I polipori,
decompositori del legno

(da l'Ami des jardins - dicembre 2007)

Traduzione di Mariangela Barbiero

 

Di colore intenso e a volte di dimensioni notevoli, i frutti dei polipori sono
molto visibili in questa stagione...Attenzione ai vecchi alberi!

 

 

 

Questi funghi che mangiano il legno svolgono un ruolo essenziale in natura permettendo di decomporre le enormi quantità di legno caduto a terra nei boschi e di avere ragione dei ceppi morti rimasti sul posto, grazie a degli enzimi molto efficaci che digeriscono la materia legnosa. Il legno può diventare quindi bianco e spugnoso (carie bianca) o bruno e friabile (carie bruna sin. carie cubica). Fin qua, nessun problema...

Funghi opportunisti
Sfortunatamente questi funghi approfittano anche di ferite su alberi vivi (scortecciamento, grossi tagli...). Lentamente si installano e divorano il legno restando nella parte centrale del tronco e dei rami formando col tempo una cavità. La linfa continua a circolare nei tessuti vivi, proprio sotto la corteccia, mentre il legno interno si disfa. Così, all'esterno non ci sono segnali inquietanti; l'albero cresce e si sviluppa normalmente... ma è ben chiaro che la decomposizione lo indebolisce e può schiantarsi in ogni momento.

 

 

Prendersi cura degli alberi cavi
Ciliegina sulla torta, una volta installati questi funghi lignivori non li si può più eliminare. La rimozione del marciume e la pulizia della cavità rischiano di danneggiare l'albero disturbando i meccanismi di difesa che ha messo in atto nel legno. L'utilizzazione del fungicida si rivela d'altronde inefficace poiché il prodotto resta in superficie e non impregna l'insieme del legno. Infine, l'applicazione sulle grosse ferite di un mastice o altro prodotto cicatrizzante - spesso raccomandato - non offre alcun risultato convincente. È dunque a monte che si deve agire evitando di ferire gli alberi e di effettuare potature severe. Se alcuni polipori mostrano la parte epigea (mensola) sul tronco o ai piedi di uno dei vostri alberi, consultate un agronomo...potrebbe essere un segno della sua pericolosità!

 

 

Fomes fomentarius, fungo focaio o fungo dell'esca un eccezionale "accendifuoco"...
È a partire dalla mensola del fungo focaio (chiamato anche poliporo esca) che una volta venivano fabbricati gli accendini; erano strumenti costituiti da un pezzo in acciaio temprato che veniva sfregato su un frammento di selce. Le scintille prodotte venivano catturate da una piastra del fungo che si infiammava facilmente. Le mensole raccolte venivano private delle cuticole e tagliate in sottili lamelle che venivano poi bollite con del nitrato di potassio per renderle ancora più infiammabili.
Si sono ritrovate tracce di questi "accendini" già nell'era preistorica: l'uomo dell'età del rame (Calcolitico), ossia all'inizio dell'età del bronzo, scoperto in un ghiacciaio delle Alpi austriache ne portava uno con sé. Sono entrati in disuso solo all'inizio del Ventesimo Secolo.