Rampicante
aggraziato e leggero, con fiori di un delicato azzurro pastello, è più coltivato
di quanto
si pensi.
Soprattutto in vaso, su balconi e terrazzi,
dove si
sviluppa con straordinaria naturalezza
1)
QUANTE SPECIE DI PLUMBAGO ESISTONO?
Le specie appartenenti al genere PLumbago sono una decina,
diffuse in regioni tropicali e subtropicali del mondo intero,
esclusa Australia. Tuttavia l'unica coltivata e
conosciuta in Italia è Plumbago capensis,
o P.
auriculata.
Le varietà appartenenti a questa specie sono poche e
differiscono esclusivamente per il colore dei fiori, che possono
essere azzurro cielo, oppure bianchi in P.
capensis 'Alba'. In
commercio si può trovare anche una varietà celeste
scuro, 'Azureum', che è stata
selezionata di recente e ha già riscosso un notevole
successo per la copiosa fioritura e l'ottima rifiorenza.
2) QUALI LE ESIGENZE DI PLUMBAGO CAPENSIS?
Cresce bene
in pieno sole, tuttavia può vivere anche in
condizioni di mezz'ombra, a patto che si tratti di "un'ombra
luminosa",
come per esempio quella presente sotto una pianta con fogliame
leggero o creata da una tenda di cotone.
Plumbago capensis, inoltre, tollera il caldo e l'aridità,
ma non sopporta il gelo. Al Nord, quindi,
la sua coltivazione sarà possibile in grossi vasi o cassette
da ricoverare, con l'arrivo dei primi freddi, in un locale
dove la temperatura oscilli tra i 3 e gli 8 °C. In Riviera
e al Sud, invece, la pianta vive bene anche in piena terra,
ma nei giorni più freddi converrà comunque
proteggere almeno le radici con paglia, torba o
un telo di tessuto-non tessuto. In ogni caso è in
grado di sopportare anche qualche gelata tardiva o improvvisa
(purché non eccessivamente prolungata):
la parte
aerea morirà, e andrà tempestivamente
eliminata, ma la primavera successiva rispunteranno nuovi
rami e nuove foglie.
3) COSA FARE DOPO L'ACQUISTO?
Se la si vuole coltivare in vaso, nella primavera successiva
all'acquisto andrà travasata in un contenitore
più grande, tenendo presente però che il
diametro definitivo del vaso non deve superare i 60 centimetri.
Se le piantine sono piccole, scegliere comunque contenitori
con un diametro minimo di 20 centimetri: lo sviluppo della
pianta infatti è rapido e quindi non sono necessari
molti rinvasi. In
quest'ultimo caso però bisogna bagnare poco, per
evitare che si formino pericolosi ristagni idrici.
4) COME DEVE ESSERE ILTERRENO?
Cresce bene in qualsiasi tipo di terreno,
a patto che sia ben drenato. I vivaisti la
coltivano in una miscela costituita da terriccio torboso (60
per cento), terra
limosa (30 per cento),
argilla
(20 per cento) e un certo quantitativo di concime
a cessione programmata. In alternativa, vista la difficoltà di
reperire i vari costituenti, andrà benissimo
il terriccio per gerani già pronto.
Se invece la si coltiva in piena terra sarà necessario
arricchire quest'ultima con un po' di torba e di concime
a cessione
programmata (tipo "Baycote Gerani e Piante Fiorite",
della Bayer).
Tutti gli anni, durante la fioritura, è necessario
utilizzare un concime liquido da aggiungere all'acqua
di innaffiatura. Va benissimo quello per gerani, ricco
di potassio (K), elemento che favorisce la fioritura. Per quanto riguarda
le dosi, meglio somministrarne un piccolo quantitativo spesso,
circa una volta alla settimana.
5) È NECESSARIO POTARE PERIODICAMENTE LA PIANTA?
