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UN
ALBERO PER IL FUTURO
di Mara Garian
(Giardinaggio, novembre
2008)
La
chioma che si apre verso il cielo, il tronco, le radici:
ogni parte di un albero è un mondo di vita.
Si possono individuare in un solo vecchio e grande
olmo migliaia di specie diverse che a quell'albero
affidano la propria sopravvivenza, da microscopiche
forme microbiche a uccelli e piccoli o grandi
mammiferi. E, per tutti, l'albero fornisce aria pulita,
senza
la quale non c'è vita. |
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E’ a
loro che dobbiamo la bellezza del nostro pianeta, la
vita di uomini e animali,
la purezza dell'aria.
Rispettiamo e amiamo gli alberi, e piantiamone tanti: è adesso il momento
ideale. |
Piantare
un albero pensando... che crescerà |
L'errore più frequente che si commette al momento
dell'impianto è quello di non pensare al futuro, cioè al
fatto che l'albero crescerà in altezza e in larghezza.
L'accrescimento in altezza farà sì che la piantina,
che all'inizio non è in grado di creare refrigerio con
la sua ombra, dopo qualche anno potrebbe arrivare a togliere
la luce all'interno dell'edificio o a ombreggiare
troppo a lungo zone del giardino dove, al momento della piantagione,
vivevano bene piante da pieno sole (per esempio gli alberi
da frutto o gli ortaggi).
L'aumento di diametro dei rami e della chioma possono creare
problemi di spazio, a volte anche gravi. Se l'albero è stato
posto troppo vicino all'edificio, i rami sfioreranno le
finestre e i balconi e dovranno essere tagliati: in questo
modo, però, la pianta perderà in equilibrio e
stabilità e sarà più esposta a un rischio
di crollo.
Se, invece, l'albero è vicino ad altri esemplari di
grandi dimensioni, i rami si intrecceranno entrando in competizione
per la luce e l'aria: il
risultato sarà un indebolimento di tutte le piante
coinvolte. Va inoltre ricordato che le specie sempreverdi,
da adulte, possono creare problemi in inverno perché impediscono
il passaggio del già scarso tepore solare e, sotto la
loro chioma, la temperatura può rimanere gelida
a lungo. Per evitare queste conseguenze, prima
dell'acquisto informatevi sulle dimensioni definitive della
specie che vi piace e calcolate, metro alla mano, se
queste sono compatibili con lo spazio nel vostro giardino,
a distanza di 10 e 20 anni.
È
difficile essere così previdenti, ma il tempo passa
in fretta e dover tagliare un grande albero può diventare
davvero doloroso, oltre che costoso e complicato.
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Il
giusto spazio per l'apparato radicale |
Esiste
una semplice regola che permette di capire quanto è grande
lo spazio occupato dalle radici nel terreno: esse si estenderanno
verso il basso fino a
una profondità pari all'altezza della parte aerea dell'albero, e in
larghezza per un diametro uguale al diametro della chioma, allargandosi nella
proiezione
di tutta la sua circonferenza. Occorre tener conto di questo fatto soprattutto
per certe specie, dette 'di prima grandezza', che raggiungono negli anni dimensioni
imponenti, sopra i 10 metri e fino ai 30-40 o più.
I giardini
d'Italia diventano sempre più piccoli, fenomeno
legato alla struttura abitativa delle villette a schiera
dotate di minuscoli spazi verdi. A ciò si aggiungono
la fretta e la voglia di vedere subito tutto perfetto, senza
la pazienza di attendere. Sono questi i motivi per i quali
molti esperti guardano con pessimismo allo sviluppo della presenza
di alberi nei giardini privati. In sostanza, abbiamo poco
spazio e poco tempo da perdere, vogliamo giardinetti perfetti,
con il praticello e i fiori, e per fare ombra d'estate è più semplice
comprare un gazebo da 80 euro che in mezz'ora è pronto...
che senso ha dunque aspettare che un giovane tiglio, un olmo,
un noce o una quercia diventino abbastanza grandi per
poter ombreggiare?
