Un subdolo fungo del quale ci si accorge spesso a danno avvenuto:
come combatterlo?
L'oidio è chiamato anche mal
bianco per l'aspetto che
conferisce alle parti vegetali colpite: il fungo, nello sviluppo,
produce microscopiche ife (simili, alla lontana, ai fusti delle
piante superiori) di colore biancastro, che ricoprono l'organo
attaccato. La malattia è conclamata dalla patina biancastra
e farinosa, ed è necessario intervenire subito.
II momento più critico è dato
dalla primavera, poiché tutti i vari funghi causa dell'oidio
gradiscono temperature non eccessive: dai 15 ai 23 °C si
ha il loro massimo sviluppo. Questo significa che, con il progredire
della
stagione, il pericolo si allontana all'aumentare del calore.
Fanno eccezione le zone collinari e montane, dove invece il
problema è posticipato proprio all'inizio
dell'estate, quando più facilmente
si raggiungono questi valori termici.
La prevenzione
si basa sulle più classiche misure agronomiche:
adeguata distanza tra le piante per favorire l'arieggiamento, irrigazione sottochioma per non bagnare
il fogliame, ed eliminazione completa di tutto il materiale
infetto, comprese le foglie cadute, sulle quali le spore permangono
superando l'inverno e perpetuando la malattia da un anno all'altro.
La lotta si attua appunto alla comparsa dei primi sintomi:
osservate sempre bene le vostre piante in esterni, perché qualunque
patogeno, animale o vegetale che sia, è più facilmente
aggredibile e debellabile se combattuto all'inizio dell'infestazione
o dell'infezione.
In caso di segnali preoccupanti è opportuno
trattare con prodotti fìtosanitari che controllano adeguatamente
il patogeno — quindi con anticrittogamici antioidici,
senza dimenticare di ripetere l'intervento dopo ogni pioggia
e comunque dopo 7-10 giorni fino alla completa scomparsa dei
sintomi.