L'impulso
determinante alla produzione delle viole venne da Maria
Luisa d'Asburgo quando divenne Duchessa di Parma, Piacenza,
e Guastalla. Essa aveva avuto modo di apprezzare questa pianta
per merito della prima moglie di Napoleone. Giuseppina Beauharnais
aveva una vera passione per tutte le viole e le fece piantare
in mezzo alle rose nel giardino della Malmaison.
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V. Ada Segre |
V.Coeur d'Alsace |
Dai
tempi dei Greci e dei Romani, per un lungo periodo, la viola è stata considerata la pianta perenne per antonomasia.
Infatti il nome stesso "Viola" e la forma arcaica "Vivuola" derivano
dal verbo "vivere", proprio per evidenziare come
questa pianta possa sopravvivere ai rigori dell'inverno passando
da una stagione vegetativa all'altra. Così questo nome
veniva usato in riferimento a molte piante perenni: la Viola
arborea era la Matthiola incana (violacciocca). Viola mariana
era la Campanula media. Viola matronale era l'Hesperis
matronalis e questo ha generato confusione per molto tempo.
Comunque la viola è passata attraverso i secoli mantenendo
sempre una certa importanza, sia come pianta ornamentale che
officinale e con la rosa e poche altre specie non è stata
completamente dimenticata nemmeno durante la bulbo-mania.
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V. Giulietto Fanin |
V. Lady Hume Campbell |
"Neapolitan
violet" e"viola di Parma"
Sono del XVI secolo, proprio agli inizi della moda delle
piante esotiche, i primi documenti che parlano di viole doppie
di
origine sconosciuta e di diversi colori. Di queste varietà doppie
si è persa ogni traccia; forse a causa di inverni
troppo rigidi, oppure per decadimento genetico di una pianta
che, non producendo seme, non si rinnova. Un vero peccato,
perché in più documenti di epoche diverse e
di diversi autori, si parla anche di una doppia color rosa.
Quando
nella seconda metà del '700 si capì come
funzionava l'impollinazione, ci fu una grande attività di
ricerca per creare nuove varietà a fiore doppio perché ormai
solo queste erano considerate piante da giardino, mentre le
singole erano considerate selvatiche. Essendo le forme doppie
sterili si adottarono le tecniche più strane e fantasiose
per ottenerle da quelle a fiore semplice, ovviamente senza
risultati.
La viola doppia riappare in Italia con i Borboni, con un'altra
storia e un'altra origine. È stata classificata a quel
tempo come Viola odorata italica 'Pallida
plena' ed è stata
introdotta dalla Catalogna. È quasi certo che in Spagna
sia arrivata con i Mori e che questi l'abbiano raccolta in
Medio Oriente. Siamo sempre nel campo delle ipotesi: dovrebbe
trattarsi di un'ibridazione naturale e casuale tra la Viola odorata spontanea
e qualche specie orientale (la russa Viola suavis o
qualche altra specie orientale o sua varietà,
come la 'cyanea' o 'pontica').
Essendo partita da Napoli per diffondersi in tutta Europa,
gli inglesi la chiamarono 'Neapolitan Violet' e
a tutt'oggi si usa questo termine. Da Borboni a Borboni le
viole
giunsero a Parma e qui trovarono nell'ambasciatore inglese
Hamilton un primo entusiasta coltivatore e promotore (iniziò la
selezione che portò alla "Viola di Parma").
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V.Labradorica |
V.Christmas |
"Violette de Toulouse"
L'impulso determinante alla produzione delle viole venne da
Maria Luisa d'Asburgo quando divenne granduchessa di Parma,
Piacenza e Guastalla. Essa aveva avuto modo di apprezzare questa
pianta per merito della prima moglie di Napoleone.
Giuseppina Beauharnais aveva una vera passione per tutte le
viole e le fece piantare in mezzo alle rose nel giardino della
Malmaison, dove vi si dedicava personalmente. A quel tempo
questo fiore divenne il simbolo della famiglia Bonaparte. Quando
Napoleone partì per l'Elba promise ai suoi fedeli che
sarebbe ritornato per la prossima fioritura delle viole. Furono
piantate sulla tomba di Giuseppina e prima di partire per Sant'Elena
raccolse alcuni fiori che essiccò e portò con
sé in un piccolo contenitore fino alla tomba.
