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C'è un
insetto che sta distruggendo la popolazione di abeti rossi del
Nord Italia: ecco chi è e come combatterlo
L'estate
2004 è stata caratterizzata dalla moria di abeti
rossi in tutta la pianura padana. Il colpevole è Ips
typographus (bostrico dell'abete rosso o tipografo),
un insetto Scolitide, cioè un coleottero
lignivoro che scava gallerie nella corteccia delle conifere.
Predilige Picea excelsa (abete rosso o albero di
Natale), più raramente abete bianco, larici e pini.
Attacchi di massa possono causare la morte di migliala
di piante.
Solitamente colpisce alberi di mediograndi dimensioni, fungendo sia da parassita
primario di conifere sane posizionate in zone non idonee, sia da parassita
secondario di soggetti già deperenti. Piantare alberi fuori della
loro zona climatica può rivelarsi un grave errore: parassiti che
nell'ambiente di elezione delle piante arrecano danni limitati, al di fuori
di esso possono diventare devastanti. Abeti, larici e pini non costieri
andrebbero piantati al di sopra dei 700 m di altitudine!
Sverna come adulto nelle gallerie dentro il legno e sfarfalla quando la temperatura
sale oltre i 18-20 °C. L'adulto è di forma cilindrica, lungo circa
6 mm, presenta una livrea bruno-nerastra, con sfumature giallastre o aranciate.
Le larve sono apode, bianche con capo bruno chiaro, e a maturazione raggiungono
i 6 mm di lunghezza. Le pupe, biancastre, hanno appendici libere appressate
al corpo. Entrambi gli stadi giovanili sono visibili scortecciando il tronco
di una conifera infestata.
All'inizio
dell'estate gli adulti sfarfallano: i maschi entrano
sotto la corteccia, colonizzano la pianta ospite e costruiscono
una "camera nuziale" per 2-4 femmine. In situazioni
favorevoli alla riproduzione, il maschio emette feromoni
per richiamare le femmine. Queste, una volta fecondate
dopo l'accoppiamento, scavano gallerie lunghe fino a
15 cm, nelle quali depongono fino a 100 uova. Le larve
creano cunicoli di circa 6 cm, perpendicolarmente a quelli
materni, per nutrirsi. Al termine dello sviluppo si impupano
in una cella nel fondo della galleria. A luglio si trasformano
in adulti, che sotto i 1200 m potranno dare origine a
una nuova generazione a fine estate.
Le piante attaccate non manifestano subito sintomi, ma la presenza dell'insetto è segnalata
da rosure nei rami principali. L'albero mostra arrossamenti della chioma
e perdita di aghi a partire dall'alto, e distacco di placche di corteccia.
La pianta deperisce e muore.
II riconoscimento tempestivo degli alberi infestati
e il loro abbattimento sono le più efficaci misure
di difesa. Nello scortecciare l'albero, se sono presenti
solo gli stadi giovanili potete lasciare le porzioni
di corteccia per terra poiché essi moriranno disidratati.
Se si trovano gli adulti, di colore nerastro, bruciate
la corteccia ed eliminate i residui. Si sono sperimentati
interventi con oli bianchi ed endoterapia (iniezione
nel tronco di insetticidi traslocati dal sistema circolatorio
delle piante), ma non ne è ancora provata l'efficacia.
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SISTEMI
DI LOTTA
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Potete
utilizzare trappole attivate con feromoni sintetici,
disposte sulle piante colpite e d'intorno, in numero
di 3-4 a ettaro, in primavera: limitano le infestazioni,
poiché allo sfarfallamento catturano gli
adulti svernanti. Sono utili anche per monitorare
la diffusione dell'insetto.
In caso di grandi infestazioni, la lotta con feromoni ha un'efficacia
estremamente limitata, ma è utile per conoscere la diffusione,
il periodo di sfarfallamento e l'andamento delle generazioni.
Le trappole possono essere a tubo o a finestra. Le prime si pongono
verticalmente in radure, sono forate lateralmente per consentire l'ingresso
degli insetti, chiuse in alto e hanno un recipiente di raccolta in
basso. Le trappole a finestra sono più funzionali e sono costituite
da una scatola di plastica con finestrelle: una volta entrati, i coleotteri
cadono in un cassetto ad apertura laterale.
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