IL
CALENDARIO DEL GIARDINIERE
(da
Il Giardino Fiorito, novembre 2004)
IL
NOVEMBRE DEL GIARDINIERE
di
Karel Capek
Lo
so che esistono tanti ottimi impieghi, come scrivere sui giornali,
per esempio, o essere membro del Parlamento, o far parte d'un
consiglio di
amministrazione, o mettere la propria firma su documenti ufficiali.
Ma per quanto simpatici ed impegnativi essi siano, in impieghi
del genere un uomo non fa mai la bella figura né ha l'atteggiamento
imponente, plastico, quasi statuario che assume l'uomo con la
vanga.
Quando un individuo sta ritto in mezzo a un'aiuola con un piede
appoggiato sulla vanga, asciugandosi il sudore mentre dice "ouf",
sembra proprio una statua allegorica; manca soltanto che qualcuno
lo tiri fuori con cura, radici e tutto, e lo metta su di un
piedestallo con l'iscrizione "II Trionfo del Lavoro"
oppure "II Signore della Terra" o qualcosa di simile.
Parlo di questo perché è proprio il momento giusto
per farlo, voglio dire il momento giusto per vangare.
Sì,
in novembre la terra dovrebbe essere smossa e rivoltata: sollevarla
in una vangata colma dà un senso piacevole e appetitoso
eguale a quello che darebbe sollevare del cibo con un ramaiolo
o con un grosso cucchiaio. La buona terra, come il buon cibo,
non deve essere né troppo grassa o pesante, né
fredda o bagnata, o troppo asciutta, o untuosa, o dura, o cruda;
dovrebbe essere come il pane, come il panpepato, come un dolce,
come la pasta lievitata; dovrebbe essere friabile, ma non spaccarsi
in grossi pezzi; sotto la vanga dovrebbe sgretolarsi, non ricadere
pesantemente in un blocco; non deve formare dei lastroni o delle
zolle o dei mucchietti; ma quando si rivolta con una vangata
poderosa dovrebbe respirare con piacere e ricadere mutata in
terra fine e soffice. Un terreno saporito e commestibile, coltivato
e nobile, profondo e umido, permeabile e leggero, dev'essere
così; in breve: la terra buona è come la gente
buona; e che in questa valle di lacrime non c'è niente
di meglio lo sappiamo tutti.
Uomo del giardino, devi sapere che in queste giornate autunnali
puoi ancora trapiantare. Prima di tutto si scava e si rimuove
la terra, intorno all'arbusto o all'alberetto il più
profondamente possibile; poi si solleva la pianta premendo dal
di sotto, e a questo punto generalmente la vanga va in due pezzi.
C'è della gente, specialmente tra i critici e gli oratori,
alla quale piace parlare delle radici: predica, per esempio,
che dovremmo tornare alle radici; o che qualche malanno dovrebbe
esser tagliato alle radici, o che bisognerebbe arrivare alla
radice di qualche questione. Bene, mi piacerebbe vedere come
farebbero costoro a tirar fuori (radici e tutto) un cotogno
di tre anni. Mi piacerebbe esser presente quando quel certo
filosofo cerca di arrivare alle radici anche soltanto di un
piccolo arbusto di Ruscus.
Mi
piacerebbe osservare come quello scrittore sradicherebbe, diciamo,
un pioppo adulto. Credo che dopo qualche sforzo raddrizzerebbero
la schiena e direbbero una parola sola. E sono pronto a scommettere
la testa che questa parola sarebbe "accidenti". Io
ci provai con la Cydonia, e posso assicurare che trafficare
con le radici è un lavorone; è meglio lasciarle
dove sono: esse sanno perché vogliono andare cosi profonde;
direi che non sanno cosa farsene delle vostre cure. E' meglio
lasciare in pace le radici, e, piuttosto, migliorare la terra.
Sì,
migliorate la terra. Un carro di concime è bellissimo
quando ve lo portano in un giorno di gelo, fumante come un'ara
da sacrifici. Quando il suo profumo raggiunge il Paradiso, Colui
che tutto comprende annusa e dice: "Hum, questo è
odore di buon letame".
Qui,
naturalmente, abbiamo un'ottima occasione per parlare del misterioso
ciclo vitale: un cavallo mastica dell'avena e poi la manda alle
rose e ai garofani, i quali l'anno successivo ringraziano Iddio
per il regalo con un profumo così dolce che è
impossibile descriverlo. Questo dolce profumo il giardiniere
lo sente già nel fumante e paglioso mucchio di letame;
annusa con approvazione e stende accuratamente questa grazia
di Dio su tutto il giardino, come se spalmasse della marmellata
sul pane del suo bambino: "A te, primulina, goditelo! A
Lei, M.me Herriot, ne darò addirittura un mucchio perché
ha fiorito tanto e così bene; e a voi, Piretri, questa
bella focaccia perché ve ne stiate buoni. E con questa
magnifica paglia marrone farò un lettino per voi, Phlox
zelanti".
Perché torcete il viso, buona gente? Non vi piace il
mio profumo? Ancora un poco, e renderemo al nostro giardino
l'ultimo servizio. Lasceremo che vengano uno o due geli precoci
e poi lo copriremo con un bel pacciame; piegheremo le rose e
ammucchieremo loro la terra su fino al collo, stenderemo rami
resinosi d'abete sopra le aiuole, e poi buonanotte. Generalmente
succede che si copra anche qualche altra cosa, un temperino
o una pipa, per esempio; ma poi in primavera quando si toglie
il pacciame si ritrova tutto.
Ma
non corriamo troppo; non abbiamo ancora finito di fiorire. L'aster
perenne ammicca ancora con i suoi occhi lilla; le primule e
le violette fioriscono per dirci che anche novembre è
primavera; il crisantemo indiano (chiamato così perché
viene non dall'India ma dalla Cina) non lascia che le
condizioni atmosferiche o politiche, per cattive che siano,
gli impediscano di produrre la sua fragile e immensa profusione
di fiori, di fiori rossicci o di un bianco lucido, d'oro e di
granato; la rosa ha ancora gli ultimi bocci. Regina delle piante,
sei stata in fiore per sei mesi: è il tuo regale dovere.
E
poi fioriscono le foglie: le foglie d'autunno; gialle, color
porpora, rosso fiamma, arancio, scarlatte, rosso sangue; e le
bacche rosse, arancioni, nere; e il legno dei rami nudi, giallo,
rossiccio e biondo. E ancora non abbiamo finito. Anche quando
verranno sepolti dalla neve, ci saranno ancora gli agrifogli
verdi scuri con le splendide bacche rosse, e i pini neri, e
i piccoli cipressi e le thuje; non c'è mai una fine.
La
morte non esiste, credetemi, nemmeno il sonno: si passa solo
da una stagione all'altra. E bisogna esser pazienti con la vita
perché essa è eterna. Ma anche voi che non possedete
terra vostra potete adorare la natura, in questa stagione autunnale,
piantando in vaso bulbi di giacinti e di tulipani, i quali d'inverno
o geleranno o fioriranno. Fate in questo modo: comprate i bulbi
che desiderate, e dal giardiniere più vicino fatevi dare
un sacchetto di buon composto; poi cercate tutti i vecchi vasi
da fiori che avete in cantina e in soffitta e in ognuno di essi
piantate un bulbo. Vi accorgerete dopo un po' che avete ancora
dei bulbi ma non più vasi. Comperate allora altri vasi
per scoprire poi che non avete più bulbi ma che vi avanzano
vasi e terriccio. Dopo di che comprate qualche altro bulbo,
ma poiché il terriccio non vi basta per tutti, acquistate
un nuovo sacco di composto. E poi vi avanza di nuovo del terriccio,
che naturalmente vi spiace di buttar via, e così decidete
di comperare altri bulbi e vasi. E andate avanti in questo modo
finché la gente di casa non v'imporrà di smetterla.
Allora riempite di vasi le finestre, le tavole, gli armadi,
la dispensa, la cantina e la soffitta e con calma e fiducia
aspettate l'inverno.