IL
GIARDINO VIATORI
di
Claudia Pavoni (da Giardini, aprile 2000)
Una pioggerella primaverile, un po' dispettosa, ci accoglie
nel "Giardino Botanico L. Viatori", immergendoci
all'istante dal paesaggio friulano in quell'atmosfera Old
England che tutti i viaggiatori prima o poi hanno sperimentato
nel girovagare per i magnifici parchi e giardini dell'Inghilterra:bisogna
avere un ombrello sempre pronto! Qui, in una valletta nascosta
sovrastante il fiume Isonzo, ad ovest di Gorizia, in località
Piuma, ci accoglie il padrone di casa per condurci ad ammirare
un gioiello di giardino cesellato in anni di quotidiano lavoro:
come uno scrigno prezioso racchiude raritàdi magnolie,
azalee, rododendri, rose, meli, pruni, oltre ad arbusti ed erbacee
veramente insoliti. Con modestia ci racconta che tutto è
stato costruito con una continua ricerca e sperimentazione per
introdurre le numerose varietà ammirate e acquistate
nei più diversi
angoli della Terra: questo è un esempio di "giardino
fai da te", ma veramente molto ben riuscito e all'apparenza
di semplice realizzazione, quasi copiabile. Progettare e realizzare
uno spazio verde ex-novo ottenendo uno splendido risultato richiede
una profonda conoscenza dell'arte di fare giardini, ma talvolta
la competenza del professionista che si appresta in questo difficile
percorso si misura subito con un proprietario, che poi ne sarà
il principale fruitore, talmente esigente e preparato che...
gli lascia libero il campo! Così successe che il colto
professore goriziano, Luciano Viatori, discendente da unintraprendente
famiglia boema giunta a Gorizia cinque generazioni fa, innamorato
fin da bambino dei fiori, dei loro petali colorati, dei loro
profumi, dei loro poetici messaggi, si decise a progettare e
a realizzare da sé, con pazienza, il suo giardino all'inglese.
Tanta presunzione nasceva dal fatto che si sentiva nato giardiniere:
i primi rudimenti sull'impianto e la manutenzione delle piante
li apprese nell'infanzia dalla madre appassionata botanica,
che cresciuta nello splendore fiorito della città di
Gorizia, la "Nizza" dell'impero austro-ungarico, aveva
fatto sue le tendenze estetiche di fine '800.
La
nascita del giardino
L'avventura
botanica del professore iniziò propriamente nel '53 quando
visitando L'Inghilterra rimase folgorato dalle molteplici varietà
di piante presenti nei giardini: abituato al ricordo colorato
della sua infanzia, riconobbe il decadimento e l'appiattimento
del verde cittadino di casa nostra, ex-giardino d'Europa, e
decise di fare suoi i dettami dello stile paesaggistico "all'inglese".
Con cura scelse un luogo per la sua nuova abitazione, ma ciò
che non riusciva a trovare era lo spazio adatto per il "suo
giardino di sogno" da costruire intorno ad essa. Finalmente
l'opportunità giunse nel '75, con l'acquisto di circa
2,5 ha di "terreno incoltivabile" ma in una zona molto
panoramica a ponente di Gorizia: laddove si inizia a formare
lacollina del Collio e più sotto il fiume Isonzo scorre
tra i primi rilievi, lasciando nel suo letto un'importante lingua
di terreno alluvionale, troppo ricco di ciottoli. Gli eventi
bellici della Grande Guerra avevano lasciato in quegli appezzamenti,
che nessuno voleva coltivare, segni profondi: una bomba caduta
nella parte pianeggiante aveva formato una specie di cratere,
lungo i pendii affioravano numerosi scavi delle trincee.