P.capensis è specie sempreverde che però nelle
nostre regioni (anche dove il clima è mite) non
si comporta come tale: in primavera si presenta come un cespuglio
spelacchiato e pallido. Per evitare inutili stress alla pianta,
dovuti a eventuali gelate e forti venti, in autunno è perciò consigliabile
potare vigorosamente, tagliando appena
sopra le prime ramificazioni. Anche mani inesperte possono
eseguire
questa operazione senza rischiare di compromettere
la futura fioritura, che avviene sui rami dell'anno.
In primavera, poi, si regolerà il taglio, cercando di
dare alla pianta una forma armoniosa, mentre in estate si elimineranno
i fiori appassiti, tagliando l'intera infiorescenza.
Se avete la possibilità di riparare la vostra Plumbago
in una serra calda durante i mesi invernali, avrete la fortuna
di vederla sempre fiorita: grazie alle temperature favorevoli,
infatti, non entrerà in riposo vegetativo.
6) QUANTO BISOGNA BAGNARE?
La specie non necessita di moltissima acqua: si bagna
al mattino o alla sera tardi, solo se tastando il terreno
risulterà quasi
asciutto (il che vuoi dire che, infilato un dito nella terra,
ne uscirà pressoché pulito). Dopo aver bagnato è importante
eliminare sempre dal sottovaso l'acqua in eccesso.
Dopo la potatura autunnale e fino alla primavera seguente,
diminuire la frequenza delle innaffiature, in modo da
favorire il riposo vegetativo della pianta.
7) COME
SI PROPAGA?
La
si moltiplica per talea semilegnosa: da giugno
a fine settembre si prelevano talee lunghe 6-8 centimetri,
provviste di due foglie, e le si pianta in torba umida
(si consiglia
di utilizzare le zollette di torba
precompressa, perché pratiche
e appositamente studiate per la radicazione delle talee).
Queste ultime
vanno lasciate all'ombra e innaffiate spesso.
Dopo un mese circa
avranno radicato: solo allora le si metterà in
vasetti riempiti con l'apposito terriccio e si darà inizio
a una concimazione graduale. Dopo circa 20 giorni le
si
potrà spostare al sole.
8) È NECESSARIO FORNIRLE SOSTEGNI?
P.capensis è una pianta sarmentosa, cioè dotata
di rami lunghi e flessibili, detti appunto sarmenti,che
possono essere ricadenti o rampicanti. Se si vogliono far
risalire lungo un muro bisogna fornire loro dei
sostegni, come per esempio graticci di legno o plastica,
oppure
semplici fili fissati alla parete per mezzo di chiodi.
I sarmenti
dovranno essere legati con rafia ai sostegni, poiché privi
di viticci o ventose. Se invece si lasciano crescere
liberamente, tenderanno a ricadere.
E possibile, inoltre, ottenere cespugli dalla forma
globosa; in tal caso è necessario allevare le
piante in vasi piuttosto piccoli (di 16-18 centimetri
di diametro)
e potare
i rami per non farli crescere in modo eccessivo.
9) QUALI SONO I SUOI PREGI E QUALI I PUNTI DEBOLI?
Specie di facile coltivazione, ha poche esigenze: basta proteggerla
dal freddo intenso per ottenere fioriture copiose,
durature
e vistose. Inoltre si presta a essere coltivata sia
in giardino sia sul terrazzo o sul balcone.
Purtroppo, però, ha anche qualche difetto: basta
infatti un acquazzone a far sì che le delicate
infiorescenze diventino tanti straccetti informi... Per fortuna,
dopo pochi giorni, sarà già ricoperta di
nuove corolle. Un altro neo è forse attribuibile alle
poche sfumature di colore disponibili, ma di fronte alla impalpabile
nuvola di fiori azzurro tenero della specie più nota
anche questo difetto si dimentica
in fretta. Meno facile,
invece, perdonarle la totale assenza di profumo.
