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di Mimma
Pallavicini (Giardinaggio, maggio
2006)
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Se
vedete la rossa peonia officinale
sbocciare in
montagna, lasciatela in
pace: è rara e protetta.
Ma in giardino date spazio a meraviglie
coltivate
da millenni.
Erbacee o arbustive? A voi
la scelta.
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Se
c'è un fiore che può contendere alla rosa
lo scettro di regina dei fiori, questo senza ombra di dubbio è la
peonia. Non solo perché per gli inglesi è stata
a lungo la "rosa senza spine" e per gli spagnoli
la "rosa de San Jorge". Ammirando le grandi corolle
voluttuose, traboccanti di petali e a volte di profumo,
si coglie che la sua è un'ambizione più che comprensibile,
solo un po' offuscata nell'ultimo secolo dall'ingresso
nei giardini delle rose Tea, che all'exploit di maggio fanno
seguire una lunga stagione di fioritura. Lei, la peonia,
invece non si ripete, e forse la sua regalità sta proprio
in quell'apparizione perfetta ed effimera che concede
in piena primavera. Deve essere questo il motivo per cui
in Oriente è considerata simbolo di nobiltà,
eleganza e gloria imperiale, e in quanto tale per molto
tempo appannaggio esclusivo dei raffinati giardini blasonati
nel Celeste Impero.
Dedicata a un mito greco
Un lungo filo lega la peonia a millenni di storia della civiltà.
Sin dal nome, che ricorda il mito greco di Peone. Costui
era il figlio del dio della medicina, Asclepio, e curò con
successo le ferite inferte da Eracle al dio dell'Oltretomba
Ade in una delle trucide disavventure olimpiche ricorrenti
nella mitologia. Ade, per sottrarre il ragazzo all'invidia
paterna (i genitori talvolta non sopportano di venire
superati in abilità dalla propria prole), con riconoscenza
lo tramutò nella pianta che conosciamo, bella e
curativa.
La specie più diffusa nella flora europea si chiama
Paeonia officinalis proprio per le virtù medicinali
che per un tempo lunghissimo le sono state riconosciute, non
a caso principalmente nell'ambito di malattie ancora oggi
sfuggenti in parte alla conoscenza. Per i Greci, e poi sino
all'Ottocento, le radici e i petali sono stati il rimedio specifico
contro l'epilessia, mentre in epoca romana si riteneva
che le foglie di peonia, in ghirlande al collo di chi veniva
colto da follia, rappresentassero un toccasana per farlo rinsavire.
La fitoterapia moderna si limita a usare l'alcaloide e l'olio
essenziale estratti da petali e radici per curare nervosismo,
spasmi, tossi convulse e varici. Con le dovute cautele, perché la
peonia è un rimedio potente e può avere effetti
tossici sull'organismo.
Persino i semi sferici, simili a piselli lucenti, duri e scuri,
in passato hanno avuto un ruolo medicinale: in collane, venivano
fatti indossare ai bambini per risparmiare loro il dolore della
dentizione. Strano metodo di cura, se si pensa che i semi sono
velenosi, come quasi tutti quelli delle piante appartenenti
a famiglie prossime alle Ranuncolacee.
l'arbustiva 'Loto di fronte al sole'
Il lato botanico di una pianta ornamentale
Agli occhi di chi studia la classificazione vegetale, le peonie
sono piante poco evolute, perché conservano caratteri
primordiali che molte altre piante hanno perso per ottimizzare
l'adeguamento all'ambiente e la diffusione. Insomma, tra
loro e le margherite (famiglia delle Composite), il mais
(famiglia delle Graminacee) e ancor più le orchidee
(famiglia delle Orchidacee) c'è una distanza abissale,
che dichiara la scarsa "elasticità" delle
peonie a piegarsi ai mutamenti ambientali. Tutto questo
ha rilevanza per gli studiosi, e in genere poco importa
a chi colleziona peonie in giardino, anche se conoscere un
simile dato dovrebbe mettere sull'avviso: belle sì,
e facili da far fiorire, ma poco disponibili a situazioni
che non siano quelle congeniali.
