VIOLA ODORATA
di Giovanni Geotti (Il Giardino Fiorito, ottobre 2006)

L'impulso determinante alla produzione delle viole venne da Maria Luisa d'Asburgo quando divenne Duchessa di Parma, Piacenza, e Guastalla. Essa aveva avuto modo di apprezzare questa pianta per merito della prima moglie di Napoleone. Giuseppina Beauharnais aveva una vera passione per tutte le viole e le fece piantare in mezzo alle rose nel giardino della Malmaison.

V. Ada Segre
V.Coeur d'Alsace

Dai tempi dei Greci e dei Romani, per un lungo periodo, la viola è stata considerata la pianta perenne per antonomasia. Infatti il nome stesso "Viola" e la forma arcaica "Vivuola" derivano dal verbo "vivere", proprio per evidenziare come questa pianta possa sopravvivere ai rigori dell'inverno passando da una stagione vegetativa all'altra. Così questo nome veniva usato in riferimento a molte piante perenni: la Viola arborea era la Matthiola incana (violacciocca). Viola mariana era la Campanula media. Viola matronale era l'Hesperis matronalis e questo ha generato confusione per molto tempo.
Comunque la viola è passata attraverso i secoli mantenendo sempre una certa importanza, sia come pianta ornamentale che officinale e con la rosa e poche altre specie non è stata completamente dimenticata nemmeno durante la bulbo-mania.

V. Giulietto Fanin
V. Lady Hume Campbell

"Neapolitan violet" e"viola di Parma"

Sono del XVI secolo, proprio agli inizi della moda delle piante esotiche, i primi documenti che parlano di viole doppie di origine sconosciuta e di diversi colori. Di queste varietà doppie si è persa ogni traccia; forse a causa di inverni troppo rigidi, oppure per decadimento genetico di una pianta che, non producendo seme, non si rinnova. Un vero peccato, perché in più documenti di epoche diverse e di diversi autori, si parla anche di una doppia color rosa.
Quando nella seconda metà del '700 si capì come funzionava l'impollinazione, ci fu una grande attività di ricerca per creare nuove varietà a fiore doppio perché ormai solo queste erano considerate piante da giardino, mentre le singole erano considerate selvatiche. Essendo le forme doppie sterili si adottarono le tecniche più strane e fantasiose per ottenerle da quelle a fiore semplice, ovviamente senza risultati.

La viola doppia riappare in Italia con i Borboni, con un'altra storia e un'altra origine. È stata classificata a quel tempo come Viola odorata italica 'Pallida plena' ed è stata introdotta dalla Catalogna. È quasi certo che in Spagna sia arrivata con i Mori e che questi l'abbiano raccolta in Medio Oriente. Siamo sempre nel campo delle ipotesi: dovrebbe trattarsi di un'ibridazione naturale e casuale tra la Viola odorata spontanea e qualche specie orientale (la russa Viola suavis o qualche altra specie orientale o sua varietà, come la 'cyanea' o 'pontica').
Essendo partita da Napoli per diffondersi in tutta Europa, gli inglesi la chiamarono 'Neapolitan Violet' e a tutt'oggi si usa questo termine. Da Borboni a Borboni le viole giunsero a Parma e qui trovarono nell'ambasciatore inglese Hamilton un primo entusiasta coltivatore e promotore (iniziò la selezione che portò alla "Viola di Parma").

V.Labradorica
V.Christmas


"Violette de Toulouse"

L'impulso determinante alla produzione delle viole venne da Maria Luisa d'Asburgo quando divenne granduchessa di Parma, Piacenza e Guastalla. Essa aveva avuto modo di apprezzare questa pianta per merito della prima moglie di Napoleone.
Giuseppina Beauharnais aveva una vera passione per tutte le viole e le fece piantare in mezzo alle rose nel giardino della Malmaison, dove vi si dedicava personalmente. A quel tempo questo fiore divenne il simbolo della famiglia Bonaparte. Quando Napoleone partì per l'Elba promise ai suoi fedeli che sarebbe ritornato per la prossima fioritura delle viole. Furono piantate sulla tomba di Giuseppina e prima di partire per Sant'Elena raccolse alcuni fiori che essiccò e portò con sé in un piccolo contenitore fino alla tomba.