10) SI AMMALA FACILMENTE?
In generale è una pianta molto resistente alle
malattie e si ammala soltanto se si commettono errori di
coltivazione. Se, per esempio, si lascia ristagnare a lungo
l'acqua nel sottovaso
o la si bagna troppo può ammalarsi di oidio.
Foglie, calici e gemme si ricoprono allora di una muffa
biancastra.
In presenza, invece, di temperature elevate e umidità ridotta
Plumbago capensis diventerà facile preda del ragnetto rosso,
acaro che punge le foglie e succhia la linfa, riconoscibile
per le sottili ragnatele che tesse attorno alle parti
colpite.
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SE
SUCCEDE CHE...
... LE FOGLIE INGIALLISCONO E CADONO.
causa: ristagno d'acqua. soluzione: mettere uno
strato di argilla espansa sul fondo del vaso ed eliminare sempre dal sottovaso
l'acqua in eccesso.
... LA PIANTA NON FIORISCE.
causa: il terreno (o il terriccio dei vasi) è povero. Soluzione:
somministrare
un fertilizzante liquido con un'alta percentuale di potassio (K).
... LE INFIORESCENZE SONO POCHE.
causa: presenza di infiorescenze appassite.Soluzione:eliminarle
a mano a mano che sfioriscono, in modo da stimolare lo sviluppo di
quelle nuove.
... CHE LA PIANTA CRESCA PALLIDA E STENTATA.
causa: posizione troppo ombreggiata. soluzione:
cercare di assicurare alla pianta
una maggiore luminosità. |
Per utilizzarla come rampicante è necessario scegliere due o tre rami
più vigorosi sopprimendo tutti gli altri, e guidarli lungo un'inferriata
o un traliccio cui è necessario legarli in qualche punto. Al momento della
vegetazione, ossia verso marzo, si sopprimeranno i nuovi germogli che spunteranno
dal piede, per lasciar crescere solo le vegetazioni di punta. In tal modo si
potrà farla agevolmente salire in un paio d'anni circa due metri.
Da "Le piante rampicanti", di Guglielmo Betto, L'Ornitorinco, Rizzali
Editore, Milano, 1986
• Attenzione a non confonderla con il gelsomino. La forma
del fiore, infatti,
può trarre in inganno. Non è difficile però fugare ogni
dubbio, visto che non esistono né plumbago cosi deliziosamente e intensamente
profumate né tanto meno gelsomini azzurri.
• Importante non scambiarla nemmeno per un Phlox,
anche in questo caso infatti il fiore può trarre in inganno. Tanto più che alcune
specie di Phlox possono avere fiori azzurri portati da infiorescenze molto
simili a quelle della Plumbago. Ma il trucco c'è ed è quello
di osservare le foglie:
generalmente opposte in Phlox, sono invece alterne in Plumbago.
• Altra possibile confusione è quella con Ceratostigma
plumbaginoides,
che
spesso si trova in commercio con il nome di Plumbago larpentae. Si tratta infatti
di due generi botanici diversi, anche se le differenze non sono facilmente
distinguibili, specie dal profano. La più evidente è che i fiori
di Ceratostigma invece di essere disposti in spighe terminali, come quelli
di Plumbago, sono raccolti in densi grappoli, di colore blu intenso.
• Sull'origine
del nome esistono diverse ipotesi. Alcuni pensano che sia da attribuire al
colore dei fiori di alcune specie, un azzurro che tende al grigio, vagamente
plumbeo, appunto. Secondo altri, invece, deriverebbe dagli effetti collaterali
provocati da una sua proprietà curativa: masticandone la radice, infatti,
si stimola una salutare salivazione contro il mal di denti, che però assumono
una tinta scura. La vera origine del nome. tuttavia, sembra sia da cercare
in una credenza antica, secondo la quale la pianta veniva utilizzata per curare
un'affezione degli occhi detta "plumbus.