Questo
consiglio è ripetuto da decine di anni: "trattare
con la poltiglia bordolese (fungicida a base di rame) meli
e peri, di preferenza tre volte, all'inizio, a metà e
alla fine della caduta delle foglie." Queste nebulizzazioni
hanno per scopo di coprire la cicatrice fogliare col rame
per evitare la penetrazione di funghi parassitari (cancro...).
Tuttavia, le foglie ancora presenti, sull'albero o a terra, ricoperte dalla
poltiglia bordolese, si decomporranno male, perché il prodotto ha per
effetto di ritardare lo sviluppo dei funghi "compostatori" che degradano
le pareti delle cellule e digeriscono la lignina e la cellulosa. Nel suolo,
la presenza di rame aggredisce i lombrichi e riduce dunque l'attività biologica.
Risultato: queste foglie poco decomposte, che rimangono sul terreno, diventano
al ritorno della primavera focolai di contaminazione per la ticchiolatura.
Aspettate piuttosto la caduta completa delle foglie per trattare i rami contro
il cancro, e, per accelerare la decomposizione delle foglie cadute e la loro
'rielaborazione' da parte dei lombrichi, apportate un po' di azoto organico:
annaffiateli con un infuso di ortica o, più semplicemente, ricopritele
con l'erba delle tosature del prato. Già da marzo tutto
sarà scomparso e trasformato in humus, senza rischi fitopatologici.
E la terra sarà priva di ogni erbaccia indesiderata.