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V.Duchessa
di Parma
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Maria
Luisa, forse involontariamente, fece una grande operazione
di marketing quando cominciò a usare
un mazzolino di viole come ornamento per vestiti e cappellini,
lanciando cosi
una moda che si diffuse a tal punto che durante il regno
di Napoleone III venivano coltivati a viole circa 200 ettari
di
terreno nei dintorni di Parigi. Nello stesso periodo la città di
Tolosa divenne il più famoso centro di produzione
al mondo anche per il profumo.
Tutt'oggi
la "Violette de Toulouse" costituisce un'importante
attività in questa regione. (Anche questo è un
clone modificato o adattato della "Parma")
"Viola
d'Udine"
Nella seconda metà dell'800 Ascanio di Brazzà portò alcuni
esemplari di "Viola di Parma" al figlio Filippo,
che era un appassionato botanico con un piccolo vivaio da dilettante
nei dintorni di Udine, in uno dei tanti possedimenti della
famiglia. Chiaramente la specie trovò in questa regione
clima e terreno favorevole, perché in pochi anni Filippo
ebbe a disposizione una grande quantità di piante su
cui fare una selezione. È opinione diffusa che il clima
ed il terreno in qualche modo provocarono il cambiamento che
portò alla Viola d'Udine.
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V. d'Udine |
E'
probabile che, come succede spesso quando si porta una pianta
in un
ambiente diverso dall'originale, un esemplare abbia subito
mutazione repentina per motivi assolutamente
naturali. Notando il colore, la dimensione
e la forma del fiore egli la isolò ed
iniziò a moltiplicarla separatamente eliminando
gli esemplari che regredivano. Ottenne così quella che
si chiamò "Viola
d'Udine" e all'estero fu conosciuta come "Blue
Neapolitan Conte di Brazzà".
"Pure
White Conte di Brazzà"
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V.Conte di Brazzà |
II
suo capolavoro però fu un altro: egli aveva trovato
nella Maremma toscana una viola bianca spontanea, probabilmente
una forma particolare di V. odorata. Ibridando questa
con le forme doppie di "Neapolitan" più pallide di
cui disponeva, ottenne quella che è ancora l'unica Bianca
Doppia Profumata veramente bianca. La famiglia decise di vendere
all'inglese Henry Canell queste prime piante con tutti i diritti
di moltiplicazione. Canell era proprietario del vivaio chiamato "Swanley
Nursery" e ribattezzò la pianta "Swanley White".
Essendo
questa la prima forma di Bianca Doppia, il carattere che
dava il colore non era ancora completamente stabilizzato
e fissato, per cui in breve tempo i fiori risultarono picchiettati
di azzurro, e cosi rimasero. La varietà "Swanley
White" è ancora diffusa in Inghilterra.
Filippo di Brazzà continuò a ibridare e selezionare
altre linee ed ottenne fiori definitivamente bianchi, e nel
1883 il suo lavoro ottenne il miglior riconoscimento; il primo
premio alla mostra annuale della Royal Horticoltural Society
a Chelsea. Da allora, in seguito ad una causa intentata contro
Canell e poi vinta, prese il nome di "Pure White Conte
di Brazzà".
L'impulso di Cora Slocomb
Dopo la scomparsa di Filippo, le viole trovarono una formidabile
promotrice in Cora Slocomb, statunitense, moglie di Detalmo
di Brazzà. Era una donna molto avanti nei tempi e promosse
con entusiasmo e nei limiti delle sue possibilità l'emancipazione
femminile. Fondò una scuola di merletto al tombolo,
incoraggiò la nascita di una piccola azienda dolciaria
familiare che sarebbe poi diventata una grande realtà,
ma soprattutto spinse la coltivazione delle Viole d'Udine.
Venivano piantate sotto le viti lungo i filari così che
fossero parzialmente ombreggiate nelle ore centrali della giornata
e indirettamente si avvantaggiassero delle irrorazioni di solfato
di rame. Le foglie delle viti, quando cadevano, proteggevano
un po' le piante dai rigori dell'inverno e quando cominciavano
ad apparire i primi fiori questi venivano coperti con gusci
d'uovo in caso di gelate tardive.
Tutto questo lavoro veniva svolto dalle ragazze delle famiglie
contadine che vendevano al mercato i bellissimi mazzolini profumati
ricavando un po' di contante che veniva destinato all'acquisto
del corredo. Ci fu anche un certo numero di aziende specialistiche
che operarono a cavallo dell'800 e '900 e che spedivano le
piantine in tutta l'Europa. Venivano avvolte nel muschio e
confezionate in sacchetti di carta e arrivavano a destinazione
in ottime condizioni. Fino alla prima guerra mondiale erano
un ornamento d'obbligo per le signore nelle grandi occasioni.
