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OSSERVIAMO
LA PIANTA
Ogni specie arborea reagisce in modo
diverso alle operazioni di potatura. In generale le latifoglie
presentano una ripresa vegetativa piuttosto rapida, producendo
nuovi rami e ripristinando velocemente la vegetazione eliminata,
però, nei casi di potature male eseguite, può
apparire disordinata, mal distribuita ed eccessiva. Al contrario
le conifere non producono nuovi rami dal punto di taglio.
Ogni intervento pertanto diviene definitivo per la forma della
pianta.
In particolare per le principali latifoglie, sono valide le
seguenti indicazioni:
Pioppi, salici, catalpe, paulonie e tutte le specie arboree
con legno "dolce": la ripresa vegetativa è
ottima, ma occorre effettuare tagli di dimensioni minima (massimo
3-5 cm di diametro), dato che le barriere protettive riescono
con difficoltà a impedire la penetrazione degli agenti
patogeni e la cicatrizzazione della ferita.
Querce,
frassini,faggi, soprattutto in età adulta, reagiscono
male al taglio: limitare quindi al minimo gli interventi.
Olmo, platano: le operazioni di potatura sono da limitare
al minimo indispensabile e devono essere effettuate con attrezzi
disinfettati costantemente (anche ad ogni taglio e soprattutto
tra una pianta e l'altra) per evitare il rischio di diffusione
della grafiosi (olmo) e del cancro colorato (platano).
Aceri,
betulle: hanno la caratteristica di entrare in vegetazione
precocemente in primavera. Gli interventi di di potatura devono
pertanto essere effettuati in inverno, prima dell'innalzamento
della temperatura.
UN ALBERO POTATO BENE N0N
DEVE SEMBRARE POTATO
Tutti
i rami, principali e secondari, sono inseriti nel tronco
(o nel ramo di ordine superiore) con un'unione molto
salda, elastica, che assume una grande importanza per
l'aspetto di solidità meccanica, ma anche nella
protezione delle piante dai patogeni.
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ll
cono formato dai tessuti della branca (o del ramo secondario),
che si inserisce all'interno del tronco (o del ramo principale),
possiede alcune "barriere", che sono in grado
di isolare il legno sano opponendosi agli attacchi degli
agenti patogeni. Tali barriere non devono mai essere lesionate
con le operazioni di taglio.
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Per
potare in modo corretto è necessario pertanto individuare
il "colletto di corteccia" (freccia gialla)
e il collare (freccia rossa): questi non devono mai essere
lesionati con il taglio.
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Nelle
conifere, come questo pino silvestre, l'angolo di
inserzione
delle branche è più ampio che nelle latifoglie.
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LE
BARRIERE NATURALI Le
piante legnose sono organismi composti da una serie
di compartimenti che possiedono una grande capacità
di reagire a ferite e infezioni. Se però il legno
inizia ad alterarsi, disgregandosi, l'albero può
perdere gradatamente la sua resistenza meccanica e può
diventare una fonte di pericolo per le persone. Per
anni, infatti, la pianta colpita può non presentare
sintomi esterni visibili e specifici, salvo una vegetazione
meno rigogliosa, imputabile, peraltro a cause diverse.
All'improvviso, invece, soprattutto in occasione di
temporali, forti venti o carichi di neve, la pianta
può essere soggetta a crolli, oppure morire nel
volgere di breve tempo, in coincidenza di carenze idriche
nel terreno.
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L'
albero reagisce agli attacchi dei patogeni opponendo
alla loro avanzata una serie successiva
di
barriere
che,
come in questo caso, isolano i tessuti danneggiati
o infestati dai parassiti. |
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Le
barriere, come si può vedere, non sono però
impenetrabili. Un ruolo importante nella capacità
di reagire da parte della pianta è rappresentato
dalle caratteristiche generiche della specie e del singolo
individuo, oltre che dalle sue condizioni vegetative
e sanitarie complessive. Una pianta indebolita produce
con difficoltà le barriere e quindi diventa più
vulnerabile agli attacchi delle carie del legno.
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L'
alterazione del legno si estende solamente alla parte
della pianta esistente al momento dell'attacco, lasciando
intatto il legno che si formerà in seguito, sempre
che questo non venga lesionato da cause accidentali
o da nuovi interventi cesori.
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In
questo caso le barriere separano ancora in modo efficiente
il legno alterato da quello sano. Qualsiasi intervento
ulteriore, come ad esempio il drenaggio della cavità,
tecnica del passato attuata mediante il foro del legno
fino all'esterno dell'albero, è da evitare perché rompe
le barriere e permette ai patogeni di diffondersi
nel legno sano. |
ALCUNI
CASI PRATICI Intervenire
in maniera corretta con interventi cesori su di una
pianta richiede evidentemente non solo la conoscenza
teorica delle tecniche di potatura, ma anche la capacità di
saperle applicare ai casi concreti. Per decidere
il modo con cui intervenire si deve osservare l'intero
albero, rilevando in particolare se la vegetazione è clorotica,
se vi sono branche morte, capitozzature, monconi,
cosi come il fatto che l'albero ha iniziato ad inclinarsi
o che si assiste al distacco della corteccia. Il
sollevamento della corteccia, insieme ad estese porzioni
di legno esposto, è sempre indice di vaste
alterazioni del legno.
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Questo
tiglio (Tilia platyphyllos), appena messo a dimora
con una zolla di adeguate dimensioni, non deve essere
sottoposto a potature devastanti. Ci si limiterà
ad eliminare o raccorciare gli eventuali rami codominanti
e ad equilibrare tra loro le branche, asportando completamente
quelle male inserite. In seguito si potranno eliminare
con gradualità le branche ritenute troppo basse
per la posizione in cui si trova l'albero.
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In
questa farnia (Quercus robur) la presenza
di rami secchi su di un solo lato della chioma è indice
di danni alla corrispondente porzione dell'apparato
radicale. Oltre a specifici interventi che riguardano
quest'ultimo, si è proceduto alla potatura
di rimonda delle parti morte o deponenti. |
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La
cavità di questo ippocastano (Aesculus
hippocastanum) contiene costantemente acqua.
Il drenaggio della cavità è assolutamente
da evitarsi. I motivi sono da rinvenirsi non solo
nel fatto che si andrebbero a ledere le barriere
protettive, ma anche perché nel legno, così venutosi
ad asciugare, i funghi della carie, aerobi, si sviluppano
più rapidamente.
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Questa
grande farmia (Quercus robur) presenta le tipiche
manifestazioni di uno stato di sofferenza, come la morte
apicale delle branche, una crescita molto lenta e la
perdita dei germogli. Si può vedere infatti che
il fogliame forma quasi dei ciuffetti agli apici dei
rami. E' indispensabile intervenire con una potatura
che elimini le parti morte e diradi i rametti. Si eseguiranno
inoltre moderati tagli di ritorno che alleggeriscano
le branche squilibrate. La concimazione sarà
realizzata con concimi completi a ridotto tenore di
azoto.
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