LA CAMERARIA FLAGELLO DELL'IPPOCASTANO
testo e foto di Mario Chiapparini (Giardini, febbario 2001)

La Minatrice dell'Ippocastano (Cameraria ohridella) è un insetto
lepidottero (farfalla) appartenente alla famiglia dei Gracillaridi

 

La vorace farfalla sta minacciando la sopravvivenza degli ippocastani.
Le piccole larve si nutrono dello strato intermedio delle foglie (mesofillo)
che, in piena estate, si seccano irrimediabilmente.

 

Le sue origini sono nelle zone transdanubiane e del lago di Ohrid in Macedonia, dal quale prende il nome. Le prime segnalazioni del parassita in Italia sono nei paesi confinanti con l'Austria e risalgono al 1992.
Da allora il parassita si è diffuso molto rapidamente grazie anche alla mancanza di predatori e le prime segnalazioni in Lombardia risalgono al 1997.

 

COME SI DIFFONDE

Nel Nord Italia l'insetto svolge 3-4 generazioni l'anno. Gli adulti compaiono in primavera, generalmente tra la quarta settimana di aprile e la prima di maggio.
Dopo l'accoppiamento, le femmine adulte depongono uova isolate sulla pagina superiore della foglia, da cui nascono le larve che penetrano nella lamina fogliare dando origine alla "mina" che con il crescere della larva può diventare anche di 3-4 cm di lunghezza. Generalmente gli attacchi partono dalle porzioni basali della chioma, per poi distribuirsi in seconda e terza generazione a tutta la chioma.
Lo Cameraria trascorre il periodo invernale allo stadio di crisalide nelle foglie cadute al suolo.

 

COME SI MANIFESTA

I danni provocati dalla Cameraria sono relativi all'apparato fogliare che viene completamente disseccato nell'arco di una stagione. Le foglie dapprima subiscono una variazione cromatica, quindi si accartocciano progressivamente per cadere prematuramente, tanto che in caso di forti attacchi molti alberi appaiono completamente defogliati già alla fine di luglio. Nelle zone climaticamente più calde del Nord Italia (Emilia-Romagna) si assiste spesso a una seconda fioritura dell'ippocastàno nel mese di agosto, con parziale emissione di nuove foglie.
Il danno maggiore è comunque relativo all'impossibilità di accumulare sostanze di riserva e se gli attacchi continuano per tre-quattro anni la pianta va incontro a un deperimento irreversibile da stress energetico.


COME SI COMBATTE

Nel corso degli anni si sono sperimentate differenti tipologie di interventi, finalizzate a contenere entro valori accettabili il danno all'apparato fogliare. I classici interventi antiparassitari con irrorazione delle chiome si sono dimostrati poco efficaci e inattuabili in ambito urbano, sia per l'immissione di sostanze pesticide, sia per la necessità di dovere effettuare due-tre interventi nell'arco della stagione vegetativa.
L'utilizzo di regolatori di crescita dell'insetto, distribuiti per irrorazione delle chiome e non pericolosi per l'uomo, hanno permesso di ottenere risultati interessanti solo su piante di limitate dimensione a seguito dell'impossibilità di potere bagnare adeguatamente tutto l'apparato fogliare.
La sperimentazione condotta in Ungheria e in altri paesi europei, tra cui recentemente l'Italia, con l'utilizzo di specifiche microiniezioni (sorta di piccola "flebo") applicate al colletto degli alberi, ha dato risultati di protezione dal parassita variabili dall'80 al 100% e di durata anche di due anni con un singolo trattamento.
Per un controllo totale del parassita le microiniezioni devono essere applicate entro i primi 15 giorni di aprile, al fine di ottenere una ottimale distribuzione del prodotto all'interno dell'albero.