È la
grande casa
che contiene la piccola
casa di ciascuno
di noi.
E che sia di qualità è un diritto
di tutti.
Lo ha stabilito la legge
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Una
roggia di Caselle (MI) |
Un
bosco di pioppi da taglio
nei pressi di Corte Sant'Andrea (LO) |
Cosa
vi fa pensare la parola paesaggio? Alzi la mano chi non l'associa
all'immagine di un bel panorama da cartolina: una
distesa di colline, un tratto di costa, un paesino incastonato
tra i monti... Ebbene, ci sbagliamo: d'ora in avanti dobbiamo
abituarci a dare un nuovo significato alla parola. Il
paesaggio è tutto
quello che ci sta intorno, bello o brutto che sia.
E dunque la via nella quale abitiamo, la spiaggia dove trascorriamo
le vacanze, l'area industriale della nostra città,
i fondali marini, la montagna dove andiamo a camminare, la
cava abusiva, il giardino storico, la discarica, il parco
naturale... Questa nuova identità è delineata
da un trattato: la Convenzione europea del paesaggio,
firmato nel 2000, a Firenze, da 14 Paesi europei.
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Una
fotografia d'inizio
Novecento,
il "lavaggio" della grande stampa panoramica a 360
gradi di Napoli |
"È un documento molto importante", spiega
Maria Antonietta Breda, docente di architettura del paesaggio
al corso di laurea in scienze dei beni culturali presso l'Università Statale
di Milano, "punto di arrivo di un ragionare lungo quasi
un secolo.
Si riconosce che il paesaggio è la grande casa che contiene
la piccola casa di ciascuno di noi, e in quanto tale è un
bene prezioso di cui prendersi cura, esattamente come si fa
con l'impianto elettrico o i rubinetti del nostro appartamento.
E al tempo stesso ha anche il valore di documento, perché contiene
informazioni sulla natura del luogo e sulla storia degli uomini
che l'hanno abitato. Ma siccome è un'opera aperta, una
realtà in continua trasformazione, ecco che si pone
l'esigenza di 'governare' questi mutamenti.
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Lago
di Misurina. Si
trova sulle Dolomiti vicino a Cortina d'Ampezzo (BL).
Le sue rive
si sono ben conservate: al grande sanatorio, sullo
sfondo,
si sono aggiunti
nel corso dell'ultimo secolo
un albergo
e poche case |
E a questo proposito", continua Maria Antonietta Breda, "la
Convenzione introduce un altro elemento di novità, di
importanza cruciale: questo 'governo' non deve riguardare soltanto
i luoghi considerati eccezionali, come si è fatto finora,
ma tutti i contesti, qualcuno avrà bisogno di essere
conservato, qualcun altro recuperato, in qualche altro caso
ci sarà da progettarne di nuovi... L'ultima cosa da
fare è stabilire una gerarchla dei luoghi e abbandonare
alle trasformazioni più libere quelli a cui non sono
riconosciute qualità".
La Convenzione europea, primo trattato internazionale esclusivamente
dedicato al paesaggio, sta per essere ratificata anche dal
nostro Parlamento.
Molti dei suoi principi, però, sono stati già ripresi
dal Codice Urbani (decreto legislativo 22 gennaio 2004 n.
41), che ha rivisitato la precedente normativa sul paesaggio
prendendo
atto delle indicazioni che arrivano dall'Europa. Entrambi
questi documenti sono portatori di altri due concetti fondamentali: il diritto di tutte le popolazioni a vivere in luoghi
di qualità e
la necessità di far partecipare al governo del paesaggio
anche i cittadini.
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Genova Il
porto che arriva ormai oltre la lanterna, palazzi anche
sulle colline alla spalle della città,
una strada sopra il mare: il paesaggio del capoluogo ligure è cambiato, ma
non stravolto. |
"Quest'ultimo è un
passaggio cruciale", spiega
Giorgio Pizziolo, docente di urbanistica alla Facoltà di
architettura dell'Università di Firenze, "perché significa
riconoscere che la decisione di costruire un nuovo complesso
residenziale piuttosto che una strada o una fabbrica non può essere
presa unicamente dagli amministratori locali.
Va tenuto conto
anche del punto di vista di chi abita quel paesaggio. Se è vero
che è necessario guardare con occhi nuovi ai luoghi
in modo da individuarne le risorse da valorizzare, ecco che
questa analisi sarà più puntuale se frutto non
solo di una riflessione scientifica da parte di un gruppo di
tecnici, ma se potrà giovarsi anche di uno scambio con
la popolazione, che potrà dire cosa ritiene interessante,
significativo o identificativo della propria realtà.
