L'inverno è la
stagione giusta per ridurre o prevenire le malattie
sugli alberi da frutto, mediante interventi chimici e colturali.
Anche
se è in fase dormiente il frutteto non va dimenticato:
sono molto utili i trattamenti al bruno per contenere le
problematiche fitopatologiche, soprattutto per chi preferisce
limitare al minimo i trattamenti con fitofarmaci nella stagione
successiva. In quest'ultimo caso gli interventi da fare ora
sono molto generici e scarsamente tossici, in quanto le piante
non hanno foglie né frutti e non si usano prodotti
sistemici.
Sono
utili interventi in numero variabile da uno a tre,
in funzione dello stato del frutteto; vanno eseguiti a
partire dalla caduta delle foglie; il terzo è da
effettuarsi prima dell'inizio dell'attività vegetativa,
dopo la potatura. Potete impiegare oli minerali, attivi
contro le forme svernanti di insetti e acari e, per contrastare
i funghi, idrossido di rame, poltiglia bordolese e ziram,
quest'ultimo fondamentale contro la bolla del pesco.
Questi interventi non garantiscono la completa
eliminazione del patogeno, che è influenzato
anche dall'andamento climatico della stagione vegetativa.
Per questo occorre monitorare con periodicità il
frutteto, soprattutto da aprile a luglio, in modo da identificare
problemi emergenti, e osservare il ciclo biologico dell'insetto
o del fungo, applicando gli specifici metodi di contenimento.
Nei trattamenti al bruno, a differenza degli interventi
eseguiti con fogliame, la pianta può essere irrorata
abbondantemente sino a far sgocciolare la miscela.
Oltre
ai trattamenti alla chioma è importante anche la
lotta agronomica: rimuovete le mummie presenti
(da eliminare con la potatura, da eseguire verso la fine
dell'inverno) e i rami danneggiati da malattie. La raccolta
delle foglie genera pareri contrastanti: dal punto di vista
agronomico può essere utile come fonte di sostanza
organica da lasciare in loco; sotto il prolilo sanitario
invece (soprattutto per orti e frutteti) può essere
una rischiosa fonte di inoculo di malattie. È quindi
consigliabile smaltirle lontano dal frutteto; eventualmente,
se sottoposte a un buon compostaggio, possono esservi riutilizzate
in seguito.
Prima
dell'inverno bisogna apportare sostanza organica ed eventuali
correttivi, mentre le aggiunte di elementi minerali,
soprattutto azotati, vanno effettuate nella stagione vegetativa,
specialmente in primavera. Lo stato nutrizionale alterato
delle piante comporta un aumento della sensibilità verso
le malattie, che si ripercuote anche sullo stato sanitario.
Pianta,
perché stai male?
Quando vedete una foglia con una macchiolina, o la pianta con un aspetto "moscio" ricorrete
subito a un anticrittogamico? Male! Prima di irrorare, osservate bene l'esemplare:
potrebbe semplicemente soffrire un ambiente non consono alle sue esigenze.
Quando non sono presenti parassiti animali o vegetali, ma l'esemplare sta male,
si parla di "fisiopatia" (letteralmente, "sofferenza naturale"),
cioè di malessere causato da motivi ambientali.
Sono fisiopatie la rapida sfioritura, l'appassimento,
le necrosi all'apice fogliare, il disseccamento o la
caduta delle foglie, la clorosi. La
colpa va ricercata nella posizione o nel clima sbagliati,
o nella manutenzione: troppa o poca acqua, troppa o poca
umidità, temperatura non idonea, correnti d'aria
fredda o aria troppo stagnante, troppa o poca luce, substrato
inadatto, concime in carenza o in eccesso, ecc.
Una
fisiopatia si riconosce facilmente perché coinvolge
tutta la pianta contemporaneamente: tutte le foglie
si ammosciano, tutte presentano l'apice nero o un giallume
diffuso, quasi tutte cadono in contemporanea. Se invece
si tratta di un attacco parassitario, saranno poche le
foglie interessate, almeno all'inizio dell'infestazione:
vale sempre il consiglio di osservare le vostre amiche
verdi una volta a settimana.
I
momenti critici per le fisiopatie sono l'ingresso in casa
prima di ogni altro quando tutte le condizioni
ambientali variano, e poi i momenti di cambio stagione:
verso l'inverno per la scarsità di luce, il caldo
dell'appartamento, le correnti d'aria fredda di ricambio
dell'aria; verso la primavera per l'apertura delle finestre,
l'eccesso d'irrigazione e le bruciature fogliari; verso
l'estate per lo spostamento all'aperto, il calore dell'aria,
la mancanza d'irrigazione durante le ferie; verso l'autunno
per il ritorno in casa, la diminuzione della luce e la
riaccensione del riscaldamento.
Quindi, prima di intervenire con fìtofarmaci,
esaminate attentamente l'esemplare sofferente
osservando prima i sintomi di malessere e poi analizzando
le condizioni ambientali: potreste scoprire che è collocato
in vicinanza del termosifone, in un angolo troppo buio,
sul frigorifero che emana calore dal motore, dove viene
raggiunto dall'aria fredda del ricambio quotidiano ecc.
Oppure capire che il terriccio è bagnato quando
dovrebbe essere appena umido, che avete ecceduto con il
concime bruciando il soggetto, che il vaso è troppo
piccolo...
Infine,
attenzione alle composizioni di 3-4 piante: vengono
create di solito in base all'estetica finale, non alle
esigenze delle singole specie. Se mantenete intatta la
composizione, rassegnatevi a veder deperire qualche pianta;
se desiderate invece che sopravvivano tutte, separatele
e date a ciascuna un singolo vaso, per poter rispettare
le specifiche esigenze di ciascuna.
Proteggete i bulbi
Tra l'autunno e la primavera, quando il cibo naturale
scarseggia, i topi e le arvicole possono allegramente
banchettare con i bulbi conservati in cantina o piantati
in giardino. Fra i bulbi che più li attirano vi
segnaliamo quelli di crochi e tulipani, anche se un po'
tutte le specie possono risultare gradite ai roditori.
In
cantina è facile accorgersene perché rimangono
i segni dei morsi su ciò che resta del
bulbo. Se le piante vengono attaccate mentre sono già in
terra, trovate le foglie staccate e sdraiate vicino al
foro d'uscita dei topi, che le ignorano per concentrarsi
sulla ben più appetitosa e nutriente "cipolla":
questa risulterà completamente rosicchiata.
Per
prevenire gli attacchi, conservate i bulbi in
contenitori a prova di roditore. Dopo la piantagione, compattate
bene il terreno per nascondere la buca. Sistemate trappole
sotto cumuli di ceppi o pietre, in modo che i piccoli animali
domestici o gli uccellini non rimangano in trappola.
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COSE DA EVITARE
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NO Innaffiare
le piante d'appartamento in abbondanza, senza
prima tastare col dito il substrato: se è ancora
umido, soprassedete per 2-3 giorni.
NO Isolare
col mastice i monconi di grossi rami. Dopo
la potatura, se il ramo ha un diametro superiore
ai 5 cm, la superficie di taglio va rivestita
con la pasta apposita per evitare l'ingresso
di funghi.
NO Potare
mentre pioviggina. Il velo
d'umidità favorisce il movimento delle spore
fungine, e quindi le malattie, facilitate nell'ingresso
dalle ferite sulla pianta e incentivate anche dalle
temperature moderate del periodo.
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Parole
difficili
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Gonidi:
organi di diffusione dei funghi "imperfetti" (funzione
simile alle spore)
Correttivi: prodotti che modificano
il pH del terreno (calce, zolfo ecc.). Geodisinfestanti:
fitofarmaci distribuiti sul terreno (in genere
granulari o microgranulari).
Idrossido di rame: principio
attivo della categoria dei rameici con azione
fungicida di copertura.
Mummie: frutti essiccati
che rimangono sulla pianta in inverno (spesso
ricoperti da muffe).
Neanidi:
forme giovanili dell'insetto successive allo
stadio di uova.
Oospore: spore di funghi appartenenti
alla famiglia degli oomiceti.
Tetranichidi ed Eriofidi: tipi di acari.
Triazoli: famiglia alla quale appartengono alcuni principi attivi
di fungicidi sistemici.
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