LA MAMMA DEGLI ALBERI TI
INVITA A PIANTARLI
di
Delfina Rattazzi (Gardenia, agosto 2008)
Come fermare le guerre? Per esempio aumentando
il numero di foreste sul pianeta. E la tesi di Wangari
Maathai,
premio Nobel per la pace e combattiva ecologista
Mama
Miti, in Africa la chiamano la madre degli alberi. Wangari Maathai è responsabile
della piantagione di oltre trenta milioni di alberi solo
in Kenya, dove è nata
nel 1940.
Insignita del Premio Nobel per la pace nel 2004, questa leader
che ha a cuore non solo l'ecologia ma anche i diritti
umani e la democrazia, oggi sta lottando per la salvaguardia
dell'ecosistema del bacino del Congo.
Figlia di una contadina
analfabeta ma dotata di grande forza di carattere e di
un padre cristiano ma poligamo, Wangari Maathai ha vinto una
borsa di studio da giovane per andare a studiare biologia negli
Stati Uniti. La fondatrice del movimento "Green Belt",
cintura verde, si è laureata in Kansas e poi ha
preso un Master all'Università di Pittsburgh. Tornata
in Kenya, ha aggiunto un dottorato in veterinaria all'Università di
Nairobi.
Osservando l'habitat in cui era nata e cresciuta, una valle
nella parte centrale del Kenya, Wangari Maathai nota, al suo
ritorno in Africa, che le montagne un tempo ricoperte di foreste,
ora sono spoglie e brulle. La terra, priva di radici e
di ombra, sta seccando. Quando piove i fiumi diventano
fangosi. Ed è mobilitando le donne e i contadini più poveri
che Wangari Maathai inizia il suo programma di rimboschimento
e di cura degli alberi nelle zone rurali del suo Paese
natale. Il marito non vede di buon occhio l'attivismo
della moglie e chiede il divorzio. Il tribunale di Nairobi
affida al padre i tre figli di Wangari. Oggi però questi
ragazzi lavorano con lei.
In Francia è appena uscita una sua autobiografia: Celle
qui plante les arbres, la donna che pianta
alberi. A
chi ha avuto da ridire sul suo premio Nobel, non capendo il
nesso
fra le piante e la pace, la signora Maathai ha risposto: «Molte
guerre sono provocate dalla lotta per le risorse, come l'acqua
e il petrolio in Medio Oriente. Qui in Africa
abbiamo minerali, terra e legno. Penso che i giurati del premio
Nobel
abbiano
guardato oltre i conflitti in atto per provare a capire
come può fare l'umanità a prevenire le guerre. Lo sviluppo a lungo termine promuove la pace».
Di recente la leader africana ha segnalato all'Unione
Europea e alla Fao l'importanza del bacino del fiume Congo,
che lei definisce «un ecosistema molto speciale,
il secondo al mondo per grandezza dopo l'Amazzonia».
Wangari Maathai lo considera di una ricchezza biologica sorprendente.
Quelle foreste pluviali contribuiscono a stabilizzare il clima,
assorbono anidride carbonica e contrastano la desertificazione
e l'erosione dei suoli, fenomeni che stanno mettendo
in ginocchio grandi zone del continente africano. «Una
volta perse, le foreste sono perdute per sempre. A quel
punto aumenta anche la povertà», dice la signora
Maathai. E aggiunge: «Piantare alberi non richiede
grosse somme di denaro o tecnologia. Richiede
invece di mobilitare migliala di persone perché piantino alberi e li curino».
Mentre le Nazioni Unite raccomandano che almeno il dieci
per cento di un territorio sia composto da alberi e foreste,
in Kenya ormai queste zone si riducono al due per cento. «Piantare
nuove foreste e conservare il territorio sono due dei modi
in cui l'Africa può affrontare la sfida dei cambiamenti
climatici in atto», dice la Maathai, ora impegnata in
una campagna per mettere a dimora ben sette miliardi di alberi.
Il governo inglese ha stanziato 99 milioni di dollari per salvare
la foresta tropicale del Congo. Arrestata e imprigionata
molte volte, Wangari Maathai è ora impegnata nel tentare
di mediare fra i vari gruppi etnici che si sono scontrati
di recente in Kenya. Ex-parlamentare, ha lasciato la vita politica
per riconquistare la libertà di parola e di azione.
In un articolo per The Guardian, la leader ecologista
scrive: «E'
importante educare i cittadini alla necessità di proteggere
le foreste, in particolare le foreste di montagna, che sono
fonti di acqua e di diversità biologica. Attraverso
il movimento "Green Belt" abbiamo imparato che
quando le comunità locali capiscono il legame fra gli
alberi e la capacità di guadagnarsi da vivere, è molto
più facile che capiscano anche la necessità di
proteggerli». Oggi i Paesi coinvolti dalle iniziative
del movimento "Green Belt" sono 155. Con il patrocinio
dell'Onu (Unep) e del World Agroforestry Center, l'obiettivo è quello
di piantare un albero per ogni abitante del pianeta.
Gli alberi, spiega l'Unep, assorbono anidride carbonica e liberano
ossigeno nell'aria. Sono fonte di cibo, fibre ed energia. Rendono
più fertili i terreni che li circondano e forniscono
sostanze preziose per la salute. «Tieni un albero
verde nel tuo cuore e forse arriverà un uccello canterino»,
dice un proverbio cinese.
Obiettivo
7 miliardi entro il 2009 |
|
Vuoi
aderire anche tu alla campagna Plant fort he Planet:
Billion Tree sostenuta da Wangari Maathai? Promossa
dal programma delle Nazioni Unite per l'Ambiente (Unep),
ha l'obiettivo di piantare nel mondo 7 miliardi di alberi,
quanti gli abitanti del pianeta, entro il 2009. Può aderire
chiunque: sull'home page del sito, in inglese,
si clicca su Enter planted trees e si registrano
gli alberi piantati, anche nel giardino di casa.
Info: www.unep.org/billiontreecampaign |
Delfina
Rattazzi
Giornalista
e scrittrice, è l'autrice di Storie di Insospettabili
Giardinieri, Cairo Editore. Nel 2006 ha pubblicato Say
Goodbye, premio Montblanc scrittore emergente. |