ABC del neofita
NOTE SU COME CHIAMARE
e IDENTIFICARE UNA PIANTA


a cura di
Ugo Laneri(*)
14 giugno 2018

 

Validità dei nomi botanici

 

Per definire qualsiasi organismo, solo il nome scientifico ha una sua validità universale (anche in Cina, dove nei testi scritti nella loro lingua i nomi scientifici delle piante compaiono in caratteri latini) e non lascia adito a dubbi.

Il nome “volgare” spesso inganna: la stessa pianta, secondo la regione, è chiamata in maniera diversa, e ovviamente i nomi comuni variano da una nazione all'altra. Ancor peggio, due piante diverse possono essere chiamate con lo stesso nome (ad es. Cedro può essere riferito sia a Cedrus, un genere di Conifere, sia all'agrume Citrus medica).


 

 

 

 

Come esempio di confusione ricordiamo che il nome acacia è riferito impropriamente alla Robinia pseudoacacia, ma ormai è entrato nell'uso, tant'è che si parla di “miele di acacia”; Acacia dealbata è invece detta “mimosa”.

Fiori di Robinia pseudoacacia
Fiori di mimosa (Acacia dealbata)

 

I gerani dei balconi (non rustici)
appartengono al genere
Pelargonium.

Abbiamo visto poco sopra che si usano due termini in latino, secondo il modo linneano, per indicare i nomi scientifici delle specie; si parla infatti di denominazione “binomia”: il primo termine indica il “genere”, il secondo è “l'attributo specifico”; insieme, identificano una specie; il nome scientifico deve differenziarsi dal testo, quindi deve essere scritto in corsivo.

 

 

 

Bisogna sottolineare che frequentemente una stessa specie è stata chiamata in maniera almeno parzialmente diversa dai vari botanici. Ad esempio:

Caesalpinia gilliesii Wall. = Poinciana gilliesii Hook.;
Delonix regia
Raf. = Poinciana regia Boj.;
Aloysia triphylla
(L'Hér.) Britton = Lippia citriodora H.B.K. ecc.

 

 

 

 

 

 


 
Delonix regia
Particolari del fiore di Delonix regia

 

 

 

 

 

 

 

Sono da notare a tale proposito le abbreviazioni (codificate) che seguono i nomi: esse rappresentano le sigle dei botanici che hanno chiamato così una tale specie. Ad es. Wall. indica Nathaniel Wallich (vedi https://www.wikizero.com/it/Abbreviazioni_standard_degli_autori_botanici); spesso si incontra L., che indica Linneo, ovvero lo svedese Carl von Linné (1707-1778), considerato il padre della classificazione degli organismi viventi (nel 1753 ha pubblicato un'opera fondamentale per la Botanica: Species plantarum).

 

 

 

 

 



 

 

 

 

 

Un solo nome botanico però è quello “valido”; gli altri sono sinonimi, pur trattandosi della stessa specie. Questi “pasticci” sono dovuti alla mancanza di comunicazione tra i botanici (o a una correzione dovuta a studi ulteriori), ma è valida la denominazione fatta correttamente per prima (principio di priorità). Casi che fanno impazzire gli Orti botanici sono i cambiamenti e i ritorni di nomi: ad es. Citrus trifoliata L., così denominato da Linneo, ma poi per diversi anni chiamato Poncirus trifoliata (L.) Raf.; oppure Muscari comosum (L.) Mill., a lungo denominato Leopoldia comosa (L.) Parl. Le sigle tra parentesi indicano i botanici che precedentemente avevano chiamato la specie in modo diverso; se il primo nomenclatore ha “sbagliato” a indicare il genere, ma ha descritto comunque una specie nuova, l'epiteto specifico resta invariato (o al massimo si adegua al femminile o al neutro del “nuovo” genere). Ad es. la Sequoia sempervirens (D. Don) Endlich. 1847 era stata chiamata prima da D. Don: Taxodium sempervirens (quest'ultimo binomio viene indicato dai più raffinati come “basionimo” di Sequoia sempervirens).

 

Citrus trifoliata

 

 

 

 

Muscari comosum

 

 

Sequoia sempervirens

 

 

 

 

 

 

 

Vediamo ora un esempio con le date riferite alle varie denominazioni. La Cedrina Aloysia tryphylla (L'Hér.) Britton 1925 ha i seguenti sinonimi: Aloysia citriodora Palau 1784, Verbena tryphylla L'Hér. 1785, Lippia citriodora H.B.K. 1818, Lippia tryphylla (L'Hér.) Kuntze 1898.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Le sigle dei botanici denominatori (Autori) devono essere indicate sempre nelle pubblicazioni scientifiche, ma comunemente non sono indispensabili e talvolta hanno generato equivoci. Ad esempio, nel settore della Micologia, qualcuno che non conosce questi fatti crede che il “Tartufo bianco pregiato” si chiami Tuber magnatum pico, mentre invece la denominazione corretta è Tuber magnatum (Tuber magnatum va scritto in corsivo, mentre Pico, in caratteri tondi, è lo studioso - medico piemontese - che l'ha correttamente denominato nel 1788; quindi si scrive Tuber magnatum Pico solo nei trattati scientifici).

