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COME
ESEGUIRE I TAGLI
Solo
una corretta esecuzione del taglio di potatura, che salvaguardi
le barriere protettive della pianta, consente di ottenere
una rapida cicatrizzazione della ferita, espone le piante
a un minore rischio di infezioni e imprime una più
veloce ripresa vegetativa.
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Il punto
ideale in cui compiere il taglio di potatura coincide con il piano che
collega la parte posta immediatamente all'esterno del colletto di corteccia
del tronco (punto A) e l'estremità superiore del collo
della branca (punto B). |
L'
angolo di taglio risultante sarà perciò leggermente obliquo
rispetto al tronco.
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Anche nei
tagli di piccole dimensioni, su branche minori o rametti, il punto di
taglio deve rispettare il colletto del ramo. |
Molte
conifere, come nel caso di questo cedro dell'Atlante, presentano branche
orizzontali.
Il colletto di corteccia forma un anello intorno alla branca. Si effettuerà perciò il
taglio parallelamente al tronco, senza incidere il collo che si è venuto
a creare.
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IL TAGLIO DI RITORNO Il
raccorciamento di rami deve sempre essere realizzato
con la tecnica del "taglio di ritorno",
eseguendo cioè il taglio in prossimità di
un ramo o di una branca laterale di diametro leggermente
inferiore al ramo eliminato. Il taglio deve essere
compiuto in modo tale da non lasciare monconi destinati
a seccarsi o marcire. Quando si forma, per errore,
un moncone, normalmente si assiste all'emissione,
in prossimità del taglio, di una grande
quantità di rami secondari avventizi ("ricacci"),
deboli e caratterizzati da inserzione molto fragile.
La parte di legno sovrastante in genere muore.
Gradatamente l'alterazione del legno si può estendere
al resto del moncone e quindi al ramo o alla branca
su cui si trova inserito e, se la pianta non è in
grado di opporsi, anche a tutto il legno esistente
al momento del taglio. Il taglio dovrà pertanto
essere effettuato in modo parallelo al collare
di corteccia, il più vicino possibile a
questo, prestando però attenzione a non
lederlo.
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Il
raccorciamento di un ramo deve essere sempre realizzato
in maniera tale da non creare monconi.
Qualora il ramo sia molto lungo si procederà
in primo luogo ad alleggerirlo accorciandolo, per evitare
di causare "scosciature" della sottostante
corteccia, che possono danneggiare irreparabilmente
la pianta.
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ll
taglio di ritorno, abbinato alla tecnica di potatura
detta "a tutta cima", che consiste nel non
raccorciare i rami di prolungamento delle branche primarie,
secondarie e della freccia, permette di conservare la
forma naturale della pianta.
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Modalità
di taglio analoghe si devono utilizzare per la potatura
delle radici. Si rivela inoltre utile la distribuzione,
come in questo caso, di concimi che stimolano lo sviluppo
di nuove radici assorbenti.
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CAPITOZZATURA
E SBRANCATURA
La capitozzatura,
vale a dire il drastico raccorciamento del tronco,
unitamente alla sbrancatura (l'eliminazione
delle branche), sfigurano l'albero e lo espongono
ad alterazioni del legno che possono gradatamente
determinare la morte della pianta. La menomazione
della chioma provoca inoltre l'esaurimento delle
riserve accumulate e, spesso, un intenso ricaccio
vegetativo, che si traduce in una vegetazione dai
fragili rami assurgenti. Anche l'apparato radicale
può subire gravi conseguenze, determinando
un insufficiente ancoraggio al suolo dell'albero.
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Il
tronco capitozzato, come è il caso di questa
paulownia (Paulownia tomentosa), è rimasto,
dopo il taglio, senza difese. I tessuti iniziano a
morire, a partire dalla superficie del taglio estendendosi
poi verso l'interno del legno.
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In
questo caso l'eliminazione effettuata con tecniche
sbagliate di una grande branca ha rappresentato
un facile punto di ingresso nell'albero per i funghi
agenti della carie, di cui si possono già vedere
i corpi fruttiferi. I responsabili delle alterazioni
del legno appartengono fondamentalmente ai generi
Stereum Ganoderma, Phellinus, e Trametes. Questi
funghi degradano la lignina e la cellulosa, provocando
la disorganizzazione e il disfacimento dei tessuti
di sostegno, con conseguente formazione di cavità.
La pianta perde resistenza ed elasticità,
quindi diviene soggetta a crolli improvvisi, spesso
in concomitanza di forte vento o temporali. |
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I
numerosi rami avventizi, che si sono formati a
seguito di un intervento troppo drastico di potatura,
entrano in competizione tra loro e appesantiscono
la branca sottostante.
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Un
platano, che ha subito un intervento di sbrancatura
come quello della foto, è destinato a
morire in pochi anni.
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PREDISPOSIZIONE
ALLE ROTTURE
Le
alterazioni del legno che si possono determinare soprattutto
a seguito di tagli di potatura su rami con diametro
superiore ai 3-5 cm provocano un indebolimento dello
scheletro dell'albero, esponendolo a future rotture.
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La
capitozzatura compiuta in passato su questa sofora
(Sophora Japonica) ha provocato la formazione
di nuove branche con inserzione debole e pericolosa,
che non hanno resistito al peso di un'abbondante nevicata.
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Anche
il punto di innesto, come in questa robinia
(Robinia
pseudoacacia), può predisporre l'albero
alle rotture.
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I
tagli di potatura male eseguiti predispongono gli alberi
a rotture dovute non solo agli agenti atmosferici, ma
anche semplicemente al peso della pianta che grava sul
legno alterato. I tagli energici sono fonte di pericolo
anche per lo stretto angolo di inserzione dei nuovi
rami che si formano.
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