Soltanto attraverso la cosiddetta 'progettazione partecipata' le persone capiranno che il paesaggio non è un concetto
astratto, che non li riguarda, ma, al contrario, un bene di
ciascuno di noi, di cui prenderci cura".
Ma siamo pronti, in Italia, ad applicare i
principi della Convenzione? A guardare con occhi nuovi ai luoghi
in cui viviamo, a salvaguardare
quelli belli, recuperare quelli brutti e progettare quelli
futuri nel modo migliore possibile? A ricercare la loro qualità in
quanto garanzia della qualità delle nostre esistenze? "E
un'impresa titanica", risponde Domenico Luciani, direttore
della Fondazione Benetton Studi e Ricerche (vedere
box), "per
svariate ragioni: perché ci ritroviamo
un territorio violentato da anni di non governo,
perché non
possiamo contare su una cultura del paesaggio paragonabile
a quella di altri Paesi europei, perché nelle nostre
amministrazioni pubbliche non esiste la figura del paesaggista...
E quindi è un po' come ritrovarsi a combattere una guerra
senza avere ufficiali né soldati... A onor del vero, però,
qualche passo avanti lo stiamo facendo.
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Roma un
tempo a due passi dalla basilica di San Pietro c'era
la campagna. Nell'ultimo
secolo
la città è lievitata:
solo negli ultimi 40 anni la sua superficie è quadruplicata. |
Per
esempio l'università ha previsto un corso di laurea
nuovo dedicato proprio alla formazione del paesaggista, professionista
dalle competenze trasversali. E poi il Codice Urbani, che è legge
a tutti gli effetti, ha definitivamente chiarito, se ancora
ce ne fosse bisogno, che il paesaggio non è qualcosa
da imbalsamare: abbiamo tutto il diritto di lasciarvi
segni, l'importante è farlo rispettando la memoria storica
e la natura dei luoghi. Il concetto di paesaggio come bene
culturale, come costruzione storica, opera del lavoro degli
uomini e della natura nel corso dei secoli e dunque non diversa
da quei beni immobili, castelli, chiese antiche, giardini storici,
già da tempo oggetto di tutela, comincia finalmente
a essere familiare anche a qualcuno dei nostri politici.
Come pure l'idea che la tutela del paesaggio serve anche a
salvaguardare le specificità storiche e culturali
dei luoghi di vita, e dunque contribuisce a tutelare
l'identità delle
popolazioni. Operazione sempre più necessaria in tempi
di globalizzazione...".
Le tre parole chiave sono dunque conservare, recuperare
e innovare. Ma a proposito di quest'ultimo genere
di intervento, come si fa a capire se quel palazzo, quella
strada o quel centro commerciale
che abbiamo bisogno di costruire "stanno bene" in
un certo paesaggio?
C'è una regola aurea da seguire? "Ce n'è più d'una",
spiega Carlo Bruschi, da sette anni presidente dell'Associazione
italiana di architettura del paesaggio (Aiapp,
vedere box). "Per
esempio bisogna saper leggere i luoghi, studiare
a fondo non soltanto il fazzoletto di territorio nel
quale si vuole costruire qualcosa di nuovo, ma anche tutto
quello che c'è attorno, capire quali sono le sue specificit°,
qual è l'immagine che le persone che lo abitano ne hanno...
C'è insomma uno studio preliminare complesso che solo
un professionista è in grado di svolgere. L'altra regola
aurea è quella già citata da Domenico Luciani:
ogni segno che decidiamo di lasciare sul territorio deve
dialogare con quelli lasciati dai nostri predecessori e dalla
natura.
Se invece non se ne tiene conto, se cancelliamo tutto, non
avremo lasciato un segno ma una ferita". "E aggiungerei
un altro elemento", dice Paolo Baldeschi, che insegna
pianificazione del territorio alla Facoltà di architettura
dell'Università di Firenze, "sono deleterie le
opere di certi architetti griffati che fanno monumenti di loro
stessi creando edifici autoreferenziali, assolutamente sganciati
dal contesto. Come pure tutti i tentativi di 'rifare in stile'...
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Taormina non
sono più solo i fichi d'india ad affacciarsi
suula bellissima baia cittadina siciliana,
ma
molti
alberghi
e case, due delle quali sono state costruite persino
sull'isola Bella |
È
assolutamente vero: ogni trasformazione deve avvenire senza
che venga stravolta l'identità profonda di un luogo,
che è data non soltanto dalle cose che ci sono, ma anche
dalle relazioni che tra esse intercorrono".