V.Duchessa di Parma

Maria Luisa, forse involontariamente, fece una grande operazione di marketing quando cominciò a usare un mazzolino di viole come ornamento per vestiti e cappellini, lanciando cosi una moda che si diffuse a tal punto che durante il regno di Napoleone III venivano coltivati a viole circa 200 ettari di terreno nei dintorni di Parigi. Nello stesso periodo la città di Tolosa divenne il più famoso centro di produzione al mondo anche per il profumo.

Tutt'oggi la "Violette de Toulouse" costituisce un'importante attività in questa regione. (Anche questo è un clone modificato o adattato della "Parma")

 

"Viola d'Udine"

Nella seconda metà dell'800 Ascanio di Brazzà portò alcuni esemplari di "Viola di Parma" al figlio Filippo, che era un appassionato botanico con un piccolo vivaio da dilettante nei dintorni di Udine, in uno dei tanti possedimenti della famiglia. Chiaramente la specie trovò in questa regione clima e terreno favorevole, perché in pochi anni Filippo ebbe a disposizione una grande quantità di piante su cui fare una selezione. È opinione diffusa che il clima ed il terreno in qualche modo provocarono il cambiamento che portò alla Viola d'Udine.

V. d'Udine

E' probabile che, come succede spesso quando si porta una pianta in un ambiente diverso dall'originale, un esemplare abbia subito mutazione repentina per motivi assolutamente naturali. Notando il colore, la dimensione e la forma del fiore egli la isolò ed iniziò a moltiplicarla separatamente eliminando gli esemplari che regredivano. Ottenne così quella che si chiamò "Viola d'Udine" e all'estero fu conosciuta come "Blue Neapolitan Conte di Brazzà".

 

 

"Pure White Conte di Brazzà"

V.Conte di Brazzà

II suo capolavoro però fu un altro: egli aveva trovato nella Maremma toscana una viola bianca spontanea, probabilmente una forma particolare di V. odorata. Ibridando questa con le forme doppie di "Neapolitan" più pallide di cui disponeva, ottenne quella che è ancora l'unica Bianca Doppia Profumata veramente bianca. La famiglia decise di vendere all'inglese Henry Canell queste prime piante con tutti i diritti di moltiplicazione. Canell era proprietario del vivaio chiamato "Swanley Nursery" e ribattezzò la pianta "Swanley White".

Essendo questa la prima forma di Bianca Doppia, il carattere che dava il colore non era ancora completamente stabilizzato e fissato, per cui in breve tempo i fiori risultarono picchiettati di azzurro, e cosi rimasero. La varietà "Swanley White" è ancora diffusa in Inghilterra.
Filippo di Brazzà continuò a ibridare e selezionare altre linee ed ottenne fiori definitivamente bianchi, e nel 1883 il suo lavoro ottenne il miglior riconoscimento; il primo premio alla mostra annuale della Royal Horticoltural Society a Chelsea. Da allora, in seguito ad una causa intentata contro Canell e poi vinta, prese il nome di "Pure White Conte di Brazzà".


L'impulso di Cora Slocomb

Dopo la scomparsa di Filippo, le viole trovarono una formidabile promotrice in Cora Slocomb, statunitense, moglie di Detalmo di Brazzà. Era una donna molto avanti nei tempi e promosse con entusiasmo e nei limiti delle sue possibilità l'emancipazione femminile. Fondò una scuola di merletto al tombolo, incoraggiò la nascita di una piccola azienda dolciaria familiare che sarebbe poi diventata una grande realtà, ma soprattutto spinse la coltivazione delle Viole d'Udine. Venivano piantate sotto le viti lungo i filari così che fossero parzialmente ombreggiate nelle ore centrali della giornata e indirettamente si avvantaggiassero delle irrorazioni di solfato di rame. Le foglie delle viti, quando cadevano, proteggevano un po' le piante dai rigori dell'inverno e quando cominciavano ad apparire i primi fiori questi venivano coperti con gusci d'uovo in caso di gelate tardive.
Tutto questo lavoro veniva svolto dalle ragazze delle famiglie contadine che vendevano al mercato i bellissimi mazzolini profumati ricavando un po' di contante che veniva destinato all'acquisto del corredo. Ci fu anche un certo numero di aziende specialistiche che operarono a cavallo dell'800 e '900 e che spedivano le piantine in tutta l'Europa. Venivano avvolte nel muschio e confezionate in sacchetti di carta e arrivavano a destinazione in ottime condizioni. Fino alla prima guerra mondiale erano un ornamento d'obbligo per le signore nelle grandi occasioni.

