di
Furio Baldassi (Il Piccolo, 2 ottobre 2009)
Puntano
a diventare il roseto più grande d’Italia.
E ne hanno già tutte le possibilità. Cinquemila
rose di specie e
varietà diverse orneranno
a breve le aree verdi dell’area
ex Opp a San Giovanni. Si viaggerà tra galliche,
alba, damasco, cinesi, ibridi perpetui, borboniane, ibridi
di tè,
floribunda e copri-suolo. Domani, sabato 3 ottobre,
alle 17.30 nella parte alta del parco, alle spalle della chiesa,
ne saranno
presentate
solo (si fa per dire) 2 mila, ma nella sua globalità l’area è ormai
arrivata ai grandi numeri e si avvicina al suo punto di riferimento:
il roseto Fineschi in Toscana.
I 250mila euro stanziati in tre anni dalla Regione, cui vanno
aggiunti i contributi di Provincia, Comune, Università e
Azienda per i servizi sanitari, tutte realtà che gravitano
a vario titolo sul comprensorio, hanno fatto in breve tempo
dell’ex ospedale psichiatrico una realtà nuovamente
inserita a pieno titolo nell’area urbana, un parco cittadino
in più di cui si avvertiva la mancanza.
Il successo
delle prime iniziative sperimentali come gli ”Horti Tergestini”,
che ogni anno proiettano tra i vecchi padiglioni migliaia di
persone anche da fuori Trieste, è servito a far capire
i margini di manovra, anche turistici, di iniziative del genere. «Al
momento – annota Franco Rotelli, direttore dell’Azienda
sanitaria – è un ottimo segnale che cinque enti
abbiano lavorato assieme per ridare un parco alla città.
Il parco ex Opp è una cosa infinita, ma siamo a buon
punto nella sua ristrutturazione. Ci sono solo sei o sette
edifici grandi non ancora cantierati ma alcuni, dell’Università conoscono
già la loro destinazione e sono finanziati, mentre quelli
dell’Azienda sono 16 e quasi tutti in ordine. Di sicuro
la scelta del roseto aprirà San Giovanni in maniera
ancora maggiore verso l’esterno».
Il punto qualificante dell’intervento è la vecchia
officina che diventerà l’Officina delle
rose e
disporrà di uno spazio multimediale. Ma il radicale
intervento sul verde ha un nome, anzi una sigla: quella della
Cooperativa agricola Monte San Pantaleone che ha realizzato
gli interventi sui disegni del progettista Vladimiro
Vremec.
Che, dichiaratamente, voleva realizzare «un roseto del
2010, e non un giardino più o meno tradizionalista».
A partire dalla grande spianata è stato dunque concepito
uno spazio libero «che doveva soddisfare il collezionista
e l’amatore anche in senso architettonico, come un organismo
autonomo e di ampio respiro, come deve essere un roseto».
Tra le ipotesi più singolari legate alla nuova realizzazione
c’è quella di entrare in network con la Sissa
(Scuola Internazione Superiore di Studi Avanzati). Anche i
responsabili della nuova struttura sorta al posto dell’ex
ospedale Santorio, infatti, stanno lavorando a un giardino
di particolare originalità in cui le rose dovrebbero
avere una parte importante. In alternativa potrebbe essere
attivato
un collegamento
con gli altri ex ospedali psichiatrici della regione.