CHE
COSA SONO
Ogm (la sigla sta per "Organismi geneticamente modificati")
sono quelle piante o quegli animali nel cui Dna (il
"manuale" contenuto dentro ciascuna cellula, nel
quale sono scritte le istruzioni per farla funzionare, vedere
box in basso) sono stati inseriti uno o più geni
("parole del manuale") di un'altra pianta, di un
animale o di un batterio.
A CHE COSA SERVONO?
I primi Ogm sono nati allo scopo di rendere le piante resistenti
a virus e batteri parassiti, in modo da migliorare la produttività
dei raccolti e ridurre l'uso di pesticidi. La capacità
di resistere all'attacco di alcuni insetti, in particolare,
è stata ottenuta inserendo nelle piante un gene di
Bacillus thuringensis, batterio comunemente presente
nel suolo e ampiamente utilizzato nell'agricoltura biologica
per le sue capacità di fungere da insetticida naturale.
Colture geneticamente modificate di ultima generazione puntano
anche a migliorare gli aspetti nutritivi delle piante: il
golden rice, per esempio, è un riso particolarmente
ricco di ß-carotene, e dunque utile alle popolazioni
dei Paesi in via di sviluppo che soffrono di carenza di vitamina
A.
QUANDO SONO NATI?
Le tecniche di trasferimento dei geni da una pianta all'altra
sono state messe a punto vent'anni fa. L'introduzione di piante
Ogm in agricoltura
risale invece a undici anni fa.
QUALI
SONO GLI OGM PIÙ COLTIVATI?
Soia,
mais, cotone e colza (quest'ultima è una pianta coltivata
sia per l'estrazione dell'olio, abbondante nei semi e utilizzato
per fare saponi, sia come foraggio).
IN QUALI PAESI SONO COLTIVATI?
Stati Uniti, Canada, Argentina e Cina si dividono il 90 per
cento del mercato; in Europa sono coltivati solo in Spagna
(25.000 ettari di mais). In Italia la legge ne ha vietato
finora la coltivazione. Un decreto varato nel novembre scorso,
però, ha stabilito che entro il 31 dicembre 2005 le
Regioni dovranno decidere se coltivare gli Ogm nel loro territorio
oppure no. Quelle che opteranno per il sì dovranno
dotarsi di norme molto precise che definiscano come, dove
e quando coltivarli. Quanto alla vendita di cibi contenenti
Ogm, in Italia è consentita: la loro presenza dev'essere
però segnalata sull'etichetta, a tutela del consumatore.
IL
MANIFESTO A FAVORE
Nel novembre scorso il professor Umberto Veronesi ha
presentato a Milano un documento in difesa degli Ogm firmato
da 18 società scientifiche italiane, in rappresentanza
di 10.000 ricercatori. Promosso dalla Società italiana
di tossicologia, è il primo consensus document
su "Sicurezza alimentare e Ogm". Lo si può
leggere al sito internet
www.sitox.org/news/Consensus.pdf
"La
scienza non è quella che vuole mettere il gene del
salmone nel Dna della fragola, ma quella che vuole migliorare
la vita dell'uomo, che vuol dare una speranza di salvezza
in più ai malati, cibi sicuri, abbondanti e a basso
costo ai bambini che muoiono di fame".
Umberto Veronesi, oncologo favorevole agli Ogm
"La
tendenza a presentare scienza e tecnologia come onnipotenti
e infallibili si accorda con una concezione della vita secondo
cui gli organismi sono fatti come le macchine, cioè
possono essere scomposti in singoli pezzi che poi è
possibile ricomporre in modo arbitrario, una volta noti i
segreti degli ingranaggi". Marcello Buiatti, genetista,
contrario agli Ogm
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CHE
COS'È
IL DNA
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Tutti,
gli esseri viventi sono formati da cellule. Il Dna,
sigla che sta per "acido desossiribonucleico"
(sotto, la rappresentazione della sua struttura, detta
"a doppia elica"), è la molecola che
si trova nel nucleo delle cellule e contiene le istruzioni
necessarie affinchè un organismo si sviluppi,
si nutra, si riproduca e risponda agli stimoli ambientali.