V.Pailionacea van.princeana
V. rubra
V.Mrs.David Lloyd George

Negli anni venti

Negli anni '20 iniziò il declino, in parte per la moda, in parte per l'aumento dei costi, ma soprattutto per problemi di coltivazione. I documenti dell'epoca parlano soprattutto di un nematode del genere Etherodera che contrastava la radicazione, e si avevano solo piante deboli con pochi, piccoli fiori. Ma i nematodi non sono dotati di mobilità, vivendo nel terreno, e al quel tempo non c'erano grandi traffici e scambi di piante come oggi, per cui è molto improbabile che tutte le coltivazioni del Friuli ne fossero infestate contemporaneamente.
E più facile che il problema fosse di natura fisiologica, si deve sempre ricordare che le viole doppie non producono seme utilizzabile, solo a fìne stagione producono dei fiori cleistogami che però non arrivano a maturazione, per cui vengono sempre moltiplicate per via vegetativa: la clonazione. È ovvio che tutti i problemi sanitari e fisiologici della pianta madre passano ai figli. Non c'è protezione, come nei semi, che raramente trasmettono malattie.

Le collezioni attuali

Così, anno dopo anno, si ha un decadimento genetico e alla fine si ottengono piante che si accontentano di sopravvivere ma non si espandono.
È possibile ovviare a questo inconveniente rinnovando spesso le piante madri per micropropagazione. Questa tecnica è molto costosa e si basa sul fatto che di solito la parte più nuova di un germoglietto, quella appena formata, è sana.
La nostra produzione deriva da piante trovate in vecchi giardini e da scambi con collezionisti a livello internazionale. È particolarmente apprezzata la nostra "Viola d'Udine" perché proviene da alcune piantine rinvenute nei luoghi dove Filippo di Brazzà aveva attrezzato il suo vivaio. Sono sopravvissute come piante selvatiche fino ad oggi, per cui questi cloni sono senz'altro più rustici della norma.


SCHEDA DESCRITTIVA
Famiglia: Violaceae
Nome botanico: Viola odorata L.
Nomi comuni: Viola mammola
Habitus e forma di crescita: erbaceo perenne
Dimensioni: 5 – 15 cm
Radice: secondarie di rizoma
Fusto ipogeo: rizoma obliquo
Fusto epigeo: stoloni fogliosi strisciannti e radicanti
Foglie: tutte basali (rosetta) lamina rotonda a base reniforme, stipolate, margine crenulato
Infiorescenza: fiori solitari tutti basali, assi fiorali non fogliosi con 2 brattee in posizione mediale.
Fiori: zigomorfi dialipetali pentameri di 1,5 cm, profumati; petali viola (raramente bianchi), l'inferiore prolungato in sperone (nettario), stami 5, ovario sincarpico supero 3 carpelli, 1 loggia
Fioritura: da febbraio ad aprile
Frutto: capsula loculicida pubescente per peli brevi
Habitat: Comune nei luoghi erbosi ai margini dei boschi e lungo le siepi. 0-1200 m. Febbraio - aprile

Si distingue dalle altre viole profumate per possedere stoloni radicanti al primo anno ed avere assi fiorali non fogliosi. Confusione in particolare con Viola alba. Coltivata come ornamentale in parchi e giardini spesso inselvatichita.

 

NELLA STORIA

Esiste un manoscritto persiano tradotto dall'aramaico di un trattato sulla coltivazione delle viole. Secondo Teofrasto, intorno al 400 a.C. le viole venivano vendute al mercato di Atene. Venivano coltivate da Greci e Romani che le usavano come materia prima in rimedi e pozioni varie oltre che in cucina. Entrambi le utilizzavano per uno scopo originale: ne facevano corone da indossare durante i banchetti perché ritenevano che il profumo contrastasse gli effetti dell'alcool.
I medici arabi ottenevano dai semi un olio con cui curavano le persone morse da scorpioni velenosi. In Medio Oriente e in Asia Minore una bevanda molto diffusa chiamata sherbet veniva preparata anche con fiori di viola.

 

dove trovare la piante

SUSIGARDEN - Azienda Agricola Geotti e Lukas, Via Marconi, 157 Aiello del Friuli - 33041 (UD) Tel. 0431 973417 - Fax 0431 974894 e-mail: info@susigarden.com - www.susigarden.com