Ecco spiegata, in poche parole, la tendenza
a ridurre la presenza arborea nei giardini, a cui si aggiunge
un
fattore legato alla storia recente. In passato, chi possedeva
un parco o giardino aveva a disposizione molto spazio, e poteva
dunque scegliere di collocare le specie arboree a buona distanza,
in modo da ottenere lo sviluppo di esemplari imponenti, equilibrati
e sufficientemente lontani fra loro, o distanziati da edifici,
per non creare problemi. Poi, negli anni '60-'70 lo sviluppo
urbano ha portato alla creazione di tanti piccoli spazi verdi,
in cui gli alberi, piantati spesso troppo vicini, sono
cresciuti male, provocando non poche difficoltà,
che potevano incoraggiare a pensare che un grande albero
diventa, nel tempo, un problema.
Infine, la fretta e la scarsità di tempo fanno pensare
con un certo disagio al fatto che poi un grande albero rilascia
grandi quantità di foglie, che svolazzano ovunque in
autunno e obbligano a ore e ore di lavoro per raccoglierle.
Un quadro negativo? Eppure, quando guardiamo un albero stiamo
guardando il nostro futuro, e quello di chi verrà dopo
di noi. Questa società frettolosa ha perso la capacità della
lungimiranza, che era propria dei grandi paesaggisti del passato. Lancelot
'Capability' Brown,
a metà del '700,
era stato chiamato a piantare alberi nella proprietà dei
duchi di Marlborough, Blenheim Palace, nella campagna inglese.
Decise dove avrebbe voluto veder crescere faggi e querce pensando
non al presente, ma a ciò che si sarebbe visto dalle
finestre della dimora... 200 anni dopo. E oggi i visitatori
di questa magnifico palazzo (oggi di proprietà dello
Stato), che ha dato i natali anche a Winston Churchill, possono
ammirare esemplari arborei di stupefacente bellezza e
di incredibile imponenza, grazie alla fiducia che il grande
paesaggista, non a caso vissuto nell'epoca illuminista, aveva
nel futuro. Un albero può vivere per secoli o per millenni,
e da adulto la sua capacità di filtrare l'aria
e fornire ossigeno è immensa. Nel tronco, nella chioma,
nelle radici vivono migliala di specie, e fornisce cibo e protezione
anche a numerosi mammiferi.
Se queste considerazioni ancora non vi bastano, aggiungiamo
un fattore indiscutibile: poche creature viventi sanno
essere più belle di un grande albero adulto, ammantato
di fiori, carico di foglie, colorato dall'autunno o nudo
sullo sfondo di un tramonto invernale.
Nella
corteccia, tutto un mondo |
Molte specie arboree si fanno apprezzare,
oltre che per il fogliame e l'eventuale fioritura, anche
per la corteccia che presenta colorazioni insolite o
disegni
particolari, che diventano oltremodo visibili in autunno e inverno, dopo la
caduta delle foglie, creando speciali motivi d'interesse
in giardino. Due fra i tanti
esempi possibili: più sopra, una betulla;
a sinistra, Eucalyptus gunnii, albero della Tasmania che in primavera
ha un fogliame molto bello, è rustico e facile. |
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Piantare
alberi è facile? |
Il
periodo compreso fra novembre e marzo è ideale per
il trapianto a dimora di specie caducifoglie in riposo vegetativo,
mentre per le specie sempreverdi è importante scegliere
periodi senza gelo, ad esempio ottobre-novembre o marzo-aprile.
L'acquisto viene solitamente fatto con l'aiuto del paesaggista,
oppure visitando personalmente un vivaio serio e ben rifornito,
durante la primavera o l'estate, per scegliere piante che siano
visibilmente sane e con la forma desiderata. Esistono molti
sistemi di allevamento arboricolo e oggi molti esemplari
crescono in grandi vasi speciali o con metodi che favoriscono
un espianto controllato: è infatti importante che la
zolla radicale sia compatta, sana ed equilibrata. Si possono
scegliere alberi giovani o già adulti: i primi costano
meno, e il trapianto comporta minori rischi, purché vengano
rispettate le esigenze di base e prima di tutto una costante
e abbondante irrigazione nei primi anni. Gli esemplari
di grandi dimensioni possono essere soggetti a stress
da trapianto, ma per contro sono alberi più robusti
e capaci di superare difficoltà momentanee; andranno
seguiti con molta cura ed è bene che venga chiamato
in causa un esperto arboricoltore o vivaista, per fare
controlli periodici frequenti nel primo anno e poi sempre meno
frequenti, se si nota che la pianta ha correttamente attecchito.