Iscritto originariamente alla
famiglia delle Ranuncolacee, il genere Paeonia oggi
trova collocazione sistematica in una famiglia propria, quella
delle Paeoniacaee, che comprende
questo solo genere a diffusione esclusiva nell'emisfero
boreale, principalmente in Europa sino al Caucaso e nell'Estremo
Oriente, con un numero ridotto di specie nel Nord America.
E' interessante notare che è una famiglia botanica stretta
tra altre, altrettanto piccole, di piante che per la loro bellezza
sono popolari nei giardini: Berberidacee (Berberis,
Mahonia),
Guttifere (Hypericum), Lauracee (Laurus),
Magnoliacee (Magnolia,
Liriodendron) e Papaveracee (Papaver,
Corydalis).
Insomma: se la scarsa adattabilità dovesse mai far soccombere
queste piante in natura, ci sarebbe sempre una corposa
riserva nei giardini governati con un occhio di riguardo
nei loro confronti...
Sono note 33 specie di peonia, con l'aggiunta recente di una
nuova rinvenuta nei Balcani, classificata come P.
saueri.
Vengono divise in due gruppi: erbacee e arbustive. Le prime,
appartenenti in larga parte alla flora spontanea dell'Occidente
e alte al massimo 120 cm, alla ripresa primaverile emettono
dal terreno steli erbacei e fogliosi, all'apice dei
quali tra fine aprile e giugno compaiono i fiori; poi in
autunno vanno in riposo e svernano sotto forma di radici
carnose e fascicolate. Le peonie arbustive, invece, in natura
crescono solo in Oriente, lignificano gli steli e nel tempo
formano cespugli che possono raggiungere l'altezza e il diametro
di 2 o 3 m, anche misure maggiori in piante annose, che non
sono rare: si conoscono esemplari vecchi di 400 anni!
Ai fini orticoli, le peonie arbustive sono a loro volta divise
in due sezioni: Delavayane e Vaginate.
Incrociando tra loro queste ultime, sono derivate varietà classificate
genericamente come "peonie suffruticose" o "Moutan",
da Meutang, il nome dei re dei fiori nella mitologia
cinese.
In natura e in giardino
Se per la coltivazione nei nostri giardini disponessimo solo
delle peonie elargite dalla natura, avremmo una scelta di
poco più di trenta versioni, tante quante sono le
specie spontanee, in massima parte a fiori rossi o rosa carico,
poche con corolle gialle o bianche, tutte comunque a
corolle semplici con un ciuffo evidente di stami al centro.
Invece negli ultimi secoli la selezione orticola nel Vecchio
Continente ha compiuto un vero miracolo e, incredibilmente,
prima sulle peonie arbustive di origine orientale che su quelle
erbacee nostrane, già coltivate per ornamento dai
Romani, ma rimaste uguali a se stesse lungo quasi duemila anni.
Ancor oggi, peraltro, le varietà di Paeonia
officinalis si contano sulle
dita di una mano (P.
o. 'Alba Plena',
bianca; 'Rosea Plena', rosa carico; 'Rubra
Plena', rosso cremisi, tutte a fiori doppi).
Gli olandesi, sempre loro...
Furono i mercanti olandesi, inglesi e tedeschi che nel Seicento
commerciavano con le Indie a fornire i primi esemplari
ai collezionisti europei. Alcune erano varietà già ottenute
dai vivai cinesi e giapponesi con una millenaria attività di
selezione, in ottemperanza a un vero e proprio culto orientale
per le peonie. Più numerose erano le specie scoperte
da occasionali cacciatori di piante e spedite nel Vecchio Continente
con il fine di lauti guadagni, prima dell'epoca d'oro
delle ricerche botaniche in Oriente.
