Marcello Parisini e Eraldo Antonini, foto di Eraldo Antonini,
immagini a computer di Marcello Parisini, disegni di Lucia Mezzetti e Giovanni
Munari (Giardini, febbraio 2001)
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La potatura corretta è quella che non si
vede |
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E’ indispensabile
potare? Se consideriamo che gli alberi sono comparsi sulla
terra prima dell'avvento dell'uomo
la risposta è scontata.
Gli alberi che crescono nel bosco si autopotano (ovvero si
regolano da soli) poiché perdono naturalmente i rami
basali quando sono ancora di piccole dimensioni e sviluppano
una struttura che è costituita per lo più da
un unico fusto che porta le foglie o gli aghi solamente nella
porzione apicale.
Le piante da frutto vengono potate regolarmente ogni anno per
garantire una produzione continua e costante nel tempo.
Dopo 15-20 anni la loro "forza" si è esaurita
e, a causa di ciò, vengono abbattuti e sostituiti con
altri alberi da frutto, in una sequenza infinita.
Quali sono, dunque, i motivi che spingono alla potatura
di un albero ornamentale?
PERCHE'
POTARE?
La potatura degli alberi ornamentali serve essenzialmente
a stabilire una forte struttura formale, a dirigere la crescita
dell'albero e ad eliminarne le parti potenzialmente
pericolose e quelle malate, morenti o morte, al fine di garantire
la sicurezza e la sanità dell'albero per il periodo
di tempo più lungo possibile.
La potatura, In sostanza,
deve avere lo scopo di prolungare il più a lungo possibile
la vita di un albero.
La potatura non serve a determinare la
dimensione finale dell'albero a meno che lo stesso non venga
allevato in forma obbligata e assoggettato a interventi
continui (annuali o biennali) che devono incominciare fin
dal vivaio sull'albero giovane. Se dovete ricorrere
alla potatura per contenere lo sviluppo dell'albero in quanto
i suoi
rami "entrano in casa" o spostano le tegole del
tetto e le sue radici creano danni al manufatti vuoi dire
che quell'albero
non doveva essere piantato in quel punto e chi lo ha messo
a dimora ha commesso un grosso errore.
COME ESEGUIRE I TAGLI DI POTATURA?
1 tagli dovrebbero essere eseguiti in modo da eliminare
solo i tessuti del ramo, senza danneggiare i tessuti del fusto
e senza lasciare nel contempo monconi di potatura. In questo
modo viene rispettata la zona di protezione del ramo e favorita
la chiusura della ferita stessa. Ma prima di parlare di come
togliere un ramo da un albero occorre ricordare come esso sia
attaccato al fusto.
I COLLARI
Ogni anno alla ripresa vegetativa l'attività del cambio
cribro-vascolare produce un cono di tessuti legnosi che ricopre
quelli precedenti. La ripresa dell'attività cambiale
non è simultanea in tutte le parti dell'albero; i primi
a risvegliarsi sono i tessuti dei giovani germogli e questo
flusso di crescita interessa le ramificazioni via via più grosse
fino a raggiungere i tessuti del fusto.
Il cono di tessuti legnosi prodotto dal ramo, giunto sul fusto
produce un primo collare (collare del ramo) che successivamente
viene ricoperto dal collare prodotto dai tessuti del fusto
(collare del fusto). In questo modo se il ramo è vivo
ogni anno si formano due collari (un collare del ramo ed un
collare del fusto) la cui sovrapposizione garantisce la
solidità dell'unione fra le due parti.
Nel caso della
morte del ramo si svilupperà solo il collare del fusto
che col passare del tempo avvilupperà ciò che
resta del ramo morto. Il collare è una porzione
molto importante in quanto all'interno di esso l'albero produce
una prima barriera chimica per opporsi alla penetrazione di
eventuali patogeni (zona di protezione del ramo). La rimozione
del collare, e della relativa barriera, favorisce l'ingresso
di patogeni e la formazione di difetti interni. In ogni
caso all'internodo (parte del ramo posta fra due gemme o rami)
non è presente alcuna zona di protezione; il taglio
all'internodo è perciò sempre da evitare.
COME RIMUOVERE UN RAMO VIVO
Come detto precedentemente, i tagli che danneggiano i collari
danneggiano anche la zona di protezione del ramo; i tagli
dovranno essere perciò eseguiti nel rispetto del
collare senza lasciare monconi di potatura - porzioni di
legno
morto e senza difese che finirebbero per essere invasi
da parassiti - e osservando l'altro importante segnale
costituito dal corrugamento della corteccia che si può facilmente
osservare nel punto di incontro fra le cortecce del ramo
e del fusto. Nell'esecuzione del taglio bisognerà rispettare
questo corrugamento.
