LE
ROSE SPONTANEE DELLA PROVINCIA DI PESARO URBINO
di Leonardo Gubellini
Fra
gli arbusti più comuni e belli che si possono incontrare
in pascoli, boschi o siepi dell'Italia centrale, un posto di
rilievo è occupato dalle Rose selvatiche.
Per
chi ama la campagna o le escursioni in montagna, l'eleganza
dei magnifici fiori a cinque petali, il brillante, puro, rosso
dei frutti bislunghi, le galle a forma di ispide chiome, le
trame di maglioni e camicie che si attardano sulle spine ricurve
e insidiose, sono l'immagine stessa della vitalità della
Natura. Nessun altro nostro arbusto occupa, con tanta abbondanza
e superbia di colori, la nostra terra.
Sono piante straordinarie e misteriose, le Rose, anche
nella loro identità. Come si chiamano le Rose? Rose
canine, è ovvio! Invece no, non sempre! Sono una
e tante; dietro un'apparente uniformità che, al più,
è mitigata da una modesta variazione nella tonalità
del colore dei petali (rosa s'intende), si nasconde una realtà
più poliedrica e sfuggente.
Le specie appartenenti al genere Rosa sono tante,
anche in un territorio relativamente piccolo come la nostra
provincia. I botanici, da sempre, hanno dato un nome a queste
piante, ma poiché le Rose, oltre che belle
e tante, sono anche dispettose, forse non sono poi tanto sicuri
di averle ben "capite". Inoltre, spesso non sono neppure
d'accordo fra loro su come interpretare le differenze fra una
pianta e l'altra: si tratta di specie, di varietà, di
forme ibride? E questi dubbi rimandano al solito irrisolvibile
problema. Che cosa è la specie in biologia?
Comunque stiano le cose, lo studio di questi arbusti è
estremamente appassionante, divertente e necessario per meglio
comprenderne la diversità e la ricchezza della nostra
flora.
CARATTERI
DISTINTIVI
Per
determinare queste piante occorre studiarne la morfologia e
rivolgere particolare attenzione a forma e dimensioni
di foglie, fiori, frutti e aculei. Nel fiore sono importanti
la morfologia del calice, i cui sepali possono essere interi
o laciniati, del disco (callosità apicale di forma lenticolare
o conico-appiattita che circonda gli stili), la lunghezza e
la disposizione degli stili, la larghezza dell'orifizio (apertura
posta al centro del disco attraverso la quale fuoriescono gli
stili). Il colore dei petali di solito ha scarsa importanza
nel distinguere le varie specie: esso varia dal roseo-porporino
al roseo,
al bianco ed è abbastanza variabile anche nella stessa
specie; inoltre sbiadisce dopo la piena antesi. Il frutto (cinorrodio)è
in realtà un ricettacolo fruttifero; i veri frutti duri
e pelosi sono racchiusi al suo interno e sono quelli che chiamiamo
semi. Esso è più o meno grande e di forma ellissoidea
o subglobosa, di solito è di colore rosso, ma in R.
pimpinellifolia può essere di un colore vinoso,
porpora molto scuro, quasi nerastro. Le foglie sono sempre pennate,
di solito caduche, persistenti solo in R. sempervirens,
e il numero dei segmenti fogliari (foglioline) varia da 5 a
11. L'indumento è estremamente variabile: si va da specie
con foglie praticamente glabre, ad altre con ghiandole o peli
radi o concentrati lungo la rachide o la nervatura centrale
delle foglioline. Molto importante è la forma dei denti
del margine fogliare: questi possono essere semplici, doppi
(divisi in uno grande e uno piccolo) o composti (con un dente
grande e più denti piccoli); l'apice dei denti può
essere provvisto di ghiandole o di un mucrone calloso. Spesso
è importante studiare le spine, o meglio aculei, e osservarne
forme e lunghezza. Anche l'altezza della pianta (in Italia varia
dai 20 cm ai 3m), il portamento (eretto o prostrato), la presenza
(più o meno abbondante) di pelosità e ghiandole
su peduncoli florali, frutti, sepali, stili, oltre che nelle
foglie, è un carattere diagnostico molto importante.
