Quello
era il prologo... e questa è la postfazione: grazie al
'nostro scrittore locale' James Joyce (come viene definito a
Trieste),
la scrittura è uscita da ogni convenzionalità per
divenire dinamica e 'creativa'...
Dunque,
appresa la notizia di
questa iniziativa, nata autonomamente nel seno dell'Associazione
per la
difesa di Opicina, contattai
la copresidente, Gianna Venturini
Crismani, per saperne di più,
e ne fui immediatamente coinvolta. Questa
esperienza ebbe per me conseguenze importanti: m'iscrissi
all'associazione. Prima mi pareva
di non averne il diritto, in fondo ero una
forestiera, una padovana sposata a un triestino.
Per chi
non lo sapesse, a Opicina convivono, e bene,
due etnie, i triestini italiani e quelli sloveni. Mi sentivo
pienamente
accettata,
ma non è lo stesso che far parte di una comunità.
E' il lavoro comune che fa la differenza. Si può far
parte della comunità scientifica, di quella letteraria,
di quella giardiniera, ecc. ecc. Per far parte
di una comunità di abitanti... non basta abitarci,
bisogna avere obiettivi 'comuni',
appunto.
L'Infiorata
ha cambiato i miei rapporti con Opicina, ma forse non è successo
solo a me. Credo che anche
tutti coloro che hanno partecipato, privati ed esercenti,
per un
verso o per l'altro (ognuno ha la sua storia, o il suo 'vissuto'
come si usa dire
in contesti più aulici) hanno instaurato
un rapporto diverso con
questo nostro borgo.
Facendo
parte della giuria, ho avuto modo di vedere ciascuna delle
realizzazioni
dei 62 partecipanti. (44 esercenti e 18 privati), ma non
ho potuto fotografarle tutte. Alcune erano veramente eclatanti,
come quella della pescheria o del negozio vicino alla stazione
del tram, altre molto più semplici,
altre molto elaborate. E qui si apre un capitolo
doloroso per alcuni e vergognoso per altri.
Purtroppo
ci sono stati furti di piante e arredi. Un atto
d'inciviltà su
cui non voglio dilungarmi: anche la civiltà, come
la democrazia, è una conquista, non si possono regalare
né imporre, ci si deve arrivare. Comunque, poiché l'obiettivo è di
rendere più bello il nostro borgo, per chi ci vive
e per chi viene da fuori, nell'attesa che l'Homunculus
ladrunculus si
civilizzi, possiamo optare per ornamenti che non siano così concupiscibili,
come un bel vaso di rossi gerani. Un vaso davanti alla porta
di ogni negozio o di ogni cancello sarebbe a mio parere già un
grande raggiungimento, e spero che l'invito sia accolto.
Naturalmente,
se invece di un vaso, ce ne fossero molti... abbiamo tutti
negli occhi l'effetto dei balconi alto-atesini.
E se invece che per qualche settimana fosse per tutta la
bella stagione...
Della
straordinaria composizione davanti alla pescheria
non ho potuto far foto perché non era sempre visibile.
Per tema di subire lo stesso fato degli esercenti
di via Prosecco (saccheggiati di fiori e di
vasi), essa veniva smontata all'orario di chiusura e rimontata
il mattino successivo. Allo stesso problema la Trattoria
da Rino, dopo aver subito anch'essa un furto di piante, ha
risposto in maniera molto simpatica e ingegnosa, con fiori
veri all'interno del locale e fiori di panno lenci all'esterno!
Io
spero
che l'anno prossimo ci sia una seconda edizione e che
vi possa partecipare l'intero
paese, di
modo che non solo le due vie principali siano un bel biglietto
da visita per chi arriva da queste parti, ma che
forestieri e residenti siano invogliati a passeggiare per
Opicina alla scoperta dei piccoli paradisi privati, che
già ci sono ma che potrebbero moltiplicarsi.
L'esercizio
nella foto a sinistra, per esempio, non ha potuto iscriversi
al concorso perché non
era situato in una delle due vie deputate.
Da
parte sua, Invece, un
condominio vicino alla stazione è la
prova di come un piccolo inzio possa avere un bellissimo
sviluppo (come spero sia il caso dell'Infiorata di Opicina!).
Un condòmino
un bel dì appese un vasetto o due di gerani e piantò qualche
arbusto nel giardino comune: poco alla volta fu imitato da
altri condòmini, e ora tutti insieme hanno creato
un piccolo angolo di relax (foto sotto).
E
c'è anche chi da anni a ogni
ritorno della bella stagione rinnova le fioriture delle
aiolette attorno alle
alberature di via Nazionale (foto
a destra). Meriterebbe di essere premiato 'honoris causa'!
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Nei
giorni successivi alla premiazione ho gironzolato
ancora un poco con la fotocamera, per vedere se finita
la
festa... ebbene, ho visto con piacere fiori ben freschi
e pimpanti!
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Altra
nota di buon auspicio: un negozio che era
'afflitto' da una poco graziosa saracinesca
ha trovato, nel desiderio di partecipare
all'Infiorata, una soluzione 'permanente', grazie alla
collocazione
di
una struttura
in legno,
che ne
maschera
la metà e
che può reggere due vasi di fiori. La proprietaria
si è già informata su quali piante potrà mettere
per dare
il
cambio
alle
petunie nella brutta stagione... |
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Vorrei
infine sottolineare che mentre
il premio riservato alla categoria 'privati' è andato
a colpo sicuro all'esuberante giardino di via Nazionale
66, per quello riservato agli esercenti la decisione
non è stata facile. Erano veramente molte le
composizioni 'notevoli' e sotto molti punti di vista.
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Ma in
cauda venenum... Mi duole dover fare un
paio di osservazioni.
Anche la parrocchia di
S. Bartolomeo
ha partecipato... con
due
bei vasi, forniti dagli Usi Civici...
Beh,
c'è troppo
spazio vuoto attorno alla chiesa, un ben di Dio (è proprio
il caso di dirlo) assolutamente sprecato. Ci vorrebbe
qualche arbusto rustico, magari a fioritura scalare, da
piantare davanti al muretto
perimetrale, di modo che le fronde (col tempo) siano
visibili anche ai passanti oltre che ai fedeli. E il sagrato
potrebbe diventare un giardino (un Eden, un Paradiso...).
Il
secondo sassolino
che voglio togliermi dalla scarpa riguarda piazza Monte Re.
Le fioriere erano state concepite per
contenere
dei Phormium,
pianta
di origine neozelandese che supera indenne
solo inverni
miti. Dopo la loro (prevedibile) dipartita un paio d'anni
fa non era facile sostituirli. Non basta mettere una pianta
'alta', bisognerebbe trovare una pianta con la stessa
struttura a ventaglio (il 'pinnacolo' ridicolizza la composizione).
Perciò meglio
lasciare solo il Cotoneaster e magari a primavera
si potrebbero seminare delle portulache. Sono piante frugali
(di solito non concupite dall'Homunculus
ladrunculus), che amano il sole e non hanno bisogno di
molta acqua. O delle zinnie, con esigenze molto simili. Fiori
molto colorati, insomma, che diano un po' di vita a questa
triste e pietrosa piazza (Infiorata di Monte Re?).