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Gairdini pubblici a Milano " Vasca De Chirico" |
DALLA PENISOLA BALCANICA...
Specie spontanea nella penisola Balcanica (Albania, Grecia
settentrionale e Bulgaria) dove forma estesi boschi puri
o in consociazione con querce, frassini e aceri, l'ippocastàno
fu introdotto a metà del 1500 nell'Europa occidentale
dal naturalista Mattioli, che ne portò alcuni esemplari
da Costantinopoli, e fu descritto per la prima volta nel
1583 dal botanico Clusius nel suo libro sulla flora "della
Pannonia, dell'Austria e dei paesi limitrofi".
... AI NOSTRI PARCHI
Si ambientò subito molto bene nelle zone di nuova immissione
e si diffuse in tutta Europa come coltura ornamentale, impiegato
come grande alberatura nei primi parchi pubblici sorti in Inghilterra
alla fine del '700. Ancora oggi è utilizzato nel verde,
pubblico soprattutto ma anche in quello privato, nelle aree
che si estendono dalla pianura alla bassa montagna, più di
frequente nelle aree centro-settentrionali a clima continentale.
E' una specie scarsamente utilizzata in selvicoltura e
allo stato spontaneo è poco presente in Italia, tanto
da costituire quasi una rarità.
IL LORO FUTURO MINATO DALL'INQUINAMENTO E DAI PARASSITI
L'ombra compatta, l'abbondante fioritura primaverile e l'ampia
e globosa chioma che forma quando ha sufficiente spazio
per svilupparsi sono le caratteristiche ornamentali che hanno
contribuito alla sua diffusione nelle alberature stradali,
nei parchi e nelle piazze.
Oggi le sue fortune sono in declino non a causa di una moda
capricciosa, bensì per le numerose malattie parassitarie
che ne insidiano la salute, già resa precaria dall'inquinamento
dell'aria; purtroppo, è prevedibile che i maestosi
viali alberati con ippocastàni delle nostre città scompaiano
se non verranno attuati adeguati e indispensabili provvedimenti
mirati ad una migliore qualità dell'ambiente, in generale,
e che questo patriarca trovi rifugio solo nei grandi parchi
dove la presenza di altre alberature possa mitigare l'impatto
degli inquinanti.
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HABITAT
E' una specie di facile adattabilità a vari tipi di climi, che può spingersi
fino alle zone montuose ad altitudini prossime ai 1.500 m sulle Alpi, nonostante
sia una specie mesòfita, cioè amante del clima temperato. Predilige terreni
umidi e ben drenati, teme l'aridità, soprattutto quella dell'atmosfera,
ed è per questo che vegeta meglio in terreni profondi, fertili e soffici,
non eccessivamente argillosi. Si tratta tuttavia di una specie assai rustica,
adattabile a quasi tutti i suoli, purché privi di gesso.
Possiede un'ottima resistenza al freddo, alle nebbie, al vento ed alla neve,
teme però le gelate tardive e può subire danni da patogeni di
origine vegetale quali carie del legno o marciumi radicali dovuti alle potature
e agli
urti subiti; viene inoltre gravemente attaccato da un fungo che provoca maculature
fogliari abbastanza estese (Guignardia aesculi) e da un insetto (Cameraria
ohridella), oltre ad essere molto sensibile all'inquinamento
atmosferico. |
Pianta
dal piede robusto e dai rami poderosi,
ha una corteccia bruna
che si squama
negli anni |
DESCRIZIONE
La specie Aesculus hippocàstanum, denominato correntemente
ippocastàno o castagno d'India, appartiene alla famiglia delle Hippocastanaceae e
all'ordine delle Sapindali ed è un albero non molto vigoroso,
di lento accrescimento, ma raggiunge e supera i 25 metri di altezza,
pur non possedendo una eccezionale longevità (300 anni).
LA CHIOMA
La sua chioma, regolare, rotondeggiante o a forma di cupola alta e densa,
arriva ad assumere un diametro di 10-12 m; il fusto è poco allungato,
talora contorto, cilindrico, maestoso, con branche principali poco ramificate
ma robuste, rami secondari ricurvi verso il basso, pelosi da giovani,
grigi o bruno-rosa.
LE GEMME INVERNALI
Le gemme invernali sono ovoidali, grosse, appuntite e vischiose per la
resina che le ricopre, di colore bruno-rossiccio lucente: quelle apicali
e da fiore hanno dimensioni maggiori. Si schiudono in aprile.