I geni sono porzioni di Dna: portano l'informazione
per la sintesi di una proteina. Una cellula del corpo
umano ha un patrimonio genetico costituito da circa
100.000 geni. 110 e più milioni di specie viventi,
dai lieviti alle piante, dai pesci all'uomo, hanno in
comune un gran numero di geni: come dire che la "Divina
commedia" e l'autobiografia di Bill Clinton sono
scritti con le stesse 26 lettere dell'alfabeto.
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GLI
OGM SONO CONTRO NATURA?
Non
più di quanto lo siano le altre piante coltivate,
dicono molti scienziati. Secondo questi ultimi, tutto, in
natura, è soggetto a mutazioni genetiche. Noi uomini,
per esempio, nel corso di centinaia di migliala di anni siamo
andati incontro a mutazioni continue e oggi siamo molto diversi
dall'uomo di Neanderthal.
L'agricoltura, in particolare, è stata dalle sue origini
un continuo "addomesticamento" della natura: tutti
i vegetali che abitualmente mangiamo sono il frutto di secoli
di selezioni, incroci tra piante appartenenti a varietà
diverse della stessa specie oppure di specie differenti. Questo
rimescolamento genetico, che ha avuto lo scopo di darci alimenti
migliori, è stato così rilevante che oggi quasi
nessuna delle piante coltivate sarebbe in grado di vivere
e produrre senza l'intervento dell'uomo.
Ciò che è cambiato negli ultimi 50 anni, e cioè
da quando è stata scoperta la struttura del Dna, è
che oggi l'uomo dispone di nuove tecnologie che gli permettono
di proseguire in quel millenario "addomesticamento"
in modo più mirato e consapevole.
Altri
scienziati, assieme alla stragrande maggioranza degli ambientalisti,
dicono invece che i rimescolamenti genetici effettuati con
i metodi tradizionali sono molto diversi da quelli attuati
con le biotecnologie. In quest'ultimo caso, infatti, nella
pianta da manipolare (per esempio, un pomodoro che si vuole
rendere meno deperibile) vengono inseriti geni che non derivano
da altre varietà di pomodoro, ma da piante completamente
diverse, o addirittura da animali (l'esempio classico è
quello di una fragola Ogm resistente al freddo grazie all'inserimento,
nel suo Dna, di un gene che arriva da un pesce che vive nell'Artico).
"Mutazioni di questo tipo", spiega Marcelle
Buiatti, genetista dell'Università di Firenze, "non
avverrebbero mai in natura. Questo non dà luogo necessariamente
a conseguenze catastrofiche, ma senza dubbio aumenta notevolmente
il livello di imprevedibilità di quello che può
succedere al prodotto e delle sue interazioni con il resto
del mondo vivente. È per questa ragione che gli animali
e le piante modificati spesso non godono di buona salute e
non sono produttivi per cui, in oltre vent'anni di ricerca,
non si è riusciti a creare alcun animale commercializzabile
per uso alimentare e si è arrivati a modificare le
piante solo rispetto a due caratteri: la resistenza ai diserbanti
e quella agli insetti".
È
VERO CHE FANNO MALE ALLA SLAUTE?
Secondo
il fronte dei favorevoli agli Ogm, che annovera tra le
sue fila l'oncologo Umberto Veronesi, il consumo di Ogm non
ha mai evidenziato rischi sanitari diversi rispetto a quelli
posti dalle colture tradizionali.
Gli Ogm sono regolati da un quadro normativo che non ha eguali
in campo alimentare e pertanto risultano essere più
controllati di qualunque altro prodotto del comparto. Lo stesso
commissario europeo della Ricerca, Philippe Busquin, al termine
di uno studio durato quindici anni, che ha coinvolto 400 centri
di ricerca pubblici, ed è costato 70 milioni di euro,
ha affermato che "le piante geneticamente modificate
e i prodotti sviluppati e commercializzati fino a oggi, secondo
le usuali procedure di controllo non hanno evidenziato alcun
rischio per la salute o l'ambiente. Anzi, l'uso di una tecnologia
più precisa e le più accurate valutazioni in
fase di regolamentazione rendono probabilmente queste piante
e questi prodotti ancora più sicuri di quelli convenzionali".