In un rapporto inviato
in patria da un funzionario olandese in missione nelle
Indie Orientali, si trova la prima descrizione di una peonia
arbustiva: era il 1656. Poco più di un secolo dopo,
la corsa al rifornimento era diventata frenetica per far fronte
al boom nei giardini europei delle "quattro orientali",
come venivano chiamati camelie, crisantemi, azalee e,
appunto, peonie.
Fu necessario creare vivai specializzati in Europa
e l'interesse a quel punto coinvolse anche le specie erbacee.
Uno dei primi ibridi, ottenuto nel 1843 da Smout-Malines incrociando Paeonia
lactiflora con P. tenuifolia,
si chiama 'Smouthi' ed è ancora
coltivato per i suoi fiori semplici rosso scuro, un po'
profumati e precoci. La foga di fiori romantici e ridondanti
tipica dell'Ottocento (si pensi alle "rose antiche")
ha attivato un meccanismo che ha trovato la massima espressione
in Francia. Dapprima con varietà di Paeonia
lactiflora,
ancora apprezzate: 'Duchesse de Nemours',
bianca e molto profumata, è una
creazione di Calot del 1856; 'Festiva Maxima',
di Miellez, è del
1851 e continua a essere coltivata per ottimi e durevoli fiori
da taglio. La più popolare di tutte per l'abbondanza
della fioritura e la precocità, 'Sarah Bernhardt'
a fiori stradoppi rosa tenue, è stata creata da
Dessert nel 1895: ha ancora la freschezza e il seguito di una
debuttante.
In un secondo momento, all'inizio del Novecento, Victor ed
Emile Lemoine hanno inaugurato la stagione degli ibridi tra
specie botaniche, e da quel momento nei giardini è stato
tutto un tripudio di colori, dal bianco al rosa al lillacino,
dal giallo citrino al salmone, dal rosso ciliegia al porpora.
Il lavoro continua: se la natura si è fermata a 33 specie,
i vivaisti specializzati non si arrendono a un elenco di migliala
di ibridi e varietà catalogati e aggiungono ogni anno
nuovi ottenimenti. La linea di ricerca più recente è quella
che favorisce il "matrimonio" tra peonie arbustive
e peonie erbacee, come ha fatto a partire dagli anni Sessanta
il giapponese Toichi Itoh. Così i fiori diventano sempre
più grandi e ricchi di sfumature come nelle peonie arbustive,
ma le piante sono compatte e al sopraggiungere dell'autunno
si ritirano sotto terra come quelle erbacee.
Per cogliere l'essenza di ognuna di queste meraviglie, bisogna
avere occhi per vedere e per distinguere. Perché nei
controluce delle sere di primavera i petali risaltano con le
preziose trasparenze della seta o con la corposa voluttà del
velluto: bellezza pura che ammanta il giardino di maggio, facendo
dimenticare la regalità della rosa.
Peonie di casa nostra
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Quattro
specie di peonie sono patrimonio della flora italiana.
Sono tutte erbacee, da scoprire in fiore questo
mese nel grande giardino della natura. Benché abbiano
corolle semplici, regalano uno spettacolo mozzafiato
con il colore dei petali, tra il rosa magenta e il
rosso, e con la vigoria della vegetazione, che negli
esemplari adulti può superare un metro di
altezza e quasi altrettanto di diametro.
La peonia selvatica (Paeonia
officinalis) cresce nei boschi radi
di caducifoglie, soprattutto di roverella o faggio, dal piano
a 1800 m di quota, dove la fioritura è posticipata a
fine giugno-inizio luglio. Protetta dalle leggi in virtù della
sua rarità, la si può incontrare su Alpi, Prealpi
e Appennini sino all'Abruzzo.