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LE FOGLIE
Le foglie hanno nervature pronunciate e un lungo picciolo che le unisce
al ramo; sono palmate, composte da 5-7 foglioline, sessili e dentate,
di forma obovata-lanceolata più larghe all'apice, che sorgono
tutte dallo
stesso punto sul picciolo scanalato, lungo e di color verde-giallo.
Le foglie sono cadùche, opposte, di colore verde intenso sulla
pagina superiore, più pallide inferiormente, dapprima con
pelosità rugginosa verso la base, poi glabre.
In autunno cadono abbastanza presto, dopo aver assunto un bel colore
giallo aranciato.
Quando cadono lasciano una caratteristica cicatrice
a ferro
di cavallo sul ramo.
LA CORTECCIA
La corteccia è in un primo tempo grigia, liscia e sottile, poi
si scurisce assumendo un colore rosso-bruno o grigio scuro-bruno e
si fessura desquamandosi longitudinalmente con l'età, in piccole
placche grigio-nerastre.
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IL
LEGNO
II legno è poco pregiato, non molto flessibile, di colore bianco tendente
al giallognolo, leggero e tenero, poco durevole; per queste motivazioni non trova
numerosi impieghi commerciali ed è utilizzato solo per piccoli lavori
artigianali, quali la produzione di giocattoli o delle cassette per la frutta,
e come combustibile.
LE RADICI
L'apparato radicale è costituito da radici molto espanse, che formano
in superficie una fitta trama. Assume uno sviluppo volumetrico molto esteso e
abbastanza superficiale e, quindi, può determinare danni a strutture fisse,
come manufatti in muratura e manti stradali, soprattutto se non vengono soddisfatti
i suoi bisogni di acqua.
I FIORI
Gli odorosi fiori sono zigomorfi ed ermafroditi, con calice
tubuloso-campanulato a 5 lobi lunghi circa due centimetri:
hanno una corolla a 5 petali bianchi e frangiati con
una macchia rosa o giallastra alla base. Sono riuniti in
grandi
infiorescenze erette di forma piramidale, molto appariscenti,
lunghe anche 30 centimetri: compaiono da aprile a maggio.
I FRUTTI
I frutti sono capsule sferoidali, coriacee, giallo-verdognole,
ornate da brevi e flessibili aculei, che a maturità si
aprono in 3 valve, lasciando uscire da uno a quattro semi simili
a castagne,
appunto le cosiddette castagne o marroni d'India. I
semi sono acheni tondeggianti lucidi e di colore bruno rossiccio,
con un grande ilo grigio e opaco alla base. Le castagne d'India
non sono commestibili per l'uomo,
nonostante la grande quantità di amido contenuta nei
cotiledoni, a causa della presenza di una saponina tossica,
ma vengono utilizzate
da vari animali. La maturazione dei frutti avviene da
settembre ad ottobre inoltrato.
LE HIPPOCASTANACEAE
Le Hippocastanaceae comprendono alberi con foglie opposte e
palmato-divise, senza stipole, a distribuzione relitta,
in quanto i resti fossili fanno ritenere che fossero molto
più diffusi
nel Terziario. I fiori, riuniti per lo più in pannocchie,
sono generalmente ermafroditi e zigomorfi, con calice di
5 sepali concresciuti e corolla di altrettanti petali liberi,
di cui il maggiore diversamente colorato dagli altri. L'androcèo è formato
da 8-5 stami e il ginecèo da 3 carpelli concresciuti.
La Famiglia riunisce due generi: il genere Billia,
poco importante, comprendente due specie, ed il genere Aesculus,
che l'aggruppa 15 specie diffuse nelle regioni temperate
dell'emisfero settentrionale,
dall'Asia, all'Europa, all'America Settentrionale fino al Messico.
La specie più diffusa in Italia è l'ippocastàno.
VARIETÀ
La reperibilità sul mercato vivaistico di questo albero
è ottima, sia per la disponibilità di giovani
piante sia pe la ricerca di esemplari di notevoli dimensioni.
E' consigliabile
l'impiego della cultivar A. h. 'Baumanii' a
fior bianco e doppio, sterile, cioè non produce i frutti
che sono piuttosto malvisti in autunno quando cadono ne piazzali
diventando
addirittura dannosi quando precipitano sugli autoveicoli.
Altre specie di ippocastàno reperibili in Italia sono Aesculus
pavia, originaria del Nord America, che produce fiori
rosso porpora, Aesculus x carnea, ibrido tra A.
hippocàstanum e A. pavia con
infiorescenze rosate, e Aesculus x carnea 'Briottii' a
fiore rosso.
