VADEMECUM PER L'OPERATORE
(da Il Supplemento a 'Il Divulgatore', gennaio 1996)

 

COME ESEGUIRE I TAGLI

Solo una corretta esecuzione del taglio di potatura, che salvaguardi le barriere protettive della pianta, consente di ottenere una rapida cicatrizzazione della ferita, espone le piante a un minore rischio di infezioni e imprime una più veloce ripresa vegetativa.

Il punto ideale in cui compiere il taglio di potatura coincide con il piano che collega la parte posta immediatamente all'esterno del colletto di corteccia del tronco (punto A) e l'estremità superiore del collo della branca (punto B).

L' angolo di taglio risultante sarà perciò leggermente obliquo rispetto al tronco.



Anche nei tagli di piccole dimensioni, su branche minori o rametti, il punto di taglio deve rispettare il colletto del ramo.
Molte conifere, come nel caso di questo cedro dell'Atlante, presentano branche orizzontali. Il colletto di corteccia forma un anello intorno alla branca. Si effettuerà perciò il taglio parallelamente al tronco, senza incidere il collo che si è venuto a creare.

 


IL TAGLIO DI RITORNO

Il raccorciamento di rami deve sempre essere realizzato con la tecnica del "taglio di ritorno", eseguendo cioè il taglio in prossimità di un ramo o di una branca laterale di diametro leggermente inferiore al ramo eliminato. Il taglio deve essere compiuto in modo tale da non lasciare monconi destinati a seccarsi o marcire. Quando si forma, per errore, un moncone, normalmente si assiste all'emissione, in prossimità del taglio, di una grande quantità di rami secondari avventizi ("ricacci"), deboli e caratterizzati da inserzione molto fragile. La parte di legno sovrastante in genere muore. Gradatamente l'alterazione del legno si può estendere al resto del moncone e quindi al ramo o alla branca su cui si trova inserito e, se la pianta non è in grado di opporsi, anche a tutto il legno esistente al momento del taglio. Il taglio dovrà pertanto essere effettuato in modo parallelo al collare di corteccia, il più vicino possibile a questo, prestando però attenzione a non lederlo.

 

 
Il raccorciamento di un ramo deve essere sempre realizzato in maniera tale da non creare monconi.
Qualora il ramo sia molto lungo si procederà in primo luogo ad alleggerirlo accorciandolo, per evitare di causare "scosciature" della sottostante corteccia, che possono danneggiare irreparabilmente la pianta.

 
ll taglio di ritorno, abbinato alla tecnica di potatura detta "a tutta cima", che consiste nel non raccorciare i rami di prolungamento delle branche primarie, secondarie e della freccia, permette di conservare la forma naturale della pianta.
Modalità di taglio analoghe si devono utilizzare per la potatura delle radici. Si rivela inoltre utile la distribuzione, come in questo caso, di concimi che stimolano lo sviluppo di nuove radici assorbenti.

 

CAPITOZZATURA E SBRANCATURA

La capitozzatura, vale a dire il drastico raccorciamento del tronco, unitamente alla sbrancatura (l'eliminazione delle branche), sfigurano l'albero e lo espongono ad alterazioni del legno che possono gradatamente determinare la morte della pianta. La menomazione della chioma provoca inoltre l'esaurimento delle riserve accumulate e, spesso, un intenso ricaccio vegetativo, che si traduce in una vegetazione dai fragili rami assurgenti. Anche l'apparato radicale può subire gravi conseguenze, determinando un insufficiente ancoraggio al suolo dell'albero.

Il tronco capitozzato, come è il caso di questa paulownia (Paulownia tomentosa), è rimasto, dopo il taglio, senza difese. I tessuti iniziano a morire, a partire dalla superficie del taglio estendendosi poi verso l'interno del legno.

In questo caso l'eliminazione effettuata con tecniche sbagliate di una grande branca ha rappresentato un facile punto di ingresso nell'albero per i funghi agenti della carie, di cui si possono già vedere i corpi fruttiferi. I responsabili delle alterazioni del legno appartengono fondamentalmente ai generi Stereum Ganoderma, Phellinus, e Trametes. Questi funghi degradano la lignina e la cellulosa, provocando la disorganizzazione e il disfacimento dei tessuti di sostegno, con conseguente formazione di cavità. La pianta perde resistenza ed elasticità, quindi diviene soggetta a crolli improvvisi, spesso in concomitanza di forte vento o temporali.

 

 

 

 

I numerosi rami avventizi, che si sono formati a seguito di un intervento troppo drastico di potatura, entrano in competizione tra loro e appesantiscono la branca sottostante.

 

 

 

 

 

 

 

Un platano, che ha subito un intervento di sbrancatura come quello della foto, è destinato a morire in pochi anni.

 

 

PREDISPOSIZIONE ALLE ROTTURE

Le alterazioni del legno che si possono determinare soprattutto a seguito di tagli di potatura su rami con diametro
superiore ai 3-5 cm provocano un indebolimento dello scheletro dell'albero, esponendolo a future rotture.

 

La capitozzatura compiuta in passato su questa sofora (Sophora Japonica) ha provocato la formazione di nuove branche con inserzione debole e pericolosa, che non hanno resistito al peso di un'abbondante nevicata.

Anche il punto di innesto, come in questa robinia (Robinia pseudoacacia), può predisporre l'albero alle rotture.

I tagli di potatura male eseguiti predispongono gli alberi a rotture dovute non solo agli agenti atmosferici, ma anche semplicemente al peso della pianta che grava sul legno alterato. I tagli energici sono fonte di pericolo anche per lo stretto angolo di inserzione dei nuovi rami che si formano.