Non
erano mai stati così ricercati. Li chiedono
gli amministratori del verde pubblico per rinverdire
aiuole e rondò e rinaturalizzare cave o aree
un tempo agricole e oggi abbandonate. Ma soprattutto,
i fiori di campo sono sempre più richiesti nei
giardini come alternativa al prato. «È da
un paio di anni che ce ne siamo accorti», spiega
la bioioga Silvia Assolari,
che assieme agli agronomi Elisa
Tomat e Alessandro
Peressotti, è titolare
a Udine di SemeNostrum, azienda che produce e commercializza
semi di fiori selvatici di prato e di campo. «Un
prato di fiori selvatici richiede meno manutenzione
di un tappeto verde: niente acqua, niente concime,
solo un paio di tagli all'anno. E poi tra maggio e
giugno», continua Silvia Assolari, «si
trasforma in una prateria di fiori colorati, molti
dei quali rischiano l'estinzione».
Bustine che contengono mix di fiori selvatici sono in vendita in molti garden
center. Il problema, dicono gli esperti, è che spesso si tratta di semi
provenienti dall'estero, e quindi di piante che da noi non crescono in natura.
L'ideale sarebbe procurarsi semi di piante spontanee tipiche della
zona in cui li si vuole utilizzare. Mix studiati su misura, insomma, che daranno vita
a prati duraturi. Di questi temi si parla in un convegno in programma il 5
giugno a Milano presso il Grattacielo Pirelli, mentre il 6 e 7 giugno, achillee,
rosolacci, fiordalisi e decine di altri fiori di campo sono in vendita all'Orto
botanico di Pavia nella prima mostra-mercato orticola dedicata alle perenni
selvatiche.
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