Per piccoli rami di diametro inferiore ai 2,5 cm si potrà ricorrere
ad un forbice da potatura eseguendo un solo taglio al collare.
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Dettaglio dell'inserimento
del ramo sul fusto. Il punto del
collare è evidenziato dalle
frecce gialle
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Particolare della foto precedente
dopo l'esecuzione dei tagli di
potatura eseguiti correttamente
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Il noce a un anno dalla potatura:
si
osservi la rapida reazione del cambio
con quasi completa chiusura delle ferite
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COME
RIMUOVERE UN RAM0 MORTO
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Quando
un ramo muore l'unico collare che viene prodotto è quello
del fusto che tende a ricoprire i tessuti del ramo
morto. Il taglio andrà eseguito in modo da rispettare
il collare del fusto.
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Taglio
di una grossa branca: successione e posizione dei tagli
per evitare di danneggiare, durante il taglio, la porzione
superstite |
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Ramo
morto col collare
del tronco ben evidente.
In caso
di rimonda del
secco occorre rispettare
il collare
del fusto, luogo geografico meglio
attrezzato per resistere
alla penetrazione
di agenti fungini
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COSA OSSERVARE DOPO L'ESECUZIONE DEL TAGLIO
Se il taglio è stato eseguito in modo corretto sulla
superficie del taglio si formerà una "ciambella" circolare
di legno da ferita' che chiuderà la ferita stessa. Se
il collare è stato danneggiato questa "ciambella" non
risulterà circolare ma assumerà forme diverse
in funzione della posizione e della entità del danno.
Taglio corretto: si forma una ciambella circolare di legno
da ferita. Il taglio ha rispettato il collare e il corrugamento
della corteccia
Taglio non corretto eseguito troppo vicino al fusto nella parte
superiore con danneggiamento del collare e del corrugamento
della corteccia
Taglio non corretto eseguito troppo vicino al fusto nella parte
inferiore con danneggiamento del collare
Taglio non corretto eseguito troppo vicino al fusto sia nella
parte superiore che in quella inferiore con danneggiamento
del collare e del corrugamento della corteccia
Un eccesso di riscoppi vegetativi da vegetazione epicormica(²)
in prossimità del taglio o lungo il fusto è segno
di taglio eseguito a filo tronco o di eccessiva potatura.
1)
In un primo momento l'attività dei tessuti cambiali
esposti produce cellule indifferenziate propriamente chiamate
callo da ferita. La successiva differenziazione all'interno
di questo callo di cellule con funzione di trasporto, sostegno
e riserva dà origine ad un vero e proprio legno (legno da
ferita).
2) II termine epicormico che letteralmente significa "sul
fusto" viene riferito a succhioni che si sviluppano sul
fusto o sulle grosse branche di norma a seguito di drastici
interventi di potatura. La presenza di questi succhioni è un
segnale di stress e di riduzione delle sostanze di riserva.
Esistono essenzialmente due tipi di vegetazione epicormica;
quella che deriva da gemme latenti e quella che si origina
da gemme avventizie. Le gemme latenti sono gemme che rimangono
dormienti per più anni crescendo ogni anno solo di qualche
millimetro in modo da rimanere appena al di sotto della corteccia;
le gemme avventizie sono gemme di nuova formazione che si originano
all'interno del callo prodotto dall'attività del cambio
cribro-vascolare esposto in seguito ad una ferita. Vegetazione
epicormica si sviluppa normalmente in seguito a capitozzature
o a tagli eseguiti a filo tronco.
3) I rami codominanti che presentano una inserzione con angolo
aperto a U spesso mostrano una unione più forte rispetto
a quelli inseriti a V anche se l'indice più importante
da osservare è la conformazione del corrugamento della
corteccia al punto di inserzione dei due rami. Se questo corrugamento
forma una cresta che spinge chiaramente verso l'alto all'interno
delle due ramificazioni troveremo legno ad unirle (unione forte).
Se nel punto di inserzione delle ramificazioni la corteccia
si ripiega verso l'interno formando una specie di sacca
si avrà sicuramente corteccia inclusa che separa i due
rami.