Le regole per l'impianto sono le solite: occorre preparare
la buca di trapianto per tempo, ampia e profonda a sufficienza,
con terreno fertile e adatto alle specifiche esigenze
della specie scelta. Importante prevedere il tutore (indispensabile
per le piante giovani) e assicurarsi che sia possibile garantire
l'apporto idrico consigliato. E, non ultimo, verifìcare
che il luogo scelto sia facilmente raggiungibile dal furgone
che porterà l'esemplare; in alcuni casi occorrerà prevedere
l'intervento di un'autogrù, per esemplari grandi e molto
pesanti. Va detto che il successo è legato
al corretto rapporto fra le esigenze della specie scelta e
quanto è disponibile nel luogo. Clima, ventilazione,
qualità del terreno sono spesso fattori sottovalutati.
E se è vero che qualche grande albero cresce in luoghi
apparentemente impossibili, ad esempio una stretta aiuola spartitraffico, è anche
vero che un albero giovane crescerà molto meglio e più rapidamente
in condizioni ottimali. E opportuno, quindi, non rischiare
troppo, e accontentarsi magari di una specie più "banale',
ma sicura e appagante, rispetto ad altre capricciose o non
adatte all'ambiente disponibile, perché la crescita
sarà deludente.
Ippocastano,
un albero in pericolo |
Maestoso,
molto longevo (vive per secoli), bellissimo durante
la fioritura quando
i "candelabri del cielo" si stagliano candidi o rosa sulla chioma
verde smeraldo, generosamente ombroso durante l'estate: per queste gradevoli
virtù l'ippocastano è stato ampiamente utilizzato
per le alberature urbane create nel secolo scorso. Oggi però lo
spettacolo per le vie cittadine è spesso desolante: ormai indeboliti
dall'inquinamento atmosferico, a cui la specie è molto sensibile,
gli alberi già alla
fine di giugno, da alcuni anni a questa parte, appaiono con le foglie secche;
in agosto mostrano le sagome nude con i radi frutti verdi; in settembre
alcuni tentano una seconda, inutile fioritura che sottrae le poche risorse
accumulate
per l'inverno. La colpa è di una farfalla, Cameraria ohridella,
arrivata dai Balcani negli anni '90, le cui larve in maggio scavano gallerie
nel fogliame,
provocandone il rapido disseccamento. La cura consiste nel raccogliere
e bruciare tutte le foglie secche e nei trattamenti endoterapici (iniezioni
di appositi
insetticidi direttamente nel tronco), da affidare a arboricoltori specializzati.
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A
chi appartiene un albero |
Compriamo un albero, lo paghiamo con il nostro denaro, lo piantiamo
nella nostra proprietà: è, certamente,
il 'nostro' albero. Ma la natura è un bene collettivo,
e non è facile sapere cosa succederà fra 200,
300 anni. È quindi corretto pensare all'albero comprato
come a una creatura adottata, da proteggere con amore, da
rispettare nella sua individualità, proprio come
se fosse una persona. E d'altra parte, per i grandi alberi
nei giardini privati esistono specifiche norme nei Regolamenti
Comunali e nel caso degli esemplari monumentali, in
quanto si tratta di beni viventi di enorme importanza
per la collettività. L'alberello che compriamo
adesso, magro e giovane, ha davanti un lungo percorso: piantiamolo
con fiducia, pensando che fin dal più lontano
passato l'uomo guardava all'albero come all'essenza
stessa della vita.