Ma più in generale, qual è lo stato di salute
del paesaggio italiano? "Non ottimo, direi. Il primo problema",
continua Paolo Baldeschi, "è che si è costruito
troppo. Arriveremo al punto di dover demolire,
tanto si è esagerato...". "E
soprattutto", rincara la dose Antonio Di Gennaro, docente
di valutazione di impatto ambientale alla Seconda Università di
Napoli, "abbiamo consumato tanto terreno fertile, tanta
campagna, dandola in pasto alle esigenze di urbanizzazione.
Solo un esempio: la superficie delle città campane negli
ultimi 40 anni è quintuplicata, mentre la popolazione è cresciuta
solo del 20 per cento. Vuoi dire che c'è stato uno sperpero
di territorio, che abbiamo irrimediabilmente affievolito le
sue capacità di darci acqua e aria pulite, cibo, bellezza...
All'estero considerano la campagna "ll countryside", una
risorsa preziosa e non permettono che la si sacrifichi per
costruire nuove città: qui da noi, invece, è solo
uno spazio di riserva per far crescere le città.
In realtà in Italia l'interesse nei confronti del paesaggio è debole
e contraddittorio: è vero, abbiamo sottoscritto la Convenzione europea
del paesaggio, ma il Parlamento, per esempio, sta per approvare un'altra norma,
la legge Lupi (disegno di legge n. 3519), che allenta i vincoli esistenti e
rende più facile l'urbanizzazione delle campagne. In questo modo si
privatizza il territorio, diamo al singolo la possibilità di stravolgere
un patrimonio comune. Chiaro che se servono nuove case bisogna costruirle,
ma sarebbe opportuno seguire la strada europea del riuso, e cioè recuperare
aree dismesse, brutte periferie... C'erano voluti 2.000 anni per
costruire quella Campania felix che Goethe nel Settecento aveva tanto apprezzato;
ce
ne sono voluti solo 40 per distruggerla. La nostra vita è breve, quella
del paesaggio è lunghissima... Ne siamo i custodi temporanei: le
generazioni future hanno il diritto di riceverlo nel migliore stato possibile'.
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Agrigento la
ferrovia al posto delle mura greche, una superficie
costruita aumentata di otto
volte
solo
negli ultimi 50 anni:il paesaggio della città siciliana
è uno dei più compromessi d'Italia. |
Il bello migliora l'UMORE
È scientificamente provato: un paesaggio bello suscita
emozioni positive. La psicologia ambientale, disciplina nata
negli Stati Uniti circa 40 anni fa, lo ha scoperto attraverso
numerosi esperimenti. Quello classico consiste nel mostrare
immagini di scenari naturali, a intervalli di dieci minuti,
a persone che lavorano al computer per molte ore al giorno.
Risultato: le capacità di attenzione sono di gran lunga
migliori rispetto a quelle di coloro che invece lavorano senza
essere mai interrotti. "I luoghi nei quali ci muoviamo",
spiega Maria Rosa Baroni, docente di psicologia ambientale
all'Università di Padova, "influenzano i nostri
umori e comportamenti.
Basta pensare a quanta attenzione ci rubano i rumori, l'affollamento,
il traffico intenso... Una memorabile ricerca svolta negli
anni Ottanta ha dimostrato che se i malati, dalla finestra
della loro camera in ospedale, vedono alberi e prati, guariscono
più rapidamente rispetto a chi invece vede soltanto
strade o altri edifici... Sarebbe molto utile che uno psicologo
ambientale partecipasse alla progettazione di nuovi paesaggi,
soprattutto quelli attorno a ospedali, scuole, centri per disabili
cognitivi: avremmo molti suggerimenti da dare. All'estero,
in alcuni Paesi, questa collaborazione è già la
norma. Qui in Italia, invece, molti miei laureati sono purtroppo
disoccupati...".
Una LAUREA tutta nuova
Ma
se il paesaggio è tutto, dai faraglioni
di Capri alla via di Milano dalla quale scriviamo, e se,
soprattutto, è per
sua natura polisemico, cioè richiede
un approccio multidisciplinare per poter essere governato nel
suo inarrestabile mutare, quale
professionista potrà mai possedere tutte le competenze
necessarie a leggerlo, valutarlo, gestirlo, pianificarlo e
progettarlo?