 

 

 

Periodicamente vengono tenuti dei congressi internazionali di Botanica in cui si discutono anche questioni di nomenclatura. Ad esempio talvolta un nome, anche se scorretto, ma entrato a lungo e ovunque in uso, si decide di conservarlo (nomen conservandum); si può citare a tale proposito la nostra piccola, ma stupenda orchidea terricola Ophrys speculum, chiamata anche O. vernixia o O. ciliata; oppure che si possono ancora chiamare Compositae le Asteraceae, Cruciferae le Brassicaceae, Umbelliferae le Apiaceae, ecc.; il riferimento massimo per la nomenclatura è il Codice Internazionale di Nomenclatura Botanica, che viene man mano aggiornato.

 

Identificazione di una pianta

L'attribuzione del nome ad una pianta, cioè la sua identificazione, può essere effettuata con vari ausili:

1) Tramite l'aiuto di un botanico o sicuro conoscitore; il botanico conosce con certezza il nome scientifico valido, i principali sinonimi ed anche il nome comune.

2) Tramite il confronto diretto della pianta o sue parti significative con materiale presente in un Orto botanico o in un Erbario scientifico (presso Università e simili). Generalmente il confronto con materiale essiccato però è riservato agli specialisti e in particolare a qualche specie critica, cioè di difficile determinazione.

3) Tramite il confronto iconografico della propria pianta con disegni o fotografie scientifici, pubblicati su opere specialistiche (spesso flore locali). Importante è che l'opera sia redatta con criteri scientifici di correttezza. Un grande limite è in genere la scarsità del numero delle specie riportate. Le fotografie botaniche, che andrebbero eseguite riprendendo prima l'habitat, poi la pianta in toto ed infine uno o più dettagli e segnando a parte dove e quando sono state fatte, possono essere molto belle ma, poiché talvolta è praticamente impossibile fotografare i dettagli di certe specie, è il disegno scientifico che consente di mettere in evidenza i caratteri differenziali delle stesse. A tal proposito, diverse Università organizzano dei corsi di disegno botanico. Il confronto può essere fatto anche su immagini reperite in Internet, ma bisogna essere cauti, poiché errori non sono impossibili.
Un sito affidabile per la flora italiana ed in parte quella esotica, è Actaplantarum.

4) Tramite l'uso di chiavi analitiche (o dicotomiche) riportate su testi più o meno specialistici. Attraverso tali strumenti, preparati da esperti botanici, si può arrivare, tramite scelte alternative su caratteri differenziali (talvolta per vederli bisogna osservare con un ingrandimento intorno a 10x), a circoscrivere sempre di più una specie o un altro rango sistematico (famiglia, genere, ecc.), fino ad arrivare all'identificazione. Va poi effettuata una verifica confrontando la descrizione, le caratteristiche ecologiche e l'iconografia. Bisogna aggiungere che alcune chiavi analitiche sono state adattate per il computer (vi sono dei software che hanno reso ancora più agevole l'uso di tali chiavi).
Attualmente per la Flora italiana è in corso di pubblicazione una ponderosa opera in 4 volumi del professor Sandro Pignatti, editore Edagricole (come la prima Flora dello stesso Autore, del 1982).

5) Un'ulteriore evoluzione per l'identificazione si sta sviluppando attraverso appositi programmi (“app”), che consentono, inquadrando con uno smartphone la pianta, di sapere automaticamente il nome scientifico della specie. Non si può evitare di nominare il Progetto Dryades (dbiodbs.units.it/carso/chiavi_pub00) attraverso cui sono state svolte varie attività per valorizzare la biodiversità, vegetale e non solo; sono stati creati vari database per l'identificazione delle piante (ma anche di funghi e animali), un'app per Villa Torlonia ed un'accurata ed aggiornata descrizione dei 2.700 licheni italiani.
Capofila del Progetto è il professor Pier Luigi Nimis dell'Università di Trieste.

 

(*)
Biologo vegetale, ricercatore ENEA
Presidente dell'AssAgir, Associazione Amici dei Giardini Romani