Protagonisti del paesaggio
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Nel Nord America (Stati Uniti e Canada) lo chiamano
foliage: è lo spettacolo
eccezionale fornito dai colori autunnali assunti dai grandi alberi (nelle foto
la quercia americana, dal caratteristico fogliame rosso, ottimamente ambientata
anche in Italia). Per ammirare gli effetti scenografici, nei paesi anglossassoni
e in Germania vengono persino organizzati tour (anche con visite aeree) che vedono
ogni anno la partecipazione di decine di migliaia di persone. La gamma cromatica è più intensa
negli autunni "normali", in cui la temperatura si abbassa correttamente,
soprattutto di notte: nel 2007 le temperature miti hanno compromesso l'arrossamento.
La quercia americana ha un fogliame molto bello in autunno, e cresce con successo
in tutto il Nord Italia, risultando meno sensibile alle malattie delle querce
autoctone nostrane.
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Giganti
che lavorano per noi |
Quanto
siano utili le piante per l'ambiente e per l'uomo è a
tutti noto: i vegetali superiori assorbono infatti l'anidride
carbonica (CO²) presente nell'aria, per utilizzarla ai
fini del processo di fotosintesi clorofilliana, ed espellono
come
prodotto "di scarto" l'ossigeno (0²).
La capacità di assorbimento di anidride carbonica e
di espulsione di ossigeno è tanto maggiore quanto più grande è la
pianta e
più estesa è la sua superficie fogliare:
in altre parole, è massima nel caso dei grandi alberi
sani e imponenti. È stato calcolato che, in media, alberi
come tiglio, platano, quercia, faggio, olmo, ecc., di dimensioni
normali (15 m d'altezza) assorbono 10 kg di CO² ogni ora; la
quantità reale è maggiore durante la fase adulta,
minore in gioventù e in vecchiaia. Per dare un'idea,
un'automobile di media cilindrata in normali condizioni emette
163 g di anidride carbonica per ogni km percorso. La quantità di
ossigeno rilasciata nell'atmosfera dal medesimo albero è invece
pari a 6 kg al giorno.
Le foreste naturali ancora intatte hanno una capacità di
catturare l'anidride carbonica tre volte maggiore di quanto
finora creduto, e il 60% più delle foreste piantate.
Uno studio dell'Università di Canberra ha calcolato
che la fascia di foreste di eucalipti del Sud-Est dell'Australia
trattiene l'equivalente di 25,5 miliardi di tonnellate di gas
serra, su una superficie totale di 14,5 milioni di ettari.
Se però gli alberi vengono abbattuti, la CO² viene liberata
nell'atmosfera.
Se questi concetti vi sembrano complessi o noiosi,
fate un semplice considerazione: un viale alberato 'assorbe'
una grande
quantità dell'inquinamento urbano. Una strada senza
alberi...lascia respirare a noi il veleno!
Senza
di loro, non c'è domani |
Negli
ultimi due decenni del secolo scorso l'attività di
deforestazione ha raggiunto i massimi livelli: nel caso dell'Amazzonia
si sono toccati perfino i 2,4 milioni di ettari di foresta
l'anno... Poi però si è capito che l'eliminazione
locale degli alberi induce effetti globali, avvertibili in
tutto il mondo e riassumibili nei cambiamenti climatici, a
cui contribuisce anche in modo significativo l'abbattimento
di intere, sconfinate foreste. In Siberia, la deforestazione
forsennata ha provocato in pochi anni disastri dalle enormi
ricadute naturali, ma anche economiche. La protezione delle
foreste permette di trattenere una grandissima quantità di
anidride carbonica e allo stesso tempo impedirne la dispersione
nell'aria, che si verifica invece con il taglio degli alberi.
La quantità conservata nella biomassa e nel suolo su
scala globale è circa il triplo della quantità presente
nell'atmosfera. Circa il 35°/o dei gas serra nell'atmosfera
sono il risultato delle passate deforestazioni e il 18% delle
emissioni annuali sono il risultato della continua deforestazione
attuale. Senza contare il processo di desertificazione ed erosione
del suolo che accompagna il disboscamento. Piantare un solo
albero in giardino, leggendo queste notizie, può sembrare
una goccia nel mare, ma è invece un gesto personale
di grande responsabilità e lungimiranza.
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