GRANDI GIARDINIERE D'ITALIA

I volti, i luoghi,
le essenze e la storia


di Nicoletta Campanella

 

 


a cura di Mariangela Barbiero
(20 maggio 2019)


Io possiedo una libreria verde piuttosto ben fornita. E’ il risultato di oltre trent’anni di letture. A dire il vero mancano i libri mai letti né comprati dei miei primi dieci anni d’apprendistato giardiniero, in cui avevo deciso che il giardinaggio teorico non poteva essermi di nessun aiuto: “Orgoglio e pregiudizio” è uno dei miei libri di culto e Lizzy Bennett è il mio secondo nome.
Qualcuno disse che la letteratura non serve a vivere… ma solo ad amare la letteratura, qualcun altro che è ‘il superfluo indispensabile’. Comunque sia, sto cercando di tanto in tanto di mettere in ordine la mia biblioteca, separata da quella di famiglia, anche se dopo aver letto “Penser, classer” di Georges Perec, ovverosia l’impermanenza del posto dei libri, si tratta di un compito grato e pieno di sorprese, per i giorni di pioggia in cui non posso stare in giardino, e ti ricapitano tra le mani vecchi libri amati, libri mai letti ma che prima o poi leggerai o altri che ti domandi come hai fatto a comprarli…
Questo mancava, un’opera sul mondo femminile del giardinaggio italiano. Molti sono i libri che ho sulla vita e le opere di singole grandi giardiniere. Da Gertrude Jekyll a Vita Sackville-West, a Rosemary Verey, Penelope Hobhouse, Margery Fish, Greta Sturzda, Helen Dillon, Helen Wilmott, tutte abitanti dei miei Campi Elisi, ma tutte rigorosamente straniere.
Già mi è piaciuto l’incipit, né poteva essere altrimenti, data la mia formazione di traduttrice: il termine giardiniera nelle varie accezioni: una goduria.
Non è un manuale d’istruzioni, né un dizionario biografico, ma piuttosto un viaggio nel tempo e nella storia dell’Italia del XX secolo, dal punto di vista dell’emancipazione femminile, che passa anche per questa via.
Ricordo infatti con tenerezza “Il giardino di Elizabeth” di Elizabeth von Arnim, che mio marito mi regalò per un mio compleanno. Mi piacque così tanto che cercai di trovarne altre copie da regalare alle mie amiche per Natale, che era alle porte, e che non trovai pur battendo a tappeto, e non scherzo, tutta Trieste e dintorni, e che dovetti ordinare non sapendo però se sarebbe arrivato in tempo (Amazon era di là da venire, molto di là). E non seppi mai se effettivamente non ci fosse stato… perché scoprii che avevo chiesto ovunque “Il mio giardino”, tanto mi ero immedesimata in Elizabeth, che fremeva perché non poteva ‘fare la giardiniera’, non poteva mettere le mani nella terra, poteva solo guidare e assistere il giardiniere, in una mise da gentildonna. Ma come leggerete nel libro di Nicoletta Campanella, la moda non si lasciò scappare l’occasione per impinguare il guardaroba delle nuove suffragette del giardinaggio. Se volete vedere cos’è un “swirl dress” cliccate su questo link.
La foto è coperta da copyright. Comunque un’idea ve la fate anche guardando l’immagine in alto a destra di pag. 299.
Certo che ci possono essere grandi giardiniere di cui nessuno ha mai sentito parlare, ma il talento è una cosa e la possibilità di esprimerlo è tutt’altro. Per questo bisogna essere nel posto giusto, nel tempo storico giusto e avere anche 2000 ghinee di terreno in dote: Virginia Woolf docet. Ma rincuoratevi, se lo state leggendo, vuol dire che quel che vi manca non è il talento ma i soldi. Non passerete alla storia del giardinaggio, ma vi divertirete un sacco lo stesso, sia zappando che leggendo!