IL
LICHENE CHE COLORA DI GIALLO
di
Pia Meda (Gardenia, dicembre 2007)
Impariamo
ad apprezzare Xanthoria parietina,
un' innocua specie giallo-arancio, presente solo dove l'aria
non è inquinata
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Va
lasciato dove si trova:
non danneggia le superfici
su cui si appoggia e la sua
presenza porta in giardino
una nota di colore
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Non è detto che tutti i vegetali che arrivano
in giardino senza essere stati invitati debbano per forza avere
radici, foglie e fusto. Non le ha per esempio Xanthoria
parietina,
un lichene comunissimo in tutta Italia che, sotto forma
di macchie giallo-arancioni, si insedia su muretti, cancelli,
tegole e persino sulle cortecce delle latifoglie. Come
ogni lichene, infatti, è il risultato della simbiosi
tra un'alga e un fungo e ha un "corpo" indifferenziato,
che i botanici chiamano tallo.
Quello di Xanthoria parietina, visto da vicino, sembra
quasi una foglia: più o meno tondeggiante, di consistenza
cartacea, è aderente al substrato e mostra una sorta
di scodelline in rilievo (gli apoteci, che producono le
spore). Da lontano, crea effetti cromatici interessanti. Chi
ama le tinte vivaci non può infatti che essere
contento delle sue pennellate che vanno da un caldo color minio
nei punti ben esposti al sole a un giallo-verdastro
nei luoghi più ombrosi. Anche in un mese come dicembre Xanthoria
parietina riesce ad accendere di luce qualsiasi sostegno
su cui si fissi: la più banale parete di cemento, una
vecchia ringhiera in ferro, un tetto in disarmo e, naturalmente,
i tronchi degli alberi, compresi quelli da frutto.
Una preziosa sentinella
Chi ha questo lichene in giardino, lo tenga d'occhio non solo
per la sua bellezza, ma anche perché è un prezioso
indicatore dell'inquinamento atmosferico. Una sua eventuale
scomparsa potrebbe infatti voler dire che la qualità dell'aria
sta peggiorando. Per questi motivi e per il fatto che
impiega anche 70 anni per diventare adulto, conviene
non toccarlo, né tantomeno rimuoverlo. «Non
va staccato dagli alberi, che non danneggia in alcun modo»,
spiega Rosanna Piervittori, docente di lichenologia
all'Università di Torino. «Non sottrae loro
nutrimento, semplicemente si appoggia alla loro corteccia».