"Prima di mettere in vendita un alimento Ogm",
aggiunge Giuliano D'Agnolo, ricercatore presso l'Istituto
Superiore di Sanità, "si controlla che non
dia allergie. Questa analisi preventiva non è prevista
per gli alimenti tradizionali".
L'obiezione
dei movimenti anti-Ogm (WWF e Greenpeace
in prima linea) è che finora non esistono dati scientifici
sufficienti ad affermare con
certezza che gli Ogm non siano dannosi. "Per poter
fare una valutazione seria", spiegano a Greenpeace,
"bisognerebbe disporre di dati sulla popolazione che
li consuma e confrontarli con quelli di chi invece non li
consuma. Siccome negli Stati Uniti, Paese nel quale i cibi
transgenici sono più numerosi, la presenza di Ogm non
è indicata in etichetta, ecco che trovare chi li consuma
è impossibile e quindi impossibile è fare un'indagine".
È
VERO CHE I CAMPI OGM DANNEGGIANO L'AMBIENTE?
No,
dicono gli scienziati favorevoli. "Al contrario",
spiega Francesco Sala, docente di botanica e biotecnologie
all'Università Statale di Milano,"proprio
perché rendono le piante più resistenti alle
malattie, permettono di ridurre drasticamente l'uso di insetticidi
ed erbicidi. E poi, garantendo rese maggiori, consentono anche
di ridimensionare la superficie dei campi coltivati per lasciare
parte del suolo a disposizione della natura vera, fatta di
boschi e terreni incolti. Quanto alla possibilità che
i campi Ogm possano contaminare quelli che non lo sono, è
stato scientificamente provato che se li si distanzia da 1
metro a un massimo di 200 a seconda della specie, il rischio
non esiste. Che ci possano essere contaminazioni a distanza
di chilometri, come qualcuno vuol far credere, è poi
escluso. Il polline non può andare così lontano:
quello del riso, per esempio, vive da 2 a 5 minuti, si sposta
al massimo di 1 metro e poi muore".
Diverso
il parere del fronte del no:"Premesso che la maggior
parte delle multinazionali che hanno sviluppato piante transgeniche
sono anche industrie chimiche che negli anni hanno immesso
nell'ambiente composti tossici", dicono a Greenpeace,
"le piante Ogm in commercio non sono del tutto esenti
dall'impiego di composti chimici e ci sono testimonianze secondo
cui, in alcuni casi, è stato necessario addirittura
aumentarne l'utilizzo". "Per non parlare
delle minacce alla biodiversità", aggiunge
il genetista Buiatti. "È importante per la
sopravvivenza che ci sia diversità genetica all'interno
degli individui, fra individui della stessa specie, fra le
specie negli ecosistemi e nella biosfera. E gli Ogm tendono
a ridurre questa varietà".
È
VERO CHE POSSONO RISOLVERE IL PROBLEMA DELLA FAME NEL MONDO?
Secondo
molti scienziati, gli Ogm da soli non possono risolvere un
problema così complesso, però sono senz'altro
uno strumento potenzialmente utile. "Per alimentare
la popolazione mondiale", spiega Dennis Avery, esperto
di agricoltura e direttore del settore alimentare dell'Hudson
Institute di Indianapolis, "c'è bisogno di
tecniche che permettono una maggiore produzione con minore
superficie utilizzata. La domanda di cibo per il 2050 raggiungerà
il triplo dell'attuale produzione mondiale. Le biotecnologie
ci permetteranno di avere piante resistenti ai virus e ai
parassiti. Le tecniche tradizionali probabilmente non sono
sufficienti per raddoppiare la produzione di cibo nei prossimi
decenni".
