IL CALENDARIO DEL GIARDINIERE
(da Il Giardino Fiorito, ottobre 2004)

L'OTTOBRE DEL GIARDINIERE
di Karel Capek

 


La gente dice: è ottobre, la natura si mette a letto; ma il giardiniere la sa più lunga e vi dirà che ottobre è un mese buono come aprile. Dovete sapere che ottobre è il primo mese di primavera, il mese della germinazione sotterranea, della vegetazione nascosta, del gonfiarsi delle gemme; se si fruga un pochino nella terra si trovano gemme già formate, grosse come un pollice, germogli fragili e radici che si fanno strada.

Niente da fare, la primavera è qui; va in giardino e pianta, giardiniere, ma sta attento a non tagliare con la vanga un narciso che sta cacciando i germogli. E così, fra tutti i mesi, ottobre è quello della piantagione e del trapianto. Al principio della primavera il giardiniere guarda la sua aiuola dalla quale comincia ad occhieggiare qualche bocciolo e mormora preoccupato: è un pochino vuota, bisogna che vi aggiunga dell'altro. Qualche mese più tardi egli guarda la stessa aiuola, sulla quale nel frattempo sono cresciute spighe di Delphinium alte due metri, vere giungle di Chrisanthemum parthenium, foreste di campanule e il cielo sa che altro ancora, e dice preoccupato tra sé e sé: è troppo piena; bisogna che levi un po' di piante e le metta altrove. In ottobre il giardiniere guarda la stessa aiuola, sulla quale si nota qualche stelo nudo e qualche foglia appassita e dice preoccupato: è un pochino vuota, bisogna che vi aggiunga qualcosa, magari sei Phlox o un Aster più alto. E lo fa, perché la vita di un giardiniere è piena di cambiamenti e di volenterosa attività. E' con segreta soddisfazione che il giardiniere trova spazi vuoti nel suo giardino; guarda, guarda, dice tra sé, qui deve esser morto qualcosa. Vediamo un po', bisogna che in un modo o nell'altro riempia questo vuoto; se ci mettessi una pianta di Solidago o una Cimicifuga? Giusto, ancora non ce l'ho; ci starebbe bene anche un Pyrethrum uliginosum, quantunque per la primavera non andrebbe male neppure un Senecio doronicum. Ecco, qui ci metterò una Monarda 'Sunset' oppure 'Cambridge Scarlet'. Però ci starebbe bene anche un Hemerocallis, non c'è dubbio. Dopo di che egli si avvia verso casa meditando profondamente e ripensando strada facendo, che l'Erigeron è una piantina deliziosa, per non parlare della Coreopsis e persino della Betonica che in fondo non è poi tanto male; poi, in gran fretta, ordina al vivaista piante di Solidago, Anchusa, Astilbe, Pyrethrum uliginosum, Senecio doronicum, Monarda, Hemerocallis, Erigeron, Coreopsis, Betonica nonché Anchusa e Salvia. Poi per qualche giorno schiuma di rabbia perché le piante non arrivano. Alla fine il postino porta il grosso pacco tanto atteso e il giardiniere si precipita con la vanga al "posto vuoto". Al primo colpo tira su una massa di radici sulle quali si nota un bel grappolo di grosse gemme: Signore Iddio, geme il giardiniere, qui c'era un Trollius!

Sì, vi sono dei maniaci i quali desiderano avere nel loro giardino almeno 68 generi di Dicotiledoni, 15 generi di Monocotiledoni, due di Gimnosperma, delle Crittogame almeno tutte le Filicee perché con le Lycopodiacee e i Muschi c'è da trovarsi nei guai. Ma ci sono maniaci anche peggiori i quali dedicano la loro vita ad un'unica specie, e questa unica specie essi desiderano e debbono avere in ogni varietà coltivata e con nome.
Così vi sono, per esempio, gli uomini-bulbo che dedicano la loro vita ai tulipani, ai giacinti, ai gigli, alle Chionodoxa, ai narcisi, alle tazzette e ad altre meraviglie bulbose; gli uomini-primula che giurano fedeltà esclusivamente alla famiglia delle Primulacee; gli uomini-anemoni, che sono iniziati dell'ordine di questo fiore; nonché gli uomini-iris o uomini-giaggiolo i quali morirebbero di dolore se non avessero nel loro giardino tutto ciò che appartiene ai gruppi Apogon, Pogoniris, Regelia, Oncocyclus, Juno e Xiphium, senza contare gli ibridi; vi sono poi i tifosi dei Delphinium che coltivano tutte le varietà conosciute di queste piante e gli uomini-rosa che hanno a che fare soltanto con Frau Karl Druscki, M.me Herriot, M.me Caroline Testout, Mr. Wilhelm Kordes, M. Pernet e molte altre personalità reincarnate nelle rose. Vi sono i fanatici dei Phlox, i quali canzonano a più non posso gli uomini dei crisantemi, e questi rendono loro la pariglia in ottobre quando il Chrisanthemum indicum è in fiore; vi sono infine i malinconici uomini-aster che a tutte le altre cose belle e piacevoli della vita preferiscono gli Aster autunnali. Ma i più scatenati fra questi maniaci (a parte, s'intende, gli uomini-Cactus) sono gli uomini-dalia, i quali per qualche nuova dalia olandese o americana sono disposti a pagare somme fantastiche.

Di tutti questi settori, soltanto gli uomini-bulbo vantano una certa tradizione storica e persino un loro santo patrono, San Giuseppe, che come tutti sanno, tiene in mano un Lilium candidum; quantunque al giorno d'oggi potrebbe tenere invece un Lilium brownii leucanthum che è di un bianco anche più puro. Viceversa, nessun santo tiene in mano un Phlox o una Dahlia, e perciò le persone che si dedicano alla coltivazione di questi fiori sono Nonconformiste, e talvolta fondano persino le proprie religioni. Perché quei culti non dovrebbero avere le loro "Vite dei Santi"?

Immaginiamo, per esempio, la vita di San Giorgino della Dahlia: Giorgino fu un giardiniere virtuoso e pio il quale dopo molti digiuni e molte preghiere riuscì ad ottenere la prima dalia. Quando l'ateo imperatore Phloxinio lo seppe s'infuriò da non dirsi e mandò le sue guardie ad arrestare il pio Giorgino: "Tu, coltivatore di patate - tuonò l'imperatore - inginocchiati davanti a questi phlox appassiti!" "No - rispose Giorgino con fermezza - perché le dalie sono dalie e un phlox è soltanto un phlox". "Fatelo a pezzi" urlò il crudele Phloxinio. E il santo fu fatto a pezzi e il suo giardino devastato e cosparso di zolfo e vetriolo. Ma dai pezzi del corpo del santo germogliarono i tuberi di tutte le dalie future, vale a dire quelle a fiori di peonia e di anemone, scempie e cactus e stellate, Pompon, Mignon e Lilliput, Rosette e Collarette, nonché tutte le loro varietà.

L'autunno è una stagione feconda e al suo confronto la primavera appare un pochino schizzinosa: l'autunno lavora certamente su una scala più vasta. Accade mai che una violetta primaverile venga alta più di tre metri o che un tulipano cresca e cresca fino ad offuscare gli alberi? Ditemelo voi. Ma piantate invece un Aster autunnale in primavera e prima che arrivi l'ottobre avrete una foresta di piante alte quasi due metri entro la quale non osate entrare perché non trovereste il modo di uscirne. E se poi avete piantato una radice d'Helianthus o girasole in aprile, adesso i fiori d'oro vi saluteranno dall'alto con gesti ironici, e voi non potrete arrivare a toccarli con la mano neppure drizzandovi sulle punte dei piedi. Le cose diventano spesso sproporzionate in giardino. Per questo in autunno c'è nel giardino il cambio dei fiori e ogni anno il giardiniere porta in giro le sue perenni come una gatta i suoi gattini: ogni anno dice soddisfatto: grazie al cielo ora ho piantato tutto e tutto è in ordine. L'anno dopo, con la stessa soddisfazione, egli sospira. Perché un giardino è sempre in fase evolutiva simile in questo al mondo e alle imprese dell'umanità.