NATURA
O PARCHEGGI?
di
Michela Mollia (Il Giardino Fiorito,
dicembre 2004)
Questo
articolo nasce dal desiderio di annotare, a margine del
convegno internazionale «Le rose moderne
da paesaggio» che si è tenuto in ottobre
a Faenza e di cui viene riportato il programma dettagliato
degli interventi, alcune considerazioni che mi auguro
possano dare luogo ad una più approfondita riflessione
e dialogo tra coloro che si occupano di piante, progettazione
e in particolare, di quello che viene definito con
una strana locuzione «verde pubblico». |
Difatti
non faremo riferimento al giardino inteso come luogo privato
e quindi dipendente per la sua sopravvivenza e mantenimento
da coloro che lo possiedono, ma di tutti quegli spazi che
sono invece «pubblici», ossia «di tutti»,
ma di fatto di nessuno in particolare, essendo affidati alla
responsabilità di una comunità che lungi dall'essere
una comunità costituita da persone che si conoscono
e collaborano tra loro (stanno avendo grande successo in
Inghilterra i giardini «comuni» che sono tutt'altro
che «pubblici»), è affidata piuttosto
ad un sistema di «responsabilità». Ma
di verde pubblico si discute, e tanto, perché comunque
il tema
è imperativo per ormai tutte Ie pubbliche amministrazioni
che debbono decidere dove e come creare spazi coltivati a
verde. Non si parla di parchi, ambizione delle grandi metropoli
del secolo passato che potevano vantare la presenza di luoghi
magnifici destinati alla ricreazione di mente e corpo.
Adesso
si tratta per lo più di aiuole spartitraffico,
rotonde o lineari, interminabili linee divisorie al centro
di superstrade o autostrade, abbellimenti di zone ricreative
e pedonali e via dicendo.
Non ritiriamoci nello scoraggiamento per il semplice fatto
che siano magari di scarse dimensioni: la qualità dovrebbe
essere indipendente dalla quantità.
Queste aree sono, a loro modo, naturali, cioè verdi,
e, ovviamente, crescono. Rappresentano una zona intermedia
tra natura e giardino. Sono dominate dall'esigenza della praticità e
dalla implacabile attenzione a mantenere basso il loro livello
di esigenze. La scelta delle piante ospitate è legata
in primo luogo alle loro capacità di sopravvivere sotto
le minime condizioni di cura. Sono escluse specie che richiedano
regolari interventi di irrigazione, concimazione, trattamenti
contro malattie o parassiti, potature, diserbo. Operazioni
che peraltro vengono normalmenre svolte in giardino e considerate,
nella maggior parte dei casi, come impareggiabili occasioni
per trascorrere momenti di tranquillità, lontano da
impegni, orari, scadenze...
IL LIMITE DELLA MANUTENZIONE
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Alba Meidiland, (Meilland, 1988) un'eccezionale
cultivar da siepe e coprisuolo |
Ecco
la prima considerazibne: questi valori non possono essere
trasmessi
alla comunità: è opportuno e necessario
che le piante ci siano, ma non deve essere richiesto troppo
impegno per il loro mantenimento. E impegno in questo caso
si traduce in denaro. E sappiamo che risorse finanziarie i
nostri Comuni ne hanno sempre meno a disposizione. Dicevo prima
di interventi di irrigazione, concimazione, trattamenti contro
malattie o parassiti, potature, diserbo... in sostanza l'elenco
delle cure che i rosai tipicamente richiedono. Che cosa succede
se questo genere di piante viene utilizzato per spazi pubblici?
Diremmo subito che questo è il genere di piante sicuramente
meno adatto; troppe richieste! Siamo consapevoli che creare
uno spazio per le rose è come fare i preparativi per l'arrivo
di una esigente anziana signora, molto aristocratica e dai
gusti molto precisi. E cosa vuol dire poi fare la conoscenza
di 'Madame Isaac Pereire', incontrare una certa 'Madame Hardy',
inchinarsi di fronte a 'La Reine Victoria?
APPROCCI DIVERSIFICATI TRA PRIVATO E PUBBLICO
No,
non è questo l'approccio pertinente per pensare
alle rose come piante da utilizzare in un contesto paesaggistico.
Occorre considerare le differenze che esistono tra giardino
privato e spazio pubblico in termini di estensione, scopo,
manutenzione, progettazione ed è per questo che sarebbe
sostanzialmente errato prendere in considerazione varietà famose
e amate per la bellezza del loro fiore, portamento, fogliame,
storia come generalmente sono le rose classiche, soprattutto
quelle antiche, ma anche molte tra le classi delle rose moderne.
II motivo di attrazione risiede nella bellezza e nel profumo
dei loro fiori che possono essere apprezzati attraverso uno
sguardo attento, un contatto estremamente ravvicinato. Non
possiamo applicare il medesimo criterio per le rose cosiddette
da paesaggio;
esse debbono garantire un effetto cromatico massivo, la macchia
di colore deve predominare anche sulle foglie, il fiore singolo,
data la distanza a cui dobbiamo vederle, perderebbe i suoi
contorni per cui le tonalità di colore devono essere
forti, decise, senza sfumature.
LE ROSE DA PAESAGGIO
La
prerogativa principale che questa tipologia di rose deve
assolutamente
possedere è la resistenza alle malattie,
intendendo con questa qualità la loro quasi totale immunità agli
agenti patogeni che affliggono molte delle loro sorelle varietà da
giardino. L'attenzione più che necessaria che dobbiamo
avere per l'aria che respiriamo, prende giustamente di mira
tutto ciò che inquina, che avvelena, che fa abbassare
pericolosamente la qualità e la sicurezza dell'ambiente
che ci circonda. In Germania, uno dei Paesi europei dove le
normative a difesa dell'ambiente sono tra le più rigorose,
il calo della vendita delle rose è stato dovuto alla
consapevolezza da parte degli appassionati giardinieri, che
le rose si ammalano e che quindi si rendevano necessari trattamenti
chimici, purtroppo non desiderati.
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Fiori di Regina delle nevi
(Rosen Tantau, 1992), vigorosa e autopulente. |
L'infelice
conclusione è che le rose, uno dei generi
piu popolari e piu generosi dal punto di vista estetico, è anche
il genere più pesantemente trattato con i pesticidi.
Ma esistono modi meno tossici per sconfiggere i nemici senza
far assorbire anche ai nostri polmoni le medesime sostanze
letali?
I
pesticidi sono diventati d'uso comune perchè costituiscono
un facile sistema di controllo. Essi offrono quella che appare
una soluzione semplice ad un problema che è al contrario
complesso. E la loro apparente semplicità è anche
la ragione per cui i pesticidi sono limitati nella loro efficacia.
E' come quando diamo un calcio al televisore quando non funziona.
Magari riprenderà a funzionare per un po', ma per poco...