A Johannesburg, in occasione del Summit mondiale sullo sviluppo
sostenibile che si è tenuto nel settembre del 2002,
un gruppo di scienziati africani di sedici diversi Paesi ha
fornito una dichiarazione nella quale chiedeva la libertà
di usare sementi geneticamente modificate: "Ogni quattro
secondi", si legge nel documento, "muore
una persona per fame. L'Africa ha bisogno di soluzioni vere
e le piante Ogm che resistono alla siccità - uno dei
principali problemi all'origine della nostra mancanza di cibo
- sono la risposta".
Ma
il fronte del no si oppone: "Oggi le risorse alimentari
prodotte a livello globale sono sufficienti a sfamare la popolazione
del pianeta", spiega Pasquale De Muro, docente di
economia del territorio e di sviluppo delle economie agricole
all'Università degli Studi Roma 3. "La fame",
precisa, "esiste in alcuni Paesi e riguarda alcune
categorie di persone, ma non è dovuta alla mancanza
di cibo sul mercato. Perciò se pure gli Ogm consentissero
di aumentare la produzione agricola, non aiuterebbero a sconfiggere
l'insicurezza alimentare".
È VERO CHE POTREBBERO FAR
SCOMPARIRE I NOSTRI PRODOTTI TIPICI?
"È vero il contrario", dice il professor
Francesco Sala, "e cioè che gli Ogm possono
proteggerli. Ci sono molti prodotti, per esempio il pomodoro
San Marzano, il riso Carnaroli, la vite Nero d'Avola e molti
altri, che rischiano di sparire per sempre dai nostri campi
perché continuamente colpiti da virus e malattie fungine.
L'agricoltura tradizionale pone rimedio a questi problemi
con frequenti interventi chimici in campo, che spesso hanno
un successo solo parziale. Nel caso di malattie prodotte da
virus non esistono trattamenti e l'infezione porta a gravi
perdite produttive e a scadimento della qualità. Ecco
allora che le biotecnologie possono tornare molto utili: l'inserimento
di un gene può correggere un difetto, per esempio la
sensibilità a un parassita, senza alterare la qualità
organolettica e commerciale del prodotto".
A
tirare la fune in senso opposto è la Coldiretti,
l'associazione che raccoglie il maggior numero di agricoltori
italiani: "L'apertura agli Ogm", spiega Franco
Pasquali, segretario generale, "è un rischio
per il made in Italy alimentare che non possiamo far correre
a un settore che con la propria immagine svolge a livello
internazionale un ruolo di traino per l'intera economia del
Paese. Abbiamo conquistato primati nei campi e sulle tavole
di tutto il mondo con il tipico, il biologico e la grande
varietà e quantità di prodotti offerti dalla
nostra agricoltura... A quasi la metà degli stranieri
la parola Italia fa venire in mente soprattutto cibi e vino...
Siamo leader in Europa in quanto ad agricoltura biologica
e abbiamo anche il maggior numero di prodotti Dop e Igp. Con
queste premesse, come potremmo mai tollerare il transgenico
nei nostri campi?".
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TRE
LIBRI PER FARSI UN'IDEA
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A chi volesse approfondire il complesso tema degli Ogm
segnaliamo due libri che ci sono sembrati particolarmente
riusciti per la chiarezza dell'esposizione. Hanno lo
stesso titolo -"Biotecnologie" - ma
sono schierati su fronti opposti.
Il primo, edito da 21° secolo (181 pagine, 9 €),
è scritto da cinque scienziati italiani e da
un giornalista scientifico, ed è decisamente
a favore degli Ogm.
L'altro, pubblicato da II Mulino (collana "Farsi
un'idea", 136 pagine, 8 €), è scritto
dal genetista Marcello Buiatti, spiega il delicato equilibrio
che sta alla base della vita e le ragioni per cui occorre
essere cauti quando lo si modifica.
Entrambi sono del 2004. Inoltre è in uscita in
questi giorni per i tipi di Laterza "Gli Ogm
sono davvero pericolosi?" (150 pagine, 10 €).
L'autore è Francesco Sala, Ordinario di botanica
e biotecnologie all'Università Statale di Miiano.
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