I
RAMI CODOMINANTI SONO RAMI CHE S1 SVILUPPANO CON LA
MEDESIMA FORZA E DIMENSIONE.
TALVOLTA ALLA LORO INSERZIONE S1 TROVA LA CORTECCIA (CORTECCIA INCLUSA) CHE LI
SEPARA INVECE DI UNIRLI SALDAMENTE. |
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LA
CORTECCIA INCLUSA S1 FORMA PIÙ FACILMENTE QUANDO
L'ANGOLO DI INSERZIONE DEI RAMI E' STRETTO.
E' COMUNQUE NECESSARIO OSSERVARE LA FORMAZIONE DELLA COSTOLATURA DELLA CORTECCIA.
SE E' RIVOLTA VERSO IL BASSO ALL'INTERNO SI TROVERÀ DELLA CORTECCIA (A).
SE SPINGE VERSO L'ALTO (B) ALL'INTERNO SI TROVERÀ DEL LEGNO. |
COME RIMUOVERE RAMI CODOMINANTI
I rami codominanti sono rami inseriti nella stessa posizione
spaziale (sono, cioè, molto vicini tra loro) e hanno
all'incirca la stessa forza e dimensione. In queste situazioni
non si ha né la formazione dei collari né la
zona di protezione del ramo. I rami codominanti possono
rappresentare un difetto strutturale soprattutto quando sono
inseriti con un angolo piuttosto stretto³ (inserzione
a V) e quando al loro interno presentano corteccia inclusa.
La corteccia inclusa è uno strato di corteccia
che - prodotta al punto di inserzione dei due rami - forma
una specie di cuneo che tende a separare e a dividere le due
ramificazioni
invece che ad unirle (tessuto morto che non consente alle due
parti di saldarsi tra loro).
La contemporaneità della
ripresa dell'attività cambiale (responsabile dell'accrescimento
e, quindi, dell'ingrossamento) dei due rami è responsabile
di questo fenomeno. Aumentando la dimensione di due rami
inseriti nello stesso punto si creano forze
che tendono a separare i rami stessi e ciò porta ad
un progressivo aumento del rischio di apertura e rottura
della biforcazione. La formazione di rami codominantì è in
parte controllato geneticamente e si verifica soprattutto
su quegli alberi che hanno una forma piuttosto aperta a vaso
(decorrente).
I
rami codominanti dovrebbero essere eliminati sull'albero
giovane già durante la fase di potatura di allevamento
in vivaio o, nel caso di alberi giovani, appena messi a dimora;
in alternativa si può ricorrere ad una potatura
selettiva di una delle due ramificazioni in modo da ridurre
il vigore di una ramificazione e consentire lo sviluppo
di una unione del tipo fusto/ramo con la formazione di
un forte collare.
Se la codominanza non viene riconosciuta e corretta
per tempo può essere necessario ricorrere ad interventi
di consolidamento della biforcazione debole mediante appositi
tiranti elastici (generalmente in polipropilene, utilizzato
anche in campo nautico) o cavi di acciaio opportunamente
fissati per evitare strozzature ai rami in fase di crescita.
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PER
ELIMINARE UN RAMO CODOMINANTE OCCORRE INDIVIDUARE IL
PUNTO PIÙ BASSO E DA CUI HA ORIGINE IL CORRUGAMENTO
DELLA CORTECCIA: IL TAGLIO ANDRÀ ESEGUITO LUNGO
LA DIRETTRICE A-B.
IL PUNTO B 51 TROVA ALLA STESSA ALTEZZA
DI E MENTRE IN A NON SI DEVE DANNEGGIARE IL CORRUGAMENTO
DELLA CORTECCIA. |
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QUALORA
SIA GIA'PRESENTE UNA FENDITURA OCCORRE INDIVIDUARNE IL
PUNTO PIÙ BASSO E ED ESEGUIRE IL TAGLIO LUNGO
LA DIRETTRICE A-B.
IL PUNTO B DEVE TROVARSI
ALLA STESSA ALTEZZA DI E. |
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Esemplare
di platano con branche aventi un angolo d'inserzione
stretto. Con gli anni, la crescita dimensionale porterà le
branche a spingere una contro l'altra, con probabile
creazione dei corteccia inclusa e potenziale pericolo
di crollo |
Corteccia
inclusa in un esemplate di Zeikova carpinifolia nel parco
ducale di Colorno (Pr): a causa di ciò, a due
anni di distanza dall'epoca in cui è stata scattata
la fotografia, l'albero si è aperto in due |
Corteccia
inclusa in un giovane acero. Queste anomalie strutturali
andrebbero corrette in vivaio, su piante molto giovani,
oppure tali alberi non dovrebbero essere messi a dimora |
QUANDO POTARE?
