In
questi ultimi anni si fa un gran parlare del cosiddetto «paesaggio» e
dalla sua «tutela». Le virgolette sono d'obbligo
perché entrambi i termini esprimono tutto e il contrario
di tutto. La definizione di paesaggio ha origini che si perdono
nel passato, ma la matrice è essenzialmente «artistica». Risale
al Rinascimento il termine di paesaggio atto a definire un
dipinto che raffigurava,
come scriveva con non celata ironia Michelangelo Buonarroti, «casupole,
verdure campestri, ombre d'alberi, ponti e ruscelli con qualche
figurina
qua e là, ed essi chiamano ciò paesaggio».
Per passare dalla definizione artistica a quella scientifica
occorre attendere fino alla prima metà dell'Ottocento
quando, grazie a viaggi ed esplorazioni, ci si accorge delle
mutevoli forme che può assumere il paesaggio e dell'influenza
che su di esso esercita l'uomo. Nel 1925 si parla di «paesaggio
culturale», che è il risultato dell'azione dell'uomo
sulla natura mediante la creazione di sovrastrutture che
sono il frutto della cultura di un'epoca.
Nel corso dei secoli, infatti, l'uomo ha progressivamente
modificato il paesaggio spandendo sempre più il proprio
controllo del territorio. Dalle città murate dell'antichità alle
residenze suburbane del Rinascimento si è passati
a una progressiva espansione dell'edificato che si è accompagnata,
per secoli, alla messa a coltura dei terreni. Nel secondo
dopoguerra, in Italia forse più che in altri paesi
europei, si è assistito a un progressivo processo
di cementificazione che ha interessato la campagna e le coste.
Negli ultimi anni, poi, si è avuta un'accelerazione
dell'espansione urbanistica in pianura che ha portato a preoccupanti
fenomeni di «urbanizzazione delle campagne»:
si veda il Veneto e alcune zone dell'Emilia e della Lombardia,
legato alla realizzazione di centri industriali, commerciali
e artigianali. I comuni, poi, negli oneri di urbanizzazione,
vedono una notevole fonte di entrate e quindi la tutela del
paesaggio (agrario) è stata messa, nei fatti, definitivamente
in secondo piano. Tuttavia, senza nulla togliere alle attività industriali,
commerciali e artigianali, e la Svizzera lo insegna, si può intervenire
intelligentemente studiando, e mettendo in opera, con attenzione
tutti quegli strumenti per ridurre, anche visivamente, l'impatto
ambientale grazie anche all'uso del verde ornamentale e di
una oculata scelta dei luoghi da edificare. Questo anche
per evitare che la cultura di questi anni sia emblematicamente
rappresentata da un capannone industriale.