La peonia maschio (Paeonia
mascula) è simile alla precedente,
ma con fiori più grandi (12-15 cm di diametro) e petali
talvolta bianchi venati di porpora. È comune solo nei
querceti della Sicilia settentrionale; altrove, nel Sud e nelle
isole maggiori, Lazio, Toscana e regioni di Nord-Est, incontrarla è un
evento raro.
Due specie mediterranee sono
rarissime. La peonia pellegrina (P.
peregrina) è segnalala solo nelle forre
umide in Val d'Orfente, sulla Majella; la peonia corallina (P.
coriacea) frequenta le radure dei boschi collinari
della Sardegna e della Corsica.
Distinguere una specie dalle
altre è impresa da botanici provetti.
Le differenze sono infatti poco rilevabili (pelosità,
forma dei sepali, dei petali e dei follicoli che contengono
i semi). In ogni caso è d'obbligo il rispetto di questi
gioielli, già decimati dalla raccolta indiscriminata
e dall'avanzare dell'antropizzazione sul nostro territorio.
Il miglior possesso, dunque, è quello della memoria,
se si ha la fortuna di vederle in fiore.
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Storie
curiose di peonie |
Si
può sorridere oppure crederci, tutto dipende dalla
disponibilità a calarsi nei panni di genti, civiltà ed
epoche meno smaliziate della nostra. Come altri fiori
importanti nella storia dell'uomo, la peonia travalica
i confini del giardino e si offre in altre vesti.
Le
peonie arbustive erano comprese nel
prontuario dei rimedi popolari cinesi ai tempi di Mao.
Allora, la
Cina era una nazione enorme priva di medici
e di farmaci di sintesi e Mao Tse Tung spedì giovani di buona volontà,
chiamati "medici scalzi", in giro per le campagne con un ricettario
a base di piante locali per dare soccorso alla popolazione ammalata. La scorza
delle radici di peonia, raccolta e pulita al momento, veniva indicata come
risolutiva contro i dolori mestruali e di ventre dopo il parto. Il decotto
in unione a rabarbaro,
semi di pesca e solfato di sodio era invece ritenuto curativo per gli attacchi
acuti di appendicite.
Offrire un mazzo di peonie ha
il bel significato di "Tu mi regali tanta
serenità". Di questi tempi, le persone che sanno trasmettere serenità sono
sempre meno numerose, ma nulla vieta di gratificare anche coloro verso i quali
non si ha motivo di nutrire riconoscenza in tal senso: chissà mai che
un fiore tanto bello e sereno sappia diventare contagioso in fatto di buoni
sentimenti!
II filosofo greco Teofrasto (372-287
a.C.), noto anche per aver scritto le più importanti opere di botanica dell'epoca, affermò che
per usi curativi i semi e le radici di peonia dovevano essere raccolti solo
di notte,
quando il picchio dorme. Essendo la peonia una pianta consacrata a questo uccello,
si correva altrimenti il rischio di essere sorpresi e beccati a morte!
Se siete nati tra il primo e il 10 marzo (seconda
decade del segno dei Pesci) l'astrologia afferma che la peonia è il vostro fiore e ha un ruolo
protettivo contro le malefatte degli invidiosi. Perché funzioni, bisogna
portare sempre in tasca qualche sua parte: un pezzo di radice, qualche seme,
una foglia seccata o un fiore all'occhiello.
Se vi piace andar per mare portate in barca una... peonia in vaso. Secondo
antiche consuetudini, questo fiore rappresenta il miglior amuleto contro le tempeste.
"Rose incinte di rosso" è il
verso poetico più bello,
dedicato da Corrado Govoni alla peonia.
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IDEA
WEEK END
Le peonie cinesi? Sbocciano a
Viterbo
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Un
angolo di Cina nella campagna laziale:
gli abitanti di Vitorchiano, tranquilla cittadina
nel viterbese, hanno assistito, negli ultimi anni,
alla nascita di qualcosa che attira migliala di
visitatori in primavera. Quando il Centro
Botanico Moutan spalanca
i cancelli alle visite, infatti, è difficile
non rimanere paralizzati dalla bellezza di migliala
di peonie arbustive in fiore. Non sono peonie qualunque,
ma varietà pregiate orientali, alcune rarissime.
