
Ancora
recentemente, studiosi hanno tentato di scoprirlo sino alle
regioni più svariate, Mesopotamia,
in Arabia, in Armenia e persino in un'isola delle Seychelles...
La credenza del Paradiso terrestre ha affascinato il
cristianesimo fin dai primi secoli, come ricorda Alessandro
Scafi ne "Il Paradiso in terra. Mappe del giardino
dell'Eden". La Genesi (2,8) raccontava
che «il Signore Dio piantò un
giardino in Eden, a oriente, e vi collocò l'uomo che
aveva plasmato», e questo passo biblico fu presto interpretato
in senso letterale.
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L'incipit
del libro della Genesi da una Bibbia conservata alla
British Library |
L'autorità di sant'Agostino fu decisiva, anche
per quanto riguarda i quattro celebri fiumi che uscivano dall'Eden:
Pison (sovente identificato con il Gange), Ghicon (con il Nilo),
Tigri e Eufrate. «Sono veri fiumi e non espressioni figurate».
Agostino aggiungeva: Adamo aveva un corpo materiale, aveva
dunque vissuto in un Paradiso materiale.
Alla
costruzione dell'immaginario paradisiaco contribuirono molto
le antiche traduzioni dei testi biblici. Per definire
il giardino, la versione ebraica usò le parole gan-be-Eden («un
giardino in Eden»). Nella Vulgata, Girolamo
aggiunse la qualifica «delizie». I traduttori della
Settanta introdussero la parola Paradiso che
significa in persiano "cinto da mura".
La
geografia del Paradiso si precisa intorno al Settimo secolo.
Isidoro
di Siviglia identifica l'oriente di cui parlava la
Genesi con l'Asia: «II Paradiso è un luogo che
si trova nella parte orientale dell'Asia». E sottolinea
il fatto che l'Eden sia un giardino di «delizie»: vi
abbondano «ogni genere di piante ed alberi da frutto,
tra cui anche l'albero della vita». L'Eden è inoltre
un luogo in cui «non fa né freddo né caldo,
vi è sempre un clima temperato», ma è un
giardino reso inaccessibile «da una spada ardente», è luogo
sbarrato da un muro di fuoco, che arriva quasi al cielo».
Situato in Asia da Isidoro, il Paradiso terrestre poteva ora
figurare anche su una carta, e molte sono infatti le carte
medievali, qui studiate pregevolmente da Alessandro Scafi,
che lo presentano nelle sue varie forme, anche come isola o
come castello accerchiato da mura.
La sua inaccessibilità è rappresentata dall'altezza.
II Paradiso viene immaginato nel punto più orientale
dell'Asia, ma verso l'alto «come situato in relazione
al cielo» (Duns Scoto).
Anche Dante pone il Paradiso sulla cima di una montagna eccezionalmente
alta, la montagna del purgatorio. Virgilio spiega a Dante che
Gerusalemme e la montagna del Purgatorio sono esattamente agli
antipodi. Nelle carte medievali, a partire dalla prima crociata
(1096), Gerusalemme, luogo del sepolcro di Cristo, viene posta
al centro del mondo. Ed ecco che il Paradiso terrestre situato
in Asia diventa anticipazione dell'Incarnazione e del
Paradiso celeste, tanto più che accanto al Paradiso
terrestre figurano sovente Enoch e Elia, i due profeti
che aspettano la fine del mondo.
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Mondo
abitato
Carta del mondo anglosassone
detta anche Cottoniana (Canterbury, 1025-1050 circa), conservata alla British
Library di Londra. La mappa, che raffigura tutto il mondo abitato,
contiene riferimenti indiretti al Paradiso terrestre |
ella
cartografia medievale vi è un secondo luogo recintato
e inaccessibile,
contrassegnato da una negatività che si contrappone
all'Eden: è il luogo in cui secondo la leggenda Alessandro
Magno racchiuse Gog e Magog, le temute tribù che a detta
dell’ Apocalisse verrebbero a distruggere il mondo il
giorno del giudizio. Le carte medievali, sovrastate dal
Paradiso terrestre, presentano dunque una visione cristiana
della storia del mondo. Ma l'Eden è anche un Eldorado,
regione sempre temperata e rigogliosa di vegetazioni e di frutti
abbondanti, e che gode di un'aria sana e incontaminata.
All'uscita
dal Medioevo quell'immaginario si sgretola. Fra Mauro, uno
dei
massimi geografi del Rinascimento, nel suo mappamondo (1459)
relega il Paradiso terrestre in un medaglione posto al
di fuori del mondo abitato. Un secolo dopo, un altro uomo di
Chiesa, Agostino Seuco, prefetto della Biblioteca Vaticana,
afferma che il Paradiso terrestre fu distrutto dal diluvio.
Anche secondo Lutero scomparve per colpa del peccato.
Per Calvino invece i quattro fiumi dell'Eden erano rimasti
inalterati nonostante il diluvio per la benevolenza di Dio.
Questa nuova teoria religiosa tentava di risolvere l'equazione
tra il dogma del diluvio e la scoperta del Nuovo Mondo. Ponendosi
contro la tradizione, fu però dimenticata. Anzi proprio
allora gli studiosi incominciarono a ricercare il luogo dove
era vissuta la prima coppia umana proponendo i posti più svariati:
il Terzo Cielo, Babilonia, l'Arabia, la Palestina, la Terra
del Fuoco, e anche il Polo Artico.
Il Paradiso terrestre perse
cosi la sua originaria funzione di rappresentare insieme
il passato (la nostalgia per una purezza perduta), il presente
(la vita dell'uomo come peregrinazione) e il futuro (il
cammino verso il Paradiso celeste), oltre che una natura in
perfetto equilibrio perché tutta orientata al volere
di Dio.
Tentando di scoprire dove si trovava su basi "scientifiche",
la modernità situava il Paradiso terrestre soltanto
nel passato, lasciando ai poeti (John Milton, 1667) il compito
di piangere il Paradiso perduto.
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Adamo
ed Eva
Dettaglio del Paradiso terrestre da un mappamondo di
Hanns Rüst (Augusta,
1480 ca). Il paradiso terrestre è raffigurato
come un giardino circondato
da mura.
All'interno
Adamo
ed Eva colgono il frutto proibito |
Mondi
immaginari
Carta del mondo dal Polychronicon di Ranulf
Higden, 1350 circa
(Londra, British Library) |