"La Convenzione europea del paesaggio questa
domanda se l'è posta", spiega Annalisa Maniglie
Calcagno, presidente del corso di laurea in architettura del
paesaggio all'Università di Genova, "e infatti
esorta i Paesi a dar vita a nuovi percorsi universitari per
la formazione di specialisti in questo settore.
In Italia da
alcuni anni esiste un corso di laurea che prima non c'era:
quello triennale in architettura del paesaggio. Lo propongono
per ora solo le Facoltà di architettura di Genova, Roma
e Reggio Calabria, ma sicuramente si diffonderà presto
in altri atenei. A Genova è attivo da quest'anno anche
il successivo corso biennale che consente di conseguire la
laurea specialistica in architettura del paesaggio". Corsi
di laurea triennali sui temi del paesaggio sono stati istituiti
anche in alcune Facoltà di agraria.
Un
secolo di tutela |
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Quattro
strenui difensori |
1905 Viene emanata una legge, la prima in Italia, in
materia di paesaggio, sulla conservazione della pineta di Ravenna.
1939 Due
leggi (nn. 1497 e 1089) sanciscono la tutela delle "bellezze
naturali" e
delle "cose di interesse artistico e storico". Strumento
della tutela è il
vincolo: qualunque progetto riguardante il bene da tutelare
deve essere sottoposto all'approvazione di un'autorità competente.
1945 La Costituzione italiana, all'articolo 9. sancisce: "La Repubblica...
tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della nazione".
1985 La legge Galasso (n. 431) amplia la tutela a tutte
le zone di particolare interesse ambientale (quali sponde di fiumi e laghi, montagne oltre una certa
altitudine, boschi...) e obbliga le Regioni a predisporre il Piano paesistico.
1998 II ministro dei Beni culturali Giovanna Melandri organizza a Roma la prima
Conferenza per il paesaggio.
2000 Gli Stati membri del Consiglio d'Europa stipulano il 20 ottobre a Firenze
la Convenzione europea del paesaggio.
Il documento stabilisce che vanno tutelati, gestiti e programmati tutti i paesaggi,
non solo quelli di particolare pregio, attraverso un nuovo legame tra territorio,
governo e cittadini.
2004 il codice Urbani (decreto
legislativo n. 42 del 22 gennaio 2004) riconosce che il paesaggio è un patrimonio
culturale da tutelare perché espressione
dell'identità di un popolo. Precisa quali sono i soggetti tenuti a governare
il paesaggio e quali gli strumenti attuativi. Rappresenta un aggiornamento
importante delle politiche italiane in tema di paesaggi. |
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Oltre
alle leggi, chi è che in Italia difende il
paesaggio? Ecco alcuni centri-studio e associazioni.
Fondazione
Benetton Studi e Ricerche
Voluta
dalla famiglia Benetton, ha sede a Treviso ed è nata
nel 1987. Sviluppa principalmente ricerche nel
campo del paesaggio, oltre che della storia del gioco e del
Veneto. Ogni anno organizza prestigiosi corsi sul "governo" del
paesaggio rivolti a professionisti del settore, oltre
a conferenze, seminari e un premio ("Carlo Scarpa
per il giardino") dedicato a luoghi del mondo particolarmente
densi di valori di natura e memoria. Il suo sito Internet è www.fbsr.it
Ispar
È l'Istituto
per lo studio del paesaggio e dell'architettura rurale.
Ha sede a Fratta di Romans d'Isonzo (GO) e dal 1997
promuove attraverso convegni, corsi e pubblicazioni le
conoscenze in materia di gestione e salvaguardia del
paesaggio rurale.
Ha pubblicato la Carta del paesaggio del vino e un manualetto
sulla progettazione rispettosa del paesaggio. Il suo
sito Internet è www.ilpaesaggio.it
Italia
Nostra
Fondata
nel 1955, è un'associazione ambientalista che
ha combattuto innumerevoli battaglie in difesa
del Bel Paese. Negli ultimi tre anni ha organizzato cinque seminari
sul paesaggio agrario, cui hanno partecipato studiosi
illustri. Ha in cantiere un importante "Catalogo
del paesaggio agrario italiano". Il sito Internet è www.italianostra.org
Aiapp
Fondata
nel 1950 da Pietro Porcinai, il primo e più celebre
dei nostri paesaggisti,, è l'associazione
che riunisce i paesaggisti italiani.
Pubblica una rivista intitolata "Architettura del paesaggio". Il
suo sito Internet è www.aiapp.net
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