A partire dalla ripresa vegetativa e fino alla completa distensione
e maturazione delle foglie l'albero a foglia cadùca,
in pratica consuma energia (immagazzinata sotto forma di
amido di riserva nei tessuti del fusto e dei rami) in quanto
non ha foglie che gli consentano di produrla sul momento.
A mano a mano che la foglia si forma e si distende si ha
un progressivo incremento di energia prodotta che va
a compensare quella consumata con la formazione dei
nuovi organi (foglie, fiori, germogli, nuove gemme).
E' questo
il periodo più critico durante il quale è meglio
evitare ogni tipo di potatura. Altro periodo critico è quello
che precede la caduta delle foglie; in questa fase,
infatti, l'albero immagazzina sostanze di riserva, sotto
forma di amido, per prepararsi alla ripresa vegetativa della
primavera successiva e, nello stesso tempo, in generale a
partire da agosto, avvia i processi di lignificazione
di buona parte degli organi erbacei formatisi durante la
primavera e l'inizio dell'estate.
In generale per le caducifoglie il periodo migliore per
eseguire un intervento di potatura è durante il riposo
vegetativo (potatura secca o invernale) o
dopo l'emissione e la completa maturazione delle foglie (potatura
verde o estiva).
Secondo il ricercatore statunitense Kim Koder della Georgia
University, il periodo ottimale di potatura invernale
cade dalla caduta delle foglie a Natale.
Una potatura leggera che rimuova, al massimo, il 10% della
vegetazione presente è comunque sempre possibile.
La potatura estiva, eseguita dal momento della
completa distensione delle foglie all'inizio dell'estate, in
base a studi recenti
condotti da ricercatori del Laboratorio di Fisiologia dell'albero
dell'Università Parigi 7 (unico laboratorio di ricerca
europeo specializzato nello studio della fisiologia dell'albero
in ambito urbano) e da tecnici del verde francesi, ha dimostrato
che per le caducifoglie, soprattutto tigli, platani e specie
appartenenti al genere Prunus (p. es. ciliegi da fiore) l'accumulo
di sostanze di riserva aumenta di un 30-40%. La potatura
estiva deve essere leggera e comunque, in linea di massima, non
deve asportare più del 20% (un quinto) della vegetazione.
Quanto alla potatura estiva, l'Istituto francese afferma che
i vantaggi sono:
1. Migliore compartimentazione (capacità dell'albero
di difendersi da attacchi di funghi che degradano il legno)
e quindi migliore resistenza ai patogeni
2. Migliore chiusura dei tagli dunque migliore ristabilimento
meccanico del legno
3. Ripresa immediata dell'attività fotosintetica delle
foglie da cui la rapida ricostituzione delle riserve.
Potatura
estiva.
Un esemplare di platano, a Villa Maraini Gonzaga
a Palidano (Mn), prima dell'intervento
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Potatura
estiva.
Il platano di Villa Maraini Gonzaga dopo l'intervento
da manuale: si osservi il mantenimento della forma generale
della chioma, che risulta essere leggermente rimodellata
soprattutto in altezza, l'albero, per chi non l'ha osservato
prima della potatura, pare non aver subito alcun intervento
cesorio |
RICACCI POCO VIGOROSI
Le conifere possono essere potate in qualsiasi
momento dell'anno, tuttavia la potatura eseguita durante il
riposo vegetativo
può ridurre la fuoriuscita di linfa o resina attraverso
i tagli di potatura. Nella maggior parte dei casi le conlfere
presentano una struttura solida costituita da un forte leader
(o asse) centrale sul quale sono inserite piccole branche.
Le potature vengono eseguite principalmente per cambiare
o controllare la forma e la densità dell'albero
o per eliminare le parti morte, morenti, danneggiate o potenzialmente
pericolose. Uno degli interventi di potatura più frequentemente
eseguito sulle conifere consiste nella rimozione completa
delle branche basali per innalzare la chioma e creare spazio
al di sotto dell'albero.
Alcune conlfere appartenenti alla famiglia
delle Cupressacee (Thuja, Chamaecypdris, Cupressocyparis,
alcune specie di Juniperus)
e i tassi (Taxus) possono essere potati fino al legno
di uno o due anni che non porta vegetazione. Il periodo migliore
per
eseguire questo tipo di intervento è la fine dell'inverno-inizio
primavera, poco prima che venga emessa la nuova vegetazione.
In questo caso la presenza di gemme dormienti darà origine
ad una nuova vegetazione che riempirà la pianta.
Su queste piante si può anche eseguire una potatura
di contenimento della chioma a partire dalle parti più esterne
in modo da creare e mantenere una forma desiderata.
I pini e gli abeti, che non sono in grado di produrre germogli
a partire dai rami più vecchi, non dovrebbero essere
potati oltre la crescita dell'anno a meno di non rimuovere
l'intera branca fino all'inserzione con una branca laterale
o col fusto.
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Potatura
invernale. Esiti dell'effetto di una capitozzatura
su un acero negundo.
Si osservi la disposizione caotica
dei rami, molto fitti e con inserzione superficiale.L'albero
sarà assoggettato ad una potatura di
sfoltimento eseguita con tagli di soppressione e di raccorciamento |
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Potatura
invernale
L'acero negundo dopo l'intervento:
si osservi il rispetto della forma della chioma, il
contenimento
dei rami in altezza (mediante tagli di ritorno) e la
minor fittezza dei rami stessi
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VELOCITÀ DI
CHIUSURA DELLE FERITE DI POTATURA
Se l'intervento di potatura è eseguito appena prima
dell'apertura primaverile delle gemme o dopo che la crescita
primaverile ha avuto termine e le foglie sono completamente
mature e distese la chiusura delle ferite sarà generalmente
rapida.
QUANTO POTARE?
La quantità di legno e di gemme che possono essere asportate
da un albero varia in funzione del vigore, dello stato di salute
e dell'età dell'albero; mentre un albero giovane, sano
e vigoroso può sopportare anche interventi piuttosto
pesanti, la quantità di legno che può essere
rimossa da un albero maturo diventa progressivamente più piccola.
Come regola generale è preferibile eseguire più interventi
di limitata portata dilazionati negli anni asportando per
ogni intervento di potatura non oltre il 20-25% della
chioma (da un quarto ad un quinto
del volume complessivo dell'albero), ad eccezione degli alberi
tenuti in forma obbligata.
È ,
comunque, fondamentale tenere sempre a mente che tanto più si
interviene su rami a sezione piccola tanto più facilmente
l'albero rimarginerà le ferite, tanto più i tagli
sono su rami a sezione grande e tanto più facile sarà l'insorgenza
di gravi alterazioni dei tessuti quali le carie (che possono,
nei casi più gravi, portare al crollo della pianta).
Altra regola generale è quella di assecondare
sempre la forma naturale dell'albero a meno che questo non sia allevato
in forma obbligata. Pertanto evitate di asportare o raccorciare
rami e branche in modo casuale ma osservate sempre la
forma della chioma.
OPERAZIONI DI POTATURA
In funzione della quantità di legno asportato e della
lunghezza del ramo che viene lasciato, le operazioni di
potatura possono essere indicate seguendo una terminologia
specifica ampiamente utilizzata nel campo dell'arboricoltura
da frutto.
Tagli di raccordamento: sono tagli che portano
a ridurre la lunghezza del ramo o della branca. Questi si suddividono
in:
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Spuntatura consiste
nell'esecuzione di un taglio lungo con
il quale si asporta solo la parte terminale del ramo
o della branca. In questo modo si limiterebbe l'accrescimento
dell'albero stimolando lo sviluppo di nuove gemme lungo
tutto il ramo. L'operazione di spuntatura dovrebbe essere
eseguita solo su alberi vigorosi per ridurre lo sviluppo
vegetativo
e rendere la crescita più equilibrata. |
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Speronatura consiste
in un taglio corto eseguito alla base del ramo con asportazione
di un gran numero di gemme e di vegetazione; l'asportazione
di un numero eccessivo di gemme porta al risveglio di
gemme latenti in prossimità del taglio con produzione
di una vegetazione a ciuffi e assenza di un leader dominante.
Questa operazione, da sconsigliare su alberi vigorosi,
eseguita con moderazione su esemplari indeboliti tenderebbe
a favorire lo sviluppo di ricacci vigorosi. |
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Tagli
di soppressione: sono tagli che eliminano
completamente il ramo o la branca. |
Il
termine diradamento (thinning) viene utilizzato
per indicare l'asportazione totale di più rami o della branche,
sempre nel rispetto della forma generale dell'albero. Questo
taglio viene eseguito per alberi con vegetazione fitta derivante
o da motivi genetici o da drastici quanto erronei interventi
di potatura (p.es. la capitozzatura). Confrontato con altre
operazioni di potatura il diradamento - a parità di
legno asportato - elimina una minore quantità di zuccheri
di riserva e favorisce un migliore equilibrio fra la parte
aerea e le radici.
Il
taglio di ritorno (drop-crotch) consiste nell'asportazione
del ramo
o della branca immediatamente al di sopra dell'inserzione
con un ramo (o branca) di ordine inferiore (cioè, più "giovane").
Il ramo rimasto andrà a sostituire la cima asportata
con la potatura. Per poter parlare di taglio di ritorno il
ramo che viene lasciato deve avere un diametro minimo pari
ad almeno 1/3 (meglio la metà) del diametro di quello
che è stato eliminato. Questo tipo di taglio è l'unico
consigliabile per ridurre la dimensione della chioma
di qualsiasi albero. Stimola inoltre lo sviluppo di una vegetazione
ben distribuita e non concentrata in prossimità del
punto di taglio.
Il
capitozzo (heading) è per definizione
un taglio eseguito all'internodo e può riguardare
sia le grosse branche ad andamento verticale (topping)
che le ramificazioni laterali (tipping). In ogni caso
il taglio all'internodo è da evitare. L'albero
infatti non è predisposto a perdere il ramo
in questa posizione e non presenta alcuna zona di
protezione del ramo; il risultato è che il taglio
eseguito all'internodo ha spesso come conseguenza lo
sviluppo
di carie del legno prodotte da agenti fungini. Inoltre
il taglio all'internodo - quando non porta alla morte
del ramo o della branca - stimola la produzione di
vegetazione epicormica in prossimità della
superficie del taglio che per molti anni rimane
male inserita
(assenza del collare del fusto) o inserita su
un punto di potenziale debolezza per lo sviluppo
di
carie interne.
Pioppo pesantemente
capitozzato. La capitozzatura,
eseguita
in
questo
modo, cioè senza periodicità e
su piani
diversi
di taglio,
crea gravi danni
agli alberi (soprattutto carie).
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LINEE GUIDA PER LA POTATURA
La
potatura corretta è quella che non si vede. Al
termine dell'intervento di potatura l'albero deve mantenere
la propria
forma e struttura.
Eseguite la potatura in primo luogo per garantire la sicurezza,
poi la salute dell'albero e per ultimo per ragioni estetiche;
Non eseguite mai tagli all'internodo;
Eseguite i tagli al collare del ramo, rispettando il collare
ed il corrugamento della corteccia;
Non lasciate monconi di potatura;
Scegliete se possibile le branche che formeranno lo scheletro
permanente dell'albero già a partire dall'albero
giovane;
Favorite la presenza di ramificazioni ben inserite e/o di biforcazioni
a U;
Eliminate i rami codominanti inseriti a V e con corteccia inclusa;
Per evitare la presenza di codominanze assicuratevi che le
ramificazioni laterali possiedano un diametro più piccolo
(al massimo la meta o i 3/4) rispetto al diametro del fusto
o del ramo di ordine superiore;
Nell'eseguire tagli di ritorno utilizzate rami che abbiano
un diametro pari ad almeno 1/3 il del diametro della branca
da rimuovere;
Ad ogni intervento di potatura non eliminate più del
25% dell'intera superficie fotosintetica;
Evitate di potare durante il periodo che va dalla ripresa vegetativa
alla completa maturazione delle foglie;
Se eseguite la potatura per innalzare la chioma (asportazione
della vegetazione basale) assicuratevi che la vegetazione mediana
e apicale ricopra almeno i due terzi dell'altezza totale dell'albero;
una eccessiva rimozione delle branche basali rallenta lo sviluppo
e l'ingrossamento del fusto;
Rimuovere i succhioni basali e i rami epicormici troppo vigorosi;
Se dovete rimuovere più della metà della vegetazione
di un ramo allora rimuovetelo completamente;
Se per potare l'albero vi occorre salire su una scala allora è il
caso di rivolgersi ad un arboricoltore professionista.
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"Fioritura" di
funghi xilovori, su un esemplare
di Celtis australis (bagolaro o spaccasassi) a seguito di un drastico intervento
di potatura eseguito nel passato
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