La
Minatrice dell'Ippocastano (Cameraria ohridella) è un
insetto
lepidottero (farfalla) appartenente alla famiglia dei Gracillaridi
La
vorace farfalla sta minacciando la sopravvivenza degli
ippocastani.
Le piccole larve si nutrono dello strato intermedio delle foglie (mesofillo)
che, in piena estate, si seccano irrimediabilmente.
Le
sue origini sono nelle zone transdanubiane e del lago di
Ohrid in Macedonia, dal quale prende il nome. Le prime
segnalazioni del parassita in Italia sono nei paesi confinanti
con l'Austria e risalgono al 1992.
Da allora il parassita si è diffuso molto rapidamente grazie anche
alla mancanza di predatori e le prime segnalazioni in Lombardia risalgono
al 1997.
COME
SI DIFFONDE
Nel Nord Italia l'insetto svolge 3-4 generazioni l'anno. Gli adulti compaiono
in primavera, generalmente tra la quarta settimana di aprile e la prima di
maggio.
Dopo l'accoppiamento, le femmine adulte depongono uova isolate sulla pagina
superiore della foglia, da cui nascono le larve che penetrano nella lamina
fogliare dando origine alla "mina" che con il crescere della larva
può diventare anche di 3-4 cm di lunghezza. Generalmente gli attacchi
partono dalle porzioni basali della chioma, per poi distribuirsi in seconda
e terza generazione a tutta la chioma.
Lo Cameraria trascorre il periodo invernale allo stadio di crisalide nelle
foglie cadute al suolo.
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COME
SI MANIFESTA
I danni provocati dalla Cameraria sono relativi all'apparato fogliare
che viene completamente disseccato nell'arco di una stagione. Le foglie
dapprima subiscono una variazione cromatica, quindi si accartocciano
progressivamente per cadere prematuramente, tanto che in caso di forti
attacchi molti alberi appaiono completamente defogliati già alla
fine di luglio. Nelle zone climaticamente più calde del Nord
Italia (Emilia-Romagna) si assiste spesso a una seconda fioritura dell'ippocastàno
nel mese di agosto, con parziale emissione di nuove foglie.
Il danno maggiore è comunque relativo all'impossibilità di
accumulare sostanze di riserva e se gli attacchi continuano per tre-quattro
anni la pianta va incontro a un deperimento irreversibile da stress
energetico.
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COME
SI COMBATTE
Nel corso degli anni si sono sperimentate differenti tipologie di interventi,
finalizzate a contenere entro valori accettabili il danno all'apparato
fogliare. I classici interventi antiparassitari con irrorazione delle
chiome si sono dimostrati poco efficaci e inattuabili in ambito urbano,
sia per l'immissione di sostanze pesticide, sia per la necessità di
dovere effettuare due-tre interventi nell'arco della stagione vegetativa.
L'utilizzo di regolatori di crescita dell'insetto, distribuiti per
irrorazione delle chiome e non pericolosi per l'uomo, hanno permesso
di ottenere risultati interessanti solo su piante di limitate dimensione
a seguito dell'impossibilità di potere bagnare adeguatamente
tutto l'apparato fogliare.
La sperimentazione condotta in Ungheria e in altri paesi europei, tra
cui recentemente l'Italia, con l'utilizzo di specifiche microiniezioni
(sorta di piccola "flebo") applicate al colletto degli alberi,
ha dato risultati di protezione dal parassita variabili dall'80 al
100% e di durata anche di due anni con un singolo trattamento.
Per un controllo totale del parassita le microiniezioni devono essere
applicate entro i primi 15 giorni di aprile, al fine di ottenere una
ottimale distribuzione del prodotto all'interno dell'albero.
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