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V.Pailionacea van.princeana |
V. rubra |
V.Mrs.David Lloyd George |
Negli
anni venti
Negli anni '20 iniziò il declino, in parte per la moda,
in parte per l'aumento dei costi, ma soprattutto per problemi
di coltivazione. I documenti dell'epoca parlano soprattutto
di un nematode del genere Etherodera che contrastava la radicazione,
e si avevano solo piante deboli con pochi, piccoli fiori. Ma
i nematodi non sono dotati di mobilità, vivendo nel
terreno, e al quel tempo non c'erano grandi traffici e scambi
di piante come oggi, per cui è molto improbabile che
tutte le coltivazioni del Friuli ne fossero infestate contemporaneamente.
E più facile che il problema fosse di natura fisiologica,
si deve sempre ricordare che le viole doppie non producono
seme utilizzabile, solo a fìne stagione producono dei
fiori cleistogami che però non arrivano a maturazione,
per cui vengono sempre moltiplicate per via vegetativa:
la clonazione. È ovvio che tutti i problemi sanitari
e fisiologici della pianta madre passano ai figli. Non c'è protezione,
come nei semi, che raramente trasmettono malattie.
Le
collezioni attuali
Così, anno dopo anno, si ha un decadimento genetico
e alla fine si ottengono piante che si accontentano di sopravvivere
ma non si espandono.
È
possibile ovviare a questo inconveniente rinnovando spesso
le piante madri per micropropagazione. Questa tecnica è molto
costosa e si basa sul fatto che di solito la parte più nuova
di un germoglietto, quella appena formata, è sana.
La nostra produzione deriva da piante trovate in vecchi giardini
e da scambi con collezionisti a livello internazionale. È particolarmente
apprezzata la nostra "Viola d'Udine" perché proviene
da alcune piantine rinvenute nei luoghi dove Filippo di Brazzà aveva
attrezzato il suo vivaio. Sono sopravvissute come piante selvatiche
fino ad oggi, per cui questi cloni sono senz'altro più rustici
della norma.
SCHEDA
DESCRITTIVA |
Famiglia:
Violaceae
Nome botanico: Viola odorata L.
Nomi comuni: Viola mammola
Habitus e forma di crescita: erbaceo
perenne
Dimensioni: 5 – 15 cm
Radice: secondarie di rizoma
Fusto ipogeo: rizoma obliquo
Fusto epigeo: stoloni
fogliosi strisciannti e radicanti
Foglie: tutte basali (rosetta) lamina
rotonda a base reniforme, stipolate, margine crenulato
Infiorescenza: fiori solitari tutti basali,
assi fiorali non fogliosi con 2 brattee in posizione mediale.
Fiori: zigomorfi dialipetali pentameri di
1,5 cm, profumati; petali viola (raramente bianchi), l'inferiore
prolungato in sperone (nettario), stami 5, ovario sincarpico
supero 3 carpelli, 1 loggia
Fioritura: da febbraio ad aprile
Frutto: capsula loculicida pubescente per
peli brevi
Habitat: Comune nei luoghi erbosi ai margini
dei boschi e lungo le siepi. 0-1200 m. Febbraio - aprile
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Si
distingue dalle altre viole profumate per possedere
stoloni radicanti al primo anno ed avere assi fiorali
non fogliosi. Confusione in particolare con Viola
alba. Coltivata come ornamentale in parchi e giardini
spesso inselvatichita.
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NELLA
STORIA |
Esiste
un manoscritto persiano tradotto dall'aramaico di un
trattato sulla coltivazione delle viole. Secondo Teofrasto,
intorno al 400 a.C. le viole venivano vendute al mercato
di Atene. Venivano coltivate da Greci e Romani che
le usavano come materia prima in rimedi e pozioni varie
oltre che in cucina. Entrambi le utilizzavano per uno
scopo originale: ne facevano corone da indossare durante
i banchetti perché ritenevano che il profumo
contrastasse gli effetti dell'alcool.
I medici arabi ottenevano dai semi un olio con cui curavano le persone morse
da scorpioni velenosi. In Medio Oriente e in Asia Minore una bevanda molto
diffusa chiamata sherbet veniva preparata anche con fiori di viola.
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dove
trovare la piante |
SUSIGARDEN - Azienda Agricola Geotti
e Lukas, Via Marconi, 157 Aiello del Friuli - 33041 (UD)
Tel. 0431 973417 - Fax 0431 974894 e-mail: info@susigarden.com
- www.susigarden.com
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