LA SALUTE DELLE PIANTE
CHE FARE NEL FRUTTETO?

A cura di Elisabetta Branca ed Eleonora Tibaldi (Giardinaggio, dicembre 2005)

 

L'inverno è la stagione giusta per ridurre o prevenire le malattie
sugli alberi da frutto, mediante interventi chimici e colturali.

 

Anche se è in fase dormiente il frutteto non va dimenticato: sono molto utili i trattamenti al bruno per contenere le problematiche fitopatologiche, soprattutto per chi preferisce limitare al minimo i trattamenti con fitofarmaci nella stagione successiva. In quest'ultimo caso gli interventi da fare ora sono molto generici e scarsamente tossici, in quanto le piante non hanno foglie né frutti e non si usano prodotti sistemici.

Sono utili interventi in numero variabile da uno a tre, in funzione dello stato del frutteto; vanno eseguiti a partire dalla caduta delle foglie; il terzo è da effettuarsi prima dell'inizio dell'attività vegetativa, dopo la potatura. Potete impiegare oli minerali, attivi contro le forme svernanti di insetti e acari e, per contrastare i funghi, idrossido di rame, poltiglia bordolese e ziram, quest'ultimo fondamentale contro la bolla del pesco.


Questi interventi non garantiscono la completa eliminazione del patogeno, che è influenzato anche dall'andamento climatico della stagione vegetativa. Per questo occorre monitorare con periodicità il frutteto, soprattutto da aprile a luglio, in modo da identificare problemi emergenti, e osservare il ciclo biologico dell'insetto o del fungo, applicando gli specifici metodi di contenimento. Nei trattamenti al bruno, a differenza degli interventi eseguiti con fogliame, la pianta può essere irrorata abbondantemente sino a far sgocciolare la miscela.

Oltre ai trattamenti alla chioma è importante anche la lotta agronomica: rimuovete le mummie presenti (da eliminare con la potatura, da eseguire verso la fine dell'inverno) e i rami danneggiati da malattie. La raccolta delle foglie genera pareri contrastanti: dal punto di vista agronomico può essere utile come fonte di sostanza organica da lasciare in loco; sotto il prolilo sanitario invece (soprattutto per orti e frutteti) può essere una rischiosa fonte di inoculo di malattie. È quindi consigliabile smaltirle lontano dal frutteto; eventualmente, se sottoposte a un buon compostaggio, possono esservi riutilizzate in seguito.

Prima dell'inverno bisogna apportare sostanza organica ed eventuali correttivi, mentre le aggiunte di elementi minerali, soprattutto azotati, vanno effettuate nella stagione vegetativa, specialmente in primavera. Lo stato nutrizionale alterato delle piante comporta un aumento della sensibilità verso le malattie, che si ripercuote anche sullo stato sanitario.

Pianta, perché stai male?

Quando vedete una foglia con una macchiolina, o la pianta con un aspetto "moscio" ricorrete subito a un anticrittogamico? Male! Prima di irrorare, osservate bene l'esemplare: potrebbe semplicemente soffrire un ambiente non consono alle sue esigenze. Quando non sono presenti parassiti animali o vegetali, ma l'esemplare sta male, si parla di "fisiopatia" (letteralmente, "sofferenza naturale"), cioè di malessere causato da motivi ambientali.
Sono fisiopatie la rapida sfioritura, l'appassimento, le necrosi all'apice fogliare, il disseccamento o la caduta delle foglie, la clorosi. L
a colpa va ricercata nella posizione o nel clima sbagliati, o nella manutenzione: troppa o poca acqua, troppa o poca umidità, temperatura non idonea, correnti d'aria fredda o aria troppo stagnante, troppa o poca luce, substrato inadatto, concime in carenza o in eccesso, ecc.

Una fisiopatia si riconosce facilmente perché coinvolge tutta la pianta contemporaneamente: tutte le foglie si ammosciano, tutte presentano l'apice nero o un giallume diffuso, quasi tutte cadono in contemporanea. Se invece si tratta di un attacco parassitario, saranno poche le foglie interessate, almeno all'inizio dell'infestazione: vale sempre il consiglio di osservare le vostre amiche verdi una volta a settimana.

I momenti critici per le fisiopatie sono l'ingresso in casa prima di ogni altro quando tutte le condizioni ambientali variano, e poi i momenti di cambio stagione: verso l'inverno per la scarsità di luce, il caldo dell'appartamento, le correnti d'aria fredda di ricambio dell'aria; verso la primavera per l'apertura delle finestre, l'eccesso d'irrigazione e le bruciature fogliari; verso l'estate per lo spostamento all'aperto, il calore dell'aria, la mancanza d'irrigazione durante le ferie; verso l'autunno per il ritorno in casa, la diminuzione della luce e la riaccensione del riscaldamento.


Quindi, prima di intervenire con fìtofarmaci, esaminate attentamente l'esemplare sofferente osservando prima i sintomi di malessere e poi analizzando le condizioni ambientali: potreste scoprire che è collocato in vicinanza del termosifone, in un angolo troppo buio, sul frigorifero che emana calore dal motore, dove viene raggiunto dall'aria fredda del ricambio quotidiano ecc. Oppure capire che il terriccio è bagnato quando dovrebbe essere appena umido, che avete ecceduto con il concime bruciando il soggetto, che il vaso è troppo piccolo...

Infine, attenzione alle composizioni di 3-4 piante: vengono create di solito in base all'estetica finale, non alle esigenze delle singole specie. Se mantenete intatta la composizione, rassegnatevi a veder deperire qualche pianta; se desiderate invece che sopravvivano tutte, separatele e date a ciascuna un singolo vaso, per poter rispettare le specifiche esigenze di ciascuna.


Proteggete i bulbi

Tra l'autunno e la primavera, quando il cibo naturale scarseggia, i topi e le arvicole possono allegramente banchettare con i bulbi conservati in cantina o piantati in giardino. Fra i bulbi che più li attirano vi segnaliamo quelli di crochi e tulipani, anche se un po' tutte le specie possono risultare gradite ai roditori.

In cantina è facile accorgersene perché rimangono i segni dei morsi su ciò che resta del bulbo. Se le piante vengono attaccate mentre sono già in terra, trovate le foglie staccate e sdraiate vicino al foro d'uscita dei topi, che le ignorano per concentrarsi sulla ben più appetitosa e nutriente "cipolla": questa risulterà completamente rosicchiata.

Per prevenire gli attacchi, conservate i bulbi in contenitori a prova di roditore. Dopo la piantagione, compattate bene il terreno per nascondere la buca. Sistemate trappole sotto cumuli di ceppi o pietre, in modo che i piccoli animali domestici o gli uccellini non rimangano in trappola.

 

3 COSE DA EVITARE
NO Innaffiare le piante d'appartamento in abbondanza, senza prima tastare col dito il substrato: se è ancora umido, soprassedete per 2-3 giorni.
NO Isolare col mastice i monconi di grossi rami. Dopo la potatura, se il ramo ha un diametro superiore ai 5 cm, la superficie di taglio va rivestita con la pasta apposita per evitare l'ingresso di funghi.
NO Potare mentre pioviggina. Il velo d'umidità favorisce il movimento delle spore fungine, e quindi le malattie, facilitate nell'ingresso dalle ferite sulla pianta e incentivate anche dalle temperature moderate del periodo.


Parole difficili


Gonidi: organi di diffusione dei funghi "imperfetti" (funzione simile alle spore)
Correttivi: prodotti che modificano il pH del terreno (calce, zolfo ecc.).
Geodisinfestanti: fitofarmaci distribuiti sul terreno (in genere granulari o microgranulari).
Idrossido di rame: principio attivo della categoria dei rameici con azione fungicida di copertura.
Mummie: frutti essiccati che rimangono sulla pianta in inverno (spesso ricoperti da muffe).
Neanidi: forme giovanili dell'insetto successive allo stadio di uova.
Oospore: spore di funghi appartenenti alla famiglia degli oomiceti.
Tetranichidi ed Eriofidi
: tipi di acari.
Triazoli
: famiglia alla quale appartengono alcuni principi attivi di fungicidi sistemici.