I
primi lavori consistettero quindi in unimportante pulizia
per la bonifica e la correzione dei vari strati di terreno naturale
che risultava mal strutturato: troppo sassoso qui, troppo argilloso
là, troppo franoso laggiù! Dopo qualche anno con
l'uso di traversine ferroviarie inchiodate tra loro e pali per
creare i terrazzamenti e bloccare gli smottamenti, con I'apporto
di trucioli di legno provenienti dai mobilifici vicini, per
arricchire di sostanza organica il substrato e tanta fantasia
e laboriosità, si riuscì a costruire la base di
partenza di quel "progetto nel cassetto". Segnati
i percorsi e formate le aiuole correggendo il terreno, il progetto
alla fine risultò essere un dolce collegamento fra tre
livelli di terrazzamenti, per cui partendo dalla sommità
pianeggiante, dove fu costruita labitazione e girando
intorno ai rilievi si ammirano i gruppi di arbusti e le alberature
dalla preponderante fioritura primaverile-estiva, con una predominante
colorazione di rosa, il tutto disegnato per imprimere al paesaggio
grande naturalità e creare continuità con il boschetto
limitrofo. Nello spazio scavato dalla bomba fu preparato il
fondo con film di pvc per ottenere un laghetto artificiale alimentato
dall'unico pozzo d'acqua disponibile e questo si inserì
perfettamente nel prato del secondo terrazzamento che oggi ospita
Iris kaempferii, ninfee, e tante piante acquatiche spontanee.
Le
azalee e i rododendri
Lungo
il pendio verso ovest all'ombra delle acacie si iniziò
il primo impianto di "azalee" (il genere Azalea,
come noto, non esiste e le piante denominate in tal modo, da
giardinieri e amatori, appartengono al genere Rhododendron,
piante acidofile per eccellenza ma felicemente adattate al clima
fresco della valletta riparata dal bosco e sviluppatesi vigorose
per il continuo apporto di materiale acidificante, come foglie
secche, corteccia di pino e concimi specifici. Oggi sono quasi
400 le piante di rododendri e "azalee", disposte a
gruppi di 30-60 esemplari, per creare con i loro petali sgargianti
macchie fiorite da marzo a maggio. Le piante in collezione sono
per lo più: R. molle sub. japonicum, R. calendulaceum,
R. indicum, R. simsii,
R. kaempferi, R. x obtusum.
Successivamente
il "progettista-giardiniere" riuscì a trovare,
scambiandole con altri appassionati, anche alcune piante poco
conosciute arrivate dalla Cina, dall'Himalaya, dal Tibet e dall'Inghilterra,
in grado di stupire i visitatori. Le varietà più
resistenti e di facile reperimento, ma sempre di grande effetto,
sono: R. ponticum, R. catawbiense e R. 'Loderi'.
Gli
arbusti colorati
Altre
piante a portamento arbustivo che si sono sviluppate bene, regalando
intense fioriture nei vari toni del rosa, sono disposte a macchie
lungo le aiuole, sono le camelie, le spiree, i Rhaphiolepis,
i viburni, gli Amelanchier, le ortensie. Il Raphiolepis
indica 'Springtime' una rosacea rustica, con fogliame persistente,
dai fiori rosa intenso ed il Viburnum carlesii 'Aurora'
con il fogliame lucido, verde scuro con fiori rossi in boccio
e dalla sfumatura rosa intenso da aperti e deliziosamente fragranti,
si alternano al fogliame verde-oro della Spirea japonica
'Bumalda Goldflame' e della S. japonica dalle fioriture
rosa soffuse, creando un grande effetto. L'Amelanchier lamarckii
è un grande arbusto, con foglie giovani rosate, si
copre di fiori bianchi a grappoletti e nella insolita varietà
'Ballerina' regala anche piccoli frutti commestibili, mentre
l'Amelanchier laevis è molto fiorifero, profumato
ed il fogliame si copre d'oro in autunno.
Le
rose
Che
cosa raccontare delle rose che non sia già noto e che
qui si trovano in 300 varietà, soprattutto quelle antiche
e botaniche con gruppi di provenienza inglese e quelle più
profumate francesi, sia arbustive che rampicanti, queste ultime
abbarbicate selvaggiamente sugli alberi? Con le loro corolle
variopinte prolungano il mare di fiori a partire da maggio!
E poi le Hydrangea che si colorano in estate con numerose
varietà e mescolate tra le rose e gli Hemerocallis
in 120 varietà dalla fioritura un po' più tardiva
ma con spettacolari petali giallo dorato, arancio, rosso e crema,
contribuiscono a suscitare grande meraviglia.
Le
erbacee perenni
Tra
le piante erbacee perenni che qua e là straripano dalle
aiuole formando macchie di varia altezza si ammirano cuscini
fioriti di Phlox subulata dalla fioritura rosa e bianca
primaverile, l' lberis dalla candida fioritura già
dalla fine inverno, l'Erica carnea molto rustica e adatta
nei punti più impervi, le Hosta dal fogliame elegante
e variegato che aggiungono colore tra le sempreverdi.
Magnolie
Nel
tripudio degli infiniti toni del rosa delle piante menzionate,
tra le masse fiorite di spettacolari alberi di meli, peri e
pruni, che ci guidano in filare verso la terza terrazza, scopriamo
alla fine le vere grandi protagoniste: le magnolie caducifoglie
che, neanche a dirlo, sono l'orgoglio e l'amore segreto del
padrone di casa! Sono varietà rare di origine orientale
e americana a cui si aggiungono numerosi ibridi da esse ottenuti;
queste fioriscono tardivamente, alcune non prima che l'albero
abbia raggiunto dai venti ai trenta anni d'età! Altre
sono di recente introduzione e gareggiano in bellezza nei pochissimi
giardini che in Europa sono nati con l'intenzione di costituirne
una specifica collezione.
La
specie più conosciuta e largamente impiegata nei giardini
è la specie a foglie sempreverdi con fiori grandi di
colore bianco candido: la Magnolia grandiflora, ma i
fiori delle altre magnolie, meno note al grande pubblico, sono
come eleganti "gigli", bianchi, rosa dalle particolari
sfumature del porpora-rosso, cremisi, striati sia esternamente
che internamente, che si aprono in aprile-maggio prima della
comparsa delle foglie. Tra le diverse specie e cultivar (letteralmente:
varietà coltivate) che amorevolmente sono state piantate,
e sono ormai più di 150, le più recenti sono le
M. campbellii 'Princess Margaret' e 'Wakehurst' dai fiori
rosso porpora caliciformi in boccio e somiglianti alla ninfea,
M. campbellii 'Alba', le M. denudata e le M.
liliiflora con fiori a forma di tulipano bianco e rosa in
mille sfumature o come la M. sprengeri 'Star Wars' dai
petali grandi rosa intenso e fogliame verde-grigio. Un altro
gruppo delizioso sono le "otto piccole sorelle", ibridi
ottenuti da M. liliiflora x M. stellata: 'Ann', 'Betty',
'Jane', 'Judy', 'Pinkie', 'Randy', 'Ricki', 'Susan' tutte insieme
in vari esemplari sono una grande attrattiva. Le specie M.
stellata con le varietà 'Rubra','Water Lily' e 'Royal
Star' e le più note M. x soulangiana (M. denudata
x M. liliiflora) con le varietà 'Alexandrina', 'Alba',
'Nigra', 'Rustica Rubra' sono una vera esplosione di colore
dal bianco al violetto-porpora, molto scuro. Non mancano alcune
cultivar dal fiore giallo. Infine un piccolo alberetto dal fogliame
argenteo ed il fiore bianco globoso profumato: M. virginiana
(=M. glauca) 'Henry Hicks', originario degli Stati Uniti
orientali.
Osservando
tutte queste specie e cultivar dalla lenta crescita e dal periodo
di fioritura tardivo, si coglie l'animo del vero appassionato,
disposto ad aspettare una vita per vedere finalmente maturare
con i primi fiori la sua pianta!