Nel nome dell'arte?

(The Garden, maggio 2007)

Articolo di Corinne Julius
Fotografie di Neil Hepworth
Traduzione di Mariangela Barbiero

Storicamente i giardini erano usati per discutere e valutare la società.
Ora la maggior parte dei giardini sono un passatempo per amatori.
Secondo Corinne Julius possono essere entrambe le cose.


Che cos'è un giardino? E può essere "arte"? Potrebbero sembrare domande stupide, irrilevanti al fine di creare o godere un giardino, ma per me sono fondamentali nel ridare al giardino il suo giusto posto nel mondo dell'arte.
Considerare il giardino come un'arte è importante perché può offrire nuovi modi di pensarlo e contribuire a migliorare la natura e il design dei giardini e ampliare il linguaggio per descriverli o discuterne.

Cosa renda arte un lavoro è questione di accesi dibattiti tra filosofi e storici dell'arte, ma per me ha a che fare con l'intenzione. Un'"opera d'arte" ha un lato concettuale e una struttura intellettuale: l'artista ha una serie di idee che sono espresse in ciò che viene creato, e ciò che viene creato pone domande alla persona che sta guardando o sperimentando. L'oggetto creato può costituire una sfida; può essere, ma non necessariamente, bello. Spesso è una cronaca della società in cui è stato creato. È, dovrebbe o può un giardino essere queste cose? Io credo che alcuni possano e dovrebbero esserlo.

Capire il contesto
Storicamente alcuni giardini (oggi molto valutati) sono stati tutte queste cose; il visconte Cobham, ad esempio, trasformò i suoi giardini a Stowe, Buckinghamshire, in una bella narrazione delle sue convinzioni politiche. I giardini erano intesi a fare - e infatti facevano - dichiarazioni culturali comprensibili ai visitatori e agli opinionisti intellettuali. Oggi pochi giardini vengono creati con un simile grandioso intento. Di certo degli osservatori intellettuali, se dovessero scegliere di farlo, possono valutare la società di oggi attraverso i suoi giardini, anche se talvolta ciò che dichiarano sono riflessi involontari della superficialità e della provvisorietà della cultura contemporanea.
Dunque, perché i giardini di oggi non sono considerati "arte"? Io ritengo ci siano due gruppi che rifiutano questo concetto; molti nel mondo dell'arte mostrano una spaventosa snobberia nei confronti dei giardini. Fin dal XX secolo la creazione di giardini è stata un'attività popolare, e come tale riconosciuta e presentata dai media.
Nonostante i movimenti che nel mondo artistico contemporaneo indagano il quotidiano, taluni di questo giro ritengono che se un uomo (o una donna) comune possono creare, siano essi giardini o quadri, certamente non di "arte" si tratta.
La preoccupazione di molti giardinieri prima di tutto per le piante allontana molti osservatori dell'arte. Rinfocola il piuttosto datato dibattito sull'arte e l'artigianato, rafforzando l'idea che il giardinaggio riguardi il fare e non il pensare. La cura per l'abbellimento del giardino è ritenuta un'altra 'diminutio' da alcuni commentatori: non possono essere seri. Quest'opinione è aggravata dalla mercificazione dei giardini nei programmi di ristrutturazione, dove si rinforza l'idea che i giardini non sono nient'altro che un modo per aumentare il valore della casa. Un altro punto contro il giardino come "arte", per molti artisti, è che i giardini hanno uno scopo utilitaristico. Il fatto che i giardini dipendano da fattori ambientali, per alcuni significa che il prodotto finale non è autonomo: è sempre in mutamento e pertanto non può essere "Arte".

Fuori dagli stereotipi
I giardini non possono essere rinchiusi in un museo; non possono essere cementati su un basamento e spostati in un altro spazio.
Raramente i giardini contemporanei hanno una dimensione filosofica o metafisica in cui esistono; se gliene viene attribuita una, non è questa che si mette a definire la creazione del giardino, ma è spesso aggiunta in seguito.
Le istituzioni culturali rifiutano il giardino per una sorta di snobismo, per il dibattito su chi ha creato il giardino, e perché (di solito) non può essere venduto, né spostato ed esibito altrove.
Se questa è, in caricatura, la visione di un giardino da parte della comunità artistica, allora i giardinieri possono essere altrettanto sprezzanti. Taluni pensano che "arte" sia l'antitesi dello sporcarsi le mani, perciò non ha alcun rapporto col giardino, e fanno parte di quella cerchia di anti-intellettuali very British, di cui così tanti inglesi si sentono smisuratamente orgogliosi. "I giardini riguardano le piante" è il classico mantra, perciò "arte" non è né qui né là. I giardini sono luoghi piacevoli in cui scappare dalla frenesia moderna; possono essere spirituali, ma non sono impegnativi e non dovrebbero mai esserlo.
Io respingo entrambe le argomentazioni, sia del mondo dell'arte sia di quello dei giardinieri. A mio avviso un giardino dovrebbe riflettere la mente del suo creatore, la sua visione del mondo. Dovrebbe porre domande. Dovrebbe cercare di creare forme nuove e dare il benvenuto a nuove idee. Un giardino è uno spazio da ripensare ex novo, da rimettere in discussione e dove infondere nuova linfa. Facendo entrare i giardini nel mondo dell'Arte, potrebbero forse essere progettati migliori giardini. Il giardino in quanto "arte" potrebbe o anche no sembrare così differente ma potrebbe dare ai giardinieri e agli opinionisti un nuovo linguaggio col quale discuterne. Il dibattito potrebbe portare a un nuovo tipo di giardino nel XXI Secolo.