Per conoscere in modo più approfondito i metodi di studio
del genere Rosa è utile consultare il lavoro di Lattanzi
eTilia (2001) relativo alle Rose del Lazio.
La difficoltà nel determinare questi arbusti risiede
dunque nel fatto che, mentre alcune (poche) specie sono estremamente
caratteristiche e inconfondibili, per esempio la R. pimpinellifolia
e la R. sempervirens, le altre si distinguono
per piccoli particolari. Questa estrema
somiglianza fra le Rose è particolarmente evidente nel
gruppo di R. canina ed è
alla base della diversa interpretazione che vari specialisti
danno, di queste piccole differenze, nell'attribuire un rango
sistematico alle varie entità. Parlando della R. canina
Pignatti (1982) dice "Non si tratta di una specie
(nel senso che viene comunemente dato a questa categoria sistematica),
ma di un complesso di forme probabilmente ibridogene, incompletamente
fissate dal tipo normale di riproduzione..." e cita una
serie di varietà tra le quali R. andegavensis,
R. corymbifera, R. nitidula (=
R. obtusifolia), ecc. Kláötersky
in Flora Europea (1968) tratta queste tre ultime entità
come specie autonome, mentre Henker in lllustrierte
Flora von Mitteleuropa (2000) considera R.
andegavensis e R. nitidula sinonimi
di R. canina e R. corymbifera una buona specie.
Silvestre & Monserrat in Flora Iberica
(1998) anticipando che R. canina è una specie
polimorfa che riunisce un complesso di forme ibridogene, tratta
le precedenti entità come "microspecie". Ciò
premesso è comunque abbastanza agevole, utilizzando una
semplice lente e consultando, ad esempio, le opere appena citate,
dare un nome alle nostre Rose, indipendentemente dal valore
sistematico che questo nome ha.
LE
ROSE DELLA PROVINCIA DI PESARO E URBINO
Le specie presenti nel territorio provinciale sono abbastanza
numerose. Quelle appartenenti al gruppo di R. canina
sono le più diffuse del genere. Si riconoscono per gli
stili liberi, foglie non ghiandolose o con ghiandole solo su
picciolo, nervature e denti, sepali ripiegati all'indietro dopo
la fioritura e divisi in lobi più o meno allungati, frutto
glabro (ghiandoloso solo in R. andegavensis). Sono comuni
in luoghi erbosi incolti, radure, siepi e margini di bosco,
dal livello del mare ai boschi mesofìli dell'Appennino.
Certamente, fra esse, una delle più comuni è proprio
la vera R. canina, riconoscibile
per le foglie perfettamente glabre e la dentatura semplice.
Negli stessi ambienti si possono incontrare altre specie appartenenti
a questo gruppo, tuttavia le conoscenze attuali non ci consentono
ancora di tracciare un quadro generale sulla loro ecologia e
distribuzione. Fra esse, è accertata la presenza di
R. squarrosa, distinguibile da R. canina soprattutto
per la presenza di foglioline con denti composti anziché
semplici e di ghiandole su picciolo e nervature delle foglie.
Simile ad essa ci sono due specie a peduncoli ghiandolosi: R.
nitidula con ricettacolo glabro e foglioline a denti
composti e R. andegavensis con ricettacolo ghiandoloso
e foglioline adenti semplici. Sono frequenti nel
territorio anche R. corymbifera e R. obtusifolia,
entrambe con foglie pelose, tuttavia la prima ha denti semplici
e foglie senza ghiandole, la seconda ha denti composti e foglie
ghiandolose.
R. sempervirens è un arbusto rampicante, con foglie
persistenti e lucide. Fiori bianchi, stili saldati a colonna,
frutti piccoli, subsferici, peduncoli e sepali ghiandolosi.
Vive in siepi e boschi termofili, in pianura e nel settore collinare
ove caratterizza il Roso sempervirentis-Quercetum pubescentis
associazione vegetale a cui vengono riferiti gran parte
dei querceti termofili di Roverella (Quercus pubescens)
del basso e medio settore collinare.