L'idea iniziale di una collezione privata si è trasformata
in una bella realtà imprenditoriale, ma
prima di tutto in una grande avventura botanica
e scientifica.
Oggi, ai piedi dei Monti Cimini, sbocciano 600
specie o cultivar, in qualche caso introvabili
altrove.
E non è solo
la bellezza il pregio di queste peonie:
a seguito di anni di ricerche, oggi è nata una linea di cosmesi
naturale, PeonySpa, che raccoglie la millenaria eredità orientale:
l'utilizzo delle proprietà curative delle radici di
peonia arbustiva che hanno un potere antiossidante per la
pelle, ideale dunque per combattere i radicali liberi e il
processo di invecchiamento, mentre le peonie erbacee vantano
proprietà rigeneranti e lenitive. Nelle immagini a
sinistra, tre varietà arbustive: dal basso, Paeonia
rockii, 'Rosa di Zhao' a portamento
ricadente e 'Trono di corallo', una delle
più affascinanti e fiorifere.
In maggio il Centro Botanico
Moutan è aperto tutta la settimana dalle
9.30 alle 13 e dalle 14.30 alle 18. È a Vitorchiano
(VT), tel. 0761/300490, www.centrobotanicomoutan.it E per
un weekend tutto di fiori e giardini, ricordate che a una
manciata di chilometri c'è Villa Lante a Bagnaia. |
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Parola
di Susanna l'esperta
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Susanna
Tavallini è la prima vivaista italiana specializzata
in peonie: le colleziona dal 1988 e
le riproduce dal 1992, a Roasio, nell'alto Vercellese.
Racconta
che si è innamorata
delle peonie in Francia, conoscendo Michel Rivière,
terza generazione di una famiglia di ibridatori. Dice
di avere le soddisfazioni maggiori dalle peonie erbacee:
sono facili, crescono in fretta e regalano tanti mazzi per la casa. La trovate
a Masino e Orticola; il 20 e 21 maggio apre le porte del suo vivaio (tel. 0163/87212).
Ecco per voi i suoi consigli.
Potete
piantare le peonie in qualsiasimomento dell'anno scegliendo
piante allevate in vaso. Per quelle a radice nuda, da ottobre
a marzo,
evitando i periodi di gelo.
Attenzione all'esposizione: le
peonie erbacee amano una posizione più soleggiata,
quelle arbustive la mezz'ombra. Tutte quelle con fiori scuri vanno in mezz'ombra,
altrimenti scoloriscono e appassiscono rapidamente.
Preparate il substrato con 1/3
di terra locale, 1/3 di sabbia grossolana e 1/3 di buon terriccio da giardino,
poi aggiungete mezzo secchio di letame maturo,
2 manciate di perfosfato minerale e 2 di solfato potassico.
Scavate una buca di 40-50 cm
di lato e disponete sul fondo uno strato
di cocci o di argilla espansa per favorire il drenaggio, poi colmate la buca
con il terriccio
concimato e aprite un solco per interrare le radici.
Attenzione alla profondità d'impianto.
Le peonie erbacee devono avere il colletto coperto di terra per 2-3 cm; le
arbustive devono avere il punto
di innesto a 10-12 cm di profondità, perché la pianta possa produrre
nuove radici dalla parte legnosa sovrastante.
Negli anni successivi concimatele in autunno con i prodotti usati all'impianto.
Temono l'eccesso di umidità,
che favorisce il fungo Botrytis poeoniae,
causa dell'appassimento dei rami giovani e dell'aborto dei fiori. Se serve,
trattatele in marzo con poltiglia bordolese, ripetendo 2-3 volte a 15 giorni
di distanza.
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