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RIPRODUZIONE
I semi di questa specie sono molto sensibili alla
disidratazione per cui la loro conservazione è difficile
e la loro facoltà germinativa
decresce rapidamente. Se il contenuto di umidità scende al di
sotto del 45-50% la germinabilità viene seriamente compromessa.
Se dopo la raccolta fosse avvenuta una parziale disidratazione dei
semi, questi vanno immersi in acqua tiepida; tuttavia, se la perdita
di umidità fosse
accentuata, la reidratazione non ripristinerebbe le caratteristiche
qualitative. In condizioni buone, l'80% dei semi raccolti conserva
facoltà germinativa;
in 1 kg si trovano da 50 a 300 semi, in media 75-80, se sono di
buona pezzatura.
La semina va effettuata in autunno immediatamente dopo la raccolta;
se non è possibile
e la si rimanda alla primavera successiva, si devono stratificare i semi
al freddo per 3-4 mesi.
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Nella foto uno dei più gravi e frequenti
errori delle piantagioni di alberi di città: la mancanza
di superficie permeabile al'aria e all'acqua
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MALATTIE
Come abbiamo anticipato in precedenza, risultano
piuttosto diffuse alcune malattie, parassitarie
e no, che colpiscono l'ippocastàno. La malattia
fungina ubiquitaria è la Guignardia
aesculi (Pk.) St. L'attacco avviene a carico delle foglie e si presenta
in forma di macchie dapprima clorotiche, poi brune. Queste lesioni si trovano
con maggiore frequenza alla periferia della lamina fogliare e sono delimitate
dalle nervature.
Le foglie più colpite finiscono per disseccare e cadere precocemente.
Una fisiopatia nota con il nome di "bruciore" deturpa le piante
fin dai primi giorni estivi: si manifesta con un progressivo arrossamento
del lembo
fogliare che partendo dal bordo si approfondisce lungo gli spazi internervali
finendo per interessare l'intera foglia, che tende ad accartocciarsi per poi
cadere. La causa del "bruciore" non è stata ancora ben chiarita
dai ricercatori che l'hanno studiata, anche se è verosimile che vada
messa in relazione, da un lato con l'azione dei gas di scarico dei motori
a scoppio, dall'altro con la mancanza, che si verifica spesso, di terreno
libero dal manto
stradale attorno al fusto. E' nostra opinione, inoltre, che anche il calore
riflesso
dell'asfalto o delle pavimentazioni, contribuisca ad accentuare il bruciore. |
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Nella
foto l'accentuata defogliazione provocata dall'insieme
di malattie parassitarie e da fisiopatie |
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CURIOSITA' |
Il
nome italiano significa "Castagno dei cavalli",
perché col suo frutto macinato le popolazioni
turche curavano i cavalli con difficoltà di respirazione.
Nel
folklore italiano si crede che per combattere i raffreddori
bisogna conservare in tasca due semi di ippocastàno. Sembra
che le castagne d'India abbiano efficacia negli armadi come
antitarme
L'ippocastàno
produce un nettare dalla concentrazione zuccherina molto
elevata (50-60%) appetito dalle api, ma non lo si trova quasi
mai nei mieli data la distribuzione
della pianta limitata ai viali delle città; oltre a ciò l'epoca
di fioritura coincide in parte con un periodo in cui il miele prodotto viene
di solito impiegato dalle stesse api per il rinforzo della "nidiata".
I frutti, anche se molto amari, vengono mangiati dai cervi.
Un tempo le castagne d'India venivano macinate per farne un alimento per ovini
e suini e ancora oggi potrebbero essere impiegate per l'alimentazione del bestiame,
ma è opportuno non distribuirle ai suini e al pollame che spesso manifestano
sintomi da intossicazione. In ogni caso, non superare una dose giornaliera di
2 kg, somministrata all'inizio con gradualità.
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HANNO
DETTO DI LUI |
Luigi Pirandello
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Guido
Gozzano |
Giovanni
Pascoli |
Accende
in alto lumi d'oro strani
nella
macchia dei bigi ippocastàni
che un tempio sembra
ed opera d'incanto.
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L'azzurro
che riempie le foglie più verdi, palmate, degli
ippocastàni, si direbbe intagliato nella pura turchese.
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Vidi
una massa buia
di là del biancospino:
vi ravvisai la thuia,
l'ippocastàno, il pino:
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