Nei boschi e nelle siepi dalla collina alla montagna è
facile incontrare R. arvensis, arbusto strisciante o
rampicante, con fusti scarsamente spinosi, fiori bianchi, stili
riuniti in colonna più lunga che larga, peduncoli fiorali
ghiandolosi, ricettacolo maturo piccolo e ovoidale. Molto più
rara è R. gallica, una delle più
belle delle nostre rose, arbusto alto fino a un metro, molto
rizomatoso, formante folti cespugli, con fiori solitari, grandi
e di colore rosa-porporino, fusti e rami fittamente rivestiti
di
aculei di varie dimensioni, foglie coriacee, pelose e ghiandolose
nella pagina inferiore, peduncolicon setole ghiandolari, frutti
rossi e ghiandolosi. E' nota di pochissime località nel
settore più interno della provincia al confine con la
Toscana.
Altra specie assai caratteristica è R. pimpinellifolia
che
vive in pascolie raduredelle montagne più elevate della
provincia. E' una pianta alta circa 1 m (a volte può
raggiungere i 2 m), formante dense e fitte colonie, con numerosi
fusti eretti e lunghi rizomi. Rami e fusti sono provvisti di
abbondanti spine diritte frammiste ad aculei deboli e sottili.
I fiori sono solitari e generalmente bianchi o di un caratteristico
colore bianco-giallastro, i sepali sono interi ed eretti dopo
la fioritura, i frutti sono più o meno globosi, dapprima
rossi poi bruno-nerastri. Le foglioline, da 5 a 11, sono piccole,
da suborbiculari a ellittiche.
Una delle specie più rare e interessanti è R.
villosa, nota finora, nella provincia, solo per il territorio
della Massa Trabaria, ove vive in boschi di faggio e radure.
Si riconosce agevolmente per avere petali di colore rosa vivo,
sepali laciniati o interi, eretti, orifizio molto largo, peduncoli
e ricettacoli setoloso-ghiandolosi foglie tomentose e ghiandolose
sulla pagina inferiore, con odore resinoso, denti delle foglioline
composti.
ALTRE
SPECIE SEGNALATE O PRESENTI NEL TERRITORIO PROVINCIALE
Fra
le altre Rose segnalate per il territorio provinciale ricordo
R. elliptica Tausch (Luzzatto, 1952), R. glauca
Pourret (Brilli-Cattarini, 1958), R. rubiginosa
L. (Gengia-Sambo, 1929); quest'ultima certamente confusa con
altra specie. Si può inoltre ritenere che approfondite
ricerche sulle Rose del nostro territorio, potranno consentire
di fornire, nei prossimi anni, un quadro più completo
e preciso su distribuzione ed ecologia di queste specie e probabilmente
consentire l'accertamento della presenza
di altre.
ROSE
E GIARDINI
Le
Rose selvatiche sono piante bellissime, ma sconosciute nei nostri
giardini: il loro aspetto selvatico e la caducità dei
fiori sono peccati originali che non meritano più di
un amore nascosto... poi quante spine! Fra tutti gli arbusti
spontanei della nostra terra, sono le sole, assieme al Prugnolo
e ai Rovi a non essere utilizzate nella realizzazione
di parchi e giardini.
Ma la generosa esplosione primaverile di bocci e fiori rosati
e la cascata di rami appesantiti da centinaia di frutti rubicondi
sarebbe un degno ornamento per ogni parco.
Ognuna delle tante specie è meritevole di essere vantaggiosamente
coltivata. In genere sono piante adatte per siepi, sottobosco,
consolidamento di scarpate fresche. Le specie erette possono
trovare dimora negli spazi aperti e ai piedi dei grandi alberi,
le piante tappezzanti come la R. gallica possono servire
per il consolidamento di scarpate e pendii umidi e franosi,
le specie rampicanti e scandenti come la R. sempervirens
e la R. arvensis possono servire per formare siepi
o rivestire cancellate e muri. Alcune di esse, come R. gallica
e R. pimpinellifolia, vanno tenute sotto controllo
perché tendono ad essere invadenti